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Autore: Elygrifondoro    03/12/2014    4 recensioni
Cosa succedere se uno Shadowhunter e i suoi amici frequantano la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Cosa succede se due persone destinate a stare insieme come Alexander Lightwood e Magnus Bane si trovassero nella stessa scuola, rispettivamente nei panni di studente e professore? lLamore e l'attrazione vinceranno sui dubbi che una relazione proibita inevitabolmente crea?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CALL IT MAGIC


“Non si perdona qualcuno perché si ritiene di non avere altra scelta. Quello non si chiama perdono, si chiama disperazione.”
Sarah Addison Allen, Giorni di zucchero fragole e neve


Erano passate due settimane dalla notte della battaglia e le cose stavano pian piano tornando alla normalità. Annabelle era continuamente sotto osservazione ma sembrava reagire bene alle cure prescritte dai medici, le lezioni erano iniziate da tre giorni e tra i corridoi aleggiava già un perenne vociare su quanto i professori stessero caricando di compiti i poveri studenti e sui leggendari diritti di quest’ultimi di avere una sola verifica al giorno o la possibilità di eliminare il coprifuoco.
A volte gli incubi mi assalivano riportandomi sempre nella stessa foresta, in quella radura circolare con i demoni ed Annabelle… Isabelle che veniva scagliata via con forza da una delle code dei demoni, si accasciava contro al troco di un albero e non si alzava più mentre il sangue iniziava a colarle dalla testa. Magnus che rimaneva a corto di energie proprio mentre un enorme creatura lo assaliva e se lo portava via con sé, nell’oblio più totale. Mai mi è capitato di sognare la mia morte. Io rimanevo sempre incolume, avvolto nella mia aura da codardo, consapevole di essere l’unico sopravvissuto. Al mio fianco solo il senso di colpa. Mi svegliavo costantemente in un bagno di sudore con le gambe attorcigliate fra le coperte e la paura che ciò che avevo sognato si avverasse. Quella mattina dovevano essere all’incirca le sei così ne approfittai per fare una corsa lungo il lago. Faceva piuttosto freddo ma con una felpa e dei pantaloni lunghi si stava bene. Iniziai a correre ammirando le foglie ormai morte ammucchiate agli angoli del sentiero e ascoltando ancora insonnolito il regolare infrangersi dell’acqua lungo la riva. Corsi finché non mi fecero male le gambe e mi fermai appoggiandomi al troco di un vecchio salice riprendendo fiato e regolarizzando il battito del cuore. D’un tratto sentì un suono continuo, regolare, di un battere di mani, proprio come… un applauso.
-vedo che nonostante tutto non hai smesso di tenerti in forma fratellino. –
Eccolo, il tipico tono scherzoso degli Herondale, quella nota pungente di ilarità caratteristica di Jace.
-che ci fai qui? –
Chiesi più incuriosito che scocciato.
-quello che stai facendo tu Alec, non è ovvio? –
In effetti aveva l’aria un po’ affaticata. Si passò una mano fra i capelli color miele, gocce di sudore scivolavano lungo il viso evidenziandone gli zigomi pronunciati ormai tipici di un uomo e non più di un ragazzo. Jace avrebbe avuto un aspetto mozzafiato anche dopo aver passato dieci giorni nella Foresta Amazzonica senza cibo né acqua.
-corriamo insieme? Come agli allenamenti all’Istituto? –
Lui sorrise e sbatté le palpebre un paio di volte prima di rispondere.
-volentieri. –
Adesso che ci pensavo, Jace non aveva mai accennato alla battaglia né a quello che successe nel prato dopo che io, Izzy ed Annabelle ci fummo lasciati la foresta alle spalle, ma ero certo che non aspettava altro che il momento giusto per chiedermelo.
-così… -
Iniziò lui dopo poco più di un chilometro.
-tu e Magnus non avete mai smesso di frequentarvi. –
Nonostante l’imbarazzo stesse tingendo le mie guance di scarlatto, io sorrisi, di quei sorrisi che si possono dedicare solo a poche persone importanti nella vita.
-sai bene che ci siamo visti tutta estate. –
Lui annuì vagamente perplesso, esortandomi a continuare.
-non abbiamo mai chiarito… ecco, quello che eravamo l’uno per l’altro e il primo giorno di scuola… per me è stato un colpo. –
Feci una breve pausa, non solo per riprendere fiato ma anche per assicurarmi che la terra sotto la quale avevo seppellito quei dolorosi ricordi non stesse per cedere facendoli riaffiorare in superficie in pochi secondi. Ci eravamo seduti su due grossi massi piatti, l’uno di fronte all’altro, entrambi con le gambe incrociate. Jace giocherellava con un filo d’erba che aveva preso da chissà dove.
-all’inizio ho provato ad ignorarlo, ma non ce l’ho fatta. -
Avrei voluto raccontargli come mi sentivo, sapevo di doverlo e poterlo fare, ma non ero certo che avrebbe capito. Come si poteva spiegare a parole il brivido che mi percorreva la schiena quando Magnus mi sfiorava una guancia, mi sussurrava all’orecchio nomignoli idioti che in fondo mi facevano sentire speciale o quando mi baciava… ogni cellula del mio corpo che emanava luce e calore, donava tutta sé stessa a qualcuno che avrebbe potuto far di me briciole.
-e ora? Cioè, cosa ti è saltato in mente? L’hai baciato davanti a tutta la scuola, al preside, persino al Ministero e ad una sostanziosa parte dei dipendenti del San Mungo! Se fosse stato uno studente non ci sarebbero stati problemi… ma un insegnante Alec! Stai andando contro il regolamento! –
-e da quando ti importa del regolamento?! –
Gli occhi di Jace diventarono color ossidiana dall’ambra che prima erano.
-da quando è il mio migliore amico e parabatai ad infrangerle! –
-Jace, stai parlando proprio come me… io ho passato una vita a dirti di non infrangere le regole! Proprio perché sai che ho questo innato senso del dovere, dovresti capire che Magnus per me è importante, non è un capriccio. –
Nonostante non accennassero a schiarirsi, gli occhi di Jace sembravano… più deboli. Come se una delle tante difese erette attorno a sé avesse subito dei gravi danni.
-io… io lo so Alec, so che è piuttosto ridicolo che sia io a dirti di stare attento dato che se ne avessi la possibilità affronterei da solo uno dei Principi dell’Inferno ma… non voglio che tu stia male. Non voglio che lui ti faccia male. Perché io ti ho visto, c’ero quando Robert… quando ha detto quelle cose e c’ero anche nei giorni successivi e ricordo ogni singolo istante perché l’agonia che passavi la vivevo anche io con te e non mi sono mai sentito così vicino ad una persona come in quei giorni. E proprio perché l’ho vissuto, perché l’ho sentito –
Si puntò forte il pugno al petto
-non voglio vederti mai più così. Voglio che tu abbia il meglio di questo mondo. Perché sei il mio parabatai, la parte migliore di me, e meriti il meglio. -
Io sbarrai gli occhi. Jace non era proprio il tipo da mostrare i suoi sentimenti. Piuttosto avrebbe affrontato in duello Voldemort in persona. Gli presi il polso gelido e lo strinsi. Il battito era veloce e irregolare sotto ai miei polpastrelli e ad ogni pulsazione sembrava che il sangue volesse riversarsi fuori dai vasi sanguigni.
-Jace, Jace calmati perfavore. Io lo apprezzo molto, non sai quanto queste parole mi rendano felice ma so anche che non posso tornare indietro. Perché non voglio. Io e Magnus abbiamo parlato con il preside e lui ha acconsentito a patto che rimanga un segreto. Ricordo anch’io quei giorni, come se li avessi vissuti quindici minuti fa. Ricordo la tua espressione e tutti i tentativi per farmi stare meglio e sono questi ricordi che mi mandano avanti. Siete tu, Isabelle, Clary… e si, un po’ anche Simon che mi date la carica ma, se voi siete il sangue che pulsa nelle mie vene, Magnus è il cuore. E il sangue senza un muscolo cardiaco non serve a niente capisci? Lui tiene legati insieme i pezzi di me. È il filo conduttore che permette a tutto di funzionare. Una persona non può vivere senza un cuore come io non posso vivere senza Magnus. –
Incrociai nuovamente lo sguardo con il suo, acqua e luce del sole che si scontravano: un arcobaleno. Jace sembrava distrutto sebbene non avessimo corso molto e gli davo ragione. Anch’io mi sentivo affaticato e stanco malgrado il sole fosse appena sorto.
-mi dispiace averti fatto questa scenata, sono solo preoccupato per te. –
-a me ha fatto piacere essere sgridato. Da che io ricordi, sono sempre stato io a sgridare te! –
Percorremmo la strada verso la scuola chiacchierando del più e del meno, gli avevo chiesto addirittura come andava la storia con Clary e come procedevano le lezioni. Io gli avevo parlato del recupero di Annabelle e degli allenamenti di Quidditch con la squadra.
Eravamo quasi sulla soglia quando ci passò accanto un ragazzo con la sciarpa blu-argento e i capelli lunghi e color platino svolazzanti: Juliàn. Teneva le mani in tasca e una ruga di frustrazione gli solcava la fronte; dopo la notte della battaglia non ci eravamo più rivolti la parola malgrado vedessi quanto odio sprigionassero i suoi occhi verdi e quante crudeltà avesse ancora in serbo per me. Non me ne rammaricavo, se anche avesse tentato di parlarmi, non sarei stato di certo loquace nei suoi confronti. Ci sono cose che non si possono perdonare e quella che aveva fatto Juliàn rientrava nella categoria. Mi sfregai le nocche fino a farle diventare rosse proseguendo la mia strada verso il castello con accanto il mio parabatai.

 

 

 

Ero contento che le cose fossero tornate alla normalità, che si fossero ripresi i regolari ritmi delle lezioni e mi mancavano le mattine scandite dal suono della campanella e dal vociare dei ragazzini al cambio dell’ora. Quel giorno Alec non aveva lezione con me cosa che mi demoralizzò non poco. Avevo una carrellata di verifiche da correggere, altrettante da fare, recuperi ed interrogazioni a sorpresa. Sebbene avessi io il coltello dalla parte del manico, odiavo la scuola. Erano i primi di Novembre e a causa dell’attacco da parte dei demoni non s’era organizzata nessuna festa di Halloween. Appena ebbi iniziato a correggere un’esercitazione di un Grifondoro del terzo anno in cui chiedevo la descrizione dettagliata di come affrontare un molliccio, ecco che qualcuno bussò alla porta.
-avanti! –
Dissi senza nemmeno sforzarmi di assumere un tono allegro nella voce. Dietro la porta sbucò prima una chioma selvaggia rosso fuoco, poi il corpo minuto di una ragazza Tassorosso che ormai conoscevo troppo bene.
-mi aveva chiamato professore? –
-oh, ciao Clary. Prego, siediti. –
Speravo di incrociare gli occhi azzurri di Alec, invece mi ritrovai immerso in quelli color smeraldo di Clary e la delusione era evidente nel tono della mia voce.
-la vedo un po’stravolto professor Bane. –
-sai bene che puoi chiamarmi Magnus quando non sto tenendo una lezione biscottino. –
-scusami, è che dopo un po’ ci si fa l’abitudine immagino. –
Mi presi il mento fra pollice ed indice con fare pensieroso.
-suppongo di si Clarissa, non saprei… -
Lei mi guardava come si guarda un matto rinchiuso in un manicomio. Dovevo avere un aspetto piuttosto malconcio per far compassione a Clary, la regina dei jeans strappati e delle magliette da nerd troppo grandi rubate dall’armadio di Simon, ma non ne davo molta importanza in quel momento. Dopotutto, fare l’insegnante era peggio che andare in guerra sotto certi punti di vista.
-cosa dovevi chiedermi? Riguarda Alec? –
Sembrava veramente preoccupata per lui malgrado le loro rivalità iniziali.
-no, lui non c’entra nulla, riguarda me. –
-è qualcosa di grave? –
I suoi occhi verdi mi fissavano sinceramente turbati e quasi mi fece tenerezza nel suo metro e sessanta scarso di altezza.
-no, volevo solo chiederti un favore. Mi è capitato, in questi giorni, di sentirmi parecchio strano: leggeri vuoti di memoria, vertigini, incubi… e non saprei a cosa associarli. So che sei molto brava in antiche rune ed ecco –
Le porsi un foglio di pergamena ingiallito, sul cui dorso era stato tracciato più e più volte lo stesso disegno. Tre linee orizzontali che tagliavano un segmento verticale che a sua volta si diramava lungo il foglio formando un intricato labirinto di intersezioni e figure geometriche irregolari e sconnesse.
-questo… segno, l’ho disegnato parecchie volte in sogno in questi giorni. Ho confrontato il Libro Grigio, non che sperassi di trovare qualcosa dato che non sono uno Shadowhunter anche se in passato ne ho conosciuti fin troppi, ho guardato e riguardato tutti i miei manuali sulle rune non solo angeliche ma anche demoniache e di questo simbolo ho trovato meno di zero. Vorrei che tu, dato che sei la migliore della scuola in Antiche Rune e sai crearne di nuove, mi aiutassi a venir capo a questa situazione. Potresti provarci? –
Clary era rimasta zitta tutto il tempo ascoltandomi paziente e appena mise mano sul foglio ed esaminò la runa scosse la testa.
-non l’ho mai vista né la mia mente mi dice qualcosa. Però sento che ha un significato profondo, anche se non riesco a capirne l’origine. Sembra quasi fatta apposta per non esserne rintracciata la provenienza. Sei sicuro di non aver trovato nulla? –
Scossi di nuovo la testa.
-non ti avrei menzionato questa storia se non fosse perché da solo non riesco a venirne a capo. –
Lei annuì, probabilmente pensando che avessi ragione.
-beh, sono felice di aiutarti. Se scoprirò qualcosa ti farò sapere. –
-okay, ed evita di parlarne con gli altri, non voglio si preoccupino per niente. –
-va bene, la esaminerò. Spero di riuscire a trovare qualcosa di utile. Magari nel reparto proibito qui alla biblioteca. –
-già controllato, non c’è niente. Conto solo sul tuo talento. -
-grazie Magnus, tornerò da te appena saprò qualcosa. –
Io annuii grato alla ragazza e la segui con lo sguardo mentre usciva dall’aula.
-ah, Clary! –
Lei affacciò di nuovo la testa.
-cosa c’è? –
-grazie infinite –
Lei sorrise teneramente.
-questo ed altro per gli amici! –
Appena uscì dalla stanza, crollai sulla cattedra. Non avrei concluso nient’altro di buono quella sera, dovevo assolutamente vedere Alec. Presi piuma e un foglietto di pergamena trovato sul tavolo e scrissi frettolosamente il messaggio per poi mandarlo con il fuoco. Raccolsi in fretta tutte le mie cose e uscì dall’aula. Erano le otto.
Sul biglietto avevo scritto poche parole:

“Vediamoci stasera alle nove nelle mie stanze, ho bisogno di vederti.
                      Magnus”

 

ANGOLO DELL’AUTORE:
Buonasera ragazzi miei! Avete tutto il diritto di uccidermi dato che sono in un ritardo pazzesco quindi semplicemente mi giustificherò con le seguenti, familiari parole: la scuola. Settimana scorsa ho scritto una one-shot sul manga junjou romantica e anche per questo ho ritardato un po'con la stesura del capitolo.
Almeno sono andata a vedere Hunger Games e sono così… così sconvolta! Oh il mio povero, povero Peeta!
*prova a riprendersi dallo sfollo da fangirl* PER NON PARLARE DEL LIBRO CHE È DA POCO USCITO IN LIBRERIA! Le cronache di Magnus Bane il 13 Dicembre sarà mio! Muahahahahahahahah! (Risata malvagia da suprema dea del male). Come per tutti i capitoli spero che anche questo vi piaccia e sapete ormai fin troppo bene che ci tengo ci tengo ci tengo a sapere che ne pensate.
Spero a presto (se l’interrogazione di storia di venerdì andrà bene)!

  
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