The Chauffeur
(The aphids swarm up in the
drifting haze)
Mezzanotte e venti di un giorno di fine
agosto.
Nonostante il buio abbia
ormai avvolto la città, le silhouettes degli alberi
di Cours la Reine riescono comunque
a riflettersi sul finestrino, circondandovi come tante mani fintamente amiche.
Nel punto in cui questi
scompaiono, la tua attenzione preferisce concentrarsi su Pont Alexandre III e
le piccole onde della Senna – che le luminarie hanno provveduto a trasformare
in liquide scaglie di serpente – piuttosto che focalizzarsi sul Grand Palais dell’Esposizione
Universale.
(Forse perché troppo
simile ad un edificio reale? Forse.)
Poco dopo gli alberi
riprendono a scorrere veloci sui finestrini, quasi come i fotografi che non
hanno smesso di assediarvi nemmeno per un istante… cerchi di ripensare al sole
che c’era oggi ad Olbia, incredibilmente intenso e così diverso da quello che
hai sempre visto dalle tue stanze di Kensington Palace, e a quello più sonnacchioso
che qualche ora fa vi ha accolto all’aeroporto Le Bourget tingendo il cielo di
venature rossastre.
Sospiri.
And the sun drips
down bedding heavy behind
Persa come sei nei tuoi
pensieri, non t’accorgi subito di essere già a Cours Albert
1er: solo quando hai scorto la Senna farsi più vicina hai realizzato di aver
cambiato corsia e che Henri Paul ci sta veramente andando giù pesante con
l’acceleratore.
“È per seminare i
paparazzi,” si affretta a spiegare lui, quasi avesse percepito la tua
preoccupazione strisciare silenziosa dal sedile posteriore, e subito dopo
accende l’autoradio.
Bastano però un paio di
note trasmesse dalle frequenze di France Inter Paris a farti rilassare: nonostante sia già
iniziato, hai riconosciuto il brano in un batter d’occhio.
I tempi della première di
A View To a Kill, quando avevi fatto ridere i Fab
Five di Birmingham raccontando come, qualche giorno
prima, Reagan t’avesse chiamata ‘Principessa David’, sembrano ormai lontani
anni luce: ora perfino John, quello che in un certo senso è sempre stato il tuo
preferito, è uscito dalla band… e tu non hai più una corona sul capo, ma quello è un altro discorso.
The front of your
dress all shadowy lined
L’atmosfera rarefatta ed
eterea della canzone riesce persino a farti dimenticare tutti i fotografi alle
vostre calcagna: in questo preciso istante ti torna addirittura alla mente quel
giorno in cui qualcuno della servitù di Kensington ti aveva trovata intenta ad
ascoltarla, asserendo che una composizione a tratti così inquietante e
misteriosa stonasse totalmente con il resto dell’album e che non fosse
propriamente adatta ad essere lanciata come nuovo singolo.
E tu cos’avevi risposto?
“È lì che sta il suo
essere speciale… come la nebbia ad agosto: qualche mese dopo infastidirebbe, ma
in quel determinato momento dell’anno non si può far altro che esserne
incredibilmente attratti” ti ripeti sottovoce, quindici anni e svariate
cicatrici dopo, mentre Dodi guarda il tuo profilo di sottecchi.
Ha notato le tue labbra muoversi,
quel tuo scandire lentamente parole inudibili, però non ti chiede alcuna
spiegazione – e in fondo è meglio così, non gliene sapresti dare una
sufficientemente esaustiva.
And the droning
engine throbs in time with your beating heart
Henri Paul ha appena
imboccato il tunnel di Pont de l’Alma quando le sagome di alcuni insetti si
fanno vicine al tuo finestrino: istintivamente schiacci il naso contro il
vetro, quasi a volerti accertare che non siano veramente gli afidi della
canzone, ma le luci della galleria li hanno già fatti scappare.
Ti volti di nuovo verso
l’abitacolo della vettura, notando con la coda dell’occhio che sulla gonna del
tuo vestito le ombre stanno proiettando strani giochi e, con uno sguardo
malinconico, ricerchi distrattamente gocce di rugiada sul volto di Dodi.
Poco dopo sorridi di te
stessa, apprendista chauffeur rinchiusa
tra le quattro mura di un brano di quindici anni fa, e quasi non ti accorgi
della brusca sterzata, né del lampo (forse l’ultimo bagliore del sole, rimasto
incastrato nel parabrezza?) che gli succede rapidamente.
L’ocarina, nel frattempo,
continua a suonare in sottofondo.
Sing blue silver
Sing, sing blue
silver…
Ø I Fab
Five di Birmingham sono, ovviamente, i Duran Duran
Ø A View To a Kill è il titolo di un film della serie di 007 e dell’omonimo
brano che i Duran Duran scrissero per la colonna
sonora: come dichiarato dal tastierista Nick Rhodes,
alla première Lady Diana raccontò loro l’episodio di Reagan
Ø John Taylor, uscito
dalla band nel gennaio 1997, era il componente preferito di Diana: non m’importa
se il bassista non racconta molto ‘sto dettaglio, Andy Taylor l’ha confermato
più volte e quindi posso morire felice :D
Ø L’episodio di Lady D che
ascolta The Chauffeur a Kensington
Palace è ambientato tra il novembre e il dicembre 1982 e, ovviamente, è frutto
della mia (fervida) immaginazione
Note autrice
Questa storia nasce durante il mio primo ascolto di The Chauffeur dei Duran Duran, brano
contenuto nell’album Rio, uscito nel
1982.
Sin dalla prima volta che ho ascoltato questa canzone l’ho immediatamente
associata a Lady Diana e, più precisamente, a quei minuti fra il 30 e 31 agosto
1997 che hanno posto fine alla sua vita.
Perché quest’associazione?
Innanzitutto l’atmosfera rarefatta e particolarissima del brano mi ha
catapultata in quella che potrebbe essere un’ipotetica notte di fine estate
nella capitale francese: confesso di non essere stata mai a Parigi, ma me la
immagino proprio così.
In secondo luogo, ho associato due versi della canzone – che ho anche
citato nella fanfiction – proprio a Diana: “The front of your dress all shadowy
lined” e “And
the droning engine throbs in time with your beating heart” mi hanno fatto
subito pensare a lei… praticamente un fulmine a ciel sereno.
Il testo originariamente nacque come poesia, e vi consiglio vivamente di
leggerlo dall’inizio alla fine: potete trovarlo qui.
(ed è vero che ho citato anche altre parti del brano, indirettamente e non,
ma sono proprio questi due pezzi ad avermi dato un’ulteriore spinta nel
cimentarmi in quest’impresa.)
Inoltre, manco a farlo apposta, The
Chauffeur è un termine totalmente appropriato per la storia: viste le
circostanze verrebbe da associarlo a Henri Paul, ma penso che l’identità di
tale personaggio sia esplicita sin dalle prime righe. (e non ho voluto usare la corretta forma femminile del termine, chauffeuse, proprio per non perdere l’immediata associazione con la canzone)
Ciliegina sulla torta, i Duran Duran erano la
band preferita di Lady Diana, quindi a quel punto ero ormai convinta del fatto
che quest’idea che mi frullava in testa avesse un po’ di senso e che andasse
attuata.
L’ulteriore conferma è arrivata in maniera totalmente inaspettata: un
giorno ho cercato il brano su Youtube (il video che
ho linkato sopra) e mi sono messa a leggere i commenti, finché ho trovato il
seguente messaggio di un utente: “Being that Duran Duran was Lady Di’s favorite band, I’ve always envisioned
that this track was playing
in the car that fateful
night.”
Lì ho capito che questa storia andava scritta, punto e basta.
Se qualcun altro ha avuto la mia stessa idea, provato le mie stesse
sensazioni significa che forse non si tratta semplicemente di un mio filmino
mentale… forse sotto c’è qualcosa di più.
Per questo, nonostante la stesura sia stata difficile e il risultato non mi
soddisfi al 100%, sento di aver comunque dato il meglio di me: mi sono
cimentata in qualcosa che non rientra nel mio stile, e nemmeno una tematica che
ho già avuto modo di trattare (a questo proposito, non so neanche se ho scelto
la sezione giusta in cui pubblicare ‘sta fanfiction,
ma tant’è)… ma c’ho provato e sono riuscita a portare a termine qualcosa che mi
ero prefissata – dopo molto tempo in cui non sono più riuscita a scrivere
nulla, devo ammetterlo – e questo mi basta.
Dazed;