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Autore: Madin    02/12/2014    2 recensioni
Solitudine. Ecco cosa l'aveva spinta a cercare qualcosa di nuovo.
Aveva appena assistito alla scena più brutta della sua intera vita; il ragazzo di cui era innamorata aveva baciato quella stupida bionda dopo che aveva portato Grifondoro alla vittoria nella partita di Quidditch. La gente acclamava quel bacio e lo incoraggiava mentre a lei dava solo il voltastomaco. Vedere le labbra di Lavanda che si incollavano letteralmente a quelle di Ron era una scena raccapricciante, e, vedere che l'ingenuo di casa Weasley ricambiava il bacio, le aveva scavato un buco nel petto inguaribile.
Non sapeva quando si era accorta di provare dei sentimenti per lui, era successo e basta.
Non si sarebbe mai aspettata che una nuova avventura era proprio ad aspettarla dietro l'angolo, e neanche le era passato per la testa che avrebbe potuto coinvolgere l'ultima persona che avrebbe voluto... come, poi, rimane un mistero...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Fairytales Gone Bad

 

 

- Adesso sai -

 

L'infermeria era vuota quel pomeriggio. Ronald se n stava sdraiato sul letto a fissare il soffitto come a contarne le numerose crepe dell'intonaco. Hermione si avvicinò silenziosamente ma una sedia tradì la sua presenza. L'aveva presa in pieno e solo la grazia di Merlino le aveva impedito di cacciare un urlo degno di una banshee. Ron si era subito voltato a guardarla, così gli aveva sorriso.

«Ben svegliato Ronald.» lui sembrò illuminarsi e si tirò, con fatica, a sedere, per poterla guardare meglio. Le fece segno di prendere posto sulla sedia accanto al letto e lei accettò.

«Grazie per essere venuta» Hermione sentiva un grande peso nel petto, e quel peso aveva il nome di Draco. Stare lì seduta al capezzale del suo primo amore le sembrava un tradimento bello e buono. Anche se il suo ragazzo l'aveva appena sbattuta fuori dalla sua stanza dopo che lei aveva confessato i suoi sentimenti. Il ricordo ancora faceva male: sembrava una ferita aperta su cui continuava a cadere il sale...

«Figurati» rispose «Come ti senti?» domandò, sinceramente interessata.

«Meglio ora...tra qualche giorno potrò uscire.»

«Lavanda sarà felice...» non l'aveva detto per cattiveria, ci credeva davvero. E pronunciare quel nome non aveva più quel sapore amaro che la gelosia gli aveva affibbiato. Era un altro ora il suo tutto.

«Lavanda ed io ci siamo lasciati. Io l'ho lasciata, a dire la verità.» essendone a conoscenza non ne fu sorpresa; in realtà non le importava di Lavanda.

«Mi dispiace.»

«A me no. Non è lei che vorrei avere accanto...» di scatto la ragazza alzò lo sguardo e lo puntò dritto dritto negli occhi di Ron, interdetta e non poco stupita. Oh no. «Quella che vorrei avere vicino sei sempre stata tu, Hermione, solo che ero troppo codardo per ammetterlo e per conquistarti. Potrai mai perdonarmi?»

La bocca spalancata di Hermione era un segno di  qualche oscura presenza che si era impossessata di lei. Non poteva aver detto davvero quelle parole! Non ora! Avrebbe dovuto dirle prima, quando si era sentita tradita; quando aveva creato una stupida pozione che aveva complicato le cose in maniera irreparabile.

«Ron...» iniziò a dire ma lui la interruppe.

«Lo so che pensi che io sia un idiota e che avrei dovuto svegliarmi prima, ma solo quando ti ho perso ho capito quanto tu fossi importante per me. Quanto sei importante per me.»

Hermione si alzò dalla sedia «Devo andare a lezione ora. Ci vediamo presto Ronald...» e si allontanò senza essere trattenuta, si allontanò piangendo lacrime silenziose e amare. Richiuse il portone dietro di sé e continuò a correre trattenendo le lacrime al meglio ma senza riuscirci. E intanto un paio di occhi grigi la osservavano e piangevano con lei.

 

Passarono due giorni, nei quali la ragazza non aveva fatto altro che starsene rintanata in camera sua a leggere e studiare, tutto pur di non pensare a ciò che aveva vissuto e stava vivendo tutt'ora.

Non aveva più incontrato Draco né parlato con lui. Sapeva che Ron era uscito dall'infermeria in ottime condizioni ma ancora non era riuscita a trovare il coraggio per affrontarlo. Lei. Nobile Grifondoro. Codarda.

Ginny entrò in quel momento in camera e si sedette accanto all'amica «Sono due giorni che non esci. Non credi sia ora di cambiare aria?» non guardava Ginny, teneva lo sguardo puntato fisso su qualcosa a terra, sembrava che fosse davvero interessante.

«L'hai visto?» ancora niente: non guardava Ginny. E quindi non la vide annuire

«Sembra... sembra stare male, Hermione. Non vuoi proprio dirmi cos'è successo?» Hermione scosse la testa e si alzò dal letto, avvolta nella coperta si diresse alla finestra e guardò fuori.

«Non so cos'abbia. Non so perché... ma c'è qualcosa sotto, qualcosa che non ha voluto dirmi e che non sono riuscita a scoprire.»

«Nemmeno a letto?» Hermione sorrise e Ginny ne fu rincuorata.

«No... nemmeno a letto.»

«Immagino. Sarete stati impegnati in qui momenti... avrete sicuramente usato la voce per altri motivi!» e di colpo tutte le immagini di loro due che facevano sesso -no, non sesso, ma amore- le piombarono in mente e un certo pizzicore al bassoventre si fece sentire, insieme ad un crac del suo cuore gi incrinato.

«Ho paura che c'entri Voldemort. E i Mangiamorte.»

«Non ti dirò che non è così per indorarti la pillola, lo credo anche io. E la cosa mi spaventa perché significa che questa guerra è più vicina d quanto pensiamo.»

 

Capitò quasi per caso, un'incontro nefasto di un destino bizzarro e birichino. Stavano andando a lezione nelle rispettive classi, rispettivamente ai due poli opposti della scuola. Lei camminava a testa bassa coi libri stretti al petto, lui con le mani in tasca. Lei ripeteva gli appunti che si era studiata la sera prima, lui pensava a quanto fosse bella la primavera. Lei pensava a quanto avrebbe voluto incontrarlo, lui pensava a quanto sarebbe stato bello rivederla prima di andare al macello.

Fu così che si scontrarono. E l'eco delle risatine del destino si diffuse per tutta Hogwarts. I libri di Hermione erano a terra e Draco la stava aiutando a raccoglierli; poi alzarono lo sguardo e un «Grazie» morì sulle labbra della ragazza. La bocca spalancata, gli occhi strabuzzati.

Si alzarono da terra in contemporanea e rimasero a fissarsi.

Hermione osservava il ragazzo con ritrovato interesse: osservava la linea sinuosa della mascella, le guance scavate e la pelle grigiastra; i capelli spettinati e il dolcevita nero che non serviva a nascondere la sua magrezza innaturale.

Draco invece la osservava come un tesoro prezioso che avrebbe voluto avere ancora tra le mani. Si soffermò sui capelli fermati dietro l'orecchio, al suo candido collo che aveva più volte baciato e infine sui suoi occhi privi di vitalità.

«Scusa» le disse faticando a far uscire la voce.

«Non... non c'è problema» gli rispose e poi, a testa bassa, lo sorpassò e continuò per la sua strada.

«Aspetta!» la chiamò lui e tornò indietro per raggiungerla. Hermione si fermò e nei suoi occhi c'era quasi una speranza «Vieni con me» le disse.

Hermione lo fissò interdetta e gli domandò «Venire dove?»

«Non importa dove. Ma con me.» l'afferrò per un polso, facendole cadere a terra i libri e la trascinò dietro di sé. Fino a  che non furono nei pressi del luogo, Hermione non sapeva dove stessero andando; ma quando la Stamberga Strillante si stagliò sull'orizzonte capì e si sentì rassicurata. Entrarono silenziosamente e Draco la portò nella sala principale.

«Che ci facciamo qui?» domandò la ragazza.

«Tranquilla, Granger, non ho intenzione di abusare di te» Granger?! Erano tornati a chiamarsi per cognome? Bene.

«Non hai mai abusato di me, Malfoy, non te l'ho mai permesso. Adesso dimmi perché siamo qui» il ragazzo sorrise impercettibilmente e iniziò a passeggiare per la stanza.

«Come si può far entrare qualcuno nella scuola?» Hermione spalancò gli occhi

«Che cosa? Malfoy che stai...»

«Prima che tu aggiunga altro con quella lingua, lasciami dire che è solo curiosità.»

«Non si può Smaterializzarsi ad Hogwarts.»

«Lo so, Granger! Lo so!» sembrava furioso e in agitazione «Volevo sapere se ci sono altri modi!» lei lo fissò indispettita dal suo comportamento. Draco stava tremando.

«Sì» disse incrociando le braccia «ci sono. Ma hai chiesto alla persona sbagliata, Malfoy. Ci vediamo» detto questo era decisa a lasciare la Stamberga ma lui glielo impedì. La raggiunse a grandi falcate e la inchiodò sulla porta. Lei era in mezzo.

«Non ho finito Granger...»

«Beh io sì» rispose furiosa «E ora lasciami, verme!»

«Verme? Non ero una serpe?»

«Un verme è più schifoso e cibo per gli uccelli. È più facile da schiacciare.»

«Non la pensavi così quando questo verme ti scopava nel suo letto» Hermione avvampò

«Si può sapere che vuoi, Draco?» si dimenticò del cognome, esausta «Prima mi cacci a calci e ora non vuoi lasciarmi andare via. Che succede?»

«Ho... ho bisogno di te.» la sorpresa che provò Hermione fu talmente grande che raramente le capitò nuovamente di sentirsi così. E meno male!

«Per cosa?»

«Devi aiutarmi a trovare un modo per far entrare qualcuno ad Hogwarts» la gola di Hermione iniziò a bruciare e il groppo di lacrime che la abitava iniziò a salire. Era solo per questo?

«Qualcuno? I Mangiamorte?» lo sfidò sottraendosi alla sua trappola

«Non sono affari tuoi» voleva essere scontroso ma sembrava debole.

«Sì invece! Dal momento che chiedi il mio aiuto! E non te lo darò. Non so come aiutarti. Ora lasciami andare.»

«No!» la afferrò per le braccia

«Malfoy lasciami andare subito!» cercò di dimenarsi ma la presa era ferrea sui suoi polsi e non sarebbe diminuita.

Con uno slancio il ragazzo posò le labbra su quelle della ragazza e la costrinse ad aprire la bocca nella quale intromise la lingua. La baciò irruento senza incontrare resistenze. Si staccarono ed entrambi aspettarono ad aprire gli occhi, ma quando lo fecero, fu Hermione ad afferrare il collo di Draco per spingerlo verso di sé.

Il letto sfatto e distrutto non era poi così lontano.

 

«Non possiamo sempre finire così» Hermione si tirò il lenzuolo bucato sul petto e Draco mugolò in assenso.

Si mise una mano tra i capelli e si diede della stupida. Si alzò dal letto e iniziò a raccattare i suoi vestiti, decisa ad andarsene. Draco non cercò di fermarla, anzi, si sentiva una merda per quello che aveva appena fatto. Stava cercando di allontanarla e il modo migliore non era andarci a letto insieme, dannazione!

«Già» le rispose e lei si fermò

«E allora perché Draco?!»

Lui si tirò a sedere «Perché... dannazione Hermione! Io ti amo! Adesso sai.» il silenzio che ne seguì dopo fu del tutto imprevisto e innaturale

La ragazza specialmente non sapeva come affrontare quella rivelazione. Non sapeva quanto potesse dire o fare senza turbare il ragazzo ancora nudo avvolto nelle lenzuola di quel letto di fortuna.

Aveva in mano i suoi vestiti appallottolati che caddero a terra con un tonfo sordo quando lei non se ne preoccupò e si buttò a capofitto sulle labbra del ragazzo, che l'accolse tra le sue braccia.

Quello era un bacio di bisogno, naturale e sbagliato bisogno di quando si sente la fine vicina.

«Ridillo.» Hermione si strusciava eccitata sul corpo tonico ma deperito del ragazzo.

«Ti amo Hermione Granger...» lei sorrise sorniona «E sto per morire.»

Per poco non si strozzò con la saliva. Cos'aveva detto quell'imbecille?!

«Cosa?!»

«È così. Voldemort mi ha affidato un compito e se non lo eseguirò mi ucciderà.» Hermione si ricordava che gliel'aveva accennato tempo prima.

«Che compito ti ha dato Draco?»

«Devo...» confessarlo costava una gran fatica «Devo uccidere Silente.»

 

Note:

Sì, sì, dovrò scusarmi per il ritardo enorme lo so... ecc ecc.

No, okay, mi scuso tantissimo per il ritardo esagerato! Non ci crederete mai ma mi sono girata un secondo e sono passati 5 mesi. Non è normale! Terra, fermati!

Sono piena di impegni e riesco a scrivere un po' poco. Non è una giustificazione, lo so. Ma accettate questo capitolo come scuse...

Grazie mille a tutti e a presto!

 

   
 
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