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Autore: _Misery    01/12/2014    2 recensioni
"Si diceva che molto tempo prima un pastore fosse annegato con il suo piccolo gregge a valle, dove le sponde erano più alte e fangose. A Narcissa non piaceva vederlo incamminarsi oltre il bosco ogni giorno, ma evitava di mostrarlo: per Lucius era già difficile lasciarsi vestire – il tremore delle mani gli consentiva di allacciare solo gli ultimi bottoni del mantello, compito che svolgeva con estrema serietà – senza che dovesse ascoltare le sue preoccupazioni. Tuttavia Narcissa non si era mai soffermata presso il fiume, perciò non poteva sapere quanto fosse calmo. Era profondo, forse, ma solo uno sciocco avrebbe potuto perdervi la vita."
Genere: Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lucius Malfoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Attenzione pls! Questa potrebbe rivelarsi una premessa lunga e pallosa.
Volubile come sono, sto - forse un po' tristemente - perdendo confidenza col mondo di Harry Potter; ci trovo delle storie strabelle, ma in pratica non scrivo e non fantastico più su tutti quei personaggi secondari drammaticissimi che mi piacevano tanto. Stavolta avevo però il "compito" di scrivere di un personaggio letterario finito in una situazione abbastanza improbabile (qui il post originale, sono sempre io), e il primo che mi è venuto in mente è stato proprio il caro vecchio Malfoy padre - anche se, ripensandoci, avrei potuto usare Allock e rendere il tutto più trashoso com'era nei miei piani iniziali. Stavo quasi per scusarmi per una serie più o meno indefinita di motivi, ma poi ho deciso di smetterla di rimuginare e provare a pubblicare comunque anche qui; credo di aver passato il periodo in cui sentivo il bisogno di cose profonde e/o più impegnate, sto riscoprendo e imparando ad accettare la parte più infantile e superficiale di me e forse si noterà e oddio non so se si è capito ; w ; Insomma ho amato, amo i simboli e tutto ciò che si cela dietro, ma amo anche guardare la superficie delle cose, i colori riflessi, le cose leggere e macabre insieme... uuh.
Okay basta con questa roba, credo. Ciao.





 
Down by the river 



 
"[...] Divento vecchio... divento vecchio...
Porterò i pantaloni arrotolati in fondo.

Dividerò i miei capelli sulla nuca? Avrò il coraggio di mangiare una pesca?
Porterò pantaloni di flanella bianca, e camminerò sulla spiaggia.
Ho udito le sirene cantare l'una all'altra.

Non credo che canteranno per me.

Le ho viste al largo cavalcare l'onde
Pettinare la candida chioma dell'onde risospinte:
Quando il vento rigonfia l'acqua bianca e nera.

Ci siamo troppo attardati nelle camere del mare
Con le figlie del mare incoronate d'alghe rosse e brune
Finché le voci umane ci svegliano, e anneghiamo."

(Thomas Stearns Eliot, "Il canto d'amore di J. Alfred Prufrock")






 
Il fiume raccontava sempre molte cose. Il vecchio Malfoy non sapeva da quanto tempo l’acqua chiara mormorasse, o se fosse stato lui a scoprirne il linguaggio dopo tutte le ore trascorse in contemplazione; in ogni caso non era un uomo incline alle fantasticherie, dunque poteva darsi che stesse definitivamente impazzendo.
Si diceva che molto tempo prima un pastore fosse annegato con il suo piccolo gregge a valle, dove le sponde erano più alte e fangose. A Narcissa non piaceva vederlo incamminarsi oltre il bosco ogni giorno, ma evitava di mostrarlo: per Lucius era già difficile lasciarsi vestire – il tremore delle mani gli consentiva di allacciare solo gli ultimi bottoni del mantello, compito che svolgeva con estrema serietà – senza che dovesse ascoltare le sue preoccupazioni. Tuttavia Narcissa non si era mai soffermata presso il fiume, perciò non poteva sapere quanto fosse calmo. Era profondo, forse, ma solo uno sciocco avrebbe potuto perdervi la vita.
In quella prima settimana di novembre suo figlio tornò a visitarli con la famiglia e non di rado il viso pallido di Scorpius faceva capolino tra gli alberi nudi, senza avvicinarsi troppo. Lucius non lo chiamava, consapevole che stava alimentando la sua malcelata curiosità: spesso i ricordi erano troppo confusi perché potesse parlare ad un bambino senza irritarsi. Solitamente Draco veniva a recuperarlo in tutta fretta, ma una mattina Scorpius gironzolò più del dovuto e si spinse fino a riva. Lucius osservò le foglie rosse sotto le sue scarpine di ricca fattura, fece tamburellare le dita della mano destra sul manico del bastone per qualche minuto e poi si alzò a denti stretti.
« Ci sono luoghi più sicuri per giocare. » Non riuscì a nascondere un pizzico d’apprensione, ma il bambino non parve farci caso: se ne stava rannicchiato accanto ad un cumulo di ciottoli, lasciando che i bordi della giacca si bagnassero. « Devo forse ricordarti l’educ– »
Lucius scorse ciò che aveva catturato l’attenzione del nipote e il suo cuore – stupidamente, in verità – perse un battito: la corrente aveva lasciato ai loro piedi un lungo osso, arcuato e splendente, simile a una costola. Intimò al bambino di tornare subito a casa con una voce che quasi non riconobbe, ma non lo guardò correre via. Aveva gli occhi pieni di lampi verdi, di corpi che cadevano e capelli neri che danzavano in aria un attimo prima di ricoprire il volto dei loro proprietari; il sangue fluì violento nelle sue orecchie, facendogli perdere l’orientamento.
Non sono un assassino; la mia bacchetta non ha mai ucciso nessuno. 
Qualcuno lo chiamò e non nella sua testa né dal sentiero, ne era certo. Sembrava stesse ripetendo il suo nome sotto i rami scheletrici dei pioppi, oltre il riflesso delle nuvole bianche, nel letto muschioso del fiume.

 
“Vieni, Lucius

perché hai paura di noi?”


Credeva che affogare, se questo era successo, fosse molto più doloroso. Immaginava il fango bruciare nei polmoni spezzandogli il respiro, mentre i vestiti si facevano macigni; immaginava che avrebbe odiato riaprire gli occhi per scoprire – un uomo di quel lignaggio, poi! – di essere diventato un misero ibrido; invece i pensieri lo abbandonarono lentamente, fluttuando in superficie come piume.
Lucius era di nuovo giovane, non aveva bisogno di vedersi per capirlo: il suo corpo non doleva più, la pelle era bianca e tesa, i capelli talmente biondi da svanire nell’acqua. Gli parve di non avere nemmeno un cuore. Gli unici inconvenienti erano quelle lunghe branchie violacee sui fianchi e la coda iridescente degli uomini del mare, eppure pensò di poterlo sopportare; d’altronde tanti, tanti anni prima qualcuno s’era ridotto a bere sangue di unicorno, anche se aveva dimenticato chi fosse.
Scoprì ben presto che poteva muoversi con maggior grazia di qualsiasi aristocratico sulla terra, e che non era solo; Cissy avrebbe amato quella sensazione, ma chi era poi?
« Andiamo! » sussurrarono gli altri attorno a lui, belli come se il vento avesse potuto ucciderli. « Andiamo verso il mare – attento ai mulinelli! »
Seguiva la corrente fredda senza opporre resistenza, meravigliato dalle leggere increspature di luce capaci di sollevare la sabbia; a volte sfiorava con una mano le serpi brillanti che guizzavano sotto di loro. Attraversò brughiere e città di uomini troppo pesanti e distratti senza badarvi, scomparendo a tratti nell’ombra di qualche imbarcazione, e raggiunse la foce melodiosa prima del tramonto.
« La Regina della Baia Solitaria ti aspetta! » le sirene, simili a principi, lo guidarono nelle acque cupe; lui non rispose perché la sua voce non suonasse troppo rozza. « Non hai motivo di dubitare del fondale salato, dove persino le rocce cantano ».
Il palazzo della Regina sorgeva, sbilenco in apparenza, ai piedi di un dirupo: coralli e chiglie fungevano da cupole, mentre i calamari degli abissi passavano indisturbati tra le colonne perdute in chissà quale naufragio. Dalla corte deserta s’intravedeva il trono – o di qualsiasi cosa si trattasse – e Lucius non poté fare a meno di storcere il naso, ma si fece avanti con tutto l’orgoglio che riuscì a dimostrare; non era più il vecchio patetico di una volta, eppure il suo arrivo non provocò particolari reazioni nella donna del mare che aveva di fronte.
« Benvenuto. » La Regina sembrava incastonata nella madreperla e nei cristalli che avevano lentamente ricoperto i pavimenti. Aveva capelli lunghi, più scuri di quelli dei suoi simili, un volto duro e affilato, la pelle livida e grandi occhi di un verde profondo: di certo non quello che Lucius si sarebbe aspettato. « Spero che il viaggio non sia stato faticoso, e che il posto possa essere di tuo gradimento. » Guardò una delle sirene rimaste in fondo alla sala e subito le venne portato un fagotto. « Nel caso te lo stessi chiedendo, qui ci sono gli abiti che hai lasciato per venire da me. Dubito però che possano servirti ancora ».
Lucius inarcò un sopracciglio. « Prego? » Non sapeva esattamente di cosa stupirsi, dato che fino a quel momento si era posto ben poche domande.
Lei gli si avvicinò e lo prese per mano, conducendolo in una camera più nascosta. Forzieri ricolmi d’oro erano ammassati l’uno sull’altro fino a sfiorare al soffitto, gemme d’ogni forma e grandezza brillavano debolmente nella penombra – ma Lucius riuscì a pensare solo al suono spiacevole della coda della Regina, al sangue rappreso sotto le sue unghie, al tocco viscido e freddo.
« Le navi che affondano sono sempre meno e dei cadaveri dei pescatori non me ne faccio nulla, » mormorò lei a capo chino, pensierosa, « ma questo è tutto ciò che posso offrirti. Ti chiedo di accettarlo ».
« Con tutto il rispetto – per quale motivo dovrei? » Lucius si volse intorno con un ghigno; sentiva di essersi risvegliato da un lungo sonno, ma i suoi occhi erano ancora offuscati. « Io sono stato più ricco di così, eppure è inutile quando ti ritrovi in fondo al mare ».
La sirena tentò di carezzargli una guancia, ma lui si ritrasse. « Non vorresti rimanere giovane per sempre? Non ti piacerebbe regnare con me e comandare una schiera? Oppure » sibilò « preferiresti tornare sulla terra
– la schiena di Lucius si piegò –
a strisciare come un’orrenda bestia rugosa 
– le ginocchia si spezzarono e i denti caddero come schegge di vetro –
prima che ti dimentichino nella tomba? »
L’uomo percepì la sua presenza sopra di sé, ma aveva gli occhi ed il petto pieni d’acqua. Benché quella profondità lo stesse frantumando, trovò le ultime forze per afferrarle un polso.
« Sai, della mia morte ho pochi ricordi, » riprese lei con voce terribilmente umana accanto al suo orecchio destro, « un mago e un lupo m’inseguono fino alla riva di un fiume, e l’acqua sparpaglia le mie ossa. Cominciavo a sentirmi così sola in questa nuova vita quaggiù: ho avuto un pastore per marito, ma non ha resistito a lungo… tu sei uno di quegli stregoni, no? Ripagami per tutto quello che ho passato, per l’anima immortale che ho perduto! »
Lucius cessò di lottare, certo che sarebbe morto soffocato con i suoi capelli attorno al collo; invece, di colpo, tornò a respirare come prima.
« Non mi hai ucciso » ansimò, passandosi il dorso della mano sulla bocca.
La Regina si strinse nelle spalle. « Era quello che volevi, forse? »
Lucius scosse la testa, cocente di vergogna. Porre fine – no, neanche quando s’era ritrovato segregato in quel corpo in decadenza aveva davvero desiderato una cosa del genere. D’altronde, nel suo stato, vivere o morire erano entrambe alternative da vigliacchi; il mare sembrava l’unico oblio che gli fosse rimasto.
« Non ti aspetterai che ne sia felice » disse, ma non riuscì a suonare sprezzante abbastanza.
La Regina rispose che non si trattava di felicità: potevano ascoltare le nenie degli antichi vulcani sottomarini o attendere la bonaccia per ammirare le costellazioni sull’orizzonte nudo, potevano ottenere qualsiasi cosa bramassero, mentre il sale levigava la loro memoria e svuotava il loro occhi – si trattava solamente di tempo, e ne avevano in abbondanza. Allora lo riaccompagnò in sala e gli cedette il suo posto sul trono; poi pose sul suo capo anche la tiara arrugginita che aveva portato fino a quel momento.
Lucius divenne Re nella notte che calava silenziosa sulla baia e le sue onde intorpidite, sui fiumi e le brughiere, fino alla casa lontana dei Malfoy.








p.s.: se siete arrivati a questo punto, posso spiegare che la tipologia di sirene usata è quella delle favole, proprio perché citando quelle del mondo magico avrei potuto rendere la situazione quasi quasi "realistica".
p.p.s.: oddei, non so se inserire l'OOC tra gli avvertimenti. Rientrare nella logica dei fandomss (sebbene per un solo attimo) mi ha seriamente confusa, ci ho messo due ore anche solo per completare questa pagina.

 
   
 
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