Le
mani di James sfioravano con dedizione ogni piccola porzione di pelle a
cui quelle avevano accesso, alzando pian piano il maglione di lei blu e
bianco decorato con delle simpatiche renne, lo stesso che li aveva
uniti quella sera. Lily percepì un offuscato e diffuso
piacere, che si dimenava nel suo corpo a partire dalle labbra, unite in
un gioco di attrazione vorticoso alle sue, fino ad arrivare ad ogni
punto di lei a contatto con lui.
Persino
il maglione blu-e-bianco-con-le-renne sembrava andare a fuoco.
Davvero,
lui era bravo. Qualsiasi cosa stesse facendo. Le sembrò di
perdere addirittura la facoltà di contrastare quei pensieri,
dal momento che lui sembrava arrivare dappertutto e lei era sempre
stata piuttosto restia a concedersi a pseudo-sconosciuti. Mentre
insinuò più in su le mani, Lily si
ritrovò a pensare che lei non si stesse concedendo. Era
assurdo, suonava persino strano a dirsi: avevano accesso
l’uno all’altro, semplicemente.
James
passò a vezzeggiare il collo niveo di lei, tastando con una
scia infuocata i punti più sensibili di Lily, e sorrise
nell’istante esatto in cui lei iniziò ad ansimare
quasi silenziosamente. Lei aprì istintivamente le gambe,
lasciando che James si sistemasse meglio, il corpo di lei premuto a
sé. Non era
intenzionato a staccarsene.
Eppure
fu un attimo e Lily lo
scansò.
Scostò
le sue labbra bollenti dalla propria pelle e vide
l’espressione scettica e confusa di James aleggiare sul suo
volto.
Come
a rispondere ad una sua tacita richiesta, lei rise appena, socchiudendo
gli occhi e tornando a baciarlo. Nel frattempo, le sue mani affusolate
tirarono verso l’alto i lembi del maglione blu-e-bianco di
James, fino a che non sparì da qualche parte attorno a loro.
Merlino,
quella silenziosa presa di posizione lo avrebbe fatto impazzire.
Tornò con più furore sulle labbra ormai arrossate
di Lily e lo mandò fuori testa la facilità con
cui si schiusero per lasciare il libero accesso alla sua lingua.
Lei
gettò le braccia attorno al suo collo – lui
sospirò sulle sue labbra e continuò a sfiorare la
pelle coperta dal maglione in sempre più malo modo, fino ad
arrivare a metà spalla, dove incontrò un gancetto
nero che avrebbe voluto spezzare perché, per
Godric, era una sua impressione o la chioma rossa, a contatto
con la propria pelle lasciata scoperta dalla maglia gettata per terra,
aveva un profumo meraviglioso?
“James…”
Quel
sussurro lo smosse completamente e risvegliò ogni nervo
presente nel suo corpo. Tutto. Andava. A. Fuoco. Tanto da non riuscire
a sganciare il reggiseno e, per
la barba di Merlino, era persino affascinante mentre si
sforzava. E mentre era imbarazzato. E con le guance imporporate.
Lily
rise.
L’oscurità
della stanza in cui si trovavano era rotta unicamente da una luce
fioca, proveniente dalla sola lampada nella lavanderia (sì,
peggio di due adolescenti, darsi da fare su una lavatrice), e dalla
piccola fessura alla base della porta, colorata di un giallo
prettamente natalizio e infestata sia da un vociare allegro, sia da
della musica babbana e
commerciale.
Riuscì
a sganciarlo poco dopo, mentre pensava al caos presente nelle stanze
accanto e di come Peter epersino Sirius
bevevano del punch corretto quando lui… beh, lui era con
Lily. Nel senso meno ortodosso del termine.
Il
reggiseno in pizzo rosso scese a far compagnia al maglione di James.
Non era scientificamente possibile desiderare qualcuno conosciuto da
poco così tanto,
vero? Aveva voglia di sfiorare la sua pelle per tanto ancora, e di
dedicare di attenzioni il collo per il resto della serata.
Lily
aveva la mente offuscata mentre lui accarezzava l’intera
lunghezza delle sue cosce lasciate scoperte dalla gonna e dalle
parigine; aveva la mente in stand-by quando focalizzava la propria
attenzione al tocco gentile e furioso, alla morbidezza delle sue labbra
sul proprio interno coscia, non ricordando nemmeno l’istante
esatto in cui la sua bocca avesse percepito freddo data la distanza con
James. Un silenzioso gemito costrinse James a non dare di matto,
sfiorò la stoffa delle mutandine poggiando l’altra
mano, ben ferma, sulla base delle gambe chilometriche della ragazza.
Lily
poté solo infilare le dita fra i capelli spettinati di James
e gettare la testa all’indietro, graffiando le sue stesse
labbra per non pronunciare il nome di lui assieme a mormorii sconnessi.
Fu tutto granché inutile.
“James”
E
di nuovo. Con foga, quasi nervosismo, lei recuperò
lucidità e prese daccapo le redini della situazione: gli
tolse la cintura con così tanta velocità da far
imbarazzare James per una seconda volta. Lui la osservava in tutta la
sua bellezza, nella penombra dello stanzino in cui si trovavano,
ammaliato dal mix che componeva quella ragazza. Era timida,
intraprendente, sensuale e un sacco di altri aggettivi apparentemente
contrastanti che non avrebbero, però, comunque descritto
alla perfezione ciò che lei era sul serio.
Sbottonò
i suoi jeans – un attimo ed erano per terra, alla base dei
suoi piedi.
“Troppo
vestita” – sillabò con voce roca
– “Sei troppo vestita”
E
mentre faceva per diminuire la distanza fra le loro pelli, eliminando
uno strato composto dal maglione che sfiorava il suo seno libero da
ogni possibile interruzione (“Per Godric”),
la porta della lavanderia si spalancò.
Gran
bel tempismo del cazzo, pensò James quando, per lo spavento,
Lily lo ebbe spinto lontano da lui, inconsciamente, osservando
furiosamente l’ospite non gradito e coprendosi… i
boxer, il quasi-unico indumento che aveva addosso.
“Emmeline”
proruppe la voce bassa dell’ospite-non-gradito
nonché ragazzo-numero-uno, facendo imprecare sottovoce
James. “Penso di averli trovati”
(Poche
ore prima)
Una
palazzina in West London, ecco cosa aveva trovato Marlene come
abitazione nell’ultimo anno. Aveva deciso, subito dopo aver
terminato Hogwarts, di cimentarsi nella vita mondana e babbana nella
metropoli di Londra, almeno fino a che non avesse capito cosa voler
davvero farne della sua vita.
“E
per finire in bellezza quest’anno” –
aveva detto a Lily fra scatoloni (Merlino solo sapeva quanto fosse
disordinata e procrastinatrice quella ragazza) e tazze fumanti di Earl
Grey – “…Darò una festa di
Nataleproprio qui!
Non è grandioso?”
Questo…
più o meno cinque settimane fa. E da allora aveva impegnato
Lily (anche lei alla ricerca di un senso nella sua vita di soli
diciotto inverni) ed Emmeline (“Sai che puoi chiamarmi Emma,
Marls, vero?”) nell'organizzazione della festa più
bella del secolo, che avrebbe superato anche quelle
"improvvisate" durante i loro sette anni ad Hogwarts.
“Spero
tu stia scherzando” – Marlene alzò i
sopraccigli scuri e incrociò le braccia sotto il seno
– “Hai davvero intenzione di partecipare alla mia festa
con quel maglione?”
“Cos’ha
che non va?”
“E’
chiaramente vecchio! E bicolore! Con delle renne”
Lily
piegò appena la testa, con gli occhi smeraldo puntati sulla
figura dell’amica. “Devo ricordarti chi ti ha
regalato una rivista di moda prima che sapessi cosa fossero?”
Marlene
sbuffò, “Beh, resta il fatto che hai un maglione
orrendo”
“Non
è orrendo!”
“Merlino,
Evans – non farai mai colpo su nessuno con quello”
Emmeline
allungò le gambe sul letto di Marlene, osservando divertita
lo spettacolo che le si parava di fronte. Se avesse avuto quel cibo
babbano che Lily le aveva offerto, una volta,
(com’è che si chiamavano? Coc Poc? Corn Pop?)
sarebbe stato il massimo. Prima ancora che potesse udire la voce di
Lily controbattere borbottando il solito “non è
comunque mia intenzione”, vide una smorfia della sua amica e
sentì pronunciate tutt’altro che quelle parole:
“Scommettiamo?”
***
Paulina
Wilson, una simpatica vecchietta di ottant’otto anni,
abitante nell’appartamento sottostante quello di Marlene
McKinnon, una giovane fin troppo disordinata (tempo addietro le chiese
cosa fossero le “bollette”, e quale fosse la loro
funzione) a suo dire, non ebbe mai visto così tanta gente
affluire nella loro palazzina. Sul serio, nemmeno quando
l’inquilina del piano superiore fece scoppiare un incendio in
modo del tutto innaturale,
e allora sopraggiunsero fin troppi pompieri tanto da far spaventare la
diciottenne bionda.
Marlene
sorrise apertamente, incitando Lily ad aprire la porta ed invitare ogni
singola persona ad entrare. (“Sarà la
miglior festa di Natale di sempre!” “Smettila,
Marls”)
Tutto
iniziò alle nove di sera –
l’appartamento di Marlene era addobbato a dovere, con un
albero di Natale enorme, esageratamente rosso. Alla musica di
sottofondo ci aveva pensato Emmeline, sia perché Marlene, in
alcuni campi, era schifosamente negata, sia perché smettere
di schiavizzare i propri amici, specialmente in occasioni come quella,
era un obiettivo che la bionda si era prefissata per l’anno
successivo. Ed, essendoancora Natale,
avrebbe potuto usufruire del proprio tono di voce e della propria
abilità organizzativa per una settimana… o
giù di lì.
Non
molto grande, il salotto era stato per la gran parte sgomberato e
riordinato. I muri e gli infissi bianchi conferivano una vaga idea di
ampiezza e spirito natalizio, il quale animava Marlene sin da inizio
novembre. Lily non osava pensare né agli scatoloni reduci
dal trasferimento dell’amica nel proprio di
appartamento, né il fatto che avessero dovuto (lei ed
Emmeline, ovviamente) provvedere ad una spesa enorme per riempire il
frigorifero della loro amica. Perché, sul serio,
cosa mangiava?
Era costantemente vuoto, se non si consideravano i cereali in scatola
ed i succhi di frutta.
(Lily
riteneva che fosse Marlene, fra le tre, a sentire maggiormente la
mancanza degli elfi domestici di Hogwarts)
E
anche enormemente piccolo, dato che alcuni alcolici si trovavano,
momentaneamente, (sia Em che Lily si auguravano che
l’avverbio facesse riferimento ad un minuscolo arco di tempo,
quello della serata di Natale) nella vasca da bagno. Accerchiati dal
ghiaccio.
“Ciao”
“Ehi”
“Da
quanto tempo, Alice!”
“No,
non sono la portiera.”
“Ehm,
Emmeline è da quella parte”
“Sì,
abbiamo dell’alcool”
“Cia- Marlene?
Persa da qualche parte”
Era
sicura di aver ripetuto frasi del genere almeno una ventina di volte.
Sul serio, aspettare tutti gli invitati e poi darsi alla pazza gioia?
Chi aveva stabilito certe regole? Marlene poteva essere già
ubriaca, a questo punto. Ed Emmeline, ne era certa, aveva intrattenuto
e divertito gran parte degli ospiti.
Mentre
lei… era bloccata. Schifosamente bloccata. Manca
esattamente una settimana, ripeteva Lily a sé
stessa, poi
Marlene darà inizio ai buoni propositi.
“Ehm”
Tre
ragazzi erano in piedi, la porta spalancata e lei immersa nel suo
mantra contro Marlene. Lily scosse il capo, facendo oscillare la
cascata di capelli rossi sulle scapole, coperte dal suo adorabile maglione
di lana.
Il
primo ragazzo, quello che l’aveva riportata sul pianeta
terra, l’osservava divertito: lo sguardo scuro e magnetico
era fisso sul suo corpo, e, dopo una rapida occhiata a Lily in tutta la
sua altezza, lei notò fosse ancorato ad una parte
particolare di sé. Il maglione bicolore. Odiato da Marls.
Grandioso.
“C’è
qualche problema?”
Lui
sembrò trovare divertente quella domanda, perché
allargò il sorriso e si passò una mano fra i
capelli neri e piuttosto lunghi per un ragazzo.
“Ci
conosciamo?”
“Andiamo,
Pad, non si risponde ad una domanda con una domanda. Chiedile
scusa ed entriamo”
Era
stata una voce particolarmente calda a parlare; Lily voltò
la testa e puntò il suo sguardo sul secondo ragazzo, alle
spalle del primo, fin troppo alto. Era… alto. Erano tutti
troppo alti. Sentiva la loro figura incombere sulla sua, esile e
bicolore (o tricolore, se si contava anche il rosso acceso dei capelli).
Se
gli occhi del primo, però, erano magnetici e scuri, quelli
del secondo erano tutt’altro: nocciola,
più che
intensi e più che
magnetici.
Lily
boccheggiò, alla ricerca di parole adatte da usare
– poi il primo ragazzo le venne in soccorso, le porse la
mano, non prima di aver sorriso, ammiccante.
“Sono
Sirius. E seriamente dispiaciuto”
Il
terzo ragazzo alzò i sopraccigli al sentire quelle parole,
il secondo si limitò ad una risatina e Lily non
poté far altro che stringergli la mano, fin troppo grande
rispetto alla sua.
“No,
non ci conosciamo”
Lui
annuì, ma sembrò non aver udito una sola sua
parola.
“E’
il tuo maglione… è davvero bello”
Non
appena si sporse in avanti ed entrò
nell’appartamento di Marlene, poté ammirare in
tutto il suo splendore il secondo-ragazzo-dagli-occhi-nocciola. Il
volto morbido, il sorriso, l’eco della breve risata ancora
impresso nelle orecchie di Lily… il
maglione blu e bianco. Con le renne. Identico… al
suo.
Si
scrutarono per qualche attimo, entrambi a corto di parole.
Avrebbe
voluto dire qualcosa di più sensato, meno imbarazzante e
possibilmente senza arrossire, sino a far raggiungere al viso una
gradazione alquanto simile a quella della propria capigliatura. Ma.
“Uhm-
Carino” fu tutto quello che disse, soprattutto
perché quello sconosciuto numero due dagli-occhi-nocciola
sembrava attivare qualcosa di prima non funzionante in Lily. Le
sarebbero mancate persino le parole esatte per esprimere un concetto
così assurdo e basicamente impossibile da credere, masconosciuto-numero-due,
a primo impatto, le piaceva. O meglio, era piacevole da osservare,
anche se stava indossando qualcosa di così strambo come un
maglione identico al suo.
(Lily
pensò che avrebbe dovuto allontanarsi da Marlene se finiva
per pensare in modo sconnesso e oltretutto non da lei)
Il
ragazzo sorrise, e, utilizzando un tono a metà fra il
canzonatorio ed il serio, le rispose, dopo aver infilato le mani nelle
tasche.
“Bella
scelta”
Poi
scomparve dalla sua visuale, imprimendo nell’aria un odore
particolare, di colonia, prettamente maschile che mancava da troppo
tempo nell’appartamento di Marls e nella sua stessa vita.
Sospirò,
come ripresasi da un qualcosa di puramente astratto.
“Ciao”
– l’ultimo ragazzo attirò la sua
attenzione – “Peter, piacere”
Lo
salutò e lo invitò ad entrare.
***
“E
Remus?” – curiosò la voce di Emmeline,
più alta di un’ottava. Marlene aveva riso per
dieci minuti buoni quando aveva notato gli ultimi ospiti entrare nel
suo appartamento, e aveva scoccato a Lily occhiate maliziose, non
mancando di riempirla di battute squallide. Emmeline li aveva invitati,
ed era rimasta sorpresa dal vedere che entrambe le sue amiche non li
ricordassero. (“Dai, frequentavano il loro ultimo
anno ad Hogwarts mentre noi eravamo al quarto”) –
“Non è potuto venire?”
Emmeline
era seduta sul divano di Marls, in pelle bianco, fra i due ragazzi che
avevano maggiormente discusso con Lily, Sirius e sconosciuto-numero-due.
“Arriverà
fra poco” Sirius parlò, incrociando le braccia e
osservando il contenuto ambrato del bicchiere, stretto fra le mani.
Em
annuì e basta, poco prima di intavolare un’altra
conversazione con gli stessi ragazzi (Sirius, Peter, Sconosciuto
n°2).
Nel
bel mezzo del salotto di Marlene, però, nonostante le tante
persone, la musica ad un volume più alto, ed il punch ormai
solennemente corretto, Lily pensava soltanto al suo ridicolo maglione.
E al fatto che uno sconosciuto ne indossasse uno uguale. E al fatto che
non le togliesse gli occhi di dosso. Perché percepiva due
iridi nocciola sulla sua figura, e ciò significava solo una
cosa: bruciore. Cos’era che bruciava, se non tutto
ciò che il ragazzo sconosciuto prima gentile (“Chiedile
scusa ed entriamo”) poi quasi arrogante
(“Bella scelta”) sfiorava
con lo sguardo?
Le
si imporporarono le guance al solo porsi questa domanda, per cui
buttò giù in un solo sorso il punch e si
avvicinò ad Alice, convinta di potersi scrollare di dosso la
sensazione insistente di disagio dovuta agli occhi nocciola dello
sconosciuto numero due.
***
Lily
stava ridendo con una ragazza bionda ed il suo fidanzato, un certo
Frank Longbottom, il cui volto era noto a James. Era ben certo di aver
visto non solo lui ed Alice ad Hogwarts, ma anche la ragazza dal suo
stesso maglione. Eppure non
ricordava stralci di conversazioni ormai perdute né altro:
soltanto un’inconfondibile chioma rossa, nemmeno il viso
pulito, chiaro, illuminato da occhi come smeraldi. C’era un
qualcosa di divertente nel fatto che indossassero lo stesso indumento:
non sapeva ben dire cosa, se il fatto che lei cercasse di evitarlo, o
se molti si giravano a guardarli come se fosse un gioco, una battuta.
James
rimase sul divano con Sirius per un bel po’, almeno fino a
che il suo amico non scoppiò a ridere, improvvisamente,
catturando in un batter d’occhio la sua attenzione.
“Idiota”
“Come,
scusa?”
Sirius
alzò le spalle e indicò con il mento la ragazza a
cui James aveva prestato la sua attenzione per la buona, ultima
mezz’ora.
“Idiota”
James
deglutì, avendo riportato i propri occhi su di lei,
scoprendo di non essere in grado di far altro. “Lo
so”
L’amico
gli diede una pacca sulla spalla, forse un po’ troppo forte,
ma sufficiente a dargli una spinta sia fisica che psicologica per darsi
una mossa. Per andare dalla ragazza.
Quindi
si alzò, raggiungendola di spalle e, grazie ad
un’abile mossa (da bravo ballerino quale era),
l’afferrò per la vita e ci iniziò a
ballare. Per
Godric, avrebbe voluto ridere per la sua espressione
spaventata, allibita e poi arrabbiata. Lui riusciva a cogliere dettagli
e piccolezze in ogni movimento facciale, ogni qualvolta aprisse le
labbra, anche poco, convinta di poter urlargli contro qualcosa, ogni
volta che le ciglia sbattessero, mostrando occhi grandi e verdi. Come
l’albero di Natale gigantesco.
“Non
volevo spaventarti” iniziò pur mantenendo un
sorriso sulle labbra e non suonando affatto dispiaciuto.
“D’accordo”
James
assottigliò lo sguardo, avendo udito solo flebili
parole. Cercava ancora di evitare il suo sguardo, intimorita e
imbarazzata da chissà cosa. Sorrise.
“Sono
James, comunque”
“Ed
hai un maglione identico al mio”
“Beh,
ragazza-dal-maglione-identico-al-mio” proruppe, passando le
braccia di lei attorno al suo collo, nell’imitazione di un
lento inesistente. “Non era mia intenzione imbarazzarti,
indossando questo fantastico indumento”
Lily
alzò lo sguardo, incatenandolo con il suo, “D’accordo”
“Non
so ancora il tuo nome”
James
abbassò il tono di voce e mosse lentamente il suo corpo,
seguendo una melodia nella sua testa che sembrava conoscere anche la
ragazza.
“E’
davvero necessario?”
“Sì,
quando dovrò parlare ai miei nipoti di un apparente noioso
Natale che si rivelò divertente, data la presenza di una
meravigliosa ragazza con un altrettanto meraviglioso maglione,
paradossalmente identico a quello che indossai io la stessa
sera”
Lei
rise, unendo le mani dietro il suo collo. Merlino.
A James piacque la sua risata.
“Capisco”
annuì, voltando di poco il capo e disintegrando
l’unione con quelli nocciola di James “Beh, James,
non vorrei mai deludere i tuoi nipoti: è Lily”
“Meraviglioso
nome-“
“Come
il maglione?”
Lui
ammiccò nella sua direzione, “Anche
meglio”
Lei
rise daccapo e continuò a muoversi in sincrono con James.
“Di solito funzionano queste frasi?”
“Nella
maggior parte dei casi, sì”
“Peccato,
allora” - contorse il naso in una smorfia e poi
rilassò il viso, non smettendo di stringere il collo di
James con la sua presa a metà fra l’essere salda e
facilmente removibile – “Sono piuttosto
patetiche”
Fu
il turno di lui per ridere di gusto, un qualcosa che partiva dallo
stomaco e si librava sin verso il viso, completamente rilassato e,
anzi, persino divertito, illuminato da luci e ombre e da un qualcosa
che, davvero,
somigliava molto
stupidamente al Natale.
(ammesso
che una persona potesse essere illuminata da una festività
che per Lily si traduceva come una serie prolungata di sensazioni
felici)
“Posso
essere più patetico” mormorò
avvicinando il volto all’orecchio di Lily e facendo sembrare
quelle parole un segreto da custodire.
Lily
s’imporporò, scosse la testa e si voltò
sino a non scorgere James nemmeno con la coda dell’occhio.
“…O meno”
A
quel punto, l’unica cosa a cui lei riusciva a pensare era il
suo stupido orgoglio Grifondoro. Non poteva tirarsi indietro, no? Percepiva qualcosa.
Le
balzò in mente una malsana idea che avrebbe reso felice
Marlene, ne era certa.
“Gli
alcolici sono nella vasca da bagno” sussurrò,
facendo suonare quelle parole più come una constatazione che
come una tacita richiesta.
James
rise, daccapo, beandola della sua risata e apprezzando il modo con cui
lo stava continuamente stupendo quella ragazza.
“Ma
la stanza adiacente è
davvero buia
e se ci entrassimo non sarei costretta ad osservare il tuo orrendo
maglione per tutta la serata”
“Correggo: meraviglioso maglione”
Salveeee! Questa è un'idea davvero malsana, lo ammetto ahhah
innanzitutto, nel caso non si fosse capito, è una serie di OS ambientate nel periodo natalizio, scritte perchè ispirata da alcuni au prompt natalizi trovati su tumblr! se ho tempo, ho intenzione di scriverne anche una sul Jily and Co. + Thanksgiving (o friendsgiving, as you prefer)!
è senza troppe pretese, un po' scialba, forse?, ma spero vi abbia strappato un sorrisetto! sono ambientate in un passato/futuro in cui voldemort non c'è e dunque nemmeno una goccia di sangue sparsa per questa prima guerra magica! che ne pensate? fatemelo sapere, sono piuttosto curiosa!
mi scuso in anticipo se non apprezzate queste au/mondi paralleli (in questo caso James e Lily non sono nemmeno della stessa età), ma io amo troppo queste cose e volevo scriverci su! :)
piccola nota, James qui è un dork adorkable perchè when it comes to jily aus non credo di essere in grado di far altro!
daccapo, spero mi facciate sapere, perchè sono impazzita dato che non riuscivo a scrivere nulla e la fine mi sembra un po' vuota e a tratti forzata hahaha non avete idea di quanto sia ansiosa!
godetevi queste tremila parole, in più vi lascio il mio nuovo contatto ask, nel caso vogliate dirmi lì qualcosa! :)
(angolo autoreferenziale: la mia jily long au/ah)
un bacio,
fede.