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Autore: WingsOfButterfly    30/11/2014    1 recensioni
[...]Silvia tentò ancora una volta di rimproverare Nina, ma quest’ultima non le lasciò finire la frase. Le prese il viso tra le mani e la baciò, con forza e prepotenza. Le infilò la lingua tra le labbra senza attendere che fosse lei ad aprirle e con quel bacio le tolse il fiato. [...]
[...]Silvia rimase seduta dov’era, lasciando che lo sguardo di Nina vagasse su di lei. Le piaceva sentirsi i suoi occhi addosso, veder crescere in lei la voglia di prenderla e possederla. [...]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Capitolo 3

Il fine settimana passò in fretta, troppo in fretta. Il lunedì il tempo fu pessimo e costrinse l’intero gruppo a restare in abbazia. I responsabili si portarono avanti con il lavoro, i ragazzi si dedicarono a laboratori di varia natura. Lavaggio ceramica, siglatura reperti, catalogazione, disegno.
Silvia era china sul tavolo completamente concentrata nel disegno di un orlo di una coppa. Aveva ripensato alle strane reazioni che Nina aveva sempre quando c’era lei nei paraggi e si era convinta di non doverle essere molto simpatica, a dispetto di quanto l’altra dicesse. Probabilmente aveva sbagliato a dirle di essere lesbica, forse ora il suo atteggiamento sarebbe anche peggiorato. Sbuffò, irritata a quel pensiero, era l’unica con cui non era riuscita a stringere un rapporto di amicizia.
«Perché sbuffi? Il disegno è perfetto, hai occhio».
Silvia sobbalzò nel sentire quella voce alle sue spalle, poco distante dal suo orecchio. Girò di poco il viso ed intravide quello di Nina accanto al suo. Le sorrideva.
«Sei brava con il disegno, Silvia. Sicura che nessuno ti abbia mai fatto vedere come si fa prima d’ora?» Nina scostò la sedia accanto alla sua e si sedette, osservando più da vicino il disegno.
«No, è la prima volta che provo».
Perché le sorrideva ora? Silvia si sentiva confusa, ancora una volta, dall’atteggiamento di quella ragazza. Si concesse di osservarla per bene, approfittando che lei fosse concentrata ad esaminare il suo disegno. Aveva il solito ciuffo riccio che le ricadeva sulla fronte, il viso ovale paffuto, il naso dritto ma abbastanza ingombrante. Le labbra socchiuse, lasciavano intravedere la punta della lingua trattenuta tra i denti. Silvia si sentì arrossire, quando sentì un calore familiare formarsi nel suo stomaco.
«Nina».
La voce di Roberto, in piedi dalla parte opposta della grande sala comune, distrasse entrambe le ragazze, che alzarono simultaneamente lo sguardo verso di lui.
«Ti devo parlare».
«Scusami» Nina si rivolse a Silvia con un sorriso pacato e si alzò raggiungendo Roberto.
Silvia raggiunse Lorena per vedere come se la stava cavando con il suo disegno. Inaspettatamente non la trovò concentrata sul suo foglio, ma in attesa con un risolino divertito verso di lei.
«Che hai da ridere?».
«Ti piace vero?».
«Che stai dicendo?!».
«Sto dicendo che se avessi potuto te la saresti scopata qui, sul tavolo della ceramica».
Silvia arrossì e non seppe come rispondere a quell’analisi così diretta, acuta e… veritiera. Lei e Lorena lavoravano nella stessa area assieme a Luigi, passavano più di mezza giornata insieme e gli era venuto naturale chiacchierare per passare il tempo. Dopo qualche giorno era spuntato fuori l’argomento fidanzati e Silvia come al suo solito non aveva saputo mentire. Lorena non aveva fatto una piega, anzi aveva commentato che le sarebbe piaciuto essere lesbica per non dover avere mai più a che fare con “quelle gran teste di cazzo che sono gli uomini”.
Il giorno successivo il tempo era migliorato, permettendo al gruppo di tornare sul cantiere. Per i seguenti giorni Nina fu particolarmente di buon umore, ma Roberto, che la conosceva bene, era comunque sul chi va la, sapeva bene quanto potesse essere lunatica l’amica. La osservò con particolare attenzione in quei giorni e notò che il suo sguardo seguiva spesso i movimenti di Silvia, da lontano però, come al suo solito.
«Ore piccole ieri?» Roberto si sedette all’ombra sotto il capanno accanto a Nina, intenta a controllare delle foto su un ipad.
«Mh-mh» la ragazza annuì distrattamente, continuando a sfogliare la galleria di immagini.
«Quante ne vedi ora?».
«Due».
«Carla e…».
«Emanuela».
«Ti piacciono entrambe?».
«Robé, cos’è questo interrogatorio?» Nina alzò lo sguardo accigliato sull’amico, riponendo l’ipad per incrociare le braccia al petto.
«Niente, volevo solo sapere».
«Tu non vuoi mai solo sapere».
«Dico solo che potresti sceglierne una e provare a frequentarla più assiduamente».
«Abbiamo già fatto questo discorso» Nina strinse i denti, serrando la mascella, visibilmente irritata per la piega che aveva preso la conversazione.
«C’hai trent’anni, Nina. Per la miseria!».
«E ancora tante donne da soddisfare, perché riservare il piacere solo ad una e privarne altre» abbozzò un sorriso sarcastico all’indirizzo dell’amico e riprese l’ipad.
Roberto la vide concentrarsi nuovamente sulle foto e capì che per lei la conversazione poteva ritenersi chiusa lì. Ma non per lui.
«E da quando ti piacciono anche le etero?».
Nina alzò un sopracciglio con aria stupita e interrogativa.
«Silvia. Ho visto come la guardi» precisò Roberto.
«E’ lesbica» Nina liquidò così la questione, senza troppe spiegazioni.
«Cosa? E tu che ne sai?».
«Me l’ha detto lei».
«E le hai detto che anche tu lo sei?».
«No».
Roberto guardò Nina completamente confuso, si mosse a disagio sulla scomoda panca di legno e si grattò la nuca.
«Perché?».
«Perché no. Non lo so. Insomma, non mi è venuto spontaneo così non l’ho fatto. Si può sapere che vuoi, Robé? Oggi mi stai irritando» sbottò Nina, ormai esasperata da tutte quelle domande.
«Trovo solo strano che, a questo punto, tu ancora non ti sia infilata nel suo letto» Roberto si strinse nelle spalle, come se la risposta fosse ovvia.
Nina si sentì vagamente offesa da quella constatazione. Abbandonò con stizza l’ipad sulle assi di legno del tavolo e si passò una mano tra i capelli espirando violentemente dal naso.
«Forse semplicemente perché non mi interessa?!».
«Nina, prendi in giro te stessa se vuoi, ma non prendere in giro me. Una bella ragazza lesbica ti piomba nella vita così, con tanta facilità e tu non ne approfitti? Impossibile. Ci deve essere qualche altro motivo».
«Basta, sono stanca di stare a sentire i tuoi sproloqui».
Nina si alzò di scatto allontanandosi velocemente da Roberto, il quale provò a fermarla per un braccio, chiamandola e chiedendole di restare a parlare, ma lei si divincolò facilmente senza voltarsi. Roberto sapeva di aver forzato troppo la mano, Nina non amava parlare di sé e dei propri sentimenti. Con lui si era aperta qualche volta, ma sempre con i suoi tempi e i suoi modi. Quella volta aveva voluto insistere, perché c’era qualcosa di insolito nel modo di rapportarsi di Nina a quella Silvia.
Roberto rimase seduto lì ancora qualche minuto con aria afflitta e pensierosa, poi si alzò e sparì dentro la capanna degli attrezzi, non accorgendosi che lo sguardo di Silvia lo seguiva ormai da diversi minuti.
La ragazza aveva assistito da lontano alla discussione tra Roberto e Nina ed era rimasta piuttosto sorpresa nel vederli litigare in quel modo. Un pensiero scomodo cominciò a farsi strada nella sua testa, e la tenne deconcentrata per l’intera giornata.

A cena l’atmosfera era stata rilassata e gioviale. Silvia aveva tenuto gli occhi incollati a Nina tutto il pomeriggio e quella sera a tavola si era seduta in modo da poterla osservare senza destare sospetti. Roberto e Nina non erano seduti l’uno accanto all’altra a scambiarsi battutine come al solito, ed il ragazzo guardava l’altra di sottecchi, quasi come per spiare le sue emozioni. Silvia si sentì toccare il gomito e si voltò alla sua sinistra. Lorena la osservava con sguardo severo.
«Vuoi smetterla di fissarla?».
«Non la sto fissando».
«Invece sì, e cominci a diventare piuttosto inquietante».
«Vorrei solo sapere cosa le passa per la testa. E’ così enigmatica».
«Allora vai da lei e chiediglielo».
Silvia guardò l’amica con aria severa e scosse decisamente la testa in segno di diniego, poi la sua attenzione fu catturata da un movimento al limite del suo campo visivo.
Nina si era alzata e aveva raggiunto l’angolo più lontano della sala, era accanto ai fornelli a mettere su la moka per il caffè. Dopo nemmeno un minuto Roberto la raggiunse, le disse qualcosa e lei sbuffò. Scambiarono ancora qualche battuta, poi Nina gettò con un gesto di stizza un cucchiaino sul piano da lavoro e uscì velocemente dalla sala mandando a quel paese Roberto con un gesto plateale della mano.
A quel punto Silvia non riuscì più a reprimere la curiosità e si avvicinò a Luigi, che era seduto alla sua destra.
«Luigi, senti, ma… che tu sappia… Nina e Roberto stanno insieme?» arrossì appena, ben conscia che quelli non fossero affari suoi.
«Nina e Roberto?».
La risata di Luigi la colse completamente impreparata, si accigliò non comprendendo il perché di tanta ilarità.
«Nina è lesbica, lo sanno tutti» spiegò Luigi con molta noncuranza, tornando poi a mangiare tranquillo.
Silvia rimase completamente spiazzata. Era stupita, sollevata e, dopo qualche secondo, anche infuriata.
Si alzò uscendo velocemente dalla stanza, corse verso la sala computer, ma la trovò vuota. Percorrendo il corridoio si chiese dove potesse essere Nina, poi passando davanti ad un finestrone la vide. Era fuori, seduta sul muretto a fumare. Senza fermarsi a riflettere prese le scale, uscì nell’aria umida tipica della campagna senese ad ottobre rabbrividendo, e la raggiunse a grandi passi.
Le si parò davanti stringendosi nelle braccia per proteggersi dal freddo. Nina alzò lo sguardo su di lei sorpresa, ma rimase in attesa .
«Perché non me l’hai detto?
» Silvia l’aggredì, per nulla diplomatica in quella situazione.
«Che cosa?».
«Che sei lesbica».
«Perché avrei dovuto dirtelo?».
«Mi hai fatto sentire una scema! Tutti lo sapevano, e io mi ero anche esposta con te. Il minimo che avresti potuto fare quando te l’ho detto sarebbe stato ricambiarmi il favore».
«Non mi hai fatto alcun favore, potevi non dirmelo. In più, io non ti devo niente».
Nina spense la sigaretta sul muretto e la gettò lontano, poi scese con un piccolo saltello atterrando proprio a pochi centimetri dal corpo di Silvia. Quest’ultima rabbrividì, di freddo, di rabbia e di qualche altra cosa.
«Sono stanca delle tue risposte arrogan…».
Silvia tentò ancora una volta di rimproverare Nina, ma quest’ultima non le lasciò finire la frase. Le prese il viso tra le mani e la baciò, con forza e prepotenza. Le infilò la lingua tra le labbra senza attendere che fosse lei ad aprirle e con quel bacio le tolse il fiato. Silvia reagì in fretta, dopo un primo momento di sconcerto, e le gettò le braccia al collo stringendo i suoi capelli e tirandola più vicina al suo corpo.
«Era per questo che avresti voluto che te lo dicessi, no?» Nina si scostò appena per riprendere fiato e guardò Silvia negli occhi con un misto di arroganza e provocazione «Volevi scoparmi e la certezza che anch’io fossi lesbica ti avrebbe facilitato la cose».
«Perché non me l’hai detto?».
«Non lo so, ma ora lo sai. Che fai, vieni con me in un posto più tranquillo?».
Silvia la guardò negli occhi e sentì una morsa di desiderio stringerle lo stomaco. Era vero, la desiderava da tempo e, se avesse saputo subito che anche a lei piacevano le ragazze, non si sarebbe posta tanti problemi e ci avrebbe provato molto prima. Quello che non capiva era come mai, visto che anche Nina evidentemente la voleva, non aveva approfittato del suo coming out per uscire a sua volta allo scoperto e facilitare le cose ad entrambe. Ma quello non le sembrò il momento di porsi certe domande. Annuì a Nina e lasciò che lei la prendesse per mano e la portasse verso la sua macchina.

  
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