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Autore: Il_Dottore    01/12/2014    0 recensioni
Cosa ne peseresti se ti dicessi che tutto quello che ti hanno insegnato fino ad ora non è reale?
Che il mondo è miliardi di anni più vecchio di quello che ti dicono?
Che questa è la seconda volta che il genere umano si sviluppa su questo pianeta?
Che la magia, quella cosa attorno alla quale sono stati creati film, libri e favole, esiste veramente?
Ma l'umanità ha già dimostrato di non essere in grado di gestire un potere tanto grande.
Solo in pochi possono sperare di essere addestrati in questa magnifica arte dal Maestro. Egli istruisce e difende la popolazione della terra da tempo immemorabile.
Nessuno sa perché lo fa.
Egli è l'ultimo sopravvissuto di un'antichissima stirpe di esseri straordinari, l'ultimo degli Arcani.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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La Base
Diana era stesa sul letto e rifletteva sull’enormità della sua scelta.
Gli veniva chiesta una risposta grande… forse troppo grande. Rimanere nell’ombra di quello che ormai per lei era un mondo finto, che si reggeva a stento in piedi su sottili pilastri di conoscenze precarie, o lasciare tutta la sua famiglia, i suoi amici, Matteo; le veniva chiesto di abbandonare una vita e costruirsene un’altra, partendo da zero, pezzo per pezzo.
Il maestro l’aveva spedita a casa; si era ritrovata stesa nel preciso punto in cui era tutt’ora e aveva sentito una voce cristallina dentro la testa – Entro domani mattina voglio avere una risposta, spero per te che sia quella giusta. Sappi che se rifiuterai dovrò cancellare tutti i tuoi ricordi su quello che hai visto –.
Ma Diana era afflitta da un dubbio un dubbio che la corrodeva da dentro: la scelta era fra una terribile conoscenza o una placida ignoranza.
Ancora riusciva a comprendere l’enormità di quello che aveva visto. Un enorme mostro di lava, un… essere che può far esplodere le cose schioccando le dita, Domenico agli ordini di un mago, teletrasporti …
Erano successe così tante cose in quel pomeriggio che l’enorme flusso di informazioni, emozioni e ricordi la stava inondando, era tutto TROPPO!
Andava tutto bene prima che arrivasse quella creatura enorme a separarla da Matteo.
Chi sa cosa stava facendo ora il ragazzo; sicuramente era a festeggiare la vittoria con la sua squadra come al solito e si starà chiedendo perché non c’era anche lei assieme a tutte le altre ragazze che prendevano abitualmente parte ai festini organizzati per ogni trionfo in campionato. La sua memoria era già stata cancellata dal Maestro e Diana per certi versi lo invidiava, ignaro di tutto e tranquillo nelle sue sicurezze indiscutibili.
Alla fine prese probabilmente la decisione più difficile della sua vita e si addormentò, sperando con tutto il cuore di non sognare nulla ma solo che la notte durasse il più possibile.

Iulia lanciò furiosamente, con una mano sola, un maglio da guerra di contro un Arient, una creatura enorme, alta tre metri con le gambe come quella di un ariete, ma molto più grosse, il volto da facocero e delle corna da toro.
L’essere incassò il colpo in pieno petto e, anche se era alto due volte un uomo normale e pesava quattro volte tanto, fece un volo di almeno venti metri per poi atterrare pesantemente al suolo con un tonfo sonoro lasciando una fossa nel terreno.
La ragazza si trovava nella sua dimensione alternativa ambientata nella foresta amazzonica primordiale, quando questa era popolata dalle bestie più pericolose e letali del globo.
Da dietro un albero apparve un altro Arient che, con una possente clava mirò alla sua testa, ma nessuno era mai stato più veloce di Iulia Falco; piroettò su un lato e spiccò un balzo, superò il mostro con una capriola all’indietro e, quando si trovò dietro di lui, gli toccò la nuca con i polpastrelli luccicanti di giallo.
Quello lanciò un urlo lacerante e si accasciò al suolo, gli aveva tagliato l’intero fascio di nervi che passava per la nuca.
Poi lanciò una sfera di fuoco verso un cespuglio dove era acquattata un’anaconda preistorica – quattro volte più grande e più letale di quelle del presente – che produsse un unico soffio irato e non diede più segni di vita.
Con un pugnale lacerò la gola di una tigre che emise il suo ultimo rantolo prima di finire a terra.
Ritenne di essersi sfogata abbastanza (anche se non aveva neanche il fiato corto), quindi, con uno schiocco sonoro delle dita uscì dalla sua dimensione alternativa per tornare alla sua lussuosa villa di Atene a tramare vendetta.

Il cielo era limpido quando Diana si alzò quella mattina, ma questo non riuscì a risollevargli l’umore nero; dubitava che ci sarebbe riuscito perfino Domenico.
Nel ripensare al ragazzo il sangue le ribollì nelle vene; ancora riusciva ad accettare che le avesse tenuto nascosto che quello con cui lei parlava era un sosia.
Andò in cucina per fare colazione; vide la sua famiglia e pensò che questa sarebbe stata l’ultima occasione di vederli per parecchio tempo. Le lacrime minacciarono di assalirle gli occhi ma lei le respinse con forza, non voleva spaventare i suoi uscendo di casa piangendo.
Mangiò poco e poi uscì.
Appena si trovò fuori il portone sentì una voce dentro la testa:
“Hai una risposta?”
“Ho deciso!” rispose lei risoluta, contenta nel sentire la sua voce sicura e senza segni della paura e la tristezza che provava in quel momento.
“Accetto” gli disse.
Per la terza volta nella sua vita, e sapeva che non sarebbe stata l’ultima, Diana osservò i contorni di tutto quello che vedeva, a parte sé stessa, iniziare a sfocarsi e riplasmarsi dando alle figure nuovi colori e forme.
Alla fine di quel processo si ritrovò nella scuola del Maestro, con quest’ultimo davanti che esibiva un sorrisetto soddisfatto.
“Bene, ora devo spiegarti un po’ di cose” le disse cominciando a camminare e senza nemmeno salutarla.
“Quali ‘cose’?” chiese lei raggiungendolo rapidamente.
“Bè, questa non è una scuola come le altre, nel caso non l’avessi capito; qui si impara la magia, l’alchimia, la vera storia dell’umanità e di tutto quella che c’è stato prima, qui si impara l’arte del combattimento e della scherma, qui si visitano le antiche città dove e quando gli uomini non erano ingenui e ignoranti come lo sono ora e dove tutti, nessuno escluso, sapevano usare la magia.”
Diana, un momento prima furiosa con se stessa per la sua scelta, ora pendeva praticamente dalle labbra di quel ragazzo apparentemente normale che le stava affianco; voleva sapere tutto, gli sembrava impossibile che gli uomini, una volta potessero usare la magia. Quelle poche parole del Maestro erano riuscite a farle dimenticare, almeno per il momento, tute le sue preoccupazioni e angosce.
“Ma come si impara la magia? Che intende per alchimia? Cosa significa la vera storia dell’umanità? Perché dovrei imparare il combattimento? Come dovrei fare per visitare le città del passato? Quando mai gli uomini hanno saputo utilizzare la magia e, se è vero, perché nessuno lo sa e non ci sono testimonianze?” aveva parlato tutto di un fiato e ora boccheggiava.
“Calma ora, o rischi di morire soffocata senza conoscere la risposta alle tue domande” la avvertì lui con una punta di divertimento. Un leggero sorriso fece capire a Stella che lui puntava proprio a farla distrarre in quel modo.
Camminando erano arrivati di fronte a una porta bianca come le altre, ma, notò Diana, tutti la guardavano con occhiate fugaci e bramose.
Il Maestro fece un breve gesto con la mano e la porta si aprì facendoli entrare.
Diana, nella sua testa, aveva solo una definizione per quella camera: ‘infinito’; era come una stanza, ma senza le pareti, dove il bianco si estendeva fin oltre lo sguardo dell’osservatore, senza neanche un mobile o arredo.
All’improvviso, davanti a loro apparve una massiccia scrivania in legno riccamente intagliato e pitturato; dietro di essa vi era un’imbottita poltrona rossa dallo schienale alto e rigido; davanti, invece, vi erano due sedie di pelle più piccole.
Sopra la scrivania c’erano un’elegante lampada, un portatile, alcuni fogli, un portapenne, qualche libro e un piattino con dei piccoli dolcetti dall’aspetto invitante.
Tutto era molto ordinato e preciso; il Maestro prese posto sulla poltrona e fece cenno a Diana di accomodarsi. Mentre lei si sedeva aprì il computer, fece scorrere il dito sullo scanner di impronte digitali e dopo un paio di clic iniziò a scrivere a una velocità quasi disumana.
Quando ebbe finito Stella osò domandare:
“Posso chiederle cosa sta facendo?”
“Certo che puoi; ho appena informato Domenico che hai accettato la mia proposta e che sei con me nel mio ufficio” si volse a guardarla con un lieve sorriso che però non si estendeva agli occhi, che esprimevano una strana freddezza triste e malinconica e, con sorpresa di Diana che lo credeva impossibile per il Maestro, una lieve stanchezza.
“Quindi questo è un ufficio. Un po’ strano; ma le pareti non ci sono?”
“No, si estende all’infinito. Qualsiasi cosa vuoi che ci sia qui, a parte persone o determinate cose legate alla magia; basta immaginarla, prova”
Diana pensò a un comodino come quello che aveva in camera sua e all’istante apparve nel preciso punto della stanza in cui l’aveva immaginato.
“Bene, ora rispondiamo alle tue domande, o almeno ad alcune” disse mentre il comodino svaniva.
“Come sarebbe a dire alcune?” domandò lei un po’ irritata. “Non ha intenzione di darmi delle risposte? Con tutto quello che ho sacrificato per venire qui da lei?”
“Certo che ti darò delle risposte, ma non per tutte le domande che mi hai posto; almeno non per il momento” disse lui con l’espressione indecifrabile che aveva quando l’aveva incontrata, ma con un tono di voce strano: non era minaccioso, ma faceva intendere che su quello che aveva detto non c’era possibilità di discutere.
“Allora, cominciamo.
La prima cosa che mi hai chiesto è come si impara la magia; nell’antichità c’era un complicato procedimento che avevo inventato per insegnare la magia agli uomini, che ora non ti interessa anche perché ci vorrebbero ore, ma oggi pos…”
“Aspetti un momento, questo vuol dire che lei ha inventato la magia!” Diana non aveva ancora una precisa idea di magia, ma le sembrava impossibile che il Maestro l’avesse inventata; poi però ricordò quello che aveva visto ieri e concluse che con le pochissime informazioni che aveva era meglio tacere ed evitare di usare la parola impossibile.
Però qualcosa non le quadrava: “Come può lei essere così vecchio?!” domandò indignata. Appena finì di dirlo gli occhi del maestro divennero rossi; ma, invece di tornare dei colori consueti come al solito, rimasero scarlatti. L’effetto fu terrificante; quel piccolo cambiamento faceva diventare il bel volto di quello che almeno sembrava un meraviglioso giovane, in un volto che incuteva una paura e allo stesso tempo bellezza stupefacenti. Rapivano letteralmente lo sguardo.
“Stammi bene a sentire” disse con un tono calmo, quasi dolce e carico di mistero.
“Io sono nato la notte prima della notte dei tempi. Ho visto nascere l’intera umanità dall’inizio alla fine; non ho inventato la magia, ho solo contribuito a scoprirne molti segreti e particolari applicazioni. In compenso ho gettato le basi delle moderne arti marziali, scherma e vari stili di combattimento”
Stella era sconvolta.
“Questo vorrebbe dire che lei ha… tipo quindici miliardi di anni!”
“Bé, non è che li abbia contati uno per uno però ne ho molti di più, quasi tutto quello che insegnano oggi nelle scuole è solo quello che vogliamo far credere agli umani; questo povero pianeta è molto più vecchio di quel che sembra, ma io più di lui, di un giorno per la precisione.
Ma quanti anni dimostro?”
“Non più di venti” disse Diana sincera.
“Bene” rispose lui con una leggera nota di soddisfazione.
Diana trattenne un sospiro di sollievo quando quegli inquietanti occhi rossi tornarono normali; ‘normali’ si fa per dire, pensò la ragazza.
“Ora vediamo di finire la spiegazione.
Ti stavo dicendo: il processo per risvegliare il potenziale magico presente dentro ognuno di noi in maniera più o meno accentuata, era molto complesso e molto molto lungo; tuttavia, oggi disponiamo di metodi più rapidi e semplici, anche se, a mio parere, più imprecisi.
È possibile utilizzare un’esca per far emergere il potere magico, ma non si sarà mai potenti come di natura. Questo però permette all’alunno di imparare a usare la magia da subito, dopo circa un secolo anche senza l’utilizzo dell'esca.”
“Ma come posso riuscire a vivere per un secolo?” per la seconda volta, Diana si accorse di aver appena detto una stupidaggine subito dopo aver finito di pronunciare la frase.
“A questo penserò io.” Rispose il Maestro con un sorrisetto.
“Però devo avvertirti: l’immortalità può essere una maledizione.
Io tengo i miei allievi molto dentro la scuola, finché non maturano abbastanza, per evitare che si affezionino a persone esterne; veder invecchiare i propri cari rimanendo sempre giovani è il prezzo che si deve pagare per coltivare il proprio raro talento qui. In compenso si può imparare tutto
E, capiscimi, quando dico ‘tutto’, intendo tutto.”
Diana era sconvolta; per lei la sua bis-nonna di centotredici anni era già un miracolo vivente, e ora le si proponeva di vivere in eterno in un posto pieno di gente fisicamente giovanissima ma mentalmente millenaria e con davanti un anonimo – di nuovo, ‘anonimo’ si fa per dire – ragazzo che diceva di avere almeno qualche miliardo di anni.
“Cosa decidi?” chiese il Maestro.
‘Se sono arrivata fino a qui, tanto vale andare avanti!’ pensò Diana.
“Accetto la tua proposta” il cuore però gli si riempì di tristezza quando pensò alla sua famiglia; passato qualche decennio non l’avrebbe rivista più, e Matteo con loro! Le tornarono in mente tutti i ricordi di quello che avevano fatto. Per la seconda volta in quella giornata le lacrime minacciarono di sgorgarle a fiumi dagli occhi e, per la seconda volta , le ricacciò indietro vergognandosi di se.
‘Mostra un po’ di maturità Diana!’ si disse. Decise che avrebbe passato con loro più tempo possibile quando le fosse stato concesso.
“Naturalmente non vivrai per sempre: potrai decidere di morire quando vorrai, ma solo se di tua spontanea volontà anche se, ovviamente, non sarai immune agli attacchi nemici.
Ora continuiamo con le risposte ai tuoi dubbi; la seconda domanda che mi hai posto riguardava l’alchimia. Ora questo te lo potrei benissimo dire io, ma so che il mio amico Nicholas, che insegna questa materia, ci tiene a farvi sapere per prima la sua definizione.
Il terzo interrogativo” si affretto a continuare il Maestro alzando leggermente il tono di voce, perché Diana aveva già aperto la bocca per ribattere. Questo la irritò, incrociò le braccia al petto e sprofondò per un bel pezzo nella sedia.
“Riguardava il significato di ‘vera storia dell’umanità’; per questo, come avrai ormai capito dalla nostra precedente discussione, mi riferivo a quello che è successo veramente dopo la Notte della Grande Esplosione. Non ti dico altro perché, come per l’alchimia, dovrai impararlo dagli insegnanti pertinenti alla materia. E io non insegno storia; non mi è mai piaciuta a dire il vero.
Poi mi hai chiesto perché avresti dovuto imparare il combattimento, anche se questo mi pare ovvio: per difenderti; gli immortali sono sempre stati bersaglio delle creature magiche malvagie che si nutrono della nostra stessa magia e non ti descrivo come fanno prenderla dai loro corpi e a mangiarsela perché ci tengo che la colazione ti rimanga nello stomaco” disse facendo una smorfia di disgusto. Diana sorrise.
“Inoltre dovrai imparare a combattere per difendere l’umanità dalle forze oscure”
La ragazza stava per chiedere al Maestro che cosa fossero le ‘forze oscure ’ quando nella stanza risuonò una musica bellissima; sembrava come una lieve carezza sulla pelle, quasi volesse portarti con se, in un paradiso senza preoccupazioni né dolori di alcun genere. Il maestro pigiò un tasto del suo portatile e la musica cessò. Diana si riscosse dal torpore in cui era caduta e chiese: “Cos’era?”
“Il canto della fenice, per te che puoi essere considerata ancora un’umana normale, ha effetti ipnotici, ma ti ci abituerai.
L’ho impostata come avviso quando ho una nuova e-mail”
“Ottima scelta!” commentò Diana.
“È Domenico, dice che è felice che tu abbia accettato e che sia al sicuro con me”
“Perché, di cosa aveva paura?”
Il maestro la guardò intensamente come per giudicare se la sua domanda meritava una risposta e, se sì, quanto rivelarle.
“Non è questo il momento di parlarne: un mago molto saggio un giorno disse ‘ non mi fare domande e non sarò costretto a raccontarti bugie ’, quindi non insistere” poi, visto che Stella lo guardava storto aggiunse: “Diciamo che aveva a cuore la tua incolumità”
“Bene, ma ora risponde alla mia ultima domanda?”
“Certo; allora, mi hai chiesto come fosse possibile che gli uomini una volta usassero la magia.
Penso che ora potresti arrivarci anche tu: gliel’ho insegnata io, eliminandone ogni traccia poi per evitare che lo scoprissero in futuro”
Stella infatti l’aveva immaginato. Anche se non riusciva a capire perché il Maestro avesse smesso di aiutare l’uomo; il pensiero di questo abbandono la fece arrabbiare.
“Prima la terra era un posto vivo e rigoglioso: dove ora ci sono deserti, prima c’erano foreste, dove ora c’è solo ghiaccio prima c’erano città…” disse poi il Maestro con una leggerissima fitta di nostalgia.
A quel punto Stella sbottò: “Ma allora perché non torna ad istruire gli uomini con la magia?!! Se prima la Terra era così bella facciamola tornare così! Oggi il nostro pianeta è un disastro! La gente muore di fame! La disoccupazione è in aumento! La guerra è dappertutto! C’è la crisi monetaria e tutto ha costi spropositati! Lei potrebbe cambiare tutto senza alzarsi da quella sedia!!”
Dire questo le fece capire la gravità del tradimento del Maestro.
Iniziò a percepire delle sensazioni che all’inizio non identificò bene; poi capì: era indignata, furiosa.
Non riusciva a capire perché se prima il Maestro era riuscito a fare del mondo un paradiso non lo potesse fare un’altra volta.
Gli occhi del Maestro diventarono di nuovo scarlatti, ma questa volta avevano perso il loro fascino, erano solo terrificanti, sembravano due tizzoni. Era arrabbiato.
“Ecco il classico comportamento degli umani! Tu puoi aiutarmi! Quindi sei obbligato a farlo! Mi spiace mia cara, ma la vita non va così! Ognuno deve prendersi il proprio fardello, spesso senza che nessuno sappia nulla del suo sacrificio, senza che nessuno lo aiuti o lo soccorra, anche per poco ad alleviare il suo dolore! Una volta istruivo tutti gli umani, avevo una scuola enorme dove insegnavo loro la magia in una bellissima e immensa città nel mezzo del Pacifico; ma poi gli umani iniziarono a utilizzare la magia per ogni loro più piccolo capriccio, facendone un uso sbagliato, molto sbagliato e decisamente irrispettoso. Cercarono di utilizzare la magia per semplificarsi la vita e nella loro arroganza e pigrizia ignorarono i miei avvertimenti sulle leggi che governano l'universo e l'esistenza stessa. Alla fine vennero sopraffatti dalla magia stessa e dalla loro avidità nell’usarla; distrussero la città; e tutti, da primo all’ultimo morirono in un’esplosione immensa.
Io, naturalmente sopravvissi, anche se ci volle moltissima energia per evitare la distruzione dell’intero sistema solare e la creazione di un buco nero. Protessi anche alcuni discepoli fidati per evitare che la stupidità di molti uccidesse anche questi pochi innocenti. Gli umani tornarono a popolare questa terra, ricreandosi dalle scimmie, ma da allora mi dedico solo ad addestrare pochi eletti accuratamente selezionati; di loro mi fido e sono sicuro che non commetterebbero mai gli errori che commisero i loro predecessori!
– Se pensate che questo mondo sia orribile, aspettate di vedere gli altri – disse una volta uno scrittore inglese.
E pensi che abbia completamente abbandonato gli umani?! Secondo te, chi ha fatto scoprire loro il fuoco? Chi è la causa dell’anello mancante? Chi guidò i faraoni per millenni? Chi guidò le più importanti ribellioni degli schiavi della storia? Chi fermò l’ascesa di Napoleone? Eh?
Ma gli umani sono, erano e rimarranno per sempre stupidi! Durante la prima guerra mondiale portai un soldato americano a tanto così dall’uccidere Adolf Hitler! Ma cosa fece quando aveva la pistola puntata sulla fronte di quel tedesco pazzo? DECISE DI RISPARMIARGLI LA VITA! Bene, giusto qualche milione di umani morti per questo durante la seconda guerra mondiale! Senza contare le conseguenze delle due bombe nucleari sganciate su Hiroshima e Nagasaki!! L’umanità non cambierà mai! E io non sono il loro piccolo supereroe che per ogni ladruncolo che ruba una borsetta a una povera vecchietta indifesa e per ogni ragazzino che frega una bicicletta, o per ogni maledetto gattino che rimane bloccato su un albero, deve intervenire a difesa della giustizia! La razza umana dovrà imparare a cavarsela da sola prima o poi, l’uccellino dovrà prendere il volo dal nido e iniziare una sua vita, non ci sarà sempre la mamma che gli porterà il vermetto già masticato e predigerito! L’unica cosa che farò sarà intervenire quando gli uomini avranno bisogno di un vero ‘aiuto dal cielo’, che attribuiscano il merito a Dio, ad Allah, a Buddha o a chi vogliono, a me non interessa. Spero solo che saranno pronti quando arriverà il momento, perché, prima o poi, io me ne andrò!” quando finì i suoi occhi cominciarono a tornare dei colori consueti.
Diana non sapeva cosa dire. Non si aspettava uno sfogo del genere dal Maestro, ne che lui avesse guidato l’umanità e ne fosse rimasto così deluso. Nonostante tutto quel discorso, però, non era ancora convinta del fatto che il genere umano meritasse quell’abbandono!
“Ma perché non ha ricreato quella città splendida di cui parlava?! Dopo la prima volta gli uomini avrebbero imparato dai loro errori!” Stella non riusciva a capacitarsi della cosa.
“Non avrebbero MAI imparato dai loro errori, perché la razza umana ha una storia che, dovresti saperlo, si ripete in ciclo!
– Il denaro fa la guerra, la guerra fa il dopoguerra, il dopoguerra fa la borsa nera, la borsa nera rifà il denaro, il denaro rifà la guerra! – questo lo disse Totò, un attore del tuo paese fra l’altro. L’umanità funziona così, non impareranno mai dai loro errori. E anche volendo non avrei potuto far risorgere dalla morte quelle persone.”
“Bé… allora… avrebbe potuto mettere per iscritto quello che era successo per mettere in guardia la gente!” la ragazza era a corto di proteste.
“ – Un libro, uno solo, può sconvolgere la vita di un singolo individuo. Una biblioteca può arricchire la cultura di una piccola cittadina. Un gigantesco archivio non cambierà la vita di una metropoli – per caso conosci il filosofo Schopenhauer?”
“Ma come ha potuto lasciare che tutto questo accadesse! Non è impazzito?!” ormai stava per mettersi a piangere.
“Evitare che accadesse e salvarli tutti sarebbe stata una terribile dimostrazione di debolezza e attaccamento a esseri mortali da parte mia!
– La debolezza del potere supremo è la più terribile calamità dei popoli – questo invece lo disse Napoleone se ti interessa.”
“Quindi dopo che la città è esplosa lei non ha fatto niente?! È rimasto a guardare?!” Stella aveva gli occhi lucidi di lacrime.
“E cosa avrei dovuto fare? Voltare le spalle e fare finta che non stesse succedendo niente?”
“Ba', è impossibile discutere con lei!” si voltò e prese a guardare nel vuoto della Stanza Infinita.
“Ora che ci siamo chiariti credo sia il momento di darti qualche spiegazione sulle lezioni” l’espressione del Maestro era ancora dura, ma il suo tono di voce si era leggermente ammorbidito.
“Solo una cosa, prima che incominciamo” lo interruppe Stella.
“Chiedi pure” disse lui con un leggero sorriso.
“Voglio sapere come si chiamava questa città che è andata distrutta.”
Il sorriso del Maestro divenne più ampio, quasi un ghigno.
Quando parlò la sua voce era leggermente ironica.
“Mai sentito parlare di Atlantide?”



Iulia era seduta sulla sua poltrona di pelle di daino.
Sul suo computer avventuristico scorrevano i dati che aveva raccolto sulle varie battaglie che aveva combattuto contro di lui.
Li aveva letti e riletti nella speranza di poter trovare un punto debole, ma invano; aveva uno stile di combattimento, un modo di pensare talmente mutevole che rendeva impossibile capire cosa avesse intenzione di fare. Riusciva a imparare più lui dai suoi, seppur scarsi, errori che lei da decine di libri.
In fondo lo sapeva, nessuno dei suoi avversari era mai riuscito a prevedere una sua mossa in tempo da poter reagire; in moltissimi ci avevano provato, pochissimi erano sopravvissuti.
Ma lei non era una persona qualunque, lei era Iulia Falco; allieva di Bastet, Circe e Selena; maestra di scherma; esperta di magia; alchimista eccezionale; negromante straordinaria; guerriera e stratega insuperabile. Lei avrebbe sconfitto il Maestro.
Aveva fallito molte volte, vero, ma era anche riuscita a raggiungere vari obbiettivi, a aumentare il suo potere nel tempo e a guadagnare terreno ogni volta di più.
Continuava ad arrovellarsi sul problema ma non ne cavava nulla di costruttivo.
Assunse di nuovo la posizione del loto levitando.
Sondò con il suo potere l’itero globo, ma, come al solito, non riuscì a individuare la Base.
Lui le aveva rimosso ogni ricordo riguardo la posizione della scuola in modo da impedirle di attaccarla.
In compenso, però, non era riuscito a negargli i ricordi sul suo sapere; lei li aveva protetti con sortilegi antichissimi e molto potenti.
Tornata a terra aveva preso una decisione. Le costava ammetterlo, ma aveva bisogno di aiuto.
‘Per una missione molto pericolosa, servono alleati molto pericolosi’ si disse.


 
Note dell'autore:
Premetto che chiedo venia per il ritardo immenso di questo capitolo, ma devo ammettere che avevo abbandonato sia questo sito che la scrittura della storia.
Il motivo penso sia semplice, come mi è stato fatto notare la trama di questa storia è incredibilmente simile a quella di una serie tv inglese: Doctor Who.
Ora, fra le recensioni del terzo capitolo mi è stata fatta notare questa somiglianza e, curioso di scapire la portata di questa, ho deciso di vdere di cosa parlasse questa serie tv. inutile dire che sono diventato io stesso fan della suddetta serie. Ora quindi, con più conizione di causa, non posso che concordare con la recensione che mi è stata fatta: le somiglianze sono davvero tante.
So che può essere difficile credere nel puro caso, ma io purtroppo non ho il dono della telepatia come il vero Dottore o come lo stesso Maestro, di conseguenza posso solo darvi la mia parola per quello che possa contare.
Detto questo ringrazio come al solito chi è arrivato fin qui a leggere pure le note dell'autore che non fregano a nessuno, diciamocelo, in fondo siamo qui per farci due risate.
Con la speranza che non perda nuovamente la voglia

Il Dottore
   
 
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