Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |       
Autore: cup of tea    04/12/2014    0 recensioni
[Fic già pubblicata circa due anni fa, ma poi cancellata, riveduta e corretta e ora pubblicata nuovamente]
Kurt e Blaine non si parlano da quando (SPOILER! 4x04) si sono lasciati. Ora è passato qualche anno da quella sera e entrambi hanno le loro vite; Kurt lavora a Vogue.com e si sta preparando per rifare l’audizione per la Nyada, Blaine invece è all’ultimo anno alla NYU e frequenta Sebastian.
Ma il caso vuole che si rincontrino in un negozio di spartiti a New York: il riavvicinamento sarà tanto inevitabile quanto difficoltoso.
Note: I personaggi potrebbero risultare lievemente Out Of Character, ma solo perchè sono più adulti e teoricamente più maturi. Il racconto non tiene ovviamente conto delle vicende successive alla 4x04.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian, Finn/Rachel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti!

Volevo solo rubarvi qualche minuto prima della lettura per specificare alcune cosine… detto così sembra un po’ minaccioso, ma non lo è affatto, ahah x)

Allora, questa è stata la prima storia Klaine che ho scritto e pubblicato ormai qualche anno fa. Tempo dopo, ho dovuto cancellarla per poter partecipare a un concorso indetto da una casa editrice, che richiedeva che il racconto presentato fosse inedito. Pur avendo io cambiato nomi e luoghi per ovvie ragioni, e avendo creato così una storia totalmente diversa da Distance, mi sono comunque sentita più tranquilla a cancellarla da EFP. Ora, non avendo ricevuto alcuna risposta da parte degli organizzatori del concorso, e in attesa di pubblicare le fic nuove che giacciono nel mio pc, mi è venuta voglia di ripubblicarla qui nella versione Klaine, ma riveduta e corretta.
E’ tutt’ora la storia che penso mi sia riuscita meglio tra tutte le fic che ho scritto, e la associo a un bellissimo ricordo di quando ho cominciato a immaginarmi la trama con la mia migliore amica. Se non l’avete già letta la prima volta, fatelo ora e ditemi che ne pensate. Abbiate un po’ di pietà, ma allo stesso tempo sentitevi liberi di dirmi qualsiasi cosa. Le critiche saranno tutte benaccette!

Il titolo, “Distance”, mi è stato ispirato dalla canzone omonima di Christina Perri, di cui potete trovare una piccola citazione all’inizio del primo capitolo. Se avete voglia, provate ad ascoltarla, credo aiuti ad entrare un po’ nel mood della storia.

Un’altra cosa importante: la struttura della storia potrebbe essere un po’ complicata, quindi, per evitare di fare confusione, cerco di spiegarvela il più brevemente possibile: il primo capitolo, quello che (se ne avete ancora il coraggio) vi state accingendo a leggere, si apre a metà della storia, a gennaio, con Kurt che non ricorda di essere arrivato nel luogo in cui si trova. Dal secondo capitolo in poi, si tratta di un lungo flashback che ripercorre gli ultimi mesi trascorsi (precisamente il flashback parte dalla giornata di ottobre in cui Kurt e Blaine si vedono per la prima volta dopo molto tempo). Quando poi si arriverà nuovamente a gennaio, la storia riprenderà la normale linea temporale. Se vi sembra tutto confuso, non preoccupatevi, mi impegnerò a specificare l’arco temporale nelle mie note all’inizio dei capitoli, così da evitare problemi.

Per quanto riguarda la frequenza della pubblicazione dei capitoli, direi che posso benissimo farlo quotidianamente, proprio perché, tanto, la storia non è nuova.

Ultima cosa e poi vi lascio, giuro! Vorrei ringraziare quella che amo definire la Blaine del mio Kurt, la mia bravissima e spietatissima beta, che a suo tempo ha creduto in questa storia ancora più di me e ha contribuito a renderla decisamente migliore. La mia dolce Wuthering Heights.

Ora non mi resta che augurarvi una buona lettura! Fatemi sapere cosa ne pensate, qui o nella mia pagina facebook, che trovate all’indirizzo:
https://www.facebook.com/CupOfTeaEfp?ref=hl

Cup of tea
 
 
N.B. Personaggi e luoghi citati non mi appartengono, sono proprietà di Ryan Murphy e della Fox. Eccetto per i personaggi di Nate, Ashley, Mr Claws e Mrs Claws, che sono di mia invenzione.


 
DISTANCE
(I’LL SAY “I LOVE YOU” WHEN YOU’RE NOT LISTENING)
 






 
"OH, BLAINE" 
OVVERO IL CAPITOLO 1 DI QUESTA STORIA
 
 
“And I will make sure to keep my distance
Say "I love you" when you're not listening
And how long can we keep this up, up, up?”
 
(Christina Perri feat. Jason Mraz – Distance)
 
 
La luce del sole mattutino si stava violentemente infiltrando tra le piccole fessure delle persiane non completamente serrate, dritta sugli occhi ancora chiusi di Kurt.

Ciò che lo riportò indietro dal mondo dei sogni non fu però quel lieve fastidio, ma un respiro profondo e regolare in sottofondo, che certamente non proveniva da lui.
Aprì gli occhi di colpo, spaventato. Non riusciva ad orientarsi, e non solo a causa del terribile mal di testa che gli stava trapanando le tempie, ma soprattutto perché non ricordava dove si trovasse, né tanto meno come ci fosse arrivato.

Da quanto riusciva a vedere, era in una camera da letto esagonale che non aveva mai visto, con pareti alte e ampie librerie bianche colme di volumi di tutte le dimensioni. La grande finestra da cui proveniva la luce doveva sicuramente nascondere una bellissima vista sulle strade della città, perché, se si tendeva bene l’orecchio, si potevano sentire i rombi sommossi dei motori delle prime automobili del mattino. Probabilmente si trovava all’ultimo o al penultimo piano di un qualche palazzo, ipotizzò Kurt.

E il letto. Il letto a una piazza e mezza su cui era sdraiato era occupato da qualcun altro alle sue spalle, e il primo impulso che Kurt sentì fu quello di sbarazzarsi delle lenzuola e assicurarsi di essere vestito.

Oh, grazie al cielo. La tshirt nera e i calzoncini che indossava non erano suoi di certo – un paio di calzoncini verdi a righe verticali non li avrebbe mai comprati, neanche sotto tortura - ma per lo meno indossava qualcosa, e la maglietta aveva un non so che di familiare.

La persona che gli stava accanto stava cominciando a emettere suoni lamentosi ma ancora impastati dal sonno profondo, così Kurt, deciso a scoprire l’identità del suo ospite prima che si svegliasse e prima di farsi prendere completamente dal panico, si girò lentamente verso il centro del letto. Osservò il ragazzo che gli stava dando le spalle: ricci arruffati e scuri, bicipiti scolpiti che conosceva bene… Oh, Blaine.

Sebbene la ragione della sua presenza in camera di Blaine, nel letto di Blaine, non gli fosse ancora chiara, Kurt cercò di calmarsi e riordinare le idee. Insomma, la situazione poteva essere molto, molto più grave di così.

 Si sedette sul ciglio del letto e si accorse che sul comodino qualcuno aveva lasciato un bicchiere pieno d’acqua e un’aspirina. Lo prese come l’ordine di un medico immaginario e ingoiò la pastiglia aiutandosi con un sorso d’acqua.

Quattro mesi prima, quando aveva incontrato Blaine - per la prima volta dopo tre anni dalla loro rottura e un silenzio quasi innaturale – al negozio di spartiti di sua fiducia, non avrebbe mai immaginato che un giorno si sarebbe risvegliato in casa sua. E anche se se lo fosse immaginato, cosa che non era sicuro di voler ammettere, certamente non si sarebbe visto nel suo letto… con i vestiti addosso.  Kurt Hummel, è delusione quella che sento?

Si alzò in piedi lentamente, per non svegliare Blaine - stava sognando così beatamente che a Kurt scappò un sorriso – e anche per non perdere l’equilibrio, considerato che la sua testa, per qualche motivo, non ne voleva proprio sapere di smettere di girare. Ritrovò i suoi vestiti della sera precedente su una sedia nella penombra e, uscendo dalla stanza a passi felpati, accostò la porta. Il corridoio che portava alla cucina era incredibilmente lungo e un grande specchio dominava tutta la parete destra, almeno dove non c’era un’altra libreria bianca uguale a quella in camera da letto. Kurt si fermò un momento di fronte allo specchio per esaminare i danni di una probabile serata di bagordi e una mancata sessione di idratazione serale.

I suoi altrimenti splendidi occhi azzurri erano orribilmente gonfi, ma almeno non c’era traccia di occhiaie, mentre i capelli erano davvero inguardabili. Cercò la porta del bagno e vi si infilò dentro furtivamente. Si sciacquò la faccia con l’acqua fredda, insistendo sugli occhi sperando che si sgonfiassero almeno un po’. Si tamponò poi il viso con un morbido asciugamano blu e rovistò nell’armadietto a specchio sopra il lavandino in cerca di una crema idratante da applicare sulla sua bisognosa pelle vellutata.

Trovata una crema ad azione intensiva, ne applicò qualche dose sulle guance rosee e sulla zona T, la più delicata. Mentre aspettava che la sua pelle solitamente perfetta assorbisse tutti i nutrimenti necessari, si tolse gli indumenti di Blaine e rinfilò i suoi. Poi passò ai capelli: avrebbe voluto lavarli e phonarli per bene, ma non aveva intenzione di passare tutta la mattinata da Blaine… anzi, a dirla tutta voleva andarsene via il prima possibile, ovvero prima che anche lui si svegliasse.

Si limitò quindi a bagnarsi un po’ le mani e a modellare il ciuffo alla bell’è meglio. Era disposto perfino ad usare un po’ del gel di Blaine, in assenza della sua fedele lacca. Come si dice: “a mali estremi”… perciò intinse appena la punta delle dita nel prodotto e completò l’acconciatura.

Non era il suo solito 10 e lode, ma, viste le insolite circostanze in cui si trovava, poteva comunque ritenersi soddisfatto del risultato.

In ogni caso, arrivato a casa si sarebbe fatto subito una bella doccia rigenerante e quella sera stessa avrebbe dedicato ben più di mezzora a trattamenti e impacchi alla camomilla per i suoi poveri occhietti.

Piegò infine la tshirt e i calzoncini, indeciso su cosa fosse più educato fare – se portaseli via per lavarli e stirarli,
oppure lasciarli nel cesto della biancheria sporca vicino alla lavatrice. Optò per questa seconda opzione, un po’ per dispetto – perché era stata sicuramente colpa di Blaine, se ora si trovava in quello stato, o comunque non aveva impedito che ci si trovasse - e un po’ perché non voleva sentirsi costretto a riportaglieli e offrirgli così l’opportunità di raccontargli come era andata veramente la serata. Non era ancora sicuro di volerlo sapere. Almeno, non da lui.

Uscì silenziosamente dal bagno, muovendosi come il protagonista di qualche film di spionaggio, e passò davanti al soggiorno. Si concesse un attimo per ammirare quell’enorme e accogliente ambiente, con un divano gigante in ecopelle e uno splendido pianoforte posto di fronte a una finestra simile a quella della camera da letto. Il davanzale era sommerso da cuscini bianchi di tutte le forme e per un istante - un piccolissimo, insignificante istante – Kurt si vide nel futuro, magari a Natale, seduto proprio lì, con in mano una tazza di cioccolata bollente e marshmellows ad ascoltare le dolci melodie composte da Blaine proprio per lui. Scosse la testa più forte che poté, sperando di cancellare dalla mente quel bellissimo, quanto inappropriato pensiero.

Si costrinse a voltare le spalle alla sala e si diresse in cucina. Una meraviglia di cucina! Ampia e moderna, sprecata per uno come Blaine, che viveva di fast food e schifezze. La cosa che lo colpì di più fu il grande forno con display digitale in cui avrebbe potuto cucinare ottimi muffins ai mirtilli e deliziosi soufflés. Non come il forno che utilizzava a casa, che ormai viveva di vita propria e decideva autonomamente a quanti gradi cuocere i biscotti.

Cercò una caffettiera per prepararsi il caffè, nonostante non fosse affatto sicuro che l’accoppiata aspirina-caffeina fosse raccomandabile. Ne preparò in grandi quantità, e se ne versò un po’ in una tazza con sopra disegnati un paio di baffi e un papillon. Quello avanzato lo lasciò nella caffettiera sul fornello spento, pronto da scaldare per quando Blaine si fosse svegliato, e preparò delle uova al tegamino anch’esse pronte da cucinare. Mise in tavola un’altra tazza – quest’altra con la scritta “I’m the Boss”- un cucchiaio e delle fette biscottate imburrate. Se non ricordava male, quella era la tipica colazione di Blaine quando andavano al liceo, per lo meno quella di quando non prendevano insieme il cappuccino al Lima Bean.

Sciacquò infine la tazza che aveva appena usato e, infilate scarpe e cappotto, lasciò l’appartamento di Blaine per lasciarsi avvolgere dalla frizzante aria di quel sabato mattina di gennaio.

Kurt Hummel, che ti succede? Troppi gesti amorevoli e pensieri dolcemente pericolosi. Ricorda che cosa ti sei promesso. Non puoi permettergli di farti del male un’altra volta. Tanto più adesso, che si frequenta con la versione personificata di Timon de “Il Re Leone”. Scappa via da questa casa!

Camminava a passo svelto per il viale alberato in cui si trovava l’appartamento di Blaine - che, per la cronaca, era davvero al penultimo piano di un elegante palazzo - evitando le pozzanghere dovute alla neve accumulata ai lati del marciapiede. Mentre cercava la stazione della metro più vicina per poter tornare a casa, si stava arrovellando il cervello, al punto che sentiva sarebbe presto scoppiato. Da una parte era intenzionato a capire come fosse finito a casa di Blaine e come non riuscisse a ricordare le ultime ore della serata precedente – l’unica cosa plausibile era che si era ubriacato al punto da perdere il contatto con la realtà; dall’altra, cercava di ricordare a se stesso quanto fosse sbagliato affezionarsi a Blaine di nuovo, nonostante sembrasse cambiato. Erano due problemi nettamente distinti, ma, allo stesso tempo, aveva il sospetto che fossero tremendamente correlati.

 Così, mentre prendeva la linea metropolitana diretto verso casa, cercò di riordinare le idee.
Dunque, la giornata precedente era partita bene… si era alzato di buon’ora, aveva fatto i suoi soliti riti di bellezza in bagno, aveva fatto colazione… qualche riscaldamento vocale per l’audizione per la Nyada nel pomeriggio…

Oh, merda. La Nyada. 

Ora tutto aveva acquisito un senso… o almeno buona parte.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: cup of tea