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Autore: gleebrittanastories    01/12/2014    1 recensioni
Argentina-1979
Dal testo: "Avete presente nei film, quando il protagonista va a sbattere contro una donna bellissima che puntualmente ha seimila cose in mano che si spargono nei cinque metri circostanti? E, nel mentre raccolgono il tutto, hanno il tempo di parlare e di innamorarsi e tutto sembra così facile e bello e destinato ad essere facile e bello per sempre? Beh, per me e Santana non è stato neanche lontanamente così. Nella nostra storia d'amore non c'è stato tempo per l'amore anche se è quello che ci ha fatto andare avanti."
Genere: Azione, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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/ Ehy. Innanzitutto volevo dirvi che non mi sono dimenticata di voi ma in questo periodo la scuola è davvero stressante. E non solo lei, comunque non voglio tediarvi con i miei problemi. Sappiate che farò il possibile per aggiornare più frequentemente possile. Ogni recensione è senza dubbio gradita, buona (spero) lettura /
 

"Por algo serà, por algo serà. Non sanno ripetere altro" stava dicendo Kurt mentre giocherellava con l'insalata nel piatto. 

La mia misera ed insignificante conoscenza dello spagnolo era lievemente migliorata stando lì, ma non abbastanza da capire di cosa stesse parlando il ragazzo. Non ero mai stata granché con le lingue. Quinn come al solito decifrò per prima il mio sguardo. 

"Significa: per qualcosa sarà. È la frase con cui gli argentini giustificano le sparizioni, sapendo che non gli conviene intromettersi" mi spiegò con una punta di disprezzo. 

Ero a pranzo nel sotterraneo come al solito, quel giorno con me c'erano Kurt, Quinn, Sam e Mercedes. Dopo che mi ero lavata come meglio avevo potuto nel bagno del secondo piano, ero scesa nel salone guidata dalla mappa di Sam. 

Probabilmente non verrà. Ormai avevo finito di mangiare già da un po' ma di Santana nemmeno l'ombra. 

"Alla fine sei riuscita a parlare con Santana?" sussultai a quella frase, cercando di non dare nell'occhio. Quinn la doveva smettere di leggermi nel pensiero. 

"Sì" risposi semplicemente, testando la sua curiosità. 

"E come è andata?" la anticipò Kurt. 

"Bene direi, abbiamo parlato e..." risposi tentando inutilmente di reprimere un sorriso. 

"E il tuo amico?" 

"Ah sì, Blaine. Non l'ha visto" tornai immediatamente seria. 

"Avete parlato di cosa?"  intervenì Mercedes, chiaramente incuriosita. 

"Beh sai... Cose" in quel momento non ricordavo assolutamente nulla degli argomenti di conversazione mentre le immagini erano impresse benissimo. Mi sembrava quasi di vederla, quei denti perfetti in contrasto con la pelle scura e quei occhi. Brittany riprenditi, stai sbavando. "Nulla in particolare" aggiunsi tentando di non sembrare una completa idiota. Cosa mi sta succedendo? Dovevo avere una faccia da tossica.

"Santana!" esclamò Quinn, guardando un punto dietro di me.  

All'inizio non capii, ancora intenta nell'autopsicoanalizzarmi, poi vedendo la bionda agitare la mano mi voltai. Santana ci stava venendo incontro. Era vestita come il giorno prima ma aveva qualcosa di diverso. Ci misi un po' a capire che aveva i capelli legati mentre il giorno prima svolazzavano incorniciandole il volto. 

"Ehy" salutò lei brevemente, abbastanza imbarazzata. 

"Ciao!" risposi ancora metabolizzando che lei fosse realmente lì. 

Ci fu un momento di imbarazzante silenzio che per fortuna Quinn interruppe, forse con un pizzico di amarezza. 

"Erano secoli che non ti si vedeva da queste parti" 

Quando rispostai lo sguardo sulla latina, l'incertezza era scomparsa. Era tornata la ragazza sicura di se del giorno precedente. 

"Ho portato la borsa a Brittany. Di solito non faccio il fattorino ma questa borsa sembra importante" disse, liberandola dal collo e passandomela. 

"Grazie" le sorrisi davvero riconoscente, quella borsa era importante eccome. Conteneva tutto il mio lavoro fino a quel momento. Mio e di Blaine. Foto, appunti, testimonianze del periodo che avevamo passato in città, passando le notti in posti sempre diversi. 

Provai l'impulso di abbracciarla, dovevo tutto a quella ragazza. Probabilmente era la riconoscenza che mi portava a pensarla sempre. Così decisi di non frenarlo, in un attimo il mio mento fu sulla sua spalla e le mie braccia intorno al suo collo. Esagererei dicendo che rispose all'abbraccio dato che si limitò a cingermi con un braccio ma fui comunque contenta. 

"Finalmente qualcuno che sa di pulito" commentò quando  la lasciai andare, concedendomi un breve sorriso. Sembrò indecisa sul da farsi, poi parlò. 

"Quando la gamba ti sarà guarita andiamo a cercare il tuo amico, ti va?" senza darmi il tempo di rispondere fece un breve cenno agli altri e sparì al piano di sopra. 

Non vedo l'ora. Tornai a sedermi ignorando gli sguardi tra l'attonito e il pettegolo dei miei amici. 

 

"Wow, devi stare davvero simpatica a Santana" riconobbi la voce di Quinn e mi voltai. 

Le sorrisi non sapendo bene cosa dire. Ripensai a quello che mi aveva detto Quinn un po' di tempo prima, che lei e la latina erano migliori amiche prima che si chiudesse in se stessa. 

"All'inizio ero un po' gelosa, lo ammetto. Non riesco a comunicare con lei per anni e poi arrivi tu e mi sembra di rivedere la San del liceo" disse. Si sedette ai piedi del mio letto dove stavo leggendo, senza molto risultato, una rivista in spagnolo. Tina mi aveva detto che volendo mi sarei potute trasferire in una delle stanze dei piani alti, dato che erano più grandi, ma fino a che la gamba non sarebbe guarita del tutto era meglio che rimanessi lì. 

Ero indecisa su cosa dire. A dire la verità Quinn mi metteva un po' in soggezione, era sempre così saggia e da quando avevo scoperto che aveva la mia stessa età non potevo che ammirarla. 

"Dici?" in effetti me l'ero chiesto anch'io il motivo per cui con me si comportasse diversamente da come la descrivevano gli altri. 

"Aspetta, non ho finito. All'inizio ero gelosa, poi ho capito che non posso che essere felice se grazie a te ha trovato un po' di serenità"  

Davvero? Davvero io, Brittany Pierce, ero capace di migliorare la vita di una persona? Da una parte avrei voluto convincermene, dall'altra continuavo a pensare a Blaine che era chissà dove per colpa mia. E mi sentivo in colpa perché se fosse stato davvero come diceva Quinn, io stavo migliorando la vita di una sconosciuta invece che essere là fuori a cercare il mio migliore amico. Era anche vero che Santana mi aveva salvato la vita ma in quel momento, quello che aveva fatto il ragazzo per me in quei anni, mi sembrava più rilevante. Tutto sembrava essersi ridotto a una scelta. Blaine o Santana?  

"Quando la gamba ti sarà guarita andiamo a cercare il tuo amico, ti va?" aveva detto! Lei era stata più lungimirante di me. In quel momento che senso aveva scegliere tra loro due? Quando finalmente uscii da quel delirio Quinn non c'era più. Avevo un piano o meglio, una parvenza di certezza.  Dovevo migliorare la vita di Santana e una volta in forma andare con lei a cercare Blaine per poi farmi perdonare e non lasciarlo mai più.  

 

"Ok, ora prova ad alzarti" mi disse Tina. 

Feci forza sulle braccia e provai a muovere qualche passo. Sorrisi alla ragazza per farle capire che era tutto apposto, la gamba perfettamente guarita. Finalmente mi ero completamente ripresa ed ero decisamente di buon umore. Tina mi abbracciò brevemente quasi commossa e si congedò. Mi piegai testando la gamba e poi mi ributtai sul letto. Non sapevo cosa fare. 

Era passata una settimana da quando Santana si era offerta di accompagnarmi a cercare Blaine ma poi non si era più vista. In quei giorni avevo pensato più volte di andarla a cercare ma non volevo essere invadente, così mi ero limitata a chiedere sue notizie agli altri. Ma neanche loro sapevano nulla, in realtà non l'avevano proprio più vista. Però ora la mia gamba era guarita e la latina mi mancava. 

Rimisi tutte le mie carte nella borsa, stavo aggiornando il mio taccuino con quello che i miei amici mi raccontavano. Finalmente anch'io sarei uscita a procurarmi il materiale da sola, con o senza Santana. Decisi di non portarmi tutto dietro e presi solo un piccolo taccuino a spirale e due penne e misi tutto in una delle larghe tasche dei pantaloni. Infilai gli anfibi e presi una felpa blu girocollo. La infilai e mi feci una coda alta. 

Improvvisamente l'idea mi sembrò molto stupida, non avevo la minima idea di dove sarei andata e perdersi a Buenos Aires in quel periodo non era esattamente auspicabile. Avvertire qualcuno sarebbe stato inutile dato che non sarei stata in grado di dire dove ero diretta, l'unica era andare con qualcuno. Così mi convinsi a cercare Santana. Forse fino a quel momento non l'avevo fatto perché speravo mi cercasse lei, forse Quinn mi aveva dato false speranze. Uscii dalla mia stanzetta e mi diressi al terzo piano dove si trovava quello che una volta era l'uffico del padre di Santana. Naturalmente presi la mappa di Sam dato che avevo ancora qualche problema a orientarmi.

Feci le prime due rampe di scale quasi di corsa, poi mi ricordai che forse non era il caso di sforazare già la gamba e rallentai. Ero stranamente agitata se ripensavoa a quello che stavo per fare anche se il motivo non mi era ben chiaro. Naturalmente incontrai Quinn, la cosa non mi sorprese per nulla. Quella ragazza me la ritrovavo ovunque.

"Sai dov'è Santana?" le chiesi prima che lei potesse dire qualsiasi cosa.

"No, prova al terzo piano" rispose lei cortese ma con un sorrisino che non mi fermai a decifrare.

Arrivai al piano con il fiatone, era quasi un mese che il mio massimo sforzo era arrivare nel salone. Mi resi conto che non sapevo quale fosse la porta e in quel punto la mappa di Sam si faceva un po' confusa. Percorsi il corridoio, identico a quelli sottostanti, in cerca di una scritta o qualcosa. Lo sconforto arrivò quando ormai il corridoio era quasi terminato e fu proprio allora che vidi la magica scritta "Dr. Lopez". Speranzosa bussai brevemente ma con decisione. L'agitazione mi irrigidì, trattenni il respiro per qualche istante e poi mi arresi all'evidenza. Sbuffai delusa e mi guardai intorno. Dovevo immaginarmelo.

Tornai sui miei passi e all'improvviso mi venne un'illuminazione. Il terrazzo.

Qualcosa mi diceva che lei era lì, in più non mi vennero molte altre idee. Scesi le due rampe di scale e feci il corridoio sforzandomi di non correre. Aprii la porta a vetri di slancio e ancora una volta rimasi delusa. Lei non era nemmeno lì. Forse avrei fatto prima a trovarmi un altro accompagnatore ma se Santana l'avesse saputo... Lo vedevo un po' come un tradimento e non volevo che lei si sentisse tradita. D'altra parte non potevo tenere conto di quelle stronzate data la situazione. Mi godetti il vento e la vista per qualche istante poi mi voltai ed ebbi un sussulto.

"Scusa, non volevo spaventarti" probabilmente la mia faccia doveva essere abbastanza sconvolta. Mi sforzai di sorridere e di riprendermi, non ero pronta a trovarmela davanti così. Senza preavviso.

"Mi hanno detto che mi cercavi" Quinn, naturalmente.

"Sì, come vedi la mia gamba sembra reggere e mi chiedevo se il tuo invito fosse ancora valido" dissi tutto d'un fiato.

"Certo, sarei venuta a cercarti oggi" a quelle parole sorrisi più del dovuto, significava che non si fosse dimenticata. Mi persi ancora una volta in quei occhi, bellissimi. Per non parlare del resto del viso, dei capelli, del...

"Allora andiamo" interruppe la mia ammirazione. Dovevo decisamente darmi una calmata. Annuii convinta.

Allora lo fai apposta. Stavo lottando per non pensare troppo al fatto che Santana Lopez fosse lì con me e lei cosa fa? Mi prende per mano! Cazzo, c'è un limite a tutto.

Sentii un calore indesiderato sulle guance e sperai che non si voltasse. Mi stava guidando verso delle scalette al margine del terrazzo che non avevo mai notato, aprì un cancelletto e mi lasciò una mano. Da una parte tirai un sospiro di sollievo, dall'altra sentii come un vuoto.

La seguii tenendomi alla ringhiera fatiscente, finalmente fuori.

Ci ritrovammo in un piazzale evidentemente abbandonato, quella doveva essere l'uscita secondaria. Intorno la vegetazione tipica dell'America settentrionale stava avendo il sopravvento. Ci infilammo in un sentiero e, sempre in silenzio, arrivammo in una piazzetta.

"Passeremo per delle vie poco frequentate, io sono ricercata e tu attiri troppo l'attenzione" decretò mentre mi giudava in uno dei tantissimi vicoli della periferia della città. Ovunque stessimo andando ero in completa balia di Santana, già dopo un paio di svolte non sarei stata in grado di tornare indietro.

Il clima non era propriamente quello che ci si aspetta nel bel mezzo di una guerra. Forse perché la gente, come avevano detto Quinn e Kurt a pranzo, faceva finta di nulla e speravano solo che non succedesse qualcosa a loro. Quei pochi argentini che incontrammo, infatti, avevano un'aria più che altro indagatoria. Santana proseguiva velocemente, voltandosi ogni tanto per vedere se qualcuno ci stesse seguendo. Io, dal canto mio, non sapevo se provare a fare conversazione fosse una buona idea. La latina sembrava così concentrata che non avrei voluto distrarla in nessun modo così mi limitai a seguirla. Capii che non stavamo cercando Blaine, non lì per lo meno. Santana aveva una meta e mi chiesi quale fosse. È solo questione di tempo, Brittany, non essere impaziente. Mi sembrò di sentire le parole di mia madre quando la sommergevo di domande.

Non so dire esattamente quanto tempo passò ma dovevamo esserci avvicinate al luogo designato dal modo in cui Santana si fece più prudente. Ad un tratto si fermò di colpo bloccandomi con un braccio. Cercai di capire cosa stesse succedendo mentre lei mi faceva nascondere il più possibile in un portone. Vidi due uomini vestiti uguali e feci due più due. Sentii distintamente il cuore della latina battere fortissimo, ero letteralmente spiaccicata su di lei. I due proseguirono nella strada perpendicolare a quella in cui ci trovavamo noi fino a scomparire dalla nostra vista. Santana liberò un sospiro che aveva trattenuto per tutto il tempo e mi lasciò andare. Non feci neanche in tempo a formulare la domanda che lei mi annuì grave. Quegli uomini erano quelli che la cercavano, gli stessi che avevano preso i suoi genitori e tutto gli amici di Kurt e altre centinaia e centinaia di persone innocenti. La vidi riprendersi e riacquistare decisione per poi sorridermi e riprendere il cammino. Probabilmente la prontezza di Santana aveva salvato la vita a entrambe. Percorremmo la via nel verso opposto ai due uomini e svoltammo a sinistra, in una ancora più piccola. Persi di vista Santana per un attimo, poi vidi i suoi capelli spuntare da terra. Aveva sceso delle scalette e mi aspettava davanti a una massiccia porta in legno, che un tempo doveva essere stata verniciata di blu. Bussò forte due volte, ritrasse la mano e bussò altre quattro. Pensai che la combinazione fosse terminata ma mi sbagliai, bussò una volta e poi altre due. Finalmente udimmo il rumore di un chiavistello che si apriva, mentre la latina continuava a guardarsi intorno circospetta.

Sbarrai gli occhi vedendo che era proprio Kurt ad aver aperto che con l'altra mano teneva qualcuno fino a quel momento dietro di lui. Si spostò e immediatamente i miei occhi si aprirono ancora di più dalla sorpresa, era Blaine. Ebbi un tuffo al cuore. Ancora incapace di qualsiasi reazione spostai prima lo sguardo su un ragazzo orientale a me sconosciuto e poi su Santana che guardava un punto oltre la mia testa.

"Dopo i convenevoli o è la volta che ci beccano" disse spingendomi dentro per poi rivolgermi un bellissimo sorriso soddisfatto.

 

  
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