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Autore: memi    01/11/2008    3 recensioni
L’aveva colpito subito, con la stessa forza e rapidità di un Boccino che tenta la fuga.
E, di sicuro, con la stessa discrezionalità.
Vi aveva gettato lo sguardo quasi per caso, di sfuggita, scivolando tra una chiacchiera e l’altra del suo logorroico cugino – il suo opposto ideale – e saltellando tra una maschera e l’altra.

One-shot per Halloween, a sfondo Scorpius/Rose.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trick or treat?

 

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Stava lì, come una candela accesa

in un granaio che brucia.

[Alessandro Baricco]

 

 

L’aveva colpito subito, con la stessa forza e rapidità di un Boccino che tenta la fuga.

E, di sicuro, con la stessa discrezionalità.

Vi aveva gettato lo sguardo quasi per caso, di sfuggita, scivolando tra una chiacchiera e l’altra del suo logorroico cugino – il suo opposto ideale – e saltellando tra una maschera e l’altra.

 

Aveva dovuto ritornarci sopra una seconda volta per catturare qualcosa in più, oltre allo scintillio di luce acciuffato dai suoi occhi grigi ad un primo acchito.

Non aveva mai visto quel genere di travestimento in vita sua, neppure per sbaglio. Un azzurro così rilucente difficilmente avrebbe potuto dimenticarlo. Dovette guardare una terza volta per accorgersi che non era l’ampio grembiule a sviare ogni attenzione, né il vestitino di un bianco accecante dalla larga gonna a campana, quanto le scarpe da ballerina.

Rosse.

 

Ma non il rosso che foderava il suo mantello nero, quello che completava lo smoking e la maschera da Conte; tanto meno lo sbafo di pseudo sangue che gli scendeva silenzioso dal labbro, a denotare un morso cannibalesco in perfetta sintonia con il travestimento.

No, era un rosso diverso.

Era più acceso, più … fosforescente, ecco.

 

Un rosso fosforescente.

Sapevano attrarre e calamitare lo sguardo su di sé senza la benché minima intenzione, scintillando nel buio appena intaccato dai lumi che i tanti Jack disperdevano sopra le loro teste. *

Così piccole, che non poté fare a meno di stupirsi – appena, impercettibilmente, perché rimaneva comunque un Conte e una Serpe – di fronte al fatto che qualcuno potesse avere un piede tale da riuscire a calzarle.

 

Si torturava una ciocca castana: sembrava annoiata, o forse solo intimidita; difficile giudicare un viso semi-nascosto da una graziosa maschera lattescente.

Eppure … No, non era un vestito adatto ad Halloween quello. Magari andava bene per qualche cerimonia, ma lì … Era un tantino fuori luogo. E le scarpe, così rosse … erano davvero troppo rosse, ecco.

Anche le sue labbra erano rosse e bruciavano, bruciavano nel caos di ballerini improvvisati.

 

Aveva voglia di baciarle e volere è potere.

… Giusto Scorpius?

Non perse tempo in inutili congetture e quando lei alzò lo sguardo su di lui – finalmente su di lui e sul suo contegno da Conte – ogni scrupolo andò a farsi benedire chissà dove.

 

Passo deciso e portamento elegante, segni indistinguibili della sua essenza anche nella notte più terrificante dell’anno.

Perché un Conte rimane sempre tale, nel bene o nel male.

Si fermò solo quando le fu dinanzi, con il marrone degli occhi di lei ben impiantato nelle iridi – nella mente – di lui.

 

Poi, inavvertitamente, allungò un mano affusolata e la guardò con quel suo modo di fare disarmante, incisivo e penetrante come nessun altro sapeva fare.

E lei, nemmeno lei resistette e, protendendo timidamente la mano, afferrò con dolcezza quella fredda del Conte.

L’impatto fu lieve, tuttavia il calore scaturito da quel contatto bastò a riattivargli qualcosa proprio lì, tra il cuore e i polmoni, rinascendo in un battito di ciglia.

 

Non servirono inutili parole o richieste banali, perché lei lo seguì in pista senza il bisogno di tante sottigliezze e, una volta qui, si lasciò condurre dalla sua presa esperta al ritmo gentile di una musica lenta.

Le scarpe rosse, sul pavimento, battevano riguardose il tempo con deliziosi e inoffensivi tic-tic-tic che lui, stranamente, trovò apprezzabili.

In un istante di malsana lucidità, Scorpius pensò che avrebbe dovuto chiederle il nome almeno, ma l’attimo dopo ogni pensiero navigava sul filo conduttore trasportato dal marrone gentile degli occhi di lei.

 

Fu naturale per lui sporgersi verso le sue labbra rosse, davvero, davvero rosse, per lasciare anche lì il segno del suo passaggio.

Vi depose le proprie dapprima con un movimento fugace, quasi timoroso – e lui, da Serpeverde, non era mai timoroso – prima di saggiarne di nuovo il sapore e soffermarsi con tormentosa lentezza sulla morbida consistenza di quella bocca.

Aveva un gusto dolce, fragolina, che lasciava al palato un’inebriante sensazione di déjà vu.

 

Chi era quella ragazza?

Con quella domanda, Scorpius si separò da lei.

Con quella domanda, rimase a fissarla con aria interrogativa, quasi perplessa, mentre la vedeva sorridergli dolcemente.

 

Chi era …

Chi …

 

 

 

“Dolcetto o scherzetto?”

“Eh?” Lei sbatté le palpebre, una, due volte.

Di fronte a lei due occhi verdi come lo smeraldo più puro la fissavano sorridenti e in visibile attesa di qualcosa.

“Dolcetto o scherzetto, Rose! Andiamo!” Ripeté fingendosi esasperato lui, alzando gli occhi al cielo a voler supplicare una grazia divina.

“Oh, certo. Dolcetto o scherzetto …”

 

“Perciò?” Insistette ancora il ragazzo, impaziente.

Lei alzò il capo, fissandolo incerta. “Perciò cosa Al?”

Albus Severus Potter sbuffò sinceramente spazientito, stavolta. “Dolcetto o scherzetto, no?”

“Ah.” Annuì con fare grave Rose, pensierosa. “Ehm … Dolcetto?”

 

Era stato un azzardo, il suo, ma quando lo vide sorridere ancor più apertamente di prima capì di aver dato la risposta giusta.

“Cioccorane.” Spiegò felice Albus, mentre le porgeva i cioccolatini.

“Dove le hai prese?” Sgranò gli occhi lei, stupita.

Per tutta risposta le mostrò l’occhiolino. “Sorpresa!” Esclamò, tuttavia Rose aveva la netta sensazione che c’entrassero parecchio sia il Mantello dell’Invisibilità che la Mappa del Malandrino in quella sorpresa.

 

“Che poi, devi ancora spiegarmi da cosa di sei travestita.” Puntualizzò il ragazzo poco dopo, perplesso.

“Te l’ho detto, da Dorothy.”

“Già, già, il Mago di Oz, giusto?” Nel dirlo aveva inarcato un sopracciglio moro a rivelare in questo modo il proprio scetticismo davanti alla smaniosa passione della cugina per quel bizzarro libro Babbano, filo-magico, dove la realtà sfumava in tinte pastello di pagina in pagina.

 

“Grazie, comunque.” Cambiò discorso Rose, accennando piuttosto ai cioccolatini che le aveva depositato tra le mani.

“Ma figurati!” Menò l’aria Albus, lievemente imbarazzato dal sorriso contagioso della cugina, smorzando poi l’aria nell’intrattenere un’allegra chiacchierata con Roxanne, in vena come sempre più di scherzetti che di dolcetti.

Rose intanto aveva già scartato una delle sue Cioccorane, mangiandone in fretta il contenuto per evitare inutili impacci con la rana di cioccolato.

 

Stava giusto ingollando l’ultimo boccone quando, alzando lo sguardo, incrociò veramente due incredibili occhi grigi.

Il cuore perse qualche battito, all’improvviso, e fu certa di essere diventata paonazza in viso, ma ciò nonostante si impose di mantenere un certo contegno di fronte al ghigno impertinente del Conte.

Sembrava ancora più pallido del solito con indosso quel costume da vampiro provetto e i capelli dorati, di solito lasciati a ricadere docili sulla fronte, erano stretti nel rigido controllo del gel che li spingeva all’indietro favorendo un’immagine quanto più nobiliare possibile – come se ce ne fosse mai stato bisogno, quasi che non lo fosse di suo già abbastanza – in armonia con l’idea generale del travestimento.

 

Poi Scorpius mosse le labbra e anche se la musica le impediva di udire, Rose riuscì a leggere con facilità – e con una certa preoccupante aritmia cardiaca – ogni parola mimata con cinico ma al contempo genuino divertimento dalla bocca di lui.

Dolcetto o scherzetto, Weasley?”

 

 

 

 

 

* Jack-o’-lantern è il nome dato alle zucche lavorate a mano intagliandovi volti minacciosi con una candela accesa all’interno e adoperate la notte di Halloween.

 

 

N/A

Piccola fanfiction per celebrare Halloween, nonostante arrivi in netto ritardo. Non è niente di speciale, ma avevo bisogno di svagare un po’ il capo e ultimamente le idee sulle Scorpius/Rose arrivano abbastanza di frequente, perciò mi sono detta: perché no? Tra l’altro, adoro questa coppia! *.*

Se non si fosse capito, la prima parte non è altro che il frutto della fervida immaginazione di Rose che, senza alcuna ragione apparente in quanto né lei né lui sono consci di ciò che provano reciprocamente, fantastica su come sarebbe stato se Scorpius avesse deciso di baciarla proprio lì, in quel momento. La visuale è dal POV di Scorpius, almeno nella prima parte, giusto per dare l’idea opposta a ciò che in effetti era. Ragionamento contorto, me ne rendo pienamente conto.

Me lo lasciate un commentino? Ne avrei davvero bisogno. In questo periodo specialmente.

Alla prossima e buon passato-Halloween a tutti!

Memi J

 

  
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