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Autore: Audrey White    01/12/2014    1 recensioni
Questa storia parla di una ragazza, che non si sa perché e per come, ha degli strani contatti con il mondo Paranormale! In particolare con uno... un certo uomo alto, magro, snello... Ma perché la perseguita? Cosa vuole ottenere da lei? Perché le impedisce di vivere la sua vita come tutti gli altri? Elizabeth, questo il suo nome, dovrà far appello a tutto il suo coraggio e forza di volontà per scoprire la verità dietro questo maledetto, intricato mistero.
Genere: Horror, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Slender man
Note: Otherverse | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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The Strange Case of Elizabeth Storm

Capitolo 1

Sono passati esattamente dieci anni da quella terribile notte, quella notte che segnò la mia vita, la mia intera esistenza.
Da quel giorno non ho mai vissuto normalmente come una semplice ragazzina. Avevo un trauma, un trauma che credo mi porterò avanti per sempre.


- Amore, sei sveglia! Come stai? - 
Non parlai, non dissi nulla. Ero ancora scossa per il giorno prima. Non sapevo se quello fosse stato un sogno oppure no, ma una cosa era certa: qualcosa era
cambiato in me. Non ero più la stessa. 
Durante la colazione rimasi impassibile guardando la mia famiglia felice e allegra come sempre, ma io no, non mi sentivo più come loro. Non ero più una semplice
bambina. Mi sentivo diversa, cambiata dentro. Non saprei definirlo ma non avevo più nulla di cui essere felice.


E anche ora, mentre tutti erano felici a guardare la televisione io pensavo a quella strana creatura nel bosco, ormai erano passati dieci anni da quell'incontro eppure ero ancora sconvolta, non ricordo l'ultima volta che sorrisi dopo quella volta... Probabilmente non sorrisi mai neanche più per quel che ricordo.
- Amore, tutto bene? - Mia madre ruppe il rumore dei miei pensieri.
- Sì.. sì.. - Oramai i miei genitori e mio fratello erano abituati a vedermi taciturna.. non seppero mai perché lo fossi, ne me lo chiedettero mai. Ma si erano abituai all'idea di vedermi così, di vedermi infelice. 
- Ok amore, allora adesso corri a sistemarti.. e in fretta anche! Non vorrai perdere lo scuolabus, vero? - 
Ormai avevo sedici anni eppure i miei mi trattavano come fossi ancora una bambina, come se non fossi mai cresciuta dopo quella notte.
- Certo mamma. - risposi


Ricordo ancora che mia madre dopo una settimana che mi ebbe visto in quello stato pianse, non riusciva a spiegarsi perché ero diventata così, così chiusa, così fredda,non ero più la bambina allegra, spienserata di dieci anni fa. Ero un'altra persona ormai. 
Mentre gli altri bambini conducevano una vita normale e serena, i miei genitori, durante tutta la mia infanzia, mi portavano dal psicologo per capire cosa mi succedeva,
per capire perché non ero più la stessa, perché ero cambiata così di impeto da un giorno all'altro. Io non risposi. Nessuno seppe mai cosa mi successe veramente quella notte, la notte del mio cambiamento.


Mi vestii con una felpa grigia, jeans neri e vans nere. Poi indossai il mio cappello preferito: a puffo bianco.
Presi lo zaino e corsi verso la porta di casa, mi ritornarono in mente le scene di quella notte.


- Devo correre! Devo correre! O quell'essere mi prenderà! - 

Non mi accorsi di aver pronunciato quelle parole ad alta voce.
- Certo che devi correre scema! O farai tardi a scuola! - era stato Jake a parlare.
- Perché non ti fai i fatti tuoi una buona volta? Cretino! - corsi via sbattendo la porta.


Aspettai l'autobus che come al solito tardava. Avrei voluto spaccare tutto. Quella mattina mi sentivo stanca, amareggiata.. quasi le stesse sensazioni di quella notte..
No! Non dovevo più pensarci. Quella notte faceva parte del mio passato. Di un passato che nessuno saprà mai e che presto dovrò dimenticare.


L'autobus finalmente arrivò. Non avrei voluto immaginare dove i miei pensieri potessero andare a finire. Non riuscivo mai a pensare a cose belle.. solo
a disgrazie. 


Mi sedetti all'ultimo posto dell'autobus e mi venne un leggero mal di testa.. perché? Che mi succede? Decisi di non pensarci. Ma dopo un paio di minuti il mal di testa aumentò. Mi voltai verso il finestrino.. e .. vidi delle gambe.. un uomo era seduto affianco a me.. da quando era seduto? non me ne sono accorta.
Poi realizzai che quelle gambe erano alquanto familiari.. erano.. 
- Non di nuovo tu! Vattene! - urlai. Ma quando alzai la testa verso dove doveva esserci il volto non c'era più nessuno accanto a me. Ma allora che cosa avevo visto?


Arrivata a scuola, guardai l'orologio. Merda! Ero in ritardo.. come al solito.. 
Corsi veloce verso la mia classe e la professoressa Stickens di Biologia mi fece la predica. Ma io non la ascoltai nemmeno.. ero ancora sconvolta da quello che 
avevo visto in autobus. Possibile che.. sia ritornato? Perché!? No.. non poteva essere.
Una volta seduta, Amy, la mia compagna di banco nonchè migliore amica mi salutò come solo lei sapeva fare. Solo con lei mi divertivo, ma le mie risate non erano
mai sincere. C'era sempre qualcosa che mi bloccava dal ridere di gusto.. 
- La mia Elizabeth! Tutto bene? - 
- Certo Amy! Grazie.. - Lei sì che mi voleva bene, anche se ero una povera insulsa depressa. - Ma ti ho già detto che puoi chiamarmi Ellie, mi piace di più haha - 
- D'accordo Ellie! Guarda - mi indicò la rivista di moda che teneva - Questa è una famosa modella che si è tinta, era corvina come te, ora si è fatta rossa.. secondo me anche tu saresti molto bella con i capelli rossi! - 
- Tu dici? Non so, mi piacciono i miei capelli neri. - 
- Come vuoi allora, tanto sei sempre bella. - 
Amy Williams era la mia migliore amica fin dall'asilo. Aveva i capelli color rosso naturale, vestiva punk. Quel giorno indossava un top nero con una giacca jeans sopra, calze a rete nere con pantaloncini neri e delle vans nere. Anche lei amava i cappelli, a puffo nero però. Era molto bella e radiosa. Tutti le facevano il filo.
E lo credo!
Ma non eravamo solo noi due, eravamo in tutto quattro ragazze. 
Io, Elizabeth Storm, finalmente mi sono presentata! 
Poi Catherine Vail, castana con occhi verdi, era timidissima e tenera. 
Ed infine Alice Smith, anche lei castana ma con occhi color ambra, era l'intellettuale del gruppo e molto saggia.
- C'erano compiti per oggi? - mi voltai rivolgendomi a Alice, seduta dietro di me.
- Sì, signorina Storm.. - fu la professoressa a parlare. - Venga alla lavagna. - 
Quella donna mi odiava. Sembrava avesse sulla trentina d'anni, molto graziosa e raffinata, ma purtroppo non con gli alunni. Diventava un generale tedesco.
Soprattutto con me, forse perché emanavo un'aura.. bhè.. non celestiale e molto pessimistica, ma non era colpa mia.
- Oggi avevo pensato di interrogare sui cromosomi.. Me ne parli.. - 
- Ehm.. - Ovviamente non avevo studiato.
Mi voltai verso la classe e vidi Amy farmi degli strani gesti. Voleva suggerirmi. 
Alla fine riuscii solo a dire che i cromosomi avevano una forma di X. Per questo mi presi una bella F.
- Sa che dovrà studiare per la prossima volta signorina Storm? - 
- Sì, Miss StiCazzi - 
- Come scusa? - 
Tutti a scuola la chiamavano StiCazzi perché rompeva sempre. 
Percui ero abituata a quel soprannome.
La classe scoppiò in una fragorosa risata.
- Ho detto.. sì signorina Sti.. StiC.. - 
Non riuscivo a ricordare il suo vero nome.. 
La mia mente che ripeteva solo: - StiCazzi, StiCazzi.. - 
Così tagliai corto con - Sì, prof! - 
- Bene.. vai a posto.. E voi perché ridete, basta! -
In mezzo a loro la risata di Amy risultava la più fragorosa. L'avevo fatta divertire, nonostante fossi solo una povera depressa.. Amy riusciva sempre a tirarmi su il morale, continuava a ridere ancora e sempre più forte sotto le sfuriate di Miss Stickens che la rimproverava. 
Risi anche io.. ma la mia felicità durò pochissimo.. cominciai a vedere sfocato.. e mi venne una terribile nausea.
L'immagine allegra della classe stava per scomparire sotto ai miei occhi. 


Così dopo aver chiesto all'insegnante di poter andare al bagno mi sciaquai la faccia, ma stranamente non mi sentii meglio.. alzai lo sguardo verso lo specchio e lo vidi!
Il volto era a pochi centimetri da me ma riflesso nello specchio. Come se il mostro fossi io. 
Non capii subito e rimasi a guardare paralizzata, ma quando tutto il mio corpo realizzò che quello davanti a me non era una visione ne un sogno urlai.
Le gambe molli mi fecero cadere sul pavimento del bagno e riguardai sullo specchio, non c'era nulla.
Mi sciaquai nuovamente il volto, ma appena aprii il rubinetto sgorgò un liquido rosso. Lo chiusi all'istante.
Mi voltai per andarmene ed eccolo di fronte a me che occupava tutta la porta d'uscita del bagno.. ero in trappola!
Ma ormai non ero più una bambina, avevo sedici anni, che diamine!
Mi feci forza e gridai: - Cosa vuoi da me?! Lasciami in pace, vattene! - 
Lui tirò fuori i tentacoli scaraventadomeli contro, chiusi gli occhi, sarei morta! Non era giusto. 
Dopo un po' li riaprii, ero ancora viva.. nel bagno.. non c'era nessuno.

Stavo sognando?
Sentii comunque la sua presenza e corsi verso la classe, al sicuro. In mezzo agli altri. Non volevo stare da sola!
Dovetti scendere infinite scale perché il bagno si trovava al terzo piano, mentre la mia classe al primo! 
Durante la corsa le immagini scorrevano veloce, mi trovavo di nuovo nel bosco! Dopo qualche passo nuovamente per le scale della scuola, poi nel bosco..
Aprii quindi la porta di casa ma dentro c'era la mia classe.


Tutti mi guardarono sgomento come se avessi appena visto un fantasma. Bè, in effetti era così, solo che.. se avessi visto Casper di certo non sarei scappata!
Mi diressi verso miss Stickens che, in quel momento, mi pareva la cosa più bella di questo mondo. Poteva mettermi tutte le F che voleva! Basta che non avrei
rivisto più...
- Miss.. - allungai la mano verso di lei, come se cercassi aiuto e in effetti era vero! Ma poi, cominciai a vedere appannato, poi nero e svenni.


Quando mi risvegliai ero in infermieria.
La dottoressa accanto a me.
- Oh finalmente ti sei ripresa.. meno male.. sei svenuta in classe, mi ha detto l'insegnante, balbettando come una pazza.. -
Quella prof di merda! Volevo solo aiuto.
Comunque non risposi.
- Ora ti senti meglio? - 
- Sì grazie.. - 
- Sei nuova qui? Non ti ho mai vista.. - 
- No, frequento il terzo anno.. Sono sempre stata qua.. - 
- Wow, non ti ho visto in infermieria nemmeno una volta.. Nessuno non ha mai avuto bisogno di fare un salto qui.. - 
- Si vede che io ho un corpo iperattivo! - Strano, a giudicarsi dal mio umorismo sempre nero.
- Hahahaha e sei anche molto simpatica! - 
Mi sapeva di falsa così tacqui senza far intendere alcuna emozione. Però sapevo che giravano buone voci su di lei, tutti dicevano che uscita dall'infermieria ti sentivi rinascere.
Già.. mi sarebbe servito.
- Ok ti porto acqua e zucchero.. hai solo avuto un semplice calo di pressione.. nulla di grave.. acqua e zucchero ti rimetteranno in sesto.. - 
Già, come no. Non era la pressione che non funzionava.. era per colpa di.. quel.. 
- Torno subito - 
Aspettai una buona mezz'ora, intanto nella mia mente erano impresse le immagini di lui nel bagno.. ma perché è ritornato? Cosa vuole da me..
Vidi che la dottoressa tardava ad arrivare così mi alzai scombussolata e mi diressi verso il suo ufficio.
Aprii la porta e vidi che era tutto buio.. scorsi l'insegnante in un angolo.. girata di spalle.. ma che stava facendo?
- Dottoressa, tutto bene? - la strattonai per farla voltare.
Mi sentii come quella volta nel bosco...


- Signore, tutto bene? Vuole che le faccia compagnia? - 

La dottoressa si girò e vidi che sorrideva, non un sorriso normale bensì un sorriso troppo marcato, troppo strano, troppo.. inquietante! Lo stesso sorriso di... 
Corsi verso l'interruttore della stanza e accesi la luce. Non c'era più nessuno al muro, ma la dottoressa sedeva sulla sua scrivania.
- Oh eccoti cara.. scusa se ci ho messo un po', ho avuto da fare.. prego siediti. -
Mi sedetti davanti a lei.. 
- Ma .. lei .. non era.. - indicai il muro. 
- Come tesoro? - 
- No.. fa nulla.. - 
Che quell'essere si fosse tramutato nella dottoressa? 
Ma allora significava che adesso era davanti a me!


Quel mostro mi fissa, mi vuole fare del male, non mi guardare, non mi guardare! 

- Tesoro tutto bene? - 
- La smetta di chiamarmi tesoro! - 
- Ma che ti prende.. - 
- Nulla, mi dia le medicine, voglio tornare a casa.. - 
- Certo, capisco.. -
Mi diressi poi verso la porta dell'infermieria con gli occhi della dottoressa alle spalle che mi puntavano contro.
Rabbrividii e accellerai il passo verso la porta ma ecco essere bloccata trattenuta dal cappuccio della mia felpa. Urlai.
- Hahahaha come sei sciocchina! Ti ho fermato perché ti era caduto il cappello.. ecco tieni! - me lo porse.
- Gra.. grazie. - 
- Di nulla - mi sorrise e chiuse la porta.
La mia piccola avventura nell'infermieria poteva dirsi conclusa. 


Andai quindi verso i bidelli per chiamare casa. Mi accorsi poi che mi trovavo nel lungo corridoio della scuola e che ero sola, così mi voltai verso le scale.
- Eri tu prima vero!? Fatti vedere, non ho paura di te. - Ma non ci fu risposta, dopo un po' uscirono vari studenti dalle loro classi.
- Chi è quella scema che ha urlato? - 
Ovviamente ero io, quella scema.
- Oh è lei.. - tutti a fissarmi. Dopo vari insulti tornarono in classe.
Bene! Adesso mezza scuola che mi prendeva per pazza e quell'essere non si è fatto nemmeno vedere! Proprio ora che ero pronta a riceverlo! 
Corsi veloce verso la bidelleria, la figura di merda per oggi l'avevo fatta.
Talmente infuriata non vidi dove andai a sbattere e caddi per terra.
- Eccoti.. - alzai lo sguardo - finalmen.. - rimasi allibita.
- Ti conviene abbassare il tono di voce e tornare in classe, scemetta! - 
Fu una bidella a parlare.
- Scu.. scusi.. - Credevo fosse quell'essere! Ma insomma, perché non si faceva vedere ora che ero pronta psicologicamente?! Avrei voluto diglierne di tutti i colori,
non ero più una bambina, non poteva nuocermi come un tempo. Non poteva più! O ero solo io a crederlo?..
- Torna in classe! - 
- Non posso, devo andare in segreteria, vorrei tornare a casa adesso. Ho bisogno della giustifica. -
- Ah va bene, in tal caso seguimi. - 
La seguii per poi voltarmi verso le scale... ed eccolo lì!
Quel bastardo l'aveva fatto apposta! Sapeva che assieme alla bidella non avrei certo potuto andare di matto prendendomela con lui.
Ma gli mostrai comunque quanto fosse bello il mio dito medio con lo smalto nero.
Arrivati in segreteria l'essere, ovviamente, era scomparso.
- Aspetta qui, chiamo il personale. - 
- D'accordo - mi sedetti accanto ad una ragazzo con la testa china.. aveva i miei stessi jeans e vans ma la felpa bianca. I capelli, lunghi fino alle spalle, gli coprivano il volto.
- Ehi.. - mi fece.
- Ehi.. -
- Come mai qui? - 
- Vorrei ritornare a casa.. e tu? - 
- Capisco.. -
Non aveva risposto alla domanda.
- Di che colore sono i tuoi occhi? - mi fece ancora.
- Alza lo sguardo e vedi tu stesso, no? - In realtà volevo vedere se era carino. 
Non rispose.
- Azzurri come il cielo - dissi allora. - E i tuoi? - 
- Neri come la pece e piccoli come insetti. - 
Ah... non poteva scegliere paragone più bello.
- Sei carina sai.. -
- Come fai a dirlo se non.. - Mi bloccai, tanto non avrebbe mai alzato il volto. - Vabbè, non importa. - 
Rise, sembrava sincero.
- Ti ho già visto in giro, ma il colore dei tuoi occhi non sono mai riuscito a capirlo.. perché ogni volta esprimevano emozioni diverse.. - 
E' un filosofo?
- E cosa ti esprimeva? - 
- Diverse emozioni che però avevano qualcosa in comune.. - 
- E cosa? - 
- Erano tutte tristi, spente, vuote. Tu dici che li hai azzurri come il cielo, ma a me son sempre sembrati grigi come le nuvole che portano la pioggia. Spenti, vuoti.- 
- Sicuro di stare bene? - 
- E tu invece? Tu sei veramente sicura di stare bene? - 
Mi diede l'impressione che quel ragazzo mi conoscesse meglio di chiunque altro.. eppure non l'avevo mai visto.
- Scusa ma.. chi sei? - 
- Non ha importanza.. -
- Forza vieni! Tua madre verrà a prenderti. - Era la bidella.
Mi alzai verso di lei e salutai il ragazzo che mi ringraziò.
- Per cosa? - feci.
- E' da molto che non parlavo con una persona... mi sento fortunato ad aver incontrato te, spero ci rivedremo molto presto. - 
- Lo.. lo spero anche io.. - Quel ragazzo per quanto strambo mi aveva incuriosito.
Una volta arrivata sulla soglia della segreteria mi voltai a guardare indietro per scrutare ancora una volta il ragazzo... che non c'era più.
Ma.. 
- Ah una cosa.. - fece le bidella - perché parlavi da sola? - 
- Come da sola? Parlavo con il ragazzo di fianco a me.. - 
Rimase atterrita.
- Lo ha visto anche lei, no? - 
Nessuna risposta. Mi aveva presa per pazza. Bene! Altra figura di merda. Ma possibile che fosse ancora lui allora... Me l'aveva fatta di nuovo, quel bastardo.
Eppure sembrava buono.. che oltre a quell'essere ce ne fosse un altro che ha deciso di perseguitarmi? Rabbrividii.


Aspettai mia madre spazientita e infuriata. Quello era uno di quei giorni da dimenticare! Ma tutte a me dovevano capitare?
Una volta tornata a casa con mia madre mi sembrò di stare in paradiso. Addio scuola maledetta! Era il caso di dire casa dolce casa.
- Amore tutto bene? Non credo di aver mai visto una persona più bianca in volto di te.. - 
- Evidentemente non conosci un certo mio amico.. -
   
 
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