6. Seasons change
La pioggia era particolarmente violenta quel giorno. Cadeva al suolo e si infrangeva sull'asfalto allegerendo le nuvole grigie e imprigionando le persone all'interno delle loro abitazioni. Julius sedeva davanti alla TV in compagnia della madre e della sorella. Suo padre Jared era a lavoro all'interno di uno di quei tanti palazzi al centro della città; e loro, lì nella loro casa, si sentivano fuori posto. Le sirene della polizia, ogni tanto, svegliavano il quartiere in piena notte per arrestare gli spacciatori agli angoli delle strade. Le ambulanze arrivavano sempre silenziose a prelevare i cadaveri di ragazzi morti per overdose o nelle liti. Di notte Julius faceva finta di non sentire la madre snghiozzare o il padre bestemmiare per non poter dare un posto migliore in cui vivere ai figli. A scuola andava quasi ogni giorno accompagnato dal padre mentre la strada per il ritorno era quello più difficile. Lungo la via di ritorno si districavano i vari gruppetti di spacciatori e di gente "Poco raccomandabile", come sua madre li aveva chiamati, che cercavano in continuazione nuova clientela. E quindi doveva stare attento a non cedere prima alla Marjuana, poi alla cocaina o ad altre droghe. Per la sorella era tutto molto più semplice. Aveva tre anni e si poteva permettere di vivere nel mondo delle barbie e degli altri posti incantati che da bambini cerchiamo con forza. Eppure prima quei quartieri non erano così messi male e questo era un altro enorme problema. La famiglia di Julius era benestante, non ricca, ma comunque viveva bene mentre tutti in quel quartiere a malapena avevano un lavoro. Quella situazione era arrivata quasi all'improvviso, quando una fabbrica o una banca, Julius non ricordava bene, chiusero lasciando circa il novanta percento delle famiglie di quel quartiere in mezzo ad una strada, letteralmente. A vivere agiatamente erano la sua famiglia e altre cinque tra le quali una stava per trasferirsi in centro. E tutto ciò aveva aiutato le famiglie disoccupate ad odiare le altre tanto che più volte Julius era rimasto coinvolto in risse. Ma Jared e Scarlett, la madre di Julius, stavano mettendo i soldi da parte da anni per comprare o affittare una casa lontana da quel quartiere. Di case ne avevano viste solo un paio sino a quel momento e quel giorno non era prevista alcuna consulenza con l'agente immobiliare; tutti e tre, Julius, Scarlett e la piccola Annie, guardavano una vecchia serie TV poliziesca e mangiavano patatine sul divano. La bambina stava quasi per addormentarsi mentre Scarlett moriva dalla voglia di cambiare canale, cosa che gli era resa impossibile dal telecomando troppo distante e dalla pigrizia di alzare anche solo la schiena dal divano. Julius stava per chiudere un secondo gli occhi, ma un rumore cupo lo svegliò improvvisamente. Qualcosa era caduto nella stanza adiacente e si era rotta in tanti pezzi a giudicare dal boato. Scattò immediatamente in piedi e si diresse verso la porta che separava le stanze, mentre la madre si avvicinava alla piccola per chiederle di salire al piano superiore. Julius impugnò il primo oggetto che trovò a tiro, lo zaino della sorella. Aprì la porta e la luce della finestra lo colpì agli occhi. Si strofinò gli occhi per riprendersi e guardò a terra: un piatto era caduto dal tavolo e sopra di esso era seduto un gatto bianco che lo fissava miagolando. Julius lasciò cadere lo zaino a terra «Ci mancavano solo i gatti a farci morire di paura!» sorrise e lasciò scappare l'animale dalla finestra dal quale era entrato, poi la chiuse. Per quella volta non era entrato nessuno. David accostò la tazza di cioccolata ancora fumante alle labbra, soffiando prima di berne un sorso. Dicembre era ancora lontano, ma la magia del natale iniziava a diffondersi ovunque: negli spot televisivi, nelle vetrine, in strada, a scuola. Indossava un maglione verde con una renna canterina stampata sopra, decisamente imbarazzante. «Ok. Però non puoi chiedermi una risposta ora.» David cominciò a riacquistare un po' di colore «Ok, va bene. Hai ragione! Ma io al tuo posto avrei già la risposta.» la ragazza guardò dritto negli occhi David «Pensaci bene.» Roxanne stava per alzarsi, ma David l'afferrò per un braccio «Non ti lascerò scappare con mio figlio in grembo.» Roxanne gli sorrise e gli accarezzò la guancia «Sicuro?» David le sfiorò la mano «Credo di dover metabolizzare ancora la cosa. Ma credo di esserne sicuro» Roxanne si alzò definitivamente e si avvicinò alla finestra che dava su un giardino «È bello qui! È tua la casa o siete in affitto?» David si alzò a sua volta «Hai ragione...» la ragazza si voltò «Dobbiamo conoscerci meglio.» finì David. Ok, ci siamo!
Finalmente cominciamo a muoverci! Mi ci è voluto del tempo per scrivere questo capitolo, soprattutto per la parte finale perché non mi convince tuttora! Credo vi piacerà leggere del rapporto tra Roxanne e David nei prossimi capitoli e di come questo cambierà molte cose all'interno della storia! (Qualcuno ha detto RobertxDavid?) Comunque, spero il capitolo vi sia piaciuto e vi chiedo di darmi consigli su come migliorare u.u A presto :D P.s. per chi volesse QUESTO è il mio gruppo facebook dove posto tante belle cose e parliamo di altre belle cose :D |