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Autore: likehurricane    01/12/2014    0 recensioni
Lui, Lei e un aereoporto bloccato da una bufera.
Cosa ha previsto il destino per loro?
''Siamo fatte per poche persone e spesso le incontriamo per caso!''
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CHELSEY
Passai le ultime due ore di scuola, pensando a quello che avrei dovuto fare in un solo pomeriggio prima di partire. Per mia fortuna, quelle due ore passarono velocemente.
-Ehi Rach, pomeriggio a che ora dovrei venire da te?- avevo incominciato mentalmente ad organizzarmi il pomeriggio.
-Non so, quando vuoi..- mi rispose facendo spallucce.
-Ti va bene se vengo verso le tre?- chiesi mentre percorrevamo il corridoio che portava all'ingresso.
-Certo, ciao- la conversazione si finì lì dato che dovevamo prendere strade diverse per raggiungere ogniuno casa sua.
Durante il tragitto che mi avrebbe portato a casa, mi suonò il telefono. Il numero risultava sconosciuto. Tentennai prima di rispondere, ma dopo accettai la chiamata.
-Chelsey, sono Nick. Ti sto chiamando per chiederti se sei già a casa? Dovrei parlare con tua madre.-
Perchè il compagno di mia madre mi stava chiamando? E perché attraverso il mio telefono voleva parlare con lei? La situazione mi puzzava, non mi ero mai fidata di quel tipo.
-Non sono ancora arrivata. Per caso, é successo qualcosa?- chiesi già immaginando che la risposta sarebbe stata una bugia.
-No no, sta tranquilla. Solo che il suo telefono risulta occupato. Grazie ... e ci vediamo sta sera, ciao.-
'Tutti i tipi strani se li trova mia madre', pensai mentre chiudevo la chiamata. Essendo che la curiosità é donna e sinonimo di intelligenza, provai a chiamare mia madre per vedere se mi avrebbe risposto.
Il telefono suonò tre volte e poi sentii mia madre rispondermi. Lo sapevo che era successo qualcosa!
Ops, ora, però, che avrei detto a mia madre?
-Ehi mamma... scusa, ho sbagliato numero, dovevo chiamare Hope- menti con la prima cosa che mi venne in mente.
Capi che mia madre stava riflettendo sulla mia bugia, anche perchè l'h viene abbastanza prima della 'm' di mamma. Ma per fortuna abboccò.
-Oh, tranquilla. Comunque, stai tornando?-
-Si, sono dentro il tram. A dopo- detto ciò, staccai la chiamata e posai il telefono in tasca. Adesso avevo un altro problema da affrontare: cosa era successo tra mia madre e Nick?
Dopo circa quindici minuti ero arrivata a casa. Aprii il portone e salii due piani a piede per arrivare davanti alla porta di casa mia.
Di solito, sarei entrata piano piano per disturbare il pranzo della mia "famiglia", ma avendo capito la situazione, entrei spavaldamente e andai direttamente in camera. Dove trovai mia madre, sul mio letto con la mia valigia viola aperta insieme agli armadi.
Dire che i miei occhi si spalancarro è poco. Cosa stava facendo? Non era da lei fare una cosa del genere. Lei, la maggior parte delle volte, nemmeno li leggeva i miei messaggi.
-Sei arrivata prima oggi?!- affermò continuando a selezionarebi miei vestiti con gli occhi.
'Chissà perché le altre volte torno il più tardi possibile?!' le chiesi nella mia mente.
-Eh si, devo fare tante cose prima di sta sera..-
-Giusto. Anzi, raccontami bene questa storia di tuo padre.-
Mi stava chiedendo di papà? Oddio, era successo qualcosa di grave nel mondo dei grandi..
Con incertezza, le raccontai la telefonata dell'infermiera e le pochissime cose che mi aveva riferito per quanto riguarda mio padre. Una volta finito di raccontare, mi disse che anche lei credeva fosse meglio che io andassi a Londra per aiutare mio padre.
Aspetta, mica si vogliono liberare di me? Felicissima di accontentarli.
-Dai, andiamo a pranzare e dopo ti continui a fare la valigia.- pronunciò quelle parole lungo il corridoio che portava in cucina.
-Ok, capo- risposi piano ironizzando.
Ritornarnare a pranzare con mia madre, nello stesso momento e nello stesso luogo, face uno strano effetto. In questi anni, io tornava sempre quando loro finivano di pranzare o andava a pranzo da Rach oppure erano loro a mangiare fuori. Era ...bello, soprattutto perchè eravamo solo noi due.
Ovviamente non essendo ormai abituate a stare così tanto tempo da sole noi due, durante il pranzo non ci fu molta conversazione. Le uniche parole che ci scambiammo furono 'Mamma, alle tre vado da Rach per prenotare il biglietto' e lei che mi riferì che sarebbe andata subito dopo al lavoro e che all'aereoporto mi avrebbe accompagnata lei. Detto questo, il silenzio divenne il padrone della stanza.
Non appena finì l'ultimo boccone di cibo, mi alzi, sparecchiai le mie cose e andai in camera. Ero già le due e mezza e avevo solo mezz'ora per andare da Rachel.
Mi misi le mie superga blu, andai in bagno a controllare le mie condizioni e tornai in camera per prendere la borsa e mettermi in cammino verso casa Beer.
Nel frattempo che l'autobus percorreva le vie della mia città, ripensai a quando da piccola pensavo che niente e nessuno avrebbe distrutto la mia famiglia, a come mi sentissi legata a loro, anche troppo.
Mi ripresi dai miei pensieri quando l'autobus frenò e fu spinta verso avanti. Scendendo da quella specie di veicolo, guardai l'orologio, erano le 15.10. Ero dieci minuti in ritardo. Niente a confronto ai miei ritardi collezionati.
Risi al ricordo di quella volta in cui io e Rachel avevamo deciso di andare a vedere cosa vendesse il nuovo negozio di abbigliamento. La scuola c'eravamo messe d'accordo, era tutto organizzato: io sarei partita prima da casa e avrei aspettato Rach ad una fermata prima del centro. Però, Rach arrivò prima di me e mi aspetto mezz'ora. Preoccupandosi per il fatto che non arrivavo, mi chiamò. Come potete immaginare, non risposi. Così continuò a chiamarmi, che, in fine, furono 10 chiamate e 30 messaggi, tutti senza risposta. Arrivando al limite della preoccupazione, aveva pensato a tutto: rapina di persona, stupro, morta per incidente stradale, morta per colpa di un proiettile ed ect..; decise di telefonare al mio portinaio, il Signor. Gigi che, poverino, salì al secondo piano e comiciò a suonate il mio campanello senza un domani. In tutto ciò, io mi ero soltanto addormentata sul divano. Vi lascio immaginare la cazziata che ricevetti una volta arrivata alla fermata da Rach.
'Menomale che sono in ritardo solo di 10 minuti', pensai tra me e me.
Al campanello di casa Beer mi rispose la madre di Rach, che mi apri subito il portone. Dopo esser salita con l'ascensore, visto che abitava al quarto piano la mia migliore amica, mi ritrovai direttamente la porta aperta. Quella casa era quasi quasi anche mia, così entrai dicendo forte un 'Salve signora' e andai in camera di Rachel.
La trovai stiracchiata sul letto a guardare Next top model. Appena capi che erano le puntate nuove, senza salutarla, mi buttai accanto a lei sul letto e lo iniziai a vedere anche io.
Per la successiva ora, non ci muovemmo da quel letto, da quella posizione e dal canale. Ma, sfortunatamente, questi programmi durano niente e quindi ci alzammo contro voglia e con passi da zombi dal suo letto.
Era arrivato il momento di controllare i voli. Ci sedemmo sulla scrivania e accendemmo il pc. Andammo subito sul sito di voli low-cost. Per mia fortuna, trovammo un volo che costava poco e che partiva quella sera. Prenotammo il biglietto e lo stampammo. Era diventato ancora più reale: avevo solo un pomeriggio e dopo avrei preso un areo per andare da mio padre per chissà quanti giorni.
Anche se il tempo a disposizione era poco, decisi di rimanere un'altra ora da Rachel.
Passamo quell'ora a spettegolare fra noi e a ipotizzare un colpo di fulmine con un londinese biondo e con occhi azzurrissimi, alto e muscoloso con un carattere dolce ma forte. Lui, nel nostro flash mentale, doveva aiutarmi a rialzarmi da terra, dopo che, sbadatamente, c'eramo scontrati di fronte uno Starbucks.
Beh, magari mi fosse successo, ma essendo realista, o meglio dire pessimista allo stato pure, sapero di non avere speranze.
Quell'ora, però, passò troppo in fretta e io dovevo, seriamente, andare via.
Ma, con mio stupore la madre di Rachel, mentre stavo per andarmene, chiese alla figlia come mai non stesse venendo con me per poi accompagnarmi all'aereoporto. I miei occhi s'illuminarono. Amavo quella donna. Girandomi verso la mia amica, vidi che anche lei aveva la mia stessa espressione, così corse nella sua camera a recuperare la sua giacca per poi andare a casa mia.
Dovevo farmi la valigia, prepararmi e prendere un aereo che mi avrebbe portato ad un realtà a cui io, forse, non ero pronta.
  
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