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Autore: olobersyko    30/11/2014    2 recensioni
«Si dice che il minimo battito d'ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall'altra parte del mondo.» Hailie si girò, ormai in grado di riconoscere quella voce, ed incontrò gli occhi scuri di Calum. «Sapevo che ti avrei ritrovata qui, Foster.» Le sorrise, o almeno curvò le labbra in qualcosa che va molto vicino ad un sorriso.
«Ero certa di rivederti in questo luogo, Hood, quindi direi che abbiamo entrambi ragione» rispose lei, avvicinandosi a lui, non troppo, dopotutto non erano così intimi da avere un contatto fisico, semplicemente parlavano. «Era carina quella frase sulle ali di una farfalla e sugli uragani» commentò infine, appoggiando il peso su una gamba.
«Sarebbe bello se accadesse, non trovi?» domandò retoricamente.
«Magari in questo momento saremmo travolti da un uragano» rispose lei, abbozzando un sorriso.
«Magari è così, ma non ce ne accorgiamo» disse infine, portando lo sguardo sul gatto e avvicinandosi, accarezzandolo tra le orecchie e quest'ultimo, appena lo riconobbe, tornò seduto e gli si accoccolò al ginocchio, quasi abbracciandolo. Calum sorrise - un sorriso vero, s'intende - e si sedette, portandoselo tra le gambe e continuando a coccolarlo. «O magari lo stai provocando tu, un uragano.»
Genere: Comico, Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daisies.
 
 
Hailie rise, mentre il suo corpo ruotava tra le muscolose braccia del moro. Quando le sue scarpe poggiarono di nuovo contro il pavimento si accasciò tra le sue braccia, chiudendo gli occhi e cercando di non vedere il mondo che girava. «Davvero non te la sei presa?» gli domandò, con un tono bambinesco ed innocuo, che il ragazzo trovò assolutamente adorabile.
«Condivido la tua idea» rispose, abbracciandola e frenando l'impulso di baciarla. Non poteva, aveva promesso che non l'avrebbe fatto, non così presto.
«Grazie, Calum» sospirò, lasciandogli un bacio breve sul petto tonico e caldo, per poi stringerlo di nuovo. Una fastidiosa musichetta risuonò nell'aria, e la ragazza scattò, correndo nella stanza accanto per rispondere al telefono. «Ciao nonna!» esclamò, appena sollevata la cornetta.
«Hailie, tesoro.» La voce di sua nonna la raggiunse, apparendo ovattata e metallica. «Ho bisogno di aiuto, devo sbarazzarmi di alcune cose. Potresti venire da me oggi pomeriggio?» le chiese, sperando in un assenso, che non tardò ad arrivare.
«Ovviamente» esclamò poi, felice di poter rivedere sua nonna. «Posso portare un amico?» domandò poi, indugiando leggermente sulla parola amico. Fu sicura che sua nonna stesse annuendo mentre acconsentiva, prima di attaccare, ma non senza schioccare tre baci, come erano solite fare. Corse di nuovo in camera, gettandosi sul moro, sdraiato sul letto, facendolo gemere contrariato. Ridacchiò, sdraiandosi beatamente su di lui, ignorando le sue continue lamentele sul fatto che fosse fastidioso averla spalmata addosso. «Non lamentarti» gli impose, sedendosi sul suo addome senza alcun segno di malizia dipinto in viso.
«Non lo sto facendo» ribatté lui, alzando le mani in segno di resa.
«L'hai fatto fino ad un attimo fa» rispose lei a tono, puntandogli un dito al centro del petto.
«Mi piace questa situazione.» Le posò le mani sulle natiche, stringendole leggermente e ridendo quando gli tirò uno schiaffetto sulla guancia, togliendo immediatamente le mani da quel punto del suo corpo. «Comunque, chi era?» le chiese, avvertendo un'ondata di gelosia attraversargli le ossa.
«Mia nonna» rispose, prendendogli una mano ed iniziando a giocarci. «Andiamo ad aiutarla a mettere a posto alcune cose oggi pomeriggio» aggiunse, sdraiandosi ed incastrando la testa nell'incavo del suo collo, lasciando che le sue mani gli accarezzassero dolcemente la schiena. Si abbandonò a quel leggero tocco, meravigliandosi per l'ennesima volta, dopo le innumerevoli volte in cui l'aveva toccata, di come delle mani così grandi potessero essere tanto delicate.
«OK» assentì lui, stringendola, godendosi quel momento, intrappolato in quel bellissimo momento, come in uno di quei labirinti dove non trovi l'uscita, ma stai così dannatamente bene da non voler trovare l'uscita. Inspirò profondamente il suo leggero odore di cocco, dovuto al bagnoschiuma, che usava anche lui.
 
«Nonna!» esclamò Hailie, abbracciando la donna che le si era presentata davanti.
«Ciao patatina.» Ricambiò l'abbraccio, squadrando Calum, che si sentiva stranamente a disagio. «E tu, signorino?» domandò, staccandosi dalla nipote.
«Sono, ehm, Calum Hood, piacere di conoscerla» azzardò, porgendole la mano. Nessuno gli aveva spiegato come doveva comportarsi, e fu certo di sentire il calore irradiarsi sulle sue guance.
«Suvvia, dammi pure del tu, giovanotto!» esclamò, piena di vita, nonostante le sue ginocchia dessero l'idea di poter cedere da un momento all'altro. «Hailie, ho bisogno di te in camera, e tu, guarda se tra i libri c'è qualcosa che ti può interessare.» Afferrò il polso della ragazza, trascinandola in camera, mentre Calum si dirigeva verso uno scaffale pieno di libri. «Questo è il mio vestito da sposa» annunciò, tirando fuori dall'armadio un vestito color panna dagli orli sporchi, che una volta erano color bianco latte. «Mi ha portato fortuna, perché tuo nonno per me è stata una benedizione.» Hailie lo sollevò davanti a sé, notando la vita stretta. Era a maniche lunghe, il corpetto rigido e bianco, la gonna bianca e aperta, interamente coperto di pizzo a fantasia floreale.
«È bellissimo» commentò, osservandolo attentamente.
«Provalo, amore» le suggerì la nonna, liberandolo dal sacchetto di plastica che lo ricopriva.
La ragazza si spogliò, rimanendo in intimo davanti a sua nonna, che la aiutò ad infilare il vestito. «Potrei prendere in prestito questo...» iniziò Calum, che era comparso sulla soglia della porta con un libro in mano, che cadde appena vide la propria amica con un bellissimo abito da sposa che, seppur rovinato, conservava il suo fascino.
«Vado a preparare un tè» esordì la nonna, camminando velocemente fuori dalla camera, lasciandoli soli.
«Sei, insomma, wow.» Calum la osservò di nuovo, come se tutto ciò fosse solo un frutto della sua immaginazione, che aveva esaudito la sua fantasia più dolce. «Sei davvero bellissima» disse poi, sospirando pesantemente.
«Grazie.» Gli sorrise, grata, guardandosi allo specchio, notando che le stava alla perfezione.
«Sembra fatto per essere indossato da te» si lasciò scappare il moro, osservando il sorriso della ragazza farsi più radioso. Le si avvicinò, abbracciandola da dietro e tirando fuori il telefono, scattando una foto allo specchio. Con uno strattone delicato la fece girare, trovandosi a poco spazio dalle sue labbra, e fu impossibile per lui non pensare ad un bacio.
«Calum, avevamo detto di rimanere amici per un po'» gli ricordò lei, appoggiando le mani sulle sue spalle, ma senza allontanarlo.
«Non devi lasciarti coinvolgere emotivamente, Hailie. Tu non hai la minima idea di quanto io voglia baciarti» le sussurrò, piegando la testa e strofinando il naso contro il suo collo niveo. Giunse poi alle sue labbra, e non esitò ad unirle alle proprie. Altro che non lasciarsi coinvolgere emotivamente, le farfalle erano dall'altra parte del mondo, perché lui, in quel momento, aveva milioni di uragani nello stomaco.
«Calum, io non...» iniziò la ragazza, prima di venire bruscamente interrotta.
«No, Hailie, adesso parlo io. So che avevamo deciso di rimanere amici, ma non è così che ti vedo. Soprattutto ora, con questo abito da sposa. Tu davvero non hai idea di come mi senta in questo momento, voglio aspettare anche io ma allo stesso tempo sento di poterti perdere da un momento all'altro se aspettassi troppo. Tengo tantissimo a te, e so che è presto per chiamarlo amore ma è la cosa a cui si avvicina di più.» Sospirò, afferrandole le mani e appoggiando la propria fronte su quella della ragazza, facendole abbassare lo sguardo. «Guardami» le impose, e lei alzò gli occhi, come stregata da quella voce. Si perse per un attimo in quelle pozze scure, e nonostante la vicinanza non riusciva a capire se i suoi occhi fossero neri o marroni, forse entrambi, e forse si stava davvero innamorando. «...perché io, senza di te, non riesco a starci.» Si riprese, osservando desiderosa le sue labbra, mordendosi le proprie per non baciarlo. Sospirò pesantemente, continuando il suo discorso. «Sai che in questo momento non puoi darmi quello che mi serve, e anche se tu per me significhi così tanto, posso aspettare che passi ogni cosa.» Si allontanò per un attimo, lasciando una sua mano per passarsela tra i capelli. «Sta succedendo davvero?» domandò retoricamente con voce spezzata, come se fosse sull'orlo delle lacrime e potesse precipitare in quel baratro da un momento all'altro. «Giuro che non sarò più felice di nuovo» aggiunse, mentre i suoi occhi iniziarono ad inumidirsi. Cosa fai, Calum? si domandò, guardando in alto e stringendo i denti, sbattendo ripetutamente le ciglia per non far cadere le lacrime. Tu non piangi. Strinse ancora di più i denti, approfittando di quel silenzio per parlare di nuovo. «E non osare dire che possiamo soltanto essere amici, perché non sono quel ragazzo che puoi raggirare.» Hailie lo sapeva. Sapeva tutto ciò che stava dicendo, lo sapeva anche prima che uscisse dalle sue labbra così rosee e carnose, che avrebbe voluto baciare fino allo sfinimento. «Sapevamo che alla fine sarebbe successo» concluse poi, amaramente, lasciandole la mano che le stava ancora stringendo. La stava lasciando andare, di nuovo. Due volte in meno di una settimana.
Si voltò verso la porta, senza nemmeno salutarla, e sperando di non trovare sua nonna, perché i lineamenti così simili l'avrebbero solo portato ad una confusione più grande. «Se puoi aspettare...» iniziò la ragazza, fermandosi per soffocare un singhiozzo. «Se puoi aspettare finché arrivo a casa, allora ti giuro che possiamo far durare questa storia.*»
Calum si voltò, i capillari oculari rotti che rendevano gli occhi rossi, come se ci bruciassero mille diversi fuochi al loro interno. «Non posso aspettare per sempre, Hailie. Lo sai benissimo.»
«Anche tu lo sai, Calum» sbottò lei, muovendo un passo all'indietro, allontanandosi da lui con uno sguardo quasi allarmato. «Calum, cazzo! Lo sai, che secondo me è tutto troppo affrettato. Avevi detto che mi avresti aspettata e invece no, non lo stai facendo.» I buoni propositi di mantenere un tono di voce basso si rivelarono inutili, dato che stava praticamente urlando. Pensò a togliersi il vestito da sposa, senza nemmeno contare che il moro fosse nella stanza e la stesse guardando. Si infilò di nuovo i vestiti di prima, trovandosi immediatamente più comoda. «Lo so che è difficile» aggiunse poi, sedendosi sul letto e prendendosi la testa tra le mani. «Lo so perché anche io vorrei baciarti» confessò.
«Ma tu non lo fai!» sbottò, infilandosi le mani tra i capelli. «È questo il problema, Hailie. Tu non agisci, capisci cosa intendo? Se vuoi fare una cosa ti scervelli cercando di valutare su una bilancia i pro ed i contro. Io invece agisco, e tu non ne capisci il motivo.» Le si avvicinò, stringendole le mani e baciandone i palmi. «Prova a lasciarti andare» le consigliò, senza distogliere il contatto visivo. Un intreccio di sguardi destinato a durare, forse? Come gli steli delle rose, un fiore così delicato ma con le spine. «Sei una farfalla, Hailie» concluse, cogliendo il suo stupore nello sguardo. «Le farfalle non possono vedere le proprie ali, così che non sapranno mai quanto sono belle. Tu non riesci a vedere la tua bellezza, un po' come loro. E sei una rosa al tempo stesso» continuò, baciandole l'anulare sinistro, causandole un brivido che le percosse il cuore, come se avesse seguito quel nervo che dicevano collegasse il cuore a quel dito.
«Ho le spine, Calum. Sono piena di spine» disse lei, fissandosi le mani, aspettandosi che le crescessero le unghie in modo disumano, mentre altre spine sorgevano dalla pelle delle sue braccia. Le sembrò di vederle, per un attimo, e l'immagine era così disgustosa che si sentì mancare, muovendo un passo all'indietro. E anche Calum le vide, quelle spine, stringendole le braccia le sentì mentre gli perforavano la pelle, un dolore atroce preceduto da una sensazione paradisiaca che lo mandava in estasi. Un po' come quando stava con lei. Stavano bene insieme, e poi litigavano, ed era peggio che pensare ad un milione di spine aguzze che ti trapassano la pelle.
Guardò fuori dalla finestra, stringendole delicatamente i polsi, ricacciando indietro quelle spine ormai fradice di sangue, mentre tornava ad essere la persona delicata che era sempre stata. «Cieli bianchi come i tuoi polsi quasi trasparenti» disse, guardandola con una strana dolcezza che balenava nel suo sguardo, lampeggiando come una luce, un'idea lampeggia nel buio.** «Ma sappi comunque che per le rose si sopportano le spine» aggiunse, avvicinandosi al suo viso e lasciandole un bacio sullo zigomo arrossato.
Singhiozzò. «Perché non riusciamo a non litigare, Calum?» gli domandò, e probabilmente non era una domanda retorica, perché lei voleva davvero saperlo, lei ci soffriva e lui avrebbe voluto risponderle, per non farla soffrire. Ma non sapeva.
«Non lo so, Hailie.» La strinse a sé, mormorando «Non lo so.» Appoggiò il mento sulla sua testa, stringendola ancora di più, sentendo i suoi respiri pungergli la pelle come altri aghi.
«Mi sento uno schifo, Calum» mormorò a sua volta, baciandogli il petto. «Cerchi di sistemare le cose, cerchi di assecondarmi e farmi stare bene, e riesco comunque a farci litigare.»
«Non è colpa tua, Hailie» la ammonì, accarezzandole i capelli. «Siamo diversi. Due idee diverse non convivono pacificamente» aggiunse, facendola sentire in colpa come non lo era mai stata.
Non aveva ufficialmente ucciso nessuno, ma lì, in quel momento, giurò di aver spezzato un rapporto bellissimo, probabilmente mai esistito. «Le tue parole mi feriscono, Calum» ammise, stringendolo ancora di più. «Le tue parole sono le spine.»
«È così, Hailie.» Abbassò lo sguardo, osservando attentamente le punte delle scarpe. «E tu sei il vero fiore, tu sei i petali.»
Scosse la testa, contrariata. «Nessuna rosa nasce senza spine.» Posò una mano sulla sua guancia, avvicinandosi e baciandolo. Rimase visibilmente sorpreso da quel gesto, ma non esitò a stringerla, attraendola a sé dai fianchi, facendo scontrare i due bacini e gemendo piano sulle sue labbra, che smorzarono quel verso. «Cal» lo richiamò, forse per accertarsi che era ancora lì. Le dedicò la propria attenzione, mentre accarezzava con l'indice ed il pollice una ciocca dei suoi lunghi capelli chiari. «Ricordi gli insiemi, in matematica?» gli domandò, e quando annuì si sentì incredibilmente stupida ad averglielo chiesto. Era un esempio ridicolo. «Prendi, ad esempio, l'insieme A. L'insieme A è posto in U, l'Universo, lo sai, che è composto da tutti i numeri esistenti. A li contiene tutti. Qual è il suo complementare?»
Calum sembrò pensarci su per un momento. «L'insieme vuoto.» Non capiva. Non capiva le sue intenzioni, dove volesse andare a parare.
«È un esempio stupido, lo so.» Ridacchiò, abbassando lo sguardo mentre le sue guance si tingevano di un rosa più acceso. «Ma è per farti capire che anche un insieme che ha già tutto ha un insieme che lo completa.»
Calum capì. Capì che era vero, uno di loro due era vuoto e l'altro aveva tutto, ma si sarebbero sempre completati a vicenda. «Mi completi, Hailie.» Le afferrò la mano, stringendola come se da ciò derivasse la sua vita. «Sarai sempre il mio insieme complementare.»
 
 
* You know you can't give me what I need, and even thought you mean so much to me, I can wait through everything, is this really happening? I swear I'll never be happy again, and don't you dare say we can just be friend, I'm not some boy that you can sway, we knew it's happen eventually. […] If you can wait 'til I get home, then I swear we can make it last.
And so this is If it means a lot to you dei A Day to Remember, e insomma la adoro tanto tanto tanto, davvero troppo, forse. Non credo si possa esprimere a parole, perché è davvero una meraviglia.
** One light, one mind, flashing in the dark (Green Day - Minority), adoro.
 
Wow, cioè, insomma, WOW, ma proprio WOOOOOW.
Okay la smetto, pardon.
In ogni caso, personalmente questo capitolo non mi convince molto e allo stesso tempo lo adoro. Giuro che ho sentito anche i Paramore, non solo Sia con Chandelier. Non vi importa ed è okay.
Avete visto che brava? Solo due rimandi. Insomma, wow, è tipo un record.
Tipo che poi Calum in questo capitolo mi piace un casino, cioè fa un po' lo stronzo e un po' e dolce, e tipo non so mi piace tanto, quasi quanto mi piace la voce del cantante dei The Fray. Cioè, avete sentito che meraviglia?
La mia prof di italiano dice che esco un po' dall'argomento del tema, e che uso troppo le parole "cioè" e "tipo", e credo abbia tipo ragione.
Okay giuro che la smetto davvero.
Bene, non credo di avere altro da dire, quindi fatemi sapere la vostra opinione, ci tengo!
E so che è un casino, ma anche io sono un casino, e tutto ciò si riflette nella storia.
Vorrei aggiungere altro ma sta iniziando Adam Kadmon Rivelazioni e devo correre.
Ti mando un battito, chiunque tu sia, ovunque tu sia.
- Eom.
 
P.S.: se vi va di passare a leggere anche la storia che ho postato su wattpad, e giuro che non vi mangio se lo fate, mi trovate come sanphlavar e la storia sarebbe Since I lost you.
Quindi bo, se passate mi fate davvero felice
  
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