Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Gufo di ebano    29/11/2014    1 recensioni
"Ho ucciso intere famiglie per te, ho abbandonato tutto quello che avevo per seguirti, è adesso mi lasci così? "
"Ertas...io non ti ho mai amato"
Tre ribelli in un mondo di ingiustizie.
Un tiranno da uccidere.
Un amore da salvare.
Senza regole, senza pudore, senza morale.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cari lettori, sono sicuro che mi vorrete ammazzare ^_^ Non ho pubblicato per qualche settimana, ma adesso ricomincerò subito ;) 
Per il capitolo consiglio ' http://www.youtube.com/watch?v=jvipPYFebWc&list=RDjvipPYFebWc&index=1 ' e ' http://www.youtube.com/watch?v=Qg7L0OQiN78&index=4&list=RDjvipPYFebWc '

-Ertas muoviti! Dobbiamo fare in fretta se vogliamo raggiungere i nidi delle fenici!-
Dektera, Ertas e i due Mutaforma correvano nelle lande gelate animati ognuno da uno scopo; Dektera, quello di riportare sua sorella in salvo, Ertas di salvare la sua amata...                                                                            
Il pallido sole primaverile non riusciva a trapassare la coltra di nevischio che turbinava nell'aria, e i due umani stentavano a camminare, figuriamoci a correre...l'unico problema era entro quanto avrebbero raggiunto Shira. Morire in una battaglia contro le fenici di ghiaccio o assiiderati ed indeboliti dalla tormenta? Forse era controproducente, ma i due si misero subito a correre, e il tempo non era il solo motivo per cui si dovevano sbrigare. Dalla loro partenza avevano avuto un presentimento entrambi; quello di una presenza che li spiasse.    
-Muoviti Dektera, non c'è tempo per pensare!-si disse infuriata; ogni secondo era prezioso, e non sarebbe certo stata lei a permettere ad una Shira indebolita e ferita di contrastare le fenici...Allora perchè si guardava continuamente intorno?                                    
-Ertas, non muoverti! C'è qualcuno o qualcosa qui, e non penso che sia solo una spia dell'Impero-la sola idea che le venne in mente era spaventosa.                                                                                      
Poteva essere un Wendigo quello che li seguiva? Si diceva spesso che provenissero dalle Terre sconosciute e che fossero dei demoni semi-umani, risultati delle possessioni mal riuscite di un animale, e questi preferivano in particolare i cervi.                                                                              
La guerriera si voltò; a circa un chilometro da lei si stagliava una creatura enorme, alta non meno di tre metri. Il muso aveva una parvenza di cervo, ma gli occhi iniettati di sangue e la bocca da cui anch'esso colava non lasciavano presoppurre che si trattasse dell'innocuo erbivoro; la pelle, al posto di essere una pelliccia mordida e soffice, era sanguinolenta,marcescente e caduca, tanto che questa cadeva per terra lasciando esposte costole ed organi interni, che si rivoltavano all'esterno. La ragazza notò immediatamente le gambe grandi e muscolose, che lasciavano presupporre che non si potesse seminare facilmente, ma si concentrò sulle braccia; lunghe fino a terra e provviste di lunghissimi artigli, con zampe large e piatte che usava per agguantare le prede nella macchia montana. Sfuggirgli era quasi impossibile, e non avevano nemmeno i due Draghi-Mutaforma ad aiutarli; se ci fossero stati tutto si sarebbe risolto in poco tempo, o avrebbero potuto addirittura ignorare il demone...                                                                                                                                                                        

La creatura si mosse, spostando la testa poderosa verso di loro, cancellando le probabilità di non essere stati notati; a quel punto non ci sarebbe stata differenza, ma una piccola probabilità era pur sempre meglio di niente...                                                                                            
Ertas mosse un piede all'indietro, cosa inappropriata quindi si stà per rischiare la morte; negli occhi del Wendigo passò un lampo assassino, e i muscoli dell'animale si tesero improvvisamente. Dektera conosceva bene quelli della sua specie; bastava un nulla per aizzarli e farti uccidere, ma alcuni preferivano prede facili, anche se un cervo era molto più impegnativo (ma grasso) di un umano. Il demone lanciò un ultimo segnale agli umani, e si lanciò contro di loro; pochi balzi bastarono per percorrere il tratto che li distanziava.                
Se ci fosse stato un combattimento corpo a corpo nessuno dei due sarebbe sopravvissuto, ma una freccia si piantò nella spalla del demone; Dektera ne aveva scagliato prontamente una, e, dal fumo che si levava dalla carne marcia della bestia, Ertas capì che la freccia era intrisa di Ecate, una pozione emotossica e neurotossica che si ricavava da polvere di carbone, succo di Acidea e Morte nera, squame di drago e sangue. Come faceva la guerriera ad averne a disposizione? Gli ingredienti erano abbastanza difficili da reperire...                                                       
Ertas sfoderò il suo arco e prese a scagliare frecce contro il demone, che si contorceva spasmodico sul ghiaccio; questo si era riempito del sangue del Wendigo, un liquido maleodorante e acido che conferiva all'atmosfera un carattere tetro. I vapori mefitici che salivano dal ghiaccio presero a vorticare nell'aria, e i due guerrieri si coprirono naso e bocca; in una landa desolata e spoglia il Wendigo aveva reso pericolosa ogni parte del suo corpo, passando da enormi artigli al sangue velenoso.                                                                                                      
La bestia, ricoperta di frecce, guardò Dektera con quello che pareva un folle sorriso se il demone fosse stato umano, e si strappò con uno schianto ed un urlo di dolore il braccio colpito dalla freccia tossica; era un messaggio chiaro. Poteva ucciderli quando voleva, e niente glielo avrebbe impedito. Il Wendigo fece un balzo in avanti, ed Ertas gli passò sotto; la mossa fece effetto, ma una delle lunge zampe del demone gli squarciarono la gamba. Il guerriero tirò fuorì il pugnale e azzoppò la bestia, e mentre continuava ad allontanarsi Dektera lanciò uno dei suoi pugnali, che si piantò in mezzo alle costole esposte, cercando di colpire il cuore; se tutto fosse finito Shira non sarebbe morta, ma il demone non mollava. Continuava ad aggirarsi intorno ad Ertas, e i due si scontrarono  artigli contro spade, Dektera intinse la sua ultima freccia nell'Ecate e mirò al cuore semi-mutilato del Wendigo; l'arco suonò le note di morte della bestia, e il cuore del Wendigo venne perforato dalla freccia avvelenata. Lanciò uno sguardo folle alla guerriera, e un sibilo sinistro si levò dal corpo martoriato del demone; i due guerrieri si allontanarono dal nemico cercando un riparo da quello che stava per succedere. I Wendigo, quando terminavano la loro vita, avevano un'ultima disperata difesa, ma Dektera ed Ertas non volevano trovarsi lì in quel momento. Si ripararono dietro uno dei tanti alberi che si stagliavano nella foresta dietro di loro; uno boato li avvisò che il demone era esploso, spargendo il sangue velenoso nell'area circostante ed uccidendo qualunque forma di vita vi abitasse.                                                                                      
Dektera emise un lungo e acuto fischio, e due ombre scesero dal cielo; lei ed Ertas salirono in groppa alle fenici di ghiaccio, diretti verso il luogo in cui le nemiche si erano allontanate. Shira era ancora viva, ma l'incontro con il demone era costato un pò di tempo (e fortunatamente non la vita) ai guerrieri, ma con i Mutaforma tutto sarebbe andato meglio.
Ertas guardava la ragazza che si stagliava nell'aria turbolenta, davanti a lui; Dektera aveva un fisico asciutto e muscoloso, e la sua abilità con le armi era nota anche ad Hetra. Il suo carattere chiuso e scontroso era comprensibile visto che il loro rapporti non erano stati molto rosei, e fidarsi di un'estraneo non era facile quando si era il capo dei Ribelli...ma la ragazza sapeva esprimere (e nascondere) molte emozioni; la rabbia per lui sembrava soppressa, ma sapeva che ancora covava rancore. L'amore che aveva visto per la sorella,invece, non sembrava falso come la simpatia che aveva instaurato; le Guerriere Drago, venivano chiamate, sia per l'affetto che provavano come i draghi per le loro uova, sia per l'aggressività e la combattività che mostravano quando si dovevano scontrare contro un nemico per liberare una parte di Impero.                               
-Basta di guardarmi, Ertas. Il posto in cui troveremo Shira è là-esclamò stizzita, spostandogli la testa verso l'estremo Nord-, e vedo che non sai molto delle creature che popolano Mannas, quindi devi stare molto più attento di quanto pensi.- Ah...ecco dove era finita Dektera...                          
Il paesaggio cominciava a cambiare; le piatte distese di ghiaccio e neve venivano regolarmente sostituite da montagne rocciose che punteggiavano il terreno come una scacchiera. Proprio qui le fenici di ghiaccio avevano i loro nidi, e una preda rara come un umano non poteva essere dato in pasto a una normale fenici, nella loro gerachia; di sicuro la Guerriera Drago si trovava in uno dei nidi più grandi (e protetti).                                                                    
I due guerrieri trovarono i nidi solo nel tardo pomeriggio, e il loro arrivo fu preannunciato dagli ormai noti stridii, e il cielo si riempì di ombre scure; le fenici stavano accerchiando gli intrusi, impazienti di attaccare, ma qualcosa le tratteneva.                                                                              
Uno stridio diverso dagli altri, meno acuto e lamentoso, si levava dalla moltitudine;  a produrlo era una fenice enorme, un'esemplare dalle magnifiche piume color ametista che mandavano riflessi violacei sulle rocce. Gli occhi fieri si spostarono sui nuovi arrivati, e un fremito percorse i volatili; Dektera aveva visto la sorella, ma il capo delle fenici la teneva sotto scacco. Se si fosse avvicinata troppo gli altri volatili l'avrebbero attaccata sicuramente, ma non provarci voleva dire morte sicura per la Guerriera Drago. Un pigolio sommesso attirò l'attenzione dei guerrieri; dei piccoli di fenice, ricoperti di un piumaggio ghiacciato, protendevano i loro becchi famelici, cercando di reclamare la carne di Shira.                                              
Mentre Ertas incoccava una freccia avvelenata nell'arco, Dektera era passata all'azione, e partita all'attacco incurante dei nemici, scagliava frecce avvelenate contro gli altri volatili, che cadevano a terra lanciando gride spaccatimpani. Anche Sherar contribuiva, combattendo con le altre fenici e usando becco e artigli per aprirsi un varco tra i nemici; la Guerriera Drago sguainava spade, pugnali e frecce in quel combattimento disperato. Una freccia si diresse verso il corpo del capo delle fenici, ma questo la prese tra le zampe e la lanciò verso Ertas; Dektera non vide dove era finita, ma doveva continuare nel suo intento.                                                      
La distrazione aveva permesso alla Guerriera Drago di avvicinarsi al nido centrale, e la ragazza si trascinava dietro Shira, mentre Sherar scendeva dando l'impressione di voler attaccare il capo delle fenici; il nemico si accanì contro il Drago, e i due continuavano a scambiarsi artigliate e fiume di fiamme. Di questo passo  lo scontro sarebbe andato per le lunghe, e le altre fenici non facevano altro che peggiorare la situazione; Dektera saltò in groppa al Drago e, lanciandosi in aria, si aggrappò al collo della fenice, tagliandogli il collo.                                                
Il corpo della bestia cadde a terra, ma qualcosa andò storto; Ertas guardò in alto, il corpo del volatile che incombeva sopra di lui. Non cercò nè di correre via nè di reagire; l'unica cosa che il guerriero fece fu guardare Dektera, e mimare poche parole. 'Prenditi cura di lei'.
La Guerriera Drago non vide l'animale schiantarsi su Ertas, ma si diresse verso il nido dove Shira si trovava; la ragazza era pallida e magra, e quando gli occhi gli si aprirono sembravano aver perso la solita luce violetta che li animava solitamente. Shira sussurrò alcune parole stentate:
-Dektera...dobbiamo sbrigarci! Gli artigli delle fenici erano velenosi e io sono...-La guerriera svenne, ma Dektera fece in tempo a vedere un taglio profondo sulla caviglia della sorella.                  
Gherar scese sul nido e, guardando Dektera come se solo lei potesse salvare la sua compagna, prese in groppa le Guerriere Drago.
La corsa contro il tempo era iniziata, e il veleno reclamava la vita di Shira...e nulla avrebbe potuto salvare la Guerriera se non la velocità di un Drago e di un'altra Guerriera.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Gufo di ebano