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Autore: shadowsidk    30/11/2014    0 recensioni
Fin dal primo momento tra Harry e Louis, due giovani conosciutisi durante un viaggio in aereo, sembra nascere qualcosa d’importante. In realtà, Louis è appena uscita da una storia e ha soltanto voglia di dimenticare, Harry sembra avere ben altre priorità. Tre anni dopo, a capodanno, Louis è stata appena lasciata dal suo ragazzo e, pur di non restare sola, telefona a Harry. Anche questa volta il loro incontro sarà di breve durata e i due dovranno aspettare altri due anni prima di potersi rivedere, questa volta a parti a situazioni invertite. Tutto questo incontrarsi e lasciarsi dura sette anni fino al prevedibile epilogo.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Movieverse, Otherverse | Avvertimenti: PWP
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** 7 mesi fa **

Ero in macchina con mia sorella, che guidava peggio di un ubriaco, con dietro la sua amica:
“Strepitosa!” disse quest’ultima. “Ma questo è un record!”
Io, di corsa, uscì dall’auto e mi poggiai al finestrino.
“Ehi.” mi dissi riferendomi a lei. “La mamma sa che guidi così?”
“Sta zitto, prendi i bagagli e vattene, o sennò mi farai perdere Beverly Hills.”
“Sei fortunata ad avere tutto quel marchingennio in bocca, i cadaveri carbonizzati li identificano dai denti.”
“Zitto stronzo che porti sfiga!”
“Ciao Nicole!” la salutai con un sorrisetto, quasi divertito.
“Dai vieni qui, meglio se restiamo lontani per un pò.”
“Non mi toccare! Piuttosto, chi è la puttanella che hai rimorchiato?”
“Mannò, ma non c’è nessuna! Ed a te non te ne è mai fregato di te e della mia band.”
“Come puoi dire questo, io adoro la tua band! Ed ora sali in macchina e sparisci.”
“Tanto lo so che torni!”
Guardavo attentamente la scena, e non osavo fiatare. Ero immobile, mentre i due amanti litigavano. Uno dei due entrò in macchina, mentre il più corto, coi capelli mori ed uno sguardo affascinante, iniziò a tirare delle bottiglie contro il parabrezza dell’auto.
Una volta entrati in aereoporto, rimasi in piedi con le cuffiette nelle orecchie, mentre si intravedeva la figura del ragazzo mentre si sedeva su uno delle sedie, asciugandosi le lacrime. Lo osservai attentamente. Quando alzò lo sguardo, ci guardammo, quasi incuriositi l’uno dell’ altro, ma nessuno osò fiatare.
Dopo poche ore, ero seduto su uno dei sedili dell’aereo, mentre tutto l’aereo dormira, la cameriera ripulì il mio tavolo; Mantenni il bicchiere pieno d’acqua in mano, e lo riposali sul tavolo, quando il signore davanti a me, si mosse e fece saltare il bicchiere, bagnandomi completamente la camicia.
Mi alzai e mi chiusi in bagno, cercando di asciugarmi con i fazzoletti rimanenti, quando ad un tratto sentì bussare la porta.
“Faccio da solo, grazie.”
Ma la porta continuava a bussare.
Così mi limitai ad aprire la porta, trovandomi il ragazzo davanti.
Ero sorpreso, ma mi spinse dentro il bagno e ci chiuse dentro.
Una volta atterrato l’aereo, mi diressi nel nastro segnato sullo schermo con la fotocamera attorno al collo, ma vidi poco dopo, il ragazzo seduto con la testa fra le gambe; Così mi avvicinai, con un piccolo sorrisetto.
“Non. Fiatare.” si limitò a dire.
“Io..Sono Harry, volevo conoscerti un po’ meglio..”
“Bla bla bla, hai rovinato tutto.”
“Che cosa ho rovinato?”
“Il nostro piccolo segreto.”
“In realtà credo che la cameriera ci abbia..” Ma prima che io finissi, mi susseguì la campanella, segno che il nastro stava per iniziare a girare.
“Dovrà essere eliminata.”disse il ragazzo, alzandosi e aggiustandosi la borsa.
Sorrisi.
“Io sono Harry.”
“Lo hai già detto questo.”
“Wow, non sei certo un chiacchierone tu.”
“Avresti preferito chiacchierare in bagno, Harry?” Mi disse mentre afferrava la sua valigia a fatica, mentre di dirigeva verso l’uscita.
Rimasi perplesso.
Poco dopo, scesi giù in stazione e mi ritrovai ancora lui, mentre sfilava una sigaretta dal pacchetto e se la mise fra le labbra, cercando di accenderla.
Mi avvicinai a lui.
“Allora? Notizie di Bon Jovi?”
“Di chi?”
“Del tuo ragazzo.”
Fece un tiro e buttò fuori il fumo.
“Ex ragazzo.”
“Sì, l’avevo intuito.”
Sospirò, facendo un altro tiro dalla sigaretta.
“Ne vuoi parlare?”
“Cos’è? Siamo diventati amici?”
“Beh..una certa intimità c’è stata.”
Ci fu un minuto di silenzio, ma continuai a parlargli.
“Bongiovi ha avuto un grosso contratto discografico?”
“Non si chiama Bon Jovi.”
“Ooh.”
“Suona la chitarra.”
“Tutti suonano la chitarra.”
“Tu suoni la chitarra?”
“No.”
Il ragazzo annuì.
“Meno due.” Mi disse, guardando il treno che arrivava.
“Meno due? Qual’era il meno uno?”
Mi guardò, ma non parlò ed entrò nel treno.
Seduto una volta nel treno, guardai il ragazzo ad un posto avanti al mio.
“Ti piacerebbe sederti vicino a questo bel ragazzo?” Mi domandò la signora fra me e lui.
Quest’ultimo sbarrò gli occhi e cercò di scuotere la testa.
“Grazie mille, mi farebbe piacere.”
Ci scambiammo di posto ed il ragazzo ruotò gli occhi.
Lo guardai e sorrisi, mentre lui si inumidì le labbra, cercando di rimanere impassivo.
“Che cosa ci fai qui, Harry? Sei qui a New York per affari?” Dissi mentre cercai di attirare la sua attenzione, imitando una voce idiota. “Io? Mhn, bella domanda. No guarda, sono venuto a trovare mio fratello..Beh, è un avvocato, quindi..”
Il ragazzo mi guardò divertito.
“E’ quello che vuoi fare anche tu?”
“Non lo so..ho appena finito la scuola.”
“Non ci si diploma a Giugno, di solito?”
“..Già.”
“E’ passato quasi un anno, non hai ancora lavoro?”
“Non saprei.”
“Dimmi tu, quando mi guardi vedi tua madre?”
Rimasi in silenzio, mentre lui se la rideva.
Il treno si stava per fermare; ci alzammo contemporaneamente e ci mantenemmo sulle sbarre.
“Di che segno sei?” Mi domandò, scrutandomi.
“Di che segno sono? Acquario.”
“Meno tre.”
Si diresse verso la porta e lo seguì, portandogli la valigia.
“Grazie.” Mi disse con un sorriso, prendendomi la sua valigia dalla mano. “Io sono Louis.”
“Che nome stupendo.”
“Meno venti.”
Le porte del treno si chiusero, e Louis si allontanò.
Scesi dal treno e uscii dalla stazione, osservando mio fratello con un cartello scritto ‘LOSER’;
“Perdente?” Gli dissi con il linguaggio dei semi.
Sì, mio fratello era sordo.
Lo abbracciai con forza, alzandolo proprio da terra, con un grosso sorriso stampato sulle labbra.
“Come è andato il viaggio?”
“E’ andato tutto bene.” Gli risposi; sapeva leggere quasi il labiale, ma poco dopo gli mimai, guardando una donna affianco a lui. “Chi è?”
“Non essere timida, ti presento mio fratello.” Mimò il ragazzo, verso la donna. “E’ la mia fidanzata.”
Era tutto un discorso a gesti.
“Ciao. Io sono Harry, piacere di conoscerti.”
“Piacere mio, io sono Carol. Ho sentito parlare molto di te.”
“Mi dispiace, pensavo che fossi anche te sorda.”
“Pensavi che fosse sorda, eh?” Mi domandò mio fratello.
Risi. “Sì.”
Il giorno dopo, ero ad un mercatino, che mi provavo un giubbotto di pelle davanti allo specchio, sistemandomi svariate volte i capelli. “Molto macho.”
Guardai la commessa mentre ridevo, ma lei mi fulminò con lo sguardo, levandomi il sorriso dalle labbra e mettendomi quasi in imbarazzo.
Gli ridai il giubbotto, sistemandomi la fotocamera sul collo e rimettendomi lo zaino in spalla.
“Dov’è la mia giacca?”
“La tua giacca?”
“Sì, un attimo fa era lì!”
Andai in panico, continuando a guardarmi intorno.
“Non ho visto nessuna giacca!”
La guardai disperato.
“Che c’è?”
“Cosa posso comprare con venti?”
“Venti? Poco?”
Mi diede un grosso felpone ed un foulard stracciato, ero fin troppo imbarazzato quando camminavo fra la gente.
Ma mi fermai davanti ad una vetrina, con delle grosse chitarre elettriche.
Mi voltai poco dopo, quando vidi proprio Louis sul marciapiede opposto mentre si fumava una sigaretta; accennai un sorrisetto e lo raggiunsi, sprofondando una mano nella tasca del pantaloncino, mentre con l’altra le toccai la spalla, spaventandolo.
“Sai, baciare un fumatore è come leccare un posacenere.”
“Sul serio? E scoparselo allora?”
Continuavo a ridere.
“Mi stai pedinando?”
“Sì.” Annuì, quando sbarrò gli occhi e mi guardò il grosso felpone. “Oh..ehm, mi hanno rubato la giacca.”
“Che facciamo? Andiamo da qualche parte?”
“Cos’è? Siamo diventati amici?” Lo imitai.
Ma poco dopo, vidi un uomo che indicò proprio lui. “Eccolo!”
Arrivò anche una signora dopo di lui. “Pensavo fossi alla toilette degli uomini.”
Louis gettò immediatamente la sigaretta, tossendo e scalciandola via. “Ero lì, ma..”
“Piacere, io sono il padre di Louis.” Mi allungò la mano e gliela strinsi.
“Harry.”
“Lei è Cristin, la mia madrina.”
“Allora, sei pronto?” Domandò il padre a Louis.
“Beh, ti dispiace se marino Mosè?”
“Oh, andiamo. Cristin si è preso un giorno di ferie per questo.”
“Lo so, mi rincresce che..” Mi guardò. “Ti dispiace se glielo dico?”
“…No, assolutamente. Fa pure.”
“Harry oggi deve ritirare alcune analisi e mi ha chiesto se poteva accompagnarmi, è una cosa delicata per lui, conoscerà la sua sorte.” Mi accarezzò la spalla, mentre cercavo di non mostrare il mio imbarazzo davanti ai suoi familiari. “Sta tranquillo. Magari vi raggiungiamo.”
“Oh, non preoccuparti, prenditi tutto il tempo che vuoi.” Disse Cristin con un sorriso addolcito, mentre il padre di Louis aveva una faccia piuttosto sicura. “Sono certa che passerà tutto, vedrai.”
“Buona fortuna.”
“Ci vediamo più tardi?”
“Ok, grazie.”
Rimasi impalato, mentre Louis mi trascinava con lui, con un leggero sorrisetto.
“Sai, non si scherza su certe cose, è il primo incontro con tuo padre.”
“Che ti importa di cosa pensa mio padre?”
“Beh..e se nascesse qualcosa tra di noi?” Louis mi guardò con una faccia sbalordita. “Che ho detto?”
“Tra me e te non nascerà mai niente.”
“Oh..e perché ne sei così sicura?”
“Prima di tutto perché non mi metterei mai con un tipo che se la spassa con il primo che gli capita nel bagno di un’aereo.”
“Ma eri tu! Non ti vuoi mettere con me perché abbiamo fatto l’amore?”
“Secondo non sei neanche lontanamente il mio tipo.”
“Guarda che io non voglio un ragazzo, ma lascia perdere, ci sono cose più importanti.”
“Quali cose?”
“C’è..c’è un ordine preciso delle cose da fare prima.”
“Vuoi dire delle priorità?”
“Sì, esatto, proprio questo.”
“E quali sarebbero queste priorità?”
“Quelle che hanno un po’ tutti..lavoro, casa, carriera, futuro.”
“E poi il ragazzo dei tuoi sogni busserà alla tua porta.”
“..Già. O io busserò alla sua. Ci troveremo a vicenda.”
“Mhn.”
“Non preoccuparti di me e dei miei ragazzi, ok? Andrà benissimo.”
“Aspetta.” Si fermò e mi levò il ridicolo foulard dal collo, avvicinandosi poi alla mia felpa, mentre mi allontanavo.
“No, fermo! Giù le mani.”
“Infondo non sei da buttare.”
Poco dopo entrammo in un bar, ci sedemmo davanti il bancone e lui ordinò due bicchieri di Tequila.
“Ti rendi conto che siamo a metà pomeriggio?”
“Mhmh.” Annuì, buttando giù tutto il liquido amaro.
Lo imitai, ma poco dopo feci una smorfia di disprezzo.
“Altri due?” Domandò la tipa dietro il bancone.
Louis annuì, mentre quest’ultima riempì nuovamente i due bicchierini.
“Guarda che oggi ho delle cose da fare.”
“Anch’io.”
“Sai che ti dico?” Guardai la tipa. “Me li faccia doppi.”
“Sono già doppi.” Mi rispose la tipa, mentre Louis se la rideva sotto i baffi e bevve tutto d’un sorso, ed io lo susseguì.
Poco dopo, ci arriva una grossa quantità di birra.
“Sai cosa? Offro io.”
Louis si mise una sigaretta fra le labbra. “E se in qualcosa non riuscissi?”
“Le rispetterò tutte, le priorità.”
Cacciò il fumo.
“E se ci volessero vent’anni?”
“Non ci vorrebbero vent’anni, al massimo cinque..sei, forse.”
“Non hai neanche un lavoro. Non sai neanche dove sta di casa il lavoro.”
“No, non è vero. Diciamo che, sono interessato alle cose che riguardano internet.”
“Bene, ho sentito che diventerai indispensabile.”
“Lo sono infatti.”
“Ne sono certo.”
“Sei..sarcastico?”
“No, credo che dovrai scacciarle con il bastone i ragazzi.”
“Pensi davvero che tra sei anni un tipo come me, con un lavoro, una casa, una macchina, una bella macchina e un futuro, credi davvero che avrò dei problemi a trovarmi un ragazzo?”
“Credo che avrai dei grossi problemi.”
Presi un foglio ed una penna.
“Che stai facendo?”
“Ti lascio il numero di casa dei miei genitori.”
“Vivi con i tuoi?”
“No..cioè, sì. Ma non tra sei anni.”
“Scusa ma..non capisco.”
“Se mi fai finire.”
“Allora, cos..”
Strappai il foglio dal blocchetto e glielo porsi.
“E’ proprio questo il punto, tra sei anni chiamerai proprio questo numero, i miei genitori risponderanno al telefono e dirai a loro come contattarmi e ti daranno il mio numero. Allora chiamerai a casa mia e quando il mio bellissimo marito risponderà al telefono chiederai come dovrai inviare i venti dollari che mi devi.”
“Venti dollari? Pensavo che volessi diventare un pezzo grosso.”
“Giusto..cinquanta. Cinquanta bigliettoni.”
“E che cinquanta siano.”
Ritornammo per la strada, quando presi la mia fotocamera, cercando una perfetta inquadratura.
“Ti decidi a scattare?”
“Voglio risparmiare il rullino.”
“Di che cosa? Per il tuo viaggio? E’ questo il tuo viaggo!”
Alzai le mani, mentre Louis mi sfilò la fotocamera dalla mano, con un grosso sorriso.
“Stai attento, l’ho avuta per Natale, quindi..”
“Mhmh.”
Iniziò a fotografarmi, per poi mettersi la fotocamera in mezzo le gambe, fotografando ancora.
“Ahn, quello è un posto che ho già visto. Carino, piacerà alla mia mamma.”
“Fingi di essere divo. Comportati da disinvolto! Ora fai il sexy! Mh, amo Harry che fa il sexy.”
Mi avvicinai molto all’obbiettivo, con sguardo (ironicamente) sexy.
“Uuh, mi piace. Ci siamo, bene!”
“Adesso dammela, per favore.”
“Dai!”
“Me la vuoi ridare? Hai finito?”
“E’ finito il rullino.”
“No..come hai fatto a scattare tutto il rullino?”
“Sei molto fotogenico!”
“Ma ti ho appena detto che volevo risparmiare il rullino!”
Louis prese fuori il rullino e se lo mise in tasca, mettendo poi il nuovo rullino all’interno, camminando verso la ringhiera del marciapiede.
“Hai preso il rullino giusto? Sicuro?”
“Ed io che ne so, ho preso un rullino.”
Si appoggiò sulla ringhiera e scattò delle foto al ponte illuminato, quando i lampioni si accesero.
Mi riporse la fotocamera.
“Devo andare.” Mi sussurrò lieve.
“Ok..”
Si avvicinò a me con un sorriso stampato sulla faccia, alzandosi sulle punte dei piedi e lasciandomi un dolce bacio sulle labbra.
“Senti, io..”
“No.” Mi bloccò. “Hai rovinato tutto.”
E se ne andò, lasciandomi dei grossi dubbi.

** 3 anni dopo **

(Mentre Louis venne lasciato dal suo ragazzo prima di Capodanno, decide di chiamare varie persone per organizzarsi, ma tutte erano già impegnate per la grande serata. Tra i numeri, capito il bigliettino di Harry, così, decide di chiamarlo, anche se ha molta insicurezza.)

“Pronto, Casa Martin.” Rispose mia madre, come è il suo solito fare.
“Ah..Pronto, salve..Harry è in casa?”
“Sì, un attimo.. Haaaarry!”
“Sìì?”
“Al telefono!”
Afferai la cornetta e la portai all’orecchio.
“Pronto?”
“Pronto..Harry?”
“Sono io.”
“Io sono..Louis, non so se..ti ricordi di me.”
“Louis? Il Louis di New York?”
“Già!”
“Proonto?” Si sentì la voce da ochetta di mia sorella.
“Allen, ho risposto io!”
“Okay oddio non lo sapevo, scusa.”
“Che rompiscatole..ehm, sei ancora lì?”
“Sìsì, sono ancora qui.”
“Allora, come va?”
“No senti, volevo chiederti..mi è capitato fra le mani il tuo numero, ed allora mi sono detto –Chissà cosa sta facendo Harry!– Ma stasera probabilmente sarai già impegnato, ma mi chiedevo se ti andava di prenderci un caffè questo pomeriggio.”
“Certo.”
“Dici sul serio?”
“Harry!” Si sentiva ancora mia sorella.
“Sono ancora al telefono, Allen.”
“Voglio sapere quanto dura, aspetto una telefonata!”
“Cerca persone, Allen.”
“Ma non pos-”
“Attacca quel telefono, Allen!”
“Tanto vai in bianco, stronzo.”
“Mamma!”
“Attacca quel telefono, Allen.” Intervenne mia madre.
“Ehm..pronto? Scusami..sei ancora lì?”
“Sì!”
“E..dove ti trovi? Ti raggiungo.”
“Adesso?”
“Sì, giusto il tempo di arrivare.”
Dopo pochi minuti, bussai al citofono. Si aprì la porta e notai Louis, in tutta la sua pelle candida.
“Ciao.”
“Ciao!” Mi salutò Louis con un ampio sorriso.
“Sei un po’ cambiato.”
“Anche tu!”
“Te sei cambiata in meglio.”
“Stai bene con i capelli lunghi.”
“Grazie.”
“Vogliamo entrare in casa?”
“Non vedo l’ora.”
Una volta entrati in casa, Louis inizio a baciarmi con foga, cercando di sfilarmi la giacca e mi blocco al muro, ma mentre cercavo di sfilargli la maglia, lui si staccò.
“Ti posso portare qualcosa da bere? Un the, un caffè, una soda..”
“Sto bene così, grazie.” Dissi, con leggero imbarazzo.
“Io mi prendo una birra.”
Accennai una risata, passandomi una mano sulla fronte, guardandomi attorno e rimanendo sbalordito.
Louis ritornò indietro, guardandomi con un sopracciglio alzato.
“Non crederai che ti ho fatto venire fin qui per questo.”
“Mannò, certo..puoi parlarmi dei problemi del terzo mondo.”
“Vedi, io non sono il ragazzo che hai conosciuto tre anni fa. Voglio dire, sono lo stesso ragazzo, ma non è la stessa situazione.”
“Sì, sì capisco.”
“Non ho bisogno di andare a letto con qualcuno dopo ogni separazione come pare a me stesso come se fossi..”
Farfugliavo nei cassetti della cucina.
“Sì?”
“Che cosa cerchi?”
“Ehm..le pillole. Che ti ha dato il tuo psichiatra. Le terrai a portata di mano come in questi momenti, giusto?”
“Non sei divertente. E se fossi pazzo davvero?”
“Hai già mangiato?”
Arrivammo in un parcheggio, con l’auto di Louis.
“Come fai a non avere un auto?”
“Ce l’avevo, ma poi l’ho venduta per i miei problemi residenziali.”
“Aah, giusto! L’ordine delle tue priorità! Sono, altri due anni e mezzo prima che tu diventi ricco.”
“Giusto.”
“Tu e il tuo bellissimo marito vivrete nella cameretta insieme ai tuoi?”
“Io non vivo coi miei.”
“Eri solo di passaggio?”
“Nah, stavo prendendo le mie cose. Mi trasferisco.”
Iniziammo a camminare lungo le strade.
“Allora, dimmi un po’, che fine ha fatto il tuo amico rockettaro?”
“Chi?Ah, quello. Ha cambiato vita si è trasferito anche lui.”
“Davvero? E cosa fa ora? Vende Enciclopedie a domicilio?”
“Sei strano.”
“E dimmi un pò, che faceva il ragazzo che ti ha appena mollato? Era un giocatore di baseball o un cosmonauta?”
“Chi te lo ha detto che mi sono lasciato?”
“Tu, nella tua cucina mentre eri in preda ad uno dei tuoi raptus.”
“Non te lo dico.”
“Lo hai scaricato tu? No, ti ha scaricato lui.”
“Non ho intenzione di parlarne.”
“Ok, d’accordo. Allora non parlerò nemmeno io.”
“Non parlerai?”
“Non dirò nulla.”
“Allora io sarò muto come un pesce.”
Facemmo il gesto del “cucire” la bocca, come due bambini, fermandoci davanti un ristorante giapponese.
Una volta seduti, ci guardammo negli occhi con molta attenzione, nessuno dei due fiatò, al massimo sorridevamo;
Inizio a versargli il the nella piccola tazza, facendola schizzare ovunque e Louis cercava in tutti i modi di non ridere.
Iniziammo a bere entrambi, ma lui prese a fare la fontanella addosso a me, sputandomi tutto il the addosso; lo susseguii ma lui cercava di coprirsi con il fazzoletto, per poi mettersi sotto al tavolo e venire in contro a me, ma io cambiai subito posto, quando proprio arrivò la cameriera con le ordinazioni.
Mangiammo, e Louis iniziò a fare la solita parte dello strozzamento con il cibo, ma io rimasi immobile, sapevo perfettamente che faceva finta.
“Non stale bene signolina? Non stale bene?” intervenne la cameriera.
Gli feci cenno di allontanarsi, obbediendomi.
Louis si schiantò sul tavolo, finto morto; accennai un sorrisino, prendendomi qualcosa dal suo piatto, mangiandomelo, ma poi lui alzò il capo, sospirando.
“E va bene, te lo dico.”
“Mhn, mio fratello è sordo, posso stare giorni senza parlare.”
Dopo pagato il conto e usciti dal ristorante, lo guardai fin troppo curioso, cercando di attirare la sua attenzione, e così iniziò a parlare.
“L’ho conosciuto in classe.”
“Davvero? Sei tornato a scuola?”
“Sì, ad un corso di recitazione.”
“Ooh, attore! Wow, un gradino più in alto dei musicisti.”
“Era uno scrittore, è uno scrittore.”
“Ma la domanda sporge spontanea: chi ha scaricato chi?”
“Mi ha mollato.”
Ci rimettemmo in macchina, Louis mi guardò attentamente.
“Che programmi hai?”
“Programmi per cosa?”
“Per stanotte. E’ Capodanno.”
“Ahn, non sono un grande fan dei veglioni.”
“Un branco di ubriaconi dilettanti.”
“Già..”
“Patetici individui con ridicoli cappellini.”
“E le trombette. Tremende.”
“So che c’è una festa.”
“Sul serio?”
“Andiamo?”
“Andiamo.”
Uscimmo velocemente dall’auto; Louis aprì il portabagagli, porgendomi dei vestiti decenti, stessa cosa per lui.
“Hai più vestiti lì dentro che io nell’armadio!” esclamai, divertito. “Dovrei comportarmi come un grande divo di Hollywood?”
“Cerca di essere normale.”
Si nascose dietro un cassonetto per cambiarsi, ed io lo seguì.
“Ehy, Louis, devo dirti una cosa.”
“Ti dispiace?”
“Oh, scusa.” mi girai di spalle.
“Che c’è? Che devi chiedermi?”
“Qual’era il meno uno?”
“Che cosa?”
“A New York. Il meno due era che non sapevo suonare la chitarra, il numero tre era il segno zodiacale. Qual’era il meno uno?”
“Il meno uno era che io ho dovuto fare la prima mossa.”
“Ho avuto il meno uno prima che ci conoscessimo? Dopo, però..sembra di aver recuperato bene.”
Una volta vestiti, Louis uscì da dietro il cassonetto, lanciandomi le chiavi.
“Guida tu!”
Poco dopo, arrivammo in una grossa sala addobbata di bianco, piena di luci e tante persone con un cappello con scritto “Happy New Year”.
“Mi ero presentato prima io.”
“Cosa?”
“A New York. Mi sono presentato prima io, questa non è una mossa?”
“Oggi chi ha chiamato per primo?”
“Non avevo il tuo numero.”
“Non me lo hai mai chiesto!”
“Ooh, sei venuto!” Arrivò di corsa un amico di Louis verso di noi. “E questo giovanotto al tuo seguito?”
“Harry, lui è Lewis e al suo fianco suo marito, Michael.”
“Harry.” dissi preso leggermente dall’imbarazzo, mentre ci stringemmo la mano.
Arrivò un altro amico di Louis.
“Eeehy, salve ragazzi!”
E così si riunirono tutti e tre e mi rimasero solo con Michael.
“Ti prendi un drink?”
“Ehm, sto bene, grazie.”
“Ne prenderò uno per me.”
Mi allontanai da Michael, chiamando a casa; rispose mia sorella.
“Pronto?”
“Allen, sono io!”
“Che cosa vuoi, Harry?”
“Ascoltami, sono ad un grande party di Hollywood, e ho appena incontrato il rapper bianco che ti piace!”
“Eminem? NOO, NON E’ POSSIBILE!”
“Sta a sentire, ci sediamo al bar e cominciamo a parlare del più e del meno, all’improvviso lui inizia a palparmi la coscia, Buon anno Allen!”
“Sei il solito stronzo, Harry!”
Poco dopo mi raggiunse Louis, ma non sembrava del tutto lucido.
“Aah, sei qui! Andiamo!”
Mi prese per il braccio e mi trascinò in pista, e mentre ballammo, notavo qualcosa di strano in lui; alla festa c’era il suo amico rockettaro, con un altro ragazzo, ovviamente. Cercava di spiarlo.
“Mettimi le mani sul culo, lo farai ingelosire.”
Louis iniziò a ridere.
“Vuoi..che metta le mie sul tuo?”
Ma non smetteva di ridere.
“Ehm..ti senti bene?” gli domandai, mentre lui si staccò.
“Sì. Devo andare al bagno dei uomini. Torno subito, aspettami, eh!”
E si allontanò, sbattendo contro la gente in pista.
Mi rimase, ancora una volta, perplesso.
Partì la voce del presentatore dal grosso palco della grande sala.
“Venite tutti qui con i bicchieri in mano! E’ quasi mezzanotte!”
Cercavo Louis con lo sguardo, fra la gentaglia che continuava a suonare le trombette o a bere champagne all’impazzita, ma nessuna traccia. Iniziò il contro alla rovescia.
“10..9..8..”
Continuavo a girare per la gente con più velocità, guardandomi intorno, non riuscendo a scorgere la piccola figura.
“7..6..5..4..”
Non mi volevo arrendere, e d’un tratto lo trovai impalato davanti il suo ex, mentre quest’ultimo sorrideva in continuazione al suo amante, o chissà, marito.
“3..2..1..”
Corsi verso di lui, gli afferrai il viso e gli lascia un prolungato bacio sulle labbra, con dolcezza.
Louis mi circondò le spalle con le braccia, prolungato di più il bacio, ricoperti dalla finta neve che cadeva dal soffitto dopo il “Felice anno nuovo”.
Ci staccammo, ed iniziammo a ridere.
Dopo la festa, arrivati a casa mia, ci raccontammo barzellette fin troppo squallide. Ma pazienza, era divertente!
Louis, tutto ubriaco entrò in casa mia, sbarrando gli occhi e toccandomi varie volte la spalla.
“Haaarry! Ci sono stati i ladri!”
“Mi sto trasferendo.”
“Davvero?”
“Sì. Te l’ho detto.”
“Davvero?”
“Sì. E’ ufficiale, lascerò questo appartamento.”
“Quando me lo hai detto?”
“Prima. Il mio lavoro..è a San Francisco.”
“Quando parti?”
“Domani.”
Voleva dirmi qualcosa, ma annuì solamente.
Accesi tante candele, era piuttosto buio in casa.
“Haar!”
Mi sentii chiamare, mi girai e mi ritrovai Louis che mi scattava foto con la mia vecchia fotocamera.
“Hahah, carina. Grazie.”
Riposò la fotocamera e si avvicinò ad uno dei grossi scatoloni, estraendo uno dei piccoli quadri.
“Ehy, questa l’ho scattata io.”
“Già.”
“L’hai incorniciata?”
“Sì, mi piaceva.”
“Hai incorniciato la mia foto.”
“E’ una bella foto.”
“Wow.” mi disse, cercando di tenersi in piedi. “Proprio quando inizi a piacermi ti trasferisci.”
Rimasi in silenzio e mi avvicinai allo scatolone affianco a lui, riposando il piccolo quadro; ci guardammo per qualche secondo.
“Posso dirti una cos-”
Non gli feci finire la frase, presi a baciarlo con passione;
Lo poggiai alla grande finestra dell’appartamento, mentre cercava di parlarmi nel bacio, ma si staccò.
“A-aspetta, aspetta solo un secondo.” e se ne scappò in bagno.
Rimasi immobilizzato, con un sorrisetto stampato sulle labbra, come se fossi fiero di me.
Cercai di sistemarmi il più possibile, mi appoggiai alla finestra e riempì due bicchieri con vino bianco, già aperto.
Passarono una decina di minuti, nessuna traccia di Louis.
“Louis?”
Mi alzai e bussai alla porta del bagno, per poi aprirla, trovandomi Louis addormentato sul bordo della tavoletta; forse aveva vomitato.
Lo presi in braccio e abbassai il letto dalla parete, posandolo su di esso e spogliandolo, mettendogli la mia camicia.
Il giorno dopo, mi svegliai, con affianco Louis che dormiva beatamente, ma purtroppo, dovevo traslocare. Gli lasciai un bigliettino, e come regalo, la mia fotocamera.

** 2 anni dopo **

Tornai affaticato e stanco dal mio lavoro.
“Ehy, piccolo. Sono a casa, scusa se ho fatto tardi, sono stato trattenuto in ufficio.”
“Ti sei ricordato il vino?”
“Che cosa?”
“Il vino.”
“L’ho dimenticato. Sai che ti dico? Lo vado a prendere subito.”
“Non ti disturbare, l’ho preso io.”
“E perché mi hai chiesto se l’avevo preso?”
“Perché sapevo che non te ne saresti ricordato, ne ero sicuro.”
“Hm. Cos’è? Una specie di profezia che si avvera?”
“Sai una cosa, Harry? Tu non ci sei mai. E quando ci sei, è come se non ci fossi.”
“Sono qui, adesso. Hai visto la mia camicia rossa?”
“Non ce la faccio più, Harry.”
“Non ce la fai a fare cosa?”
“Questo.”
“Che cosa vuoi dire?”
“Non lo so, io..credo sia meglio lasciar perdere.”
Il giorno dopo, mi ritrovai seduto, di fronte un appartamento, quando scorgo una piccola immagine, aprire la porta di casa; alzai lo sguardo al suo, vedevo che mi osservava.
Rimasi sorpreso, non ci potevo credere.
La grossa figura iniziò a sorridere.
Era Louis.
Mi invitò in casa, ci sedemmo ed iniziammo a parlare.
“E quelle foto sul muro?”
“Ah, quelle. Li faccio ai matrimoni, alle feste e faccio anche foto tessera, per arrotondare. Sai, ad una festa ho incontrato una proprietaria di una galleria d’arte e ha detto che potrei esporre lì i miei lavori. Quindi..”
“E’ fantastica, come hai fatto quella foto?”
“Si lascia aperto l’otturatore. Il difficile e farli rimanere immobili, altrimenti vengono sfocati come le macchine sullo sfondo. Io..vado a buttarmi un po’ d’acqua in faccia, te fai come se fossi a casa tua.”
Sfogliai vari libri sulle fotografie sul piccolo tavolino del salotto, era davvero carino quel posto.
Appena arrivato, mi offrì un bicchiere di vino.
“Grazie.”
Iniziai a parlargli dei miei problemi con ormai il mio ex, da quella sera ci lasciammo.
Louis sembrava molto attento, mi osservava con un piccolo sguardo accattivante.
“….aveva detto che lui non poteva essere il numero 3 o il numero 4 della lista di priorità di qualcuno.”
Si stava avvicinando al mio viso, quando iniziò a squillare.
“Prooonto, ti chiamo per sapere come vanno le cose..”
Una voce a me familiare, sembrava Lewis.
Louis di corsa si alzò e prese il telefono.
“Ehm..questa deve essere una telefonata di lavoro, ehm, .proonto, cerca di capire se i negativi possono andare con i positivi..”
Si mise di corsa le scarpe e salì di sopra.
Era davvero strano.
Mi alzai e mi infilai il cappotto, avvicinandomi alla porta, ma vedendo riscendere Louis.
“Mi dispiace, è che..dove stai andando?”
“Che ne pensi delle frittelle dolci?”
“Adoro le frittelle dolci.”
Sì, lo invitai ad uno di quei strani bar fatto in dei camper, erano davvero carini.
“Sai già cosa ordinare?” mi domandò, incuriosito. “Perché..io non ne ho proprio idea!” abbassai il menù e me lo ritrovai con due cannucce nelle narici del naso.
Ma io non riuscivo proprio a sorridere.
“Andiamo, Har! Non ci pensare, sorridi un po’, sei qui con me!”
Louis si allungò e mi accarezzò delicatamente la guancia; accennai una risata e lui sorrise.
“Eccolo, ora va meglio.”
“Salve..”
Louis girò lentamente lo sguardo, sbarrando gli occhi e con un ampio sorriso si alzò.
“Matthew! Da quanto tempo!”
“Sì, tantissimo.”
“Sai, avevo intenzione di chiamarti.”
“Anch’io, sai, speravo di riuscire ad incontrarti e di fare una bella chiacchierata.”
“Sì, sarebbe fantastico.”
“D’accordo, allora.”
“Sì!”
“Matthew, hai qualche soldo per la cam-”
Bum, ed ecco ritrovato l’ex di Louis, con un altro ragazzo.
“Ehy, c-ciao Louis!” si vedeva che era imbarazzato.
“Ciao.”
“Come vanno le cose? Come stai?”
“Sto bene.”
“Sì? Stai bene?”
“Sì.”
“Ah, fantastico.”
Mi alzai di scatto, volevo presentarmi a lui, così gli porsi la mano.
“Ciao, piacere, io sono Harry.”
“Piacere, Travis.”
Una volta che se ne erano andati, Louis si risedette e mi guardò sbalordito, mentre io gli sorridevo sotto i baffi.
“Mh, sto morendo di fame.”
“Ho bisogno d’aria.”
“Ok.” ridacchiai, rialzandomi insieme a lui e ci mettemmo in macchina, correndo lungo le strade di San Francisco.
“Andiamo, Louis. Non ci pensare, sorridi, sei con me!”
“Sta zitto.”
Presi gli occhiali da soli e misi le due stecchette nel naso, arricciando le labbra, mentre Louis urlava all’auto affianco.
Mi avvicinai con il viso al suo, ed una volta che mi vide, scoppiò a ridere.
“Andiamo!” continuai. “Non ci pensare! Sorridi, sei con me!”
Ridemmo come due bambini.
“Allora, dove andiamo?”
“Verso Nord.”
“Mi sto riempiendo di lavoro: notte, wee-kend, persino a casa; o a casa di James, perché, mi ero trasferito da lui. E’ stato quello il mio grande errore. Avrei dovuto attenermi al progetto, sai ad ironia della sorte James amava i progetti. Ci organizzavamo dei viaggi e lui, organizzava tutto, fino all’ultimo dettaglio. Voglio dire, compresi i distributori di benzina a cui ci dovevamo fermare. Ricordo quell’unica volta in cui siamo stati a Nashville, cosa ci facevamo lì neanche lo so. Eravamo in un B&B, sai, e cominciò piovere, ma non sto parlando della pioggia normale, era un vero e proprio acquazzone totale! Capisci..”
Louis in tutto il mio racconto stava cantando e ridendo, alzando ogni volta il volume della radio.
“..ed allora a James ebbe una grande idea, sta a sentire. Parcheggiare la macchina, nell’autolavaggio, perché, chi lava la macchina quando piove?”
Mentre pensavo, Louis continuava a cantare, ed allora cantai insieme a lui, con un piccolo sorriso fra le labbra.
“Sorridi!”
Continuammo a cantare per tutto il viaggio, ed alcune volte sbagliavo le parole, ce la facemmo sotto dalle risate ogni singola volta;
Arrivata sera, ci fermammo e facemmo rifornimento all’auto. Comprai quasi tutto il negozio, e messi nuovamente in viaggio, ci abbuffammo di schifezze.
“Guarda la Luna.” dissi, osservandola attentamente. “Fermiamoci.”
Ci scolammo un’intera bottiglia di vino, ma un po’ per uno.
“Tu l’amavi?”
“Chi? Travis? No..forse un po’. Tu ami James?”
“Beh, credo di sì.”
“Lo ami o non lo ami?”
“Pensavo di sì. Se non era amore, era qualcosa di simile. Ok, adesso non so. Sembra stupido quando lo dico ad alta voce.”
“Io credo che chi è disposto ad essere stupido, non deve essere innamorato.”
Risi alle sue parole.
“Senti questo..”
“Che c’è?”
Sentii un rumore, mi alzai di fretta.
“Che cosa è stato?”
“Cos..”
“Quello.”
“Non ho sentito niente..”
E quando Louis si girò, lo spaventai a morte, scuotendogli il braccio, mentre lui urlava; mi spinse e caddi dall’auto.
“Oh mio dio, stai bene? Harry stai bene?”
Lo feci cadere su di me.
Dopo un po’, ci ritrovammo nudi dietro la macchina, ed io salì sul tetto, coprendomi con le mani.
“Sei proprio un gran figo.”
“Ma piantala.”
Louis posizionò la fotocamera davanti a me; Io ero fin troppo imbarazzato.
“Uuh, molto carino.”
“Stai approfittando di me in questo momento!”
“L’otturatore deve stare aperto quaranta secondi, devi rimanere immobile, chiaro?”
“Ok..”
Girò la manovella.
“Sei pronto?”
“Pronto.”
Corse verso di me, posizionandosi davanti e ci guardammo negli occhi, quasi come se fosse una scena romantica.
“Non muoverti.”
Continuammo a guardarci negli occhi, quando Louis mi guardò con un sorriso.
“Qualcosa si muove.”
“Non posso evitarlo.”
Ritornammo subito seri, finché non avvicinai il viso al suo, iniziando a baciarci con dolcezza, sotto il chiaro di Luna.
Ci mettemmo in macchina, ed iniziammo subito a fare l’amore.
Il mattino seguente, ci svegliò un poliziotto del paese.
“Ragazzi, posso parlarvi un attimo qui fuori?”
Scendemmo dall’auto con delle coperte posizionate alla vita.
“Questo è un parco nazionale, perché non prendete la vostra roba, la vostra macchina, e ve ne andate? Fate buon viaggio.”
Guardai l’orologio, deglutendo.
“Devo proprio andare.”
“Ok.”
Dopo il lungo viaggio e una serie di chiacchiere, riaccompagnai Louis all’appartamento.
“Te la porto io.”
“Lascia stare.”
“Allora..hai il mio numero.”
“E tu hai il mio.”
“Sì, ce l’ho.”
“Ti farò sapere come andrà a New York.”
“Ah, sì.”
“Devo fare..devo fare ancora chiarezza su i miei sentimenti per..”
“James?”
“Sì, non l’ho dimenticato. Io..”
“Non importa.”
“Davvero?”
“Sì..non sono solo.”
“Sei fidanzato?”
“Sì, voglio dire, non è che ci stiamo per sposarci, ma voglio dire.”
“Aspetta, sono..sono confuso. E’ una persona diversa? Non è lo scrittore?”
“No, è una persona diversa, è una persona nuova.”
“Una persona diversa?”
“Che c’è?”
“E’..io..e’..sai, mh..allora..”
Arrivò il taxista che prese i bagagli e Louis mi abbraccio delicatamente, ma io rimasi immobile, quasi deluso.
“No.” mi guardò. “Non rovinare tutto.”
Rimasi in silenzio, avvicinandomi alla porta del taxi e rigirandomi verso di lui, alzando un sopracciglio.
“Vattene, sono stufo di te!” rise.
Entrai nel taxi, con il sorriso, e gli feci la linguaccia, per poi partire.
Qualche giorno dopo, finito il lavoro, mi chiamò Louis.
“Har?”
“Ehy, ciao.”
“Sei ancora a New York?”
“Sì..aspetta che qui c’è poca linea, mi sposto.”
Mi chiese di andare al cimitero.
“Eccola, l’ho trovata.”
“E’ tenuta bene?” si vedeva tramite telefono che era in lacrime, e cercava di non scoppiare.
“Era giovane?”
“Sì.” mi rispose con un filo di voce. “Che tipo di fiori hai preso?”
“Blu.”
“Perfetto.” tirò su con il naso. “Oggi è il suo compleanno.”
Rimasi in silenzio.
“Parla, ti prego..”
“Non so cosa dire..”
“Un qualcosa qualunque..”
“D’accordo.” mi sedetti davanti la tomba. “C’è un ragazzino, ok? E nel suo giardino, nel retro, va a scavare una fossa. E la vicina guarda dallo steccato dicendo ‘Che cosa ci fai lì, Johnny?’ e il ragazzino sembra molto triste, e dice ‘Il mio pesce rosso è morto e gli sto facendo un funerale.’ e la signora dice ‘Mi sembra una fossa molto grande per un pesce rosso.’ Johnny così risponde ‘E’ perché si trova nella pancia del suo gatto.’”
Louis finalmente iniziò a ridere.
“E’ terribile.” disse, ridendo. “Grazie.”

** 1 anno dopo **

(Dopo che Harry ritornò a Los Angeles e ottenne i soldi dopo quest’ultimo anno,l’azienda fallì. Mentre Louis rimase sempre con i suoi amici e si fidanzò. Ogni cosa, ritornò come prima.)

Sull’aereo c’erano solo persone che urlavano o bambini che correvano all’impazzita, credo che questo sia il ritorno a Los Angeles più brutto della mia vita. Ore dopo, arrivai davanti la mia casa materna.
Una volta poggiate le valige in camera mia, ritornai da mia madre, con un piccolo sorriso.
Ci abbracciamo, e lei cercava di consolarmi in tutti i modi.
Verso fine pomeriggio, avevo deciso di farmi un giro lungo le strade di Los Angeles, giusto per riabilitarmi un po’; Passai davanti la 3910, notando vari quadri familiari, così entrai e parlai con la commessa.
“L’artista, non viene mai qui?”
“Quasi tutti i giorni. E’ appena andata via.”
Il giorno dopo, cercai di sistemarmi il meglio possibile e passai davanti, ancora, la 3910, ma non c’era nessuno. Solo la commessa di ieri.
Mi misi nella lavanderia, davanti alla piccola galleria d’arte.
Sgranai leggermente gli occhi e mi alzai, quando vidi un ragazzo entrare con il suo stesso taglio di capelli e il suo modo di vestire.
Attraversai di corsa la strada ed entrai, facendo un respiro profondo.
“Salve, ci si rivede.”
Il ragazzo si girò, ma non era Louis.
Rimasi di stucco.
“Già.”
Mi andai a rimettere in lavanderia, con un nodo in gola.
Ero deluso di me stesso.
Il giorno dopo, presi l’amplificatore e la chitarra elettrica, mi misi davanti l’appartamento di Louis ed iniziai a suonare e cantare.
Vidi Louis uscire dalla porta, ed iniziai ad avere imbarazzo.
Tutte le persone con gli appartamenti accanto si affacciarono, e ci osservavano.
Louis aprì la bocca, sorpreso.
“A-ah..”
“Non dire niente, sennò.. sennò perdo il coraggio.”
Ripresi a suonare, vedendo Louis abbozzare un grosso sorriso.
Finito il mio “mini-concerto”, tutte le persone iniziarono ad applaudire, ed io sorridevo dall’imbarazzo.
“Grande spacciatore!” urlò un signore.
Guardai il ragazzo, curioso.
“So’ che ti piace Bon Jovi, quindi..”
“Io non..”
“Louis..non ho un soldo, non ho un lavoro, non ho un progetto, e non so se..” sospirai. “Probabilmente ho sei anni di ritardo, ma potresti annullarmi quel meno uno?”
Louis abbassò la testa, scuotendo leggermente il capo, sospirando.
“Sei sposato, ho capito.”
“Sono fidanzato.” a quelle parole non feci altro che annuire. “Vuoi entrare?”
“No, credo di aver bisogno d’aria.” risi, ma per la tristezza che si accumulava piano piano in me.
“Devo andare a prendere il bambino.” lo guardai di stucco. “Ehm..faccio il babysitter per Lewis, lui e Michael hanno adottato una bimba. Ma te la sei cavata bene.”
Dopo quelle parole, rientrò in casa.
Sospirai ancora, era la prima volta che qualcuno mi dava buca.
Louis si mise sotto il porticato, ed io preparai tutto per andarmene, mettendomi davanti a lui.
“Così..quando sarò un vecchio signore, non dovrò mai chiedermi ‘E se..’”
Mi porse la mano, la afferrai e ci abbracciammo con forza.
Sorrisi, una volta staccati, e me ne andai, con lo sguardo abbassato lungo le strade.

** 6 mesi dopo**

(Louis, mentre preparava gli scatoloni per il trasloco, trovò i vecchi rullini di quando lui ed Harry si erano conosciuti, e si accorse, che proprio quest’ultimo fece la prima mossa, scattando varie foto al ragazzo, di nascosto. Harry, invece, si stava preparando per il matrimonio e cercava un abito decente.)

Eravamo nel caos più totale nella nostra casa; c’era gente che parlava ad alta voce, chi si spingeva contro, chi mangiava prima il buffet (riferimenti puramente casuali a mio fratello) e chi era sudato come un maiale, ad esempio: me.
“Mamma, dov’è il mio papillon?”
“Hai provato a cercare nella tua stanza?”
“Sì, ma non riesco a trovarlo.”
“Prova a guardare meglio.”
Guardai mio fratello e il suo vestito, iniziando poi a mimargli.
“Ehy, quello è il mio papillon!”
Scosse la testa.
“Mamma, Frank mi ha preso il papillon!”
“Perché ha preso il tuo papillon?”
“Non lo so..” riguardai mio fratello. “Perché hai preso il mio papillon?”
Alzò le spalle.
“Dammelo.”
Mi ripresi il papillon e lo indossai insieme alla camicia.
“Sei conciato come la merda.” mi mimò mio fratello.
Lo ringraziai, ridacchiando.
“Eehy, il grande giorno, eh?” uno dei miei parenti mi porse la mano.
“Già.” gliela strinsi.
“Siete pronti, signori?” arrivò da dietro il testimone di mia sorella.
“Sì, bene.”
“Cominciamo.”
Mentre parlavo con i parenti, scorsi la figura di Louis dentro casa.
Entrai di corsa, quando lui se ne stava andando di corsa.
Ma andò a sbattere contro una vetrata, e cadde.
“Poverino!”
“Dovremmo chiamare un’ambulanza? Meglio non toccarlo.”
Mi inginocchiai davanti a lui, con tutte le persone attorno.
“Ci penso io, ci penso io.” dissi, rialzandolo piano da terra.
“No no no.”
“Va meglio?”
“Sì..”
“Che cosa ci fai qui?”
“Mi dispiace, i-io..”
Arrivò una signora.
“Mi scusi, è lui che ha chiesto il ghiaccio?”
“No..”
E se ne andò, ancora.
“Come hai fatto a trovarmi?”
“Avevo il tuo numero di telefono, ho chiamato il servizio informazioni..”
Arrivò l’ennesima persona a disturbarci, dandomi dei piccoli fiori da mettere nel taschino.
“Ah, già..il servizio informazioni dà le informazioni..Lasci, faccio io.” e se ne andò, svelto. “Allora? Come va?”
“E’ meglio che vada. Buona fortuna.”
Louis corse via da casa, ed io rimasi immobile, cercando di dirgli qualcosa.
Corsi fuori con lui, dopo un po’, e lo guardai attentamente.
“Louis.”
“No..”
Mi avvicinai a lui.
“E’ troppo tardi..” mi sussurrò, con sguardo triste.
Sorrisi, per poi avventarmi sulle sue labbra.
“Harry!” urlò mia sorella. “Che sta succedendo?”
“Non sei arrivato troppo tardi. Non mi sposo io. Si sposa mia sorella.”
Guardai attentamente Louis negli occhi, con un grosso sorriso sulle labbra.
“Sei il solito stronzo.” mormorò mia sorella.
Louis sorrise come non mai, guardandomi e mi riprese a baciare.
Una volta staccati, Louis fece per parlare.
“No.” mormorai. “Non rovinare tutto.”
E ci baciammo, ancora e ancora.
   
 
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