Ritrovarsi
PARTE II
La tempesta di neve si era
momentaneamente fermata. Riversa sul pavimento, ricoperto da una coltre di
neve, c’era la donna-uccello che aveva riacquisito sembianze semi umane. Era
stata ferita. Non riuscì a prevedere il fendente micidiale della donna marine.
Tutti gli uomini del G-5
rimasero fortemente impressionati: alcuni di loro continuarono a festeggiare e
a lodare il loro “bel capitano”,
altri iniziarono a esprimere pietà nei confronti del mostro ghiacciato, seppur
un nemico, era pur sempre una donna dal viso molto affascinante.
Durante tutto questo
trambusto, loro due continuavano a guardarsi, con lo stesso stupore e la stessa
curiosità che accompagnò il loro primo incontro.
Guardava quelle vetrine con desiderio bramoso, eppure non
era una donna, non c’erano degli sconti, non erano scarpe. Deglutì
faticosamente. Dei cinque sensi che aveva a disposizione, solo gli occhi erano
appagati pienamente, le mani invece gli prudevano, avrebbe voluto spaccare la
vetrina e prenderle, per toccarle, per sentirle. Le sue finanze erano troppo
ridotte, aveva a disposizione solo centomila berry,
una cifra irrisoria. Neanche Nami, sua compagna di
ciurma, era stata utile: meglio evitare di chiederle prestiti, sarebbe stato
più semplice rivolgersi a qualche associazione a delinquere o strozzino della
città, gli interessi sarebbero stati nettamente inferiori. Il problema non si
risolveva e più ci pensava più non trovava via di uscita, se non investire quei
centomila berry e sperare in qualche occasione. Aveva
bisogno di almeno altre due spade. Non era possibile intraprendere un viaggio
nella Grand Line con una
spada sola, soprattutto per chi, come lui, aveva l’ambizione di diventare lo
spadaccino migliore del mondo.
Sospirò miseramente.
Ad un tratto un brusio, un vociferare, l’aveva distratto.
Si ritrovò insieme ad un gruppo di persone che circondavano una ragazza coinvolta
in un battibecco con due energumeni. Questi ultimi si mostrarono poco cordiali
e terminata la poca pazienza di cui erano dotati, si avventarono sulla giovane.
D’impulso pose la
mano sull’elsa della spada e la fece scattare, era pronto all’attacco, ma in un
istante si bloccò, stupito. La ragazza sembrava indifesa, ma con sorpresa dei
presenti, tirò fuori dal sacco che aveva sulle spalle, una spada che sguainò prontamente.
L’attacco fu velocissimo, si distinsero solo dei piccoli e brevi passi, prima
che il fendente fosse partito.
Fra lo stupore generale, la giovane, in una mossa mise ko
i suoi avversari. Mentre riponeva la lama dentro il fodero, perse l’equilibrio
e inciampò, perdendo gli occhiali.
Disperata, si mise a tastare il lastricato della strada
alla ricerca dell’oggetto perduto.
<< Hey, cerchi questi? >>
le chiese lo spadaccino gentilmente.
<< Si, grazie! >> rispose prontamente lei con
un dolce sorriso.
Il cuore di Zoro smise di
battere. Si accorse subito della somiglianza fisica con la sua amica d’infanzia
Kuina: aveva gli occhi grandi come i suoi, i capelli
dello stesso colore, a caschetto e lisci. Il sorriso era identico: subito
pronto ad affiorare sulle labbra, dolce e spontaneo allo stesso tempo. Lei continuò
a sorriderle dolcemente, inoltre si ritrovò a pensare che lui fosse un bel
ragazzo, nonostante quello strano colore di capelli. L’idillio si interruppe
quando la mano di Zoro polverizzò gli occhiali di Tashigi. Non lo fece di proposito, ma quella visione lo
sconvolse non poco.
Da allora le cose erano
cambiate.
Tashigi era sicuramente sbocciata: aveva un corpo
sinuoso, molto più maturo e femminile, i capelli erano lunghi, semiraccolti
dietro la nuca con un fermaglio rosso, così come rosso era il colore dei suoi
occhiali che avevano la montatura di sempre. Il suo aspetto era fiero e
dignitosamente composto, ma sempre con una vena di goffaggine che la
caratterizzava, infagottata com’era in quel cappotto rosa, lunghissimo,
abbottonato dal primo all’ultimo bottone.
Zoro esercitava un fascino magnetico fortissimo;
i duri allenamenti avevano plasmato il suo fisico, rendendolo molto più
muscoloso e mascolino. Aveva ben poco dell’aspetto di quel ragazzino cocciuto
incontrato a Rouge Town, solo il suo sguardo era
rimasto lo stesso: espressivo, a volte indecifrabile.
Ripreso il controllo di se
stessa, fu proprio il bel capitano a
parlare per prima, guardando lo spadaccino dritto negli occhi: << Siamo riusciti a bloccare il gas
all’ingresso di questa stanza, per ora, abbiamo pochissimo tempo a
disposizione! >> si rivolse poi ai suoi uomini con tono sicuro: << Per favore uomini! Cercate quei bambini con
tutte le vostre forze! >>.
Zoro la osservava in silenzio. Aveva provato un
certo senso di soddisfazione quando la sentì parlare in maniera tanto
autoritaria, era più sicura di sé stessa e più matura. Questo aspetto gli
piacque molto.
<< Resterò qui!
>> disse infine la giovane spadaccina.
A quelle parole, il ragazzo
inarcò un sopracciglio. La vide camminare adagio, ma con passi decisi verso di
lui, si bloccò dopo poco, per mettersi fra lui e la donna-uccello. Quest’ultima
era riuscita a riprendersi e aspettava la sua nuova avversaria a mezz’aria.
<< Cosa pensi di fare? >> chiese Zoro, leggermente alterato.
Tashigi rispose dandogli le spalle e impugnando
saldamente la sua spada. Fece un respiro lungo e ribetté
: << Penso di poter essere utile
qui! >>.
Lo spadaccino la fulminò
con lo sguardo: << Vattene! Ci penso io! >>.
<< Sono libera di restare >> obiettò
la giovane.
<< Ti dico che sei d’intralcio! >>
riprese lo spadaccino.
<< Sei libero di pensarlo! A me non interessa
>> concluse asciutta.
La donna-uccello si
appollaiò su un grande dado giocattolo, studiando i suoi avversari: si
punzecchiavano a vicenda, senza lasciare che uno prendesse il sopravvento
sull’altra. Si scambiavano battute brevi e sarcastiche, nessuno dei due cedeva,
entrambi volevano avere l’ultima parola. Erano buffi. Si accorse subito che fra
di loro c’era qualcosa di speciale, della chimica, forse qualcosa di non detto.
Sorrise. Era questo il loro punto debole e lo avrebbe sfruttato per sconfiggerli
definitivamente e recuperare i bambini per restituirli a Cesar.
<< Adesso basta, pirata!
>> esclamò Tashigi << Ci penserò io, vai
ad aiutare gli altri con i bambini! >>.
Ci fu un breve silenzio,
seguito da un rumore metallico. Si ritrovò la lama della spada ad altezza del
viso. Senza scomporsi, girò lentamente il viso, verso l’uomo che la minacciava.
<< Suppongo che, come pirata, io sia libero di
fare a fette prima te, giusto, donna-marine? >> chiese Zoro, beffardo.
<< Non puoi >> replicò candidamente Tashigi << Non
puoi fare a fette né me, né quella donna >>.
<< Che cosa? >>
ribatté stupito il ragazzo << Non
puoi decidere per me! >>
<< Tu non combatti
con le donne. Ci ritieni inferiori. Ti ricordi a Rogue
Town o devo rinfrescarti la memoria? >> concluse acidamente, dopo di che,
gli riservò un’occhiata truce e sbuffò. Un’espressione che Zoro
le aveva già visto fare anni fa.
Per risponderle emise
soltanto un grugnito, scuotendo lentamente la testa in segno di diniego, decise
dunque di lasciarla fare: indietreggiò di pochi passi e si sedette sulla neve
fresca.
<< Fa come ti pare! >> disse in tono sconfitto << Il mio
compito era quello di trattenere la donna-neve lontano dai miei compagni. Penso
andrà bene anche sorvegliare il corridoio >> continuò poi in tono di
sarcastico : << Prego, accomodati donna-marine, è tutta tua! >>.
<< Non è il momento di fare
del sarcasmo, Roronoa >> si girò verso di lui e
proseguì << Manca poco ormai, il gas si sta diffondendo, come fai ad
essere così calmo?! Scappa, raggiungi gli altri! >>.
Zoro
sorrise strafottente : << Donna-marine, ti
conviene fare attenzione al nemico che vuole ucciderti! >>
Di scatto Tashigi
si rivolse alla sua avversaria che era sparita in un piccolo vortice di neve,
riapparve alle sue spalle un istante dopo, completamente trasformata, era di
nuovo il mostro di ghiaccio.
<< Anche se sai usare l’haki ti posso ridurre
ancora a brandelli! >> minacciò mentre si lanciava con forza verso la
spadaccina. Quest’ultima, grazie ai suoi ottimi riflessi, riuscì a parare
prontamente il colpo, con un incremento della forza riuscì poi ad allontanarla.
Per nulla demoralizzata da
quell’attacco vanificato, tentò una nuova azione offensiva: avvolse Tashigi in una spirale di neve e girandole vorticosamente
intorno, proferiva minacce e emetteva suoni striduli per cercare di
deconcentrarla.
I suoi spostamenti erano
rapidissimi e difficili da intercettare, considerando il fatto che non aveva
smesso di nevicare neanche per un attimo. La spadaccina era confusa, non
riusciva a seguire i suoi movimenti, la donna-neve approfittò di un attimo di
distrazione per planare sulla giovane e artigliarle la spalla, scaraventandola,
ferita, sul pavimento.
Zoro
non si scompose. Il suo volto era imperturbabile, il suo sguardo era austero.
Aveva osservato tutti i colpi che le due si erano scambiate, ma non era
intervenuto, non volle intervenire.
<< Sei un tipo freddo >> insinuò velenoso il mostro di ghiaccio,
rivolgendosi a Zoro, mentre riprendeva sembianze semi
umane.
Questo attimo di distrazione venne
colto dalla spadaccina, la quale lo sfruttò per contrattaccare: impugnò
saldamente la sua spada e si lanciò con tutta la forza che aveva in corpo
contro il mostro, ma quest’ultimo si dissolse in un istante.
Gli attacchi, purtroppo,
continuarono ad andare a vuoto, ancora e poi ancora, come se il nemico da
abbattere fosse un fantasma: era questa la potenza del frutto del diavolo.
<< Adesso mi sono stancata! Ti saluterò i tuoi subordinati! >>
dichiarò la donna-uccello. Era pronta per sferrare il suo attacco finale. La bufera
di neve divenne fortissima, la neve già caduta sul pavimento iniziò a prendere
vita: circondò Tashigi, che spaesata si guardava
intorno, comprendendo che la situazione stava velocemente precipitando. Il
mostro, con un colpo della zampa, riuscì a disarmare la sua avversaria che
seguì con lo sguardo la traiettoria disegnata dalla sua spada, la quale finì
vicino ai piedi di Zoro. La donna-uccello concluse
l’attacco spalancando la bocca, mostrò i suoi denti ghiacciati e affilati come
rasoi, per poi affondarli nella carne della spalla già precedentemente offesa
della donna.
Un urlo squarciò la stanza.
Afflitta dal dolore, Tashigi, iniziò a dimenarsi per
liberarsi della morsa letale, ma ben presto si rese conto che più si dibatteva,
più la presa diveniva ferrea; stava rischiando di perdere tutta la spalla e,
conseguentemente, anche il braccio.
Urlava e respirava a fatica, il
dolore era intenso e le poche energie che le rimanevano le utilizzò per cingere
con le braccia il collo del mostro, così da impedire di strapparle via l’arto.
Tashigi
iniziò a stringere lentamente, ma inesorabilmente, cercando di resistere alla
pressione che i denti gelidi della donna-neve esercitavano sulla sua spalla.
I suoi sforzi non furono ripagati,
le si annebbiò la vista e decise di lasciarsi andare definitivamente, cadde
all’indietro e nel mentre continuava a sentirsi attanagliata dalla morsa gelida
.
Uno scatto, il rumore di una lama,
un fendente arrivò dritto e preciso sul volto del mostro.
Zoro
si era alzato, aveva sguainato la spada e aveva attaccato. Ora si avvicinava
lentamente e inesorabilmente, era arrivato il suo turno. Non poteva più
aspettare. Aveva lasciato fare Tashigi, ma la
situazione era precipitata troppo velocemente, era in pericolo la sua vita, non
poteva quindi attendere ulteriormente.
<< Parli in grande, ma ci metti troppo. Il tempo è scaduto >> asserì
burbero.
Questa volta il suo colpo era
andato a ferire la donna-neve, l’aveva colpita per farle del male e lei se ne
era accorta. Notando lo stupore dipinto sul suo volto, Zoro
continuò :<< E’ vero, ci sono cose che non mi piace tagliare a fettine.
Ma dimmi: hai mai incontrato un animale
selvaggio di cui hai la certezza che non possa mai mordere qualcuno?
>>. Sorrise strafottente << Io
no >>.
In pochi attimi lo scontro volse
al termine: Zoro raggiunse a passi veloci la donna
neve, con una sola spada, con un solo fendente la tagliò in due parti.
L’impatto fu fortissimo, le pareti
della stanza tremarono, si crearono delle crepe, anche Tashigi,
inerme sul pavimento, venne spostata di diversi metri.
La tempesta di neve si placò
subito, riversa sul pavimento stava la donna-uccello, divisa in due parti, ma
viva. Tentò di rialzarsi, ma non riuscì a ricomporsi: il suo corpo non
rispondeva ai comandi che lei impartiva, eppure era viva, pensava, vedeva,
sentiva.
<< Siete soddisfatte adesso? >> si espresse sarcastico, con il suo solito tono arrogante,
girò le spalle e andò verso l’uscita.
Con le ultime forze la
donna-uccello cercò di ricomporre il suo corpo, spinta dall’umiliazione della
sconfitta appena subita, si lanciò verso Zoro con una
furia cieca, desiderosa di rivalsa.
Tashigi
le inflisse il colpo di grazia, mettendola al tappeto definitivamente,
concedendole la sconfitta che si merita chiunque combatta con onore e dignità.
<< Sei stata sconfitta >> sussurrò in un soffio, mentre riponeva
la spada nel fodero.
Era tutto finalmente concluso, o
almeno quasi tutto.
Le priorità adesso erano altre:
trovare i bambini e salvarli, lasciare quell’isola maledetta e riaccompagnarli
dalle proprie famiglie.
Fece un sospiro. Doveva fare una
cosa.
Lui le dava ancora le spalle, con
tre falcate gli fu praticamente dietro e gli disse, aggredendolo verbalmente:
<< Alla fine non hai sferrato il colpo
decisivo! E’ proprio come ho detto sempre detto! Tu pensi che le donne
siano deboli, che io sia debole! >>
<< Sei tu che hai deciso di
sferrare il colpo di grazia, io, cosa c’entro? Se non l’avessi fatto tu, ci avrei pensato io! >> disse
sbuffando.
<< Bugiardo! >> controbatté la giovane, continuò poi stizzita :<<
Ora dici così solo perché ci ho pensato io! Non sei cambiato affatto. Sono
passati anni, ma tu sei il solito prepotente e presuntuoso. Non riesci a capire
che è umiliante per un combattente essere trattato con sufficienza? >>
<< Taci, donna-marine >>
cercò di metterla a tacere.
QTashigi: << Meglio la
morte a quel punto! Ti arroghi il diritto di non sferrare il colpo finale a una
donna, solo perché sei un uomo. Sai quante volte ho sognato di essere nata
maschio? Sempre. Ogni volta che… >> le parole
le morirono in bocca. Si trovò il volto di Zoro a
pochissimi centimetri di distanza, troppo pochi per non sentire una fitta allo
stomaco: repentino, la afferrò per le braccia, in una morsa ineludibile, ma non
dolorosa :<< Taci, occhialuta >> disse con voce roca, prima di
cercare le sue labbra.
Fu come una scossa elettrica
fortissima, la ragazza rimase interdetta, stupita da quel contatto inaspettato,
ma segretamente desiderato da sempre. Approfittando dello stupore della
giovane, lo spadaccino continuò a baciarla, assaporando quelle labbra calde e
morbide, aumentando lentamente l’intensità del bacio, fino al cosiddetto “bacio
del mare occidentale”, che andava oltre le labbra e coinvolgeva anche la
lingua. Tashigi si lasciò andare a quel contatto più
intimo, che non aveva mai sperimentato fino ad allora: si chiese, fra sé, da
chi potesse aver imparato e chissà a quante ragazze l’aveva fatto provare. Come
se avesse intuito i suoi pensieri, Zoro si ritrovò a
sorridere soddisfatto: le cinse la vita con un braccio per avvicinarla ancora e
con l’altra mano libera invece le bloccò la nuca, intrappolandola definitivamente
in quel bacio mozzafiato. Prontamente la giovane circondò con le sue braccia il
collo dello spadaccino, aderendo completamente al suo corpo. Avvertiva un
calore che mai aveva sentito prima; in quella stanza c’era ancora freddo, ma
lei ormai non lo sentiva già da un pezzo.
Nessuno dei due riuscì a
quantificare la durata di quel bacio, entrambi assecondarono il proprio
desiderio finché il capitano non si staccò e affannata disse: << I-io sono un marine >> cercò di ricordare a se stessa
e a lui.
<< Ho solo trovato un modo
per farti tacere, occhialuta. Comunque sei stata brava, prima. Non le hai permesso d’inseguire nessuno.
Puoi prendertene il merito >> disse in tono calmo.
<< Perché lo stai dicendo come se tu mi
fossi superiore? >> ribatté la donna.
<< Semplicemente perché mi sei inferiore >> ammise lui,
sorridendo.
Gli afferrò un braccio e lo tirò
verso di sé :<< Smettila di dire sciocchezze Roronoa!
>> e lo baciò.
Questa volta il bacio fu più
intenso fin da subito: lei aveva già acquisito un’ottima tecnica, avendo
seguito con molta attenzione la lezione appena impartita.
Si staccarono per riprendere
fiato. Questa volta avevano entrambi il respiro accelerato. Si guardarono per
un istante, poi lei prese coraggio :<< Zoro, io
non ne sono sicura, ma credo di essermi… >>
anche questa volta non riuscì a finire la frase, ma il motivo di questa
interruzione non era dolce come il precedente: la ferita le pulsava
maledettamente, le forze la stavano definitivamente abbandonando. Socchiuse gli
occhi e si lasciò andare, sentì il freddo della neve sul volto.
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Provava una strana sensazione, ma
non riusciva a focalizzare bene la situazione. Sentiva lo stomaco sottosopra,
una nausea fortissima, un po’ quella percezione che si ha in nave durante una
traversata con mare agitato. Effettivamente si rese conto di dondolare, ma non
capì come potesse essere possibile: tese le orecchie e si accorse che ricorreva
un rumore, dapprima ovattato, successivamente più intenso. Non identificava la
fonte sonora, ma era un rumore che aveva già sentito. Pensò a al pendolo che il
Vice Ammiraglio Smoker le aveva fatto trovare nel suo
nuovo ufficio. Non le era piaciuto: troppo ingombrante e frastornante, soprattutto
quando suonava allo scoccare dell’ora; inoltre le faceva perdere molto tempo in
quanto passava diversi minuti a fissarlo muoversi, ipnotizzata da quel
movimento ondulatorio monotono e ripetitivo.
Anche il rumore indefinito
continuava a ripetersi, era giunto il momento di scuotersi da quel torpore,
dischiuse quindi lentamente gli occhi e vide delle impronte nella neve, capì
che quello che sentiva non erano altro che passi.
<< Dove sono….? >> chiese in un
sussurro.
<< Sulla mia spalla >>
si sentì rispondere innocentemente.
<< Ehh?
>> mugugnò, prima di accorgersi che effettivamente era sistemata
rozzamente sulla spalla dello spadaccino, a testa in giù << Che fai?
Mettimi giù! E’ imbarazzante! Sono
una donna, non una bisaccia! >> protestò iniziando ad agitarsi <<
Lasciami ti prego! >> continuò rossa in viso.
<< Zitta! Questo non è
proprio il momento. Il gas sta entrando anche qui, dobbiamo correre via e
raggiungere gli altri per dare l’allarme >> concluse duramente.
Tashigi
si rese conto che la nuvola di gas viola era alle loro spalle e avanzava
velocemente occupando tutta la stanza, era quindi il caso di collaborare:
deposto l’imbarazzo, smise di agitarsi, e supplicò lo spadaccino :<<
Almeno mettimi giù davanti ai miei uomini, ti prego! >>.
<< E sia, ma smettila di
frignare! >>.
La donna-marine si godette, per
tutto il resto della corsa, il calore di quel contatto, quel dondolio che
inizialmente le dava nausea adesso era diventato un movimento gradito: non sentiva
più le fitte alla spalla e per un po’ non pensò nemmeno ai suoi uomini o ai
bambini, si strinse maggiormente alla spalla dello spadaccino e socchiuse gli
occhi.
Quel contatto piacque anche a lui, ma non lo diede a vedere,
si limitò a sorridere maliziosamente.
Corsero per diversi metri, fin quando non udirono i
lontananza le voci di Sanji e dei marines del G-5.
Zoro
si fermò di scatto e lentamente fece scendere Tashigi
dalla sua spalla.
<< Grazie, spadaccino >> disse timidamente la
donna guardandolo negli occhi.
<< Non c’è di che, donna-capitano >> rispose e
ammiccante aggiunse << Toglimi una curiosità, cosa mi stavi dicendo prima
di perdere conoscenza? >> sorrise << “Zoro,
io non ne sono sicura, ma credo di essermi..”>> disse scimmiottando la
voce della donna << ”essermi” cosa, occhialuta? >>.
Tashigi
sbiancò.
Aveva rimosso quel piccolo particolare, momentaneamente si
era scordata di aver detto quelle parole. In effetti le nacquero spontanee e
d’istinto le disse, ma venne interrotta da un provvidenziale svenimento; che
fosse stata qualche potenza divina a dissuaderla?
Razionalmente era la cosa più sbagliata del mondo: un
capitano dei marine e un pirata; una storia senza sbocchi, un vicolo cieco. Eppure
lei aveva provato delle sensazioni che mai prima d’ora l’avevano scossa a tal
punto: quel bacio era stato veramente intenso, il suo primo vero bacio, e nel
mentre che ci ripensava si sentiva tutto il corpo avvampare, come se fosse
stato lambito dalle fiamme.
Sentiva lo sguardo indagatore di lui su di sé, non riuscì
neppure a guardarlo negli occhi, tenne dunque lo sguardo basso, strinse i pugni
e provò a dargli una spiegazione: << I-io
volevo dire… >> temporeggiò << …credo di essermi ferita. Si! Ferita! >> concluse
risoluta agitando il pungo destro e sollevando finalmente lo sguardo.
Per poco lo spadaccino non cadde per terra: <<
Bugiarda! >> sbraitò << Non era questo che mi volevi dire!
>>.
<< Si, è la verità, a meno che non stavi sperando in
qualcos’altro >> disse con rinnovata sicurezza, mentre con il dito indice
si aggiustò gli occhiali sul naso; subito continuò :<< Dunque, Roronoa, che cosa ti aspettavi? >> sorrise, infine,
maliziosa.
L’aveva fregato. Era riuscita a ribaltare la situazione in
suo favore: inarcò un sopracciglio e sbuffò. Quella donna-marine era tutt’altro
che debole: aveva una certa forza fisica, nonostante il suo essere femmina e
aveva anche forza nella lingua, molto velenosa, anche se lui poco prima ne
aveva assaporato il lato più dolce. Un lieve sorriso gli affiorò sulle labbra,
stava ripensando al bacio. Si era sorpreso piacevolmente quando lei l’aveva
avvicinato per prendere l’iniziativa, trovò piacevole sentire le braccia di lei
intorno al collo e il suo corpo aderire completamente ai suoi muscoli.
<< Allora
spadaccino, io sto ancora aspettando! >> lo incalzò Tashigi.
Zoro
era in trappola. Deglutì rumorosamente.
Anche in questo caso un proverbiale intervento del destino
interruppe la conversazione scomoda: la nube di gas viola era a pochi metri da
loro, dovevano scappare e avvertire gli altri, non c’era più tempo per le
chiacchiere.
Lo spadaccino afferrò Tashigi per
la vita e la caricò nuovamente in spalla e corse velocemente, finché non vide
da lontano i marines, i suoi compagni di ciurma e i bambini.
<< Sta arrivando il gas! Correte! >> urlò
attirando l’attenzione.
Si girarono tutti verso di loro. Sanji
fu quello che ebbe la reazione più forte: iniziò a urlare contro lo spadaccino,
inveendo contro di lui e intimandogli di togliere le sue mani da Tashigi; gli uomini del G-5 furono invece sollevati nel vedere
l’arrivo del loro Capitano di Vascello.
Raggiunto il gruppo, lo spadaccino lasciò andare la donna. Si
guardarono intensamente. Avrebbero ripreso la loro conversazione in un altro
momento, dopo che l’avventura a Punk Hazard si fosse
conclusa. Le cose probabilmente sarebbero tornate come prima: Tashigi avrebbe dato la caccia alla ciurma di Cappello di
Paglia, insieme al Vice Ammiraglio Smoker e ai suoi
uomini, mentre Zoro e i compagni avrebbero continuato
le loro avventure nel Nuovo Mondo. Entrambi erano certi che si sarebbero
rincontrati e forse sarebbero riusciti a chiudere il discorso in sospeso:
probabilmente avrebbero discusso e battibeccato, e poi, forse, si sarebbero
baciati di nuovo. Arrossirono lievemente entrambi, avendo letto uno negli occhi
dell’altra i medesimi pensieri, le medesime aspettative.
Si scambiarono un cenno d’intesa. Il tempo a disposizione
era finito, il gas era alle loro spalle, si divisero: Tashigi
si mise al comando dei suoi uomini e Zoro raggiunse i
suoi compagni, adesso la necessità principale era sopravvivere e salvare i
bambini.
FINE
Specifico, come ho fatto nel capitolo precedente, che i
dialoghi in corsivo sono stati presi dalle puntate dell’anime.
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere la storia fino
alla fine.
Grazie anche a chi avrà voglia di recensire.
Alla prossima,
Nic.