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Autore: missimissisipi    01/12/2014    2 recensioni
In cui James e Lily rubano la scena perchè sono fatti per indossare lo stesso maglione a Natale. O per dare fuoco al proprio appartamento. O per i baci ubriachi. (Non necessariamente in questo ordine)
Da "What it is to burn":
“Peccato, allora” - contorse il naso in una smorfia e poi rilassò il viso, non smettendo di stringere il collo di James con la sua presa a metà fra l’essere salda e facilmente removibile – “Sono piuttosto patetiche”
Fu il turno di lui per ridere di gusto, un qualcosa che partiva dallo stomaco e si librava sin verso il viso, completamente rilassato e, anzi, persino divertito, illuminato da luci e ombre e da un qualcosa che, davvero, somigliava molto stupidamente al Natale.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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1. what it is to burn

Le mani di James sfioravano con dedizione ogni piccola porzione di pelle a cui quelle avevano accesso, alzando pian piano il maglione di lei blu e bianco decorato con delle simpatiche renne, lo stesso che li aveva uniti quella sera. Lily percepì un offuscato e diffuso piacere, che si dimenava nel suo corpo a partire dalle labbra, unite in un gioco di attrazione vorticoso alle sue, fino ad arrivare ad ogni punto di lei a contatto con lui.

Persino il maglione blu-e-bianco-con-le-renne sembrava andare a fuoco.

Davvero, lui era bravo. Qualsiasi cosa stesse facendo. Le sembrò di perdere addirittura la facoltà di contrastare quei pensieri, dal momento che lui sembrava arrivare dappertutto e lei era sempre stata piuttosto restia a concedersi a pseudo-sconosciuti. Mentre insinuò più in su le mani, Lily si ritrovò a pensare che lei non si stesse concedendo. Era assurdo, suonava persino strano a dirsi: avevano accesso l’uno all’altro, semplicemente.

James passò a vezzeggiare il collo niveo di lei, tastando con una scia infuocata i punti più sensibili di Lily, e sorrise nell’istante esatto in cui lei iniziò ad ansimare quasi silenziosamente. Lei aprì istintivamente le gambe, lasciando che James si sistemasse meglio, il corpo di lei premuto a sé. Non era intenzionato a staccarsene.

Eppure fu un attimo e Lily lo scansò.

Scostò le sue labbra bollenti dalla propria pelle e vide l’espressione scettica e confusa di James aleggiare sul suo volto.

Come a rispondere ad una sua tacita richiesta, lei rise appena, socchiudendo gli occhi e tornando a baciarlo. Nel frattempo, le sue mani affusolate tirarono verso l’alto i lembi del maglione blu-e-bianco di James, fino a che non sparì da qualche parte attorno a loro.

Merlino, quella silenziosa presa di posizione lo avrebbe fatto impazzire. Tornò con più furore sulle labbra ormai arrossate di Lily e lo mandò fuori testa la facilità con cui si schiusero per lasciare il libero accesso alla sua lingua.

Lei gettò le braccia attorno al suo collo – lui sospirò sulle sue labbra e continuò a sfiorare la pelle coperta dal maglione in sempre più malo modo, fino ad arrivare a metà spalla, dove incontrò un gancetto nero che avrebbe voluto spezzare perché, per Godric, era una sua impressione o la chioma rossa, a contatto con la propria pelle lasciata scoperta dalla maglia gettata per terra, aveva un profumo meraviglioso?

James…”

Quel sussurro lo smosse completamente e risvegliò ogni nervo presente nel suo corpo. Tutto. Andava. A. Fuoco. Tanto da non riuscire a sganciare il reggiseno e, per la barba di Merlino, era persino affascinante mentre si sforzava. E mentre era imbarazzato. E con le guance imporporate.

Lily rise.                                                              

L’oscurità della stanza in cui si trovavano era rotta unicamente da una luce fioca, proveniente dalla sola lampada nella lavanderia (sì, peggio di due adolescenti, darsi da fare su una lavatrice), e dalla piccola fessura alla base della porta, colorata di un giallo prettamente natalizio e infestata sia da un vociare allegro, sia da della musica babbana e commerciale.

Riuscì a sganciarlo poco dopo, mentre pensava al caos presente nelle stanze accanto e di come Peter epersino Sirius bevevano del punch corretto quando lui… beh, lui era con Lily. Nel senso meno ortodosso del termine.

Il reggiseno in pizzo rosso scese a far compagnia al maglione di James. Non era scientificamente possibile desiderare qualcuno conosciuto da poco così tanto, vero? Aveva voglia di sfiorare la sua pelle per tanto ancora, e di dedicare di attenzioni il collo per il resto della serata.

Lily aveva la mente offuscata mentre lui accarezzava l’intera lunghezza delle sue cosce lasciate scoperte dalla gonna e dalle parigine; aveva la mente in stand-by quando focalizzava la propria attenzione al tocco gentile e furioso, alla morbidezza delle sue labbra sul proprio interno coscia, non ricordando nemmeno l’istante esatto in cui la sua bocca avesse percepito freddo data la distanza con James. Un silenzioso gemito costrinse James a non dare di matto, sfiorò la stoffa delle mutandine poggiando l’altra mano, ben ferma, sulla base delle gambe chilometriche della ragazza.

Lily poté solo infilare le dita fra i capelli spettinati di James e gettare la testa all’indietro, graffiando le sue stesse labbra per non pronunciare il nome di lui assieme a mormorii sconnessi. Fu tutto granché inutile.

James”

E di nuovo. Con foga, quasi nervosismo, lei recuperò lucidità e prese daccapo le redini della situazione: gli tolse la cintura con così tanta velocità da far imbarazzare James per una seconda volta. Lui la osservava in tutta la sua bellezza, nella penombra dello stanzino in cui si trovavano, ammaliato dal mix che componeva quella ragazza. Era timida, intraprendente, sensuale e un sacco di altri aggettivi apparentemente contrastanti che non avrebbero, però, comunque descritto alla perfezione ciò che lei era sul serio.

Sbottonò i suoi jeans – un attimo ed erano per terra, alla base dei suoi piedi.

“Troppo vestita” – sillabò con voce roca – “Sei troppo vestita”

E mentre faceva per diminuire la distanza fra le loro pelli, eliminando uno strato composto dal maglione che sfiorava il suo seno libero da ogni possibile interruzione (“Per Godric”), la porta della lavanderia si spalancò.

Gran bel tempismo del cazzo, pensò James quando, per lo spavento, Lily lo ebbe spinto lontano da lui, inconsciamente, osservando furiosamente l’ospite non gradito e coprendosi… i boxer, il quasi-unico indumento che aveva addosso.

“Emmeline” proruppe la voce bassa dell’ospite-non-gradito nonché ragazzo-numero-uno, facendo imprecare sottovoce James. “Penso di averli trovati”

 

(Poche ore prima)

 

Una palazzina in West London, ecco cosa aveva trovato Marlene come abitazione nell’ultimo anno. Aveva deciso, subito dopo aver terminato Hogwarts, di cimentarsi nella vita mondana e babbana nella metropoli di Londra, almeno fino a che non avesse capito cosa voler davvero farne della sua vita.

“E per finire in bellezza quest’anno” – aveva detto a Lily fra scatoloni (Merlino solo sapeva quanto fosse disordinata e procrastinatrice quella ragazza) e tazze fumanti di Earl Grey – “…Darò una festa di Nataleproprio qui! Non è grandioso?”

Questo… più o meno cinque settimane fa. E da allora aveva impegnato Lily (anche lei alla ricerca di un senso nella sua vita di soli diciotto inverni) ed Emmeline (“Sai che puoi chiamarmi Emma, Marls, vero?”) nell'organizzazione della festa più bella del secolo, che avrebbe superato anche quelle "improvvisate" durante i loro sette anni ad Hogwarts.

“Spero tu stia scherzando” – Marlene alzò i sopraccigli scuri e incrociò le braccia sotto il seno – “Hai davvero intenzione di partecipare alla mia festa con quel maglione?”

“Cos’ha che non va?”

“E’ chiaramente vecchio! E bicolore! Con delle renne

Lily piegò appena la testa, con gli occhi smeraldo puntati sulla figura dell’amica. “Devo ricordarti chi ti ha regalato una rivista di moda prima che sapessi cosa fossero?”

Marlene sbuffò, “Beh, resta il fatto che hai un maglione orrendo”

“Non è orrendo!”

“Merlino, Evans – non farai mai colpo su nessuno con quello”

Emmeline allungò le gambe sul letto di Marlene, osservando divertita lo spettacolo che le si parava di fronte. Se avesse avuto quel cibo babbano che Lily le aveva offerto, una volta, (com’è che si chiamavano? Coc Poc? Corn Pop?) sarebbe stato il massimo. Prima ancora che potesse udire la voce di Lily controbattere borbottando il solito “non è comunque mia intenzione”, vide una smorfia della sua amica e sentì pronunciate tutt’altro che quelle parole: “Scommettiamo?”

***

Paulina Wilson, una simpatica vecchietta di ottant’otto anni, abitante nell’appartamento sottostante quello di Marlene McKinnon, una giovane fin troppo disordinata (tempo addietro le chiese cosa fossero le “bollette”, e quale fosse la loro funzione) a suo dire, non ebbe mai visto così tanta gente affluire nella loro palazzina. Sul serio, nemmeno quando l’inquilina del piano superiore fece scoppiare un incendio in modo del tutto innaturale, e allora sopraggiunsero fin troppi pompieri tanto da far spaventare la diciottenne bionda.

Marlene sorrise apertamente, incitando Lily ad aprire la porta ed invitare ogni singola persona ad entrare. (“Sarà la miglior festa di Natale di sempre!” “Smettila, Marls”)

Tutto iniziò alle nove di sera – l’appartamento di Marlene era addobbato a dovere, con un albero di Natale enorme, esageratamente rosso. Alla musica di sottofondo ci aveva pensato Emmeline, sia perché Marlene, in alcuni campi, era schifosamente negata, sia perché smettere di schiavizzare i propri amici, specialmente in occasioni come quella, era un obiettivo che la bionda si era prefissata per l’anno successivo. Ed, essendoancora Natale, avrebbe potuto usufruire del proprio tono di voce e della propria abilità organizzativa per una settimana… o giù di lì.

Non molto grande, il salotto era stato per la gran parte sgomberato e riordinato. I muri e gli infissi bianchi conferivano una vaga idea di ampiezza e spirito natalizio, il quale animava Marlene sin da inizio novembre. Lily non osava pensare né agli scatoloni reduci dal trasferimento dell’amica nel proprio di appartamento, né il fatto che avessero dovuto (lei ed Emmeline, ovviamente) provvedere ad una spesa enorme per riempire il frigorifero della loro amica. Perché, sul serio, cosa mangiava? Era costantemente vuoto, se non si consideravano i cereali in scatola ed i succhi di frutta.

(Lily riteneva che fosse Marlene, fra le tre, a sentire maggiormente la mancanza degli elfi domestici di Hogwarts)

E anche enormemente piccolo, dato che alcuni alcolici si trovavano, momentaneamente, (sia Em che Lily si auguravano che l’avverbio facesse riferimento ad un minuscolo arco di tempo, quello della serata di Natale) nella vasca da bagno. Accerchiati dal ghiaccio.

 

“Ciao”

“Ehi”

“Da quanto tempo, Alice!”

“No, non sono la portiera.”

“Ehm, Emmeline è da quella parte”

“Sì, abbiamo dell’alcool”

“Cia- Marlene? Persa da qualche parte”

 

Era sicura di aver ripetuto frasi del genere almeno una ventina di volte. Sul serio, aspettare tutti gli invitati e poi darsi alla pazza gioia? Chi aveva stabilito certe regole? Marlene poteva essere già ubriaca, a questo punto. Ed Emmeline, ne era certa, aveva intrattenuto e divertito gran parte degli ospiti.

Mentre lei… era bloccata. Schifosamente bloccata. Manca esattamente una settimana, ripeteva Lily a sé stessa, poi Marlene darà inizio ai buoni propositi.

 

“Ehm”

 

Tre ragazzi erano in piedi, la porta spalancata e lei immersa nel suo mantra contro Marlene. Lily scosse il capo, facendo oscillare la cascata di capelli rossi sulle scapole, coperte dal suo adorabile maglione di lana.

Il primo ragazzo, quello che l’aveva riportata sul pianeta terra, l’osservava divertito: lo sguardo scuro e magnetico era fisso sul suo corpo, e, dopo una rapida occhiata a Lily in tutta la sua altezza, lei notò fosse ancorato ad una parte particolare di sé. Il maglione bicolore. Odiato da Marls. Grandioso.

“C’è qualche problema?”

Lui sembrò trovare divertente quella domanda, perché allargò il sorriso e si passò una mano fra i capelli neri e piuttosto lunghi per un ragazzo.

“Ci conosciamo?”

“Andiamo, Pad, non si risponde ad una domanda con una domanda. Chiedile scusa ed entriamo

Era stata una voce particolarmente calda a parlare; Lily voltò la testa e puntò il suo sguardo sul secondo ragazzo, alle spalle del primo, fin troppo alto. Era… alto. Erano tutti troppo alti. Sentiva la loro figura incombere sulla sua, esile e bicolore (o tricolore, se si contava anche il rosso acceso dei capelli).

Se gli occhi del primo, però, erano magnetici e scuri, quelli del secondo erano tutt’altro: nocciola, più che intensi e più che magnetici.

Lily boccheggiò, alla ricerca di parole adatte da usare – poi il primo ragazzo le venne in soccorso, le porse la mano, non prima di aver sorriso, ammiccante.

“Sono Sirius. E seriamente dispiaciuto”

Il terzo ragazzo alzò i sopraccigli al sentire quelle parole, il secondo si limitò ad una risatina e Lily non poté far altro che stringergli la mano, fin troppo grande rispetto alla sua.

“No, non ci conosciamo”

Lui annuì, ma sembrò non aver udito una sola sua parola.

“E’ il tuo maglione… è davvero bello”

Non appena si sporse in avanti ed entrò nell’appartamento di Marlene, poté ammirare in tutto il suo splendore il secondo-ragazzo-dagli-occhi-nocciola. Il volto morbido, il sorriso, l’eco della breve risata ancora impresso nelle orecchie di Lily… il maglione blu e bianco. Con le renne. Identico… al suo.

Si scrutarono per qualche attimo, entrambi a corto di parole.

Avrebbe voluto dire qualcosa di più sensato, meno imbarazzante e possibilmente senza arrossire, sino a far raggiungere al viso una gradazione alquanto simile a quella della propria capigliatura. Ma.

“Uhm- Carino” fu tutto quello che disse, soprattutto perché quello sconosciuto numero due dagli-occhi-nocciola sembrava attivare qualcosa di prima non funzionante in Lily. Le sarebbero mancate persino le parole esatte per esprimere un concetto così assurdo e basicamente impossibile da credere, masconosciuto-numero-due, a primo impatto, le piaceva. O meglio, era piacevole da osservare, anche se stava indossando qualcosa di così strambo come un maglione identico al suo.

(Lily pensò che avrebbe dovuto allontanarsi da Marlene se finiva per pensare in modo sconnesso e oltretutto non da lei)

Il ragazzo sorrise, e, utilizzando un tono a metà fra il canzonatorio ed il serio, le rispose, dopo aver infilato le mani nelle tasche.

“Bella scelta”

Poi scomparve dalla sua visuale, imprimendo nell’aria un odore particolare, di colonia, prettamente maschile che mancava da troppo tempo nell’appartamento di Marls e nella sua stessa vita.

Sospirò, come ripresasi da un qualcosa di puramente astratto.

“Ciao” – l’ultimo ragazzo attirò la sua attenzione – “Peter, piacere”

Lo salutò e lo invitò ad entrare.

 

***

 

“E Remus?” – curiosò la voce di Emmeline, più alta di un’ottava. Marlene aveva riso per dieci minuti buoni quando aveva notato gli ultimi ospiti entrare nel suo appartamento, e aveva scoccato a Lily occhiate maliziose, non mancando di riempirla di battute squallide. Emmeline li aveva invitati, ed era rimasta sorpresa dal vedere che entrambe le sue amiche non li ricordassero. (“Dai, frequentavano il loro ultimo anno ad Hogwarts mentre noi eravamo al quarto”) – “Non è potuto venire?”

Emmeline era seduta sul divano di Marls, in pelle bianco, fra i due ragazzi che avevano maggiormente discusso con Lily, Sirius e sconosciuto-numero-due.

“Arriverà fra poco” Sirius parlò, incrociando le braccia e osservando il contenuto ambrato del bicchiere, stretto fra le mani.

Em annuì e basta, poco prima di intavolare un’altra conversazione con gli stessi ragazzi (Sirius, Peter, Sconosciuto n°2).

Nel bel mezzo del salotto di Marlene, però, nonostante le tante persone, la musica ad un volume più alto, ed il punch ormai solennemente corretto, Lily pensava soltanto al suo ridicolo maglione. E al fatto che uno sconosciuto ne indossasse uno uguale. E al fatto che non le togliesse gli occhi di dosso. Perché percepiva due iridi nocciola sulla sua figura, e ciò significava solo una cosa: bruciore. Cos’era che bruciava, se non tutto ciò che il ragazzo sconosciuto prima gentile (“Chiedile scusa ed entriamo”) poi quasi arrogante (“Bella scelta”) sfiorava con lo sguardo?

Le si imporporarono le guance al solo porsi questa domanda, per cui buttò giù in un solo sorso il punch e si avvicinò ad Alice, convinta di potersi scrollare di dosso la sensazione insistente di disagio dovuta agli occhi nocciola dello sconosciuto numero due.

 

***

 

Lily stava ridendo con una ragazza bionda ed il suo fidanzato, un certo Frank Longbottom, il cui volto era noto a James. Era ben certo di aver visto non solo lui ed Alice ad Hogwarts, ma anche la ragazza dal suo stesso maglione. Eppure non ricordava stralci di conversazioni ormai perdute né altro: soltanto un’inconfondibile chioma rossa, nemmeno il viso pulito, chiaro, illuminato da occhi come smeraldi. C’era un qualcosa di divertente nel fatto che indossassero lo stesso indumento: non sapeva ben dire cosa, se il fatto che lei cercasse di evitarlo, o se molti si giravano a guardarli come se fosse un gioco, una battuta.

James rimase sul divano con Sirius per un bel po’, almeno fino a che il suo amico non scoppiò a ridere, improvvisamente, catturando in un batter d’occhio la sua attenzione.

“Idiota”

“Come, scusa?”

Sirius alzò le spalle e indicò con il mento la ragazza a cui James aveva prestato la sua attenzione per la buona, ultima mezz’ora.

“Idiota”

James deglutì, avendo riportato i propri occhi su di lei, scoprendo di non essere in grado di far altro. “Lo so”

L’amico gli diede una pacca sulla spalla, forse un po’ troppo forte, ma sufficiente a dargli una spinta sia fisica che psicologica per darsi una mossa. Per andare dalla ragazza.

Quindi si alzò, raggiungendola di spalle e, grazie ad un’abile mossa (da bravo ballerino quale era), l’afferrò per la vita e ci iniziò a ballare. Per Godric, avrebbe voluto ridere per la sua espressione spaventata, allibita e poi arrabbiata. Lui riusciva a cogliere dettagli e piccolezze in ogni movimento facciale, ogni qualvolta aprisse le labbra, anche poco, convinta di poter urlargli contro qualcosa, ogni volta che le ciglia sbattessero, mostrando occhi grandi e verdi. Come l’albero di Natale gigantesco.

“Non volevo spaventarti” iniziò pur mantenendo un sorriso sulle labbra e non suonando affatto dispiaciuto.

“D’accordo”

James assottigliò lo sguardo, avendo udito solo flebili parole. Cercava ancora di evitare il suo sguardo, intimorita e imbarazzata da chissà cosa. Sorrise.

“Sono James, comunque”

“Ed hai un maglione identico al mio”

“Beh, ragazza-dal-maglione-identico-al-mio” proruppe, passando le braccia di lei attorno al suo collo, nell’imitazione di un lento inesistente. “Non era mia intenzione imbarazzarti, indossando questo fantastico indumento”

Lily alzò lo sguardo, incatenandolo con il suo, “D’accordo

“Non so ancora il tuo nome”

James abbassò il tono di voce e mosse lentamente il suo corpo, seguendo una melodia nella sua testa che sembrava conoscere anche la ragazza.

“E’ davvero necessario?”

“Sì, quando dovrò parlare ai miei nipoti di un apparente noioso Natale che si rivelò divertente, data la presenza di una meravigliosa ragazza con un altrettanto meraviglioso maglione, paradossalmente identico a quello che indossai io la stessa sera”

Lei rise, unendo le mani dietro il suo collo. Merlino. A James piacque la sua risata.

“Capisco” annuì, voltando di poco il capo e disintegrando l’unione con quelli nocciola di James “Beh, James, non vorrei mai deludere i tuoi nipoti: è Lily”

“Meraviglioso nome-“

“Come il maglione?”

Lui ammiccò nella sua direzione, “Anche meglio”

Lei rise daccapo e continuò a muoversi in sincrono con James. “Di solito funzionano queste frasi?”

“Nella maggior parte dei casi, sì”

“Peccato, allora” - contorse il naso in una smorfia e poi rilassò il viso, non smettendo di stringere il collo di James con la sua presa a metà fra l’essere salda e facilmente removibile – “Sono piuttosto patetiche”

Fu il turno di lui per ridere di gusto, un qualcosa che partiva dallo stomaco e si librava sin verso il viso, completamente rilassato e, anzi, persino divertito, illuminato da luci e ombre e da un qualcosa che, davvero, somigliava  molto stupidamente al Natale.

(ammesso che una persona potesse essere illuminata da una festività che per Lily si traduceva come una serie prolungata di sensazioni felici)

“Posso essere più patetico” mormorò avvicinando il volto all’orecchio di Lily e facendo sembrare quelle parole un segreto da custodire.

Lily s’imporporò, scosse la testa e si voltò sino a non scorgere James nemmeno con la coda dell’occhio. “…O meno”

A quel punto, l’unica cosa a cui lei riusciva a pensare era il suo stupido orgoglio Grifondoro. Non poteva tirarsi indietro, no? Percepiva qualcosa.

Le balzò in mente una malsana idea che avrebbe reso felice Marlene, ne era certa.

“Gli alcolici sono nella vasca da bagno” sussurrò, facendo suonare quelle parole più come una constatazione che come una tacita richiesta.

James rise, daccapo, beandola della sua risata e apprezzando il modo con cui lo stava continuamente stupendo quella ragazza.

“Ma la stanza adiacente è davvero buia e se ci entrassimo non sarei costretta ad osservare il tuo orrendo maglione per tutta la serata”

“Correggo: meraviglioso maglione”



Salveeee! Questa è un'idea davvero malsana, lo ammetto ahhah
innanzitutto, nel caso non si fosse capito, è una serie di OS ambientate nel periodo natalizio, scritte perchè ispirata da alcuni au prompt natalizi trovati su tumblr! se ho tempo, ho intenzione di scriverne anche una sul Jily and Co. + Thanksgiving (o friendsgiving, as you prefer)! 

è senza troppe pretese, un po' scialba, forse?, ma spero vi abbia strappato un sorrisetto! sono ambientate in un passato/futuro in cui voldemort non c'è e dunque nemmeno una goccia di sangue sparsa per questa prima guerra magica! che ne pensate? fatemelo sapere, sono piuttosto curiosa!
mi scuso in anticipo se non apprezzate queste au/mondi paralleli (in questo caso James e Lily non sono nemmeno della stessa età), ma io amo troppo queste cose e volevo scriverci su! :) 

piccola nota, James qui è un dork adorkable perchè when it comes to jily aus non credo di essere in grado di far altro!

daccapo, spero mi facciate sapere, perchè sono impazzita dato che non riuscivo a scrivere nulla e la fine mi sembra un po' vuota e a tratti forzata hahaha non avete idea di quanto sia ansiosa!
godetevi queste tremila parole, in più vi lascio il mio nuovo contatto ask, nel caso vogliate dirmi lì qualcosa! :)

(angolo autoreferenziale: la mia jily long au/ah)

un bacio,
fede.
  
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