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Autore: Sanae Nakazawa    30/01/2005    9 recensioni
Il fatto è che a sedici anni il cervello lavora di fantasia in maniera frenetica. Sopratutto se di mezzo ci sono questioni di sesso. Si rischia di arrivare a conclusioni che non stanno nè in cielo nè in terra, ma che ci vuoi fare! E' il bello di esser giovani!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Due

Tornando a noi, credo di non aver mai odiato nessuno come odiai in quel momento Hermione.
Il suo sorriso immacolato dopo che la mamma, con tutte le raccomandazioni possibili, ci aveva accordato il permesso di andare dai Granger, mi dava ai nervi, più che sentire Malfoy pavoneggiarsi della sua famiglia.
Avevo il malsano istinto di spaccarle quei denti, un tempo castorini, uno ad uno, senza pietà.
E che diamine! Ero più pronto a vedere Harry vestito da donna, che Hermione mentire! L'amore per sto Kevin, pensai, la stava facendo uscire fuori di cervello di brutto (e naturalmente il tutto era guidato dall'evidente voglia di andarci a letto)
Possibile che era cambiata fino a questo punto? Senza che io me ne rendessi conto, tra l'altro?
Era bastata una schifosa lettera malconsegnata ad aprirmi gli occhi su quale mostro affamato di carnalità fosse la mia migliore amica? (o meglio quella che *era* la mia migliore amica)
Fatto sta che senza manco rendermene conto mi trovai con le mani ficcate in un'enorme borsa ereditata da Bill cercando di sistemare le mie cose alla rinfusa.
Nel frattanto scongiuravo che 'sto Kevin fosse abbastanza mingherlino, nel caso in cui sentissi il bisogno di prenderlo a pugni.
Riuscii a celare quell'angustiante segreto per si e no ventiquattro ore, durante le quali la mia mente aveva fantasticato abbastanza da esporre il "Chiuso per riposo".
Mi abbandonai sul tappeto del soggiorno, godendo della prima frescura della giornata, preparandomi spiritualmente ad informare sulla sporca verità anche gli ignari Ginny ed Harry.
Quando Hermione, sbadigliando, annunciò di voler andare a letto, tossicchiai sonoramente, per attirare l'attenzione dei miei assonnati interlocutori. Nell'andar via lei aveva ostentato un'espressione sognante e beata, non credo di averla mai odiata in vita mia come la odiai allora. Solo in un'altro momento riuscii a superare quel picco, ma ne parleremo a tempo debito, andiamo per gradi.
"Hai la tosse, Ron?" mi chiese Ginny con sarcasmo, notando la mia lotta interiore e, presumibilmente, aspettandosi che trattasse argomenti futili e superficiali (beh devo ammetterlo, ero un ragazzino poco profondo, a quei tempi).
Scossi la testa e mi avvicinai ai due, cercando di alzare la voce il meno possibile. Nel parlare sottolineai con minuzia l'impudicità e la cattiveria con la quale Hermione ci stesse giocando quel tiro ma, a differenza di come credevo, i due non si mostrarono così ostili quanto lo ero io.
"Beh?" sbottò Ginny in conclusione "Hermione può andare con chi vuole, per quel che mi riguarda!"
Harry, dal canto suo, assunse un'espressione da baccalà (magari immaginava anche lui ad Hermione nuda e impegnata in atti impuri con uno sconosciuto).
Il mio cervello, nonostante avesse dichiarato lo stato di raffreddamento, riprese a vorticare, facendo gli strordinari, e me ne uscii con qualcosa di cui dovetti solo pentirmi in futuro.
"Sto tizio è uno sconosciuto, in realtà lui ed Hermione si sono visti si e no due volte. Loro...loro..." balbettai in cerca di qualcosa di sensazionale da dire, poi una lampadina si accese nelle tenebre del mio grigio cervellino "...si sono conosciuti tramite un'annuncio sul giornale. Un'annuncio di quelli sconci. Hermione gli ha risposto...e così..."
Mi pentii quasi all'istante di quelle parole.
Ma le espressioni di sospresa e disgusto dipinte sui volti dei miei amici riuscirono a risollevarmi in parte. Insomma se la situazione a loro non pareva grave (e grave era!) era stato un bene calcare la mano. Tanto il piano per sventare l'accaduto sarebbe stato pressapoco lo stesso.
Ginny, dopo qualche secondo si accigliò, come faceva quando rifletteva su qualcosa di estrema importanza.
"Sei proprio certo del contenuto di quella lettera?" mi chiese rabbuiandosi.
Mi balenò alla mente la possibilità che Ginny potesse perdere il suo rapporto d'amicizia con Hermione ma, mi dissi, che amiche com'erano sarebbe stato difficile. E poi, parafrasando le sue stesse parole, Hermione era in grado di scegliere da sola chi farsi. Anche se non ero daccordo per nulla.
"Ti dico di si!" esclamai dopo qualche attimo di titubanza, durante il quale pensavo a come convincere la mia tanto sveglia sorellina della mia onestà.
"Senza contare che la lettera conteneva evidenti allusioni erotiche e volgari..." aggiunsi sottovoce e in tono particolarmente enfatizzante.
Harry deglutì rumorosamente, senza spiaccicar parola. Lo spirito e il corpo di un adolescente tradisce anche quando è in ballo la felicità dei propri migliori amici. Forse, come avrei fatto io se non avessi saputo che ciò che stavo sputando era falso, pensava che Hermione era davvero forte. Inimmmaginabilmente una femme fatale!
Ginny, che cominciava a stizzirsi sul serio, si voltò verso Harry e i due si scambiarono un'occhiata. Lei non era persuasissima, ma sulla buona strada per esserlo. Sarebbe bastata qualche altra limatina a far si che la mia sorellina giudicasse Hermione la peggiore delle sgualdrine.
Dopo aver commentato per ancora parecchio l'evidenza dei fatti decidemmo di andare a letto, ed ero più che certo che la tresca di Hermione stava andando a puttane come desideravo.

*

La Londra babbana era qualcosa che riuscivo ad immaginare solo tramite i racconti dei fortunati che vi erano stati in visita o di chi, come la stessa Hermione, vi era cresciuto.
Fino a quel momento ero convinto che il pezzo che conduceva da Diagon Alley a King's Cross fosse in tutto e per tutto la rappresentazione più completa di vita babbana ma, da essere ignorante e poco viaggiatore, mi sbagliavo di grosso.
L'incriminata pulzella, con abilità a lei familiare, ci condusse tra strade affollate e vicoli cadenti. Ci fece fare addirittura tre fermate di metropolitana (che fino a quel momento avevo immaginato come un treno a vapore, stile Hogwarts Express) poi una salita costernata lateralmente da negozi di tutti i tipi.
Osservavo con curiosità sovraumana gli oggetti esposti sentendomi così ignaro e fuori posto che a stento mi riconoscevo.
"Che diamine ci fanno i babbani con quella roba?" chiesi indicando un negozio particolarmente grosso ed affollato.
Camminavamo quasi in fila indiana, trascinandoci dietro quello che era il nostro bagaglio. A venirmi in aiuto fu Harry, che si accostò a me.
"Sono elettrodomestici, Ron. E' roba per lavare i vestiti, o per pulire casa."
Spalancai gli occhi leggermente, cercando di non dare a vedere quanto mi meravigliasse la cosa.
"I babbani sono strani" sentanziai infine. La testa ricciuta di Hermione, che capeggiava quello strampalato gruppetto, si voltò rivelandomi quel viso che tanto avevo evitato in quei giorni
"Sai, Ronald..." odio essere chiamato Ronald "...i babbani mica hanno la bacchetta come te. Anche tu sembreresti strano a loro"
Ero tentatissimo di risponderle a tono ma, inspiegabilmente, le parole mi morirono in gola.
Speravo vivamente di non arrivare mai a casa sua, nonostante la curiosità di visitarla mi avesse logorato in quegli anni, ma, naturalmente, non feci neanche in tempo a formulare il pensiero che lei urlò di fermarci.
La fortuna del pover'uomo, pensai. Che cazzo magari sto demente era pure il suo vicino di casa, e non avrebbe tardato a venire a fare le sue "riverenze".
Erano si e no le sei del pomeriggio. Londra riusciva ad essere umida e tenebrosa anche in una mattina d'estate come quella.
Io, che ero abituato al verde e al sole delle mie campagne, mi sentivo mancare al solo aspirare per più di un'ora quell'aria pesante e tossica.
Di fronte a noi si stagliava una monofamiliare, di colore beige. Il design era semplice e, come mi accorsi solo dopo qualche minuto, le confinanti casette erano identiche, anche se di altre tonalità.
Mi lamentai, stanco allo stremo, dell'infinito e faticoso viaggio, ma Hermione mi ammonì spiegandomi che il loro camino era in riparazione e che sarebbe stato troppo pericoloso usare la Metropolvere, benchè più veloce e confortevole.
L'interno della casa ne rispecchiava ampiamente l'esterno. La mobilia, chiara ed essenziale, dava l'idea di uno studio ospedaliero. Hermione ci spiegò che un tempo i genitori lavoravano in casa e che il salotto fungeva da sala d'aspetto.
"I miei sono dentisti" ripetè per la trecentesima volta da quando ci conoscevamo.
Grattastinchi sgusciò immediatamente fuori dalla gabbia che lo aveva trasportato e si acciambellò su di un mobiletto in marmo accanto alla finestra.
"Ginny, tu sali in camera con me" proseguì Hermione, mentre leggeva attentamente il bigliettino che la madre le lasciava accanto all'entrata "Harry e Ron, se mi seguite vi mostro la vostra stanza"
La curiosità di visitare la stanza di Hermione non fu appagata quel giorno in quanto, sia io che Harry, una volta liberatoci dai vestiti puzzolenti e sudaticci, ci stravaccammo sul letto della camera che ci era stata assegnata.
Un luogo poco arredato e in disuso da chissà quanti anni.
Poco prima vi ho confessato che poco prima di entrare in casa avevo valutato l'evenienza che Kevin, anzi "il suo Kev", potesse essere il suo vicino di casa.
Consideratemi pure il miglior alunno di quella megera della Cooman, perchè dopo neanche dieci minuti di relax su quelle coperte fresche di bucato, dei rumori provenienti dal giardino attirarono la mia attenzione.
Qualcuno stava bussando alla porta. O meglio, come mi accorsi subito dopo, qualcuno stava lanciando dei sassolini dritti nella finestra della camera accanto che, non ci vuole la palla di cristallo per scoprirlo, era quella di Hermione.
Mi affrettai a controllare che non si trattasse di un malintenzionato ma lei fu più veloce di me.
"Chi è?" la sentii urlare con una voce cristallina e divertita. Ero certo che lei sapeva chi fosse, ma lo stesse solo prendendo un pò in giro.
Mi nascosi lateralmente per permettermi di vedere senza essere visto.
Al limitare del prato c'era qualcuno poggiato alla staccionata. Strizzai gli occhi per permettermi di vedere meglio.
Era un ragazzo. I vestiti larghi e insozzati di terriccio gli cascavano addosso come tende. Era bruno e certamente alto quanto me (o forse ancora di più) e la sua corporatura era robusta e slanciata. Dimostrava più o meno una ventina d'anni. Scongiurai mentalmente che fosse un cugino o un qualsiasi parente, ma non chi pensavo io.
"Ti dimentichi in fretta di chi ti è lontano..." gridò di rimando il sospetto ragazzone, senza smettere di sorridere.
Ma non vi fu risposta. Dopo qualche secondo qualcuno stava uscendo dalla casa e quel qualcuno è inutile che sto a dirvi chi è.
Mi arrischiai ad osservare più minuziosamente e vidi qualcosa che mi fece sentire lo stomaco come una pala di mulino girata con troppa energia.
Hermione gli si era lanciata addosso come una forsennata e gli era rimasta appiccicata per qualche interminabile minuto. Lui le aveva accarezzato gentilmente la testa, dicendole qualcosa sottovoce.
Lei aveva subito alzato il capo e gli aveva schioccato un bacio sulle labbra.
Va bene. Lo confesso. A quel punto un *crack* malsano esplose nel mio cervello.
Mi parai in tutta la mia corpulenza davanti al vetro osservandoli ma senza guardarli realmente. La mia faccia era terribile. Il riflesso mi mostrava coi lineamenti contratti all'estremo ed un ringhio stampato ferocemente sul volto.
Per mia fortuna Harry era pesantemente addormentato, Ginny non dava segni di vita, così nessuno potè impedirmi di correre giù per le scale il più veloce possibile.
Avevo il cuore che mi martellava in petto, come se corressi da secoli, e mi sembrò che fossero passate ore prima di riuscire ad aprire quella porta e cogliere quella che avevo sempre creduto la mia dolce ed innocente Hermione tra le braccia di quell'energumero.
Spalancai l'ingresso con talmente tanta furia che i due sobbalzarono e si voltarono all'unisono verso di me.
Sentii gli occhi bruciarmi, e le lacrime tentare di fuoriuscire per l'ernome sforzo.
Dopo qualche secondo di ghiaccio assoluto Hermione sorrise. Un sorriso che le avrei tolto volentierissimo da quella faccia di cazzo, se avessi potuto.
Avanzò cauta verso di me e con voce gioviale ed entusiasta mi indicò.
"Kevin, ti presento il mio amico Ron Weasley"

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CONTINUA

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I personaggi di Harry Potter sono © J.K.Rowling, Bloosmbury.

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