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Autore: LilyOok_    30/11/2014    10 recensioni
2929 T.E. - Ered Lûin.
Emyrin è una giovane cameriera dai capelli ribelli color carota.
In una serata come le altre, si presentano alla locanda della vecchia Dhelia Thorin, Fili e Kili e...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kili, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il tramonto è nei tuoi occhi.
 
Parte prima
Vita
 
1. Capitolo uno.
Ered Lûin – 2929, Terza Era.
 
Una ciocca di capelli ribelli le ricadde davanti agli occhi. Con un gesto spazientito la portò di nuovo dietro l’orecchio.
Sbuffò sonoramente; odiava i suoi stupidi capelli. Una massa informe di ricci color carota che non ne volevano sapere di pettinarsi.
Raddrizzò la schiena e poggiandosi al bastone della scopa si passò una mano sulla fronte per asciugarsi il sudore.
Odiava anche il suo lavoro.
Cameriera in una locanda piena di Nani sporchi e sudati, il lavoro dei suoi sogni insomma.
“Erin, sbrigati con quella scopa. Tra poco dobbiamo aprire e tu sei ancora a carissimo amico.”
“Il mio nome è Emyrin!” Ribatté la giovane per l’ennesima volta.
Dhelia, la proprietaria della locanda, era una vecchia Nana scorbutica e decisamente troppo tirchia per alzarle di qualche spicciolo lo stipendio mensile.
Viveva con quella donna da ormai decenni. Non aveva idea di chi fossero i suoi genitori: Dhelia le aveva raccontato che l’aveva trovata davanti alla porta della locanda mezza svenuta dalla fame; non ricordava granché di nulla, tranne come si chiamava. L’aveva presa con sé fin da subito. ‘Per farmi sgobbare!’ aveva pensato in seguito Emyrin.
“Erin, Emin, fa lo stesso, basta che ti muovi.”
Era incredibile come in tutti quegli anni non avesse mai imparato il suo nome.
La ragazza sbuffò ancora, poi riprese a spazzare.
Una volta finito, si sedette esausta. Quel dannatissimo locale era enorme e sempre strapieno di gente. Pochi minuti ancora e sarebbe diventato il caos più totale: ordinazioni di qui e di là, quello che voleva altra birra, quell’altro che la faceva cadere a terra e via subito con lo strofinaccio.
“Che vitaccia la mia...” Mormorò sconsolata fra sé. Per sua sfortuna, Dhelia era sì vecchia, ma non sorda.
“Ringrazia che ce l’hai una vita, ragazzina.”
 
 
Come previsto, in meno di tre minuti dall’apertura nella locanda vi era il delirio.
I Nani usciti dalle miniere o dalle fucine andavano a rifocillarsi lì. E come c’era da aspettarsi, andavano via fiumi di birra che era una bellezza.
Come ogni sera, il lavoro era tantissimo e lei riusciva a malapena a stare dietro a tutti gli ordini.
‘Certo che quella vecchiaccia poteva anche assumere qualcun altro oltre me.’ Pensò scocciata, mentre ascoltava uno dei Nani lamentarsi per il ritardo del suo terzo boccale.
 
 
Il campanellino sulla porta tintinnò di nuovo e fecero la loro entrata il Principe di Erebor, Thorin Scudodiquercia e  i figli della principessa Dìs, Fili e Kili.
La giovane provvide a farli sedere nell’angolo più tranquillo del locale.
“Cosa vi porto?” Domandò sorridente.
Diede una rapida occhiata ai nipoti del Nano, mentre quello le dettava l’ordine.
Fili, il più grande dei due, aveva un aspetto simpatico con quelle adorabili treccine che gli pendevano dai baffi. Mentre Kili... era un po’ sbarbato, ma era davvero carino.
‘Smettila, Emyrin! Non puoi pensare questo di un princ-’
“Perché mi fissi?” Domandò d’un tratto il giovane e la ragazza divenne rossa come i suoi capelli.
“Ehm, io...”
“Avanti ragazza, non farmi aspettare.” Intervenne Thorin. Il suo tono non era stato autoritario, ma era comunque provvisto di un briciolo di impazienza.
“S-si, mi dispiace, arrivo subito!” Esclamò Emyrin, dileguandosi all’istante.
“Che strana tipa, quella.” Commentò il biondo, poggiandosi allo schienale della sedia.
Kili fece spallucce, mentre con lo sguardo seguiva i movimenti della giovane fino al bancone.
 
 
“Che aspetti, sbrigati! Non sono numerose le volte che il Principe e gli Eredi si fanno vivi alla nostra locanda, non farli attendere!” La rimbeccò Dhelia, non appena arrivò con l’ordinazione.
“Forse le cose andrebbero meglio se ci fosse qualcun altro a darmi una mano.” Commentò acida lei.
“Tu pensa a fare il tuo lavoro, Erin!”
“Mi chiamo Emyrin! E-MY-RIN, vuoi mettertelo intesta una buona volta? E non lamentarti se i clienti attendono perché la colpa è solo tua vecchia tirchia!” Per l’ennesima volta la rossa sbottò gridando contro la padrona del locale che come da rituale le mollò uno schiaffo sulla guancia.
“Piccola ingrata! Non permetterti più di alzare i toni con me. Ricordati che se io non ti avessi sfamato a quest’ora saresti stata bella che morta in chissà quale posto con quei disgraziati dei tuoi genitori.”
“Tu non sai niente di loro!” Gridò ancora la ragazza.
Invece tu si?” Emyrin non seppe cosa ribattere. “Servi il Principe, adesso.”
 
 
Con lo sguardo basso, la giovane Nana servì il tavolo di Thorin.
“C’è altro che desiderate, mio Signore?” Domandò a voce bassa, con gli occhi fissi sulle scarpe.
“No.” Rispose lui ma quando la giovane fece per andarsene, la richiamò.
“Si, mio Signore?”
“Cos’hai fatto alla guancia?” Le chiese, allungando una mano per scostarle i capelli dal viso.
Lei si tirò via di scatto, portando una mano a coprire il gonfiore.
“Niente, ve lo assicuro.” Disse. “Se non c’è altro, ho dei clienti da servire. Con permesso.” Aggiunse poi, e con un lieve inchino girò i tacchi sparendo tra la folla.
“Zio...” Mormorò Fili, guardandolo sconvolto.
Thorin sospirò e si voltò verso Kili.
“Non mangi, Kili?” Gli chiese, toccando il suo piatto.
Il moro era completamente assorto nei suoi pensieri.
Quella ragazza era stata picchiata pochi istanti prima e Thorin non aveva detto nulla.
“Perché non hai fatto niente?” Gli chiese, alzando la testa.
“Talvolta, pur volendo aiutare qualcuno si finisce per peggiorare le cose. Se parlassi con Dhelia, potrei solo metterla nei guai.” Ripose lui.
“Ma tu sei il Principe. Puoi fare tutto.”
“Sarò anche il Principe, ma non sono onnipresente. Appena ce ne andremo, se intervenissi, scommetto che quella ragazza ne prenderebbe il doppio.” Spiegò. “Ora mangiate, prima che si freddi.
 
 
Finalmente chiusura.
Emyrin era esausta. Le era sembrato di correre ininterrottamente per tutta la serata a destra e a manca del locale, senza nemmeno riposare cinque secondi. ‘Ah no, aspetta, è stato così.’
Si lasciò scivolare su una sedia e chiuse per un istante gli occhi.
Le doleva la guancia.
‘Maledetta... aspetta che accumulo un altro po’ di soldi e poi voglio vedere come te la caverai senza di me.’
“Porta fuori la spazzatura!” Le urlò Dhelia dall’altro lato dalle cucine.
Alzò gli occhi al cielo e poi fece come le era stato detto.
Fuori si gelava. Ogni respiro era una nuvoletta condensata che fluttuava in aria.
L’inverno era sempre rigido sugli Ered Lûin, ma quell’anno sembrava essere tra i più freddi.
Come ogni sera, nel vicolo dove affacciava il retro della locanda, trovò Rhor ad attenderla.
Rhor era un cucciolo di cane che era stato abbandonato dai genitori davanti alla locanda, proprio come lei molti anni prima. Le aveva dato un nome ed era come se quel cucciolo fosse suo.
Le si spezzava il cuore ogni qualvolta pensava a quel batuffolo di pelo grigio esposto al freddo della notte.
Quella stupida vecchia non gli permetteva di tenerlo dentro al caldo. Non voleva nemmeno che gli desse da mangiare.
Ma come sempre, la giovane aveva nascosto nel grembiule un po’ di pane e degli ossi racimolati dai piatti dei clienti.
“Ecco a te, piccolino.” Gli disse, guardandolo fiondarsi sul cibo.
Gli accarezzò la nuca per un po’, poi lo lasciò mangiare tranquillo, rimanendo accucciata davanti a lui.
 
 
“Ti prenderai un malanno se resterai qui fuori.”
Quella voce...
Si alzò di scatto, voltandosi verso l’inizio del vicolo.
Kili era in piedi davanti da lei e la fissava, in attesa di qualcosa.
“Io... non credo vi riguardi la cosa, mio Signore.” Disse, cercando in tutti i modi di non incrociare il suo sguardo.
“Non chiamarmi ‘mio Signore’, è così altisonante... non fa per me.” Rise il giovane, grattandosi il capo.
Le scappò un sorriso.
“E come volete che vi chiami?” Domandò poi, accucciandosi di nuovo per accarezzare la piccola peste che le stava mordendo il vestito.
“Semplicemente Kili. Ah, dammi del tu” Rispose lui, avvicinandosi. “È tuo?” Le chiese, accucciandosi con lei.
“No, cioè, sì. Ma non posso tenerlo dentro, Dhelia non me lo permette. Odia i cani. In realtà, odia un po’ tutto e tutti. Odia anche me.” Sospirò Emyrin, carezzando la pancia del cagnolino.
“Perché ti odia?”
“Pretende i miei servigi soltanto perché mi ha salvato da morte certa... che donna orribile.” Rispose quasi divertita.
“Qual è il tuo nome?” Le chiese Kili, mentre la osservava togliersi un ricciolo da davanti gli occhi nocciola.
“Emyrin.” Sorrise la rossa, voltandosi a guardarlo.
Si ritrovò con il volto troppo, troppo, vicino a quello di lui. I loro fiati condensati si scontravano l’un l’altro.
Rimase immobile, trattenne perfino il respiro.
‘Certo che ha davvero il suo fascino...’ non poté far a meno di pensare.
Kili stava per dire qualcosa quando la voce della vecchia Dhelia ruppe il momento.
“Erin, dove diavolo sei finita? Sei andata alla Montagna Solitaria a portare l’immondizia?”
“Mi chiamo Emyrin, perché non lo capisce, perché?!” Mormorò fra i denti, strappando una risatina al giovane Nano.
“Non lo trovo divertente.” Ribatté lei, alzandosi in piedi.
Mosse un po’ la chioma rossa e si strinse nelle spalle.
ERIN!
Alzò gli occhi al cielo.
“Devo proprio andare, ora.” Disse, liberando un’altra nuvoletta di condensa.
“Dove potrò rivederti?” Le chiese Kili, fermandola sulla soglia.
“Vieni in locanda quando vuoi, sono sempre qui.”
“Non ce l’hai un giorno libero?”
Emyrin ci pensò un attimo.
“Il mercoledì. Di solito vado a leggere nella radura dietro il bosco dei falegnami. Vieni lì, qualche volta.” Sorrise. ‘Ma che sto facendo?!’
“Mercoledì, alla radura. Ci sarò!”
“Buonanotte, mio s... ehm, Kili.” Lo salutò un po’ imbarazzata.
“Buonanotte, Emyrin.”
La giovane si chiuse la porta alle spalle.
Kili rimase lì a fissare il legno come uno scemo.
“Hei, fratello, possiamo andare ora? Mi si stanno gelando i baffi!” Lo chiamò Fili, da dietro l’angolo.
“Si, si, arrivo.”
 
 
Emyrin aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
Zampettava felice per la sala, mentre metteva a posto le ultime cose.
“Cos’hai da sorridere in quel modo? La spazzatura ti rende felice?”
“Oh, non sai quanto.” Ribatté al sarcasmo della Nana.
“Puoi dormire con lei, se vuoi.” Le disse Dhelia, con il suo solito tono burbero.
“Ha-ha, spiritosa, davvero. No, grazie! Me ne vado a letto, nel mio letto. Buonanotte Dhelia.”
E così dicendo, salì le scale fino alla sua stanza.
Si buttò sul letto e abbracciò il cuscino.
Nessuno si era mai interessato a lei e poi boom!, il Principe Kili andrà a trovarla nella radura il mercoledì successivo.
Si sentiva felicissima.
E felicissima si addormentò, vestita, abbracciata al cuscino, con i capelli ribelli sparsi sulle lenzuola.













 
-Angolino autrice.-
Buonaseraaa :D
Ebbene si, non potendo rimanere con le mani in mano ora che Non sempre si combatte per ciò che è giusto sta finendo, mi sono messa all'opera.
Come inizio, che ne pensate?
Questa volta sarà Kili del mio cuore il protagonista della FanFiction :3
Scappo che ho un sonno tremendo.
Che ne pensate della nostra Emyrin?
Io me la immagino così:
Spero vi piaccia.
Un saluto a tutti e a tutti buonanotte.
LilyOok_
   
 
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