Traccia 2
13 Aprile
Eravamo ubriachi fradici e ci stavamo rincorrendo per
tutta la casa. A dire il vero io stavo inseguendo lui. Probabilmente c’era un
motivo dietro a tutto questo, ma eravamo giovani e l’alcool guidava le nostre
azioni.
Sembravamo due bambini.
“And cause we all chew gum, we all have fun with water
guns
La da da da da da, da da dum dum dum
And we all grew up, shit got tough
Shit just wasn't simple enough”
Ridevo come una matta. Avevo la mente appannata, ma ero
così felice. L’unica cosa che mi interessava in quel momento era correre.
Cercavo di prenderlo, come se la mia vita dipendesse solo da quello, ma Turner
mi sfuggiva sempre all’ultimo momento.
Arrivati nell’enorme salone di casa sua. Lui era corso dietro al divano. Grazie
ad un’intuizione inebria di liquore gli avevo tagliato la strada. Ci smarrivamo
nei nostri occhi, eravamo entrambi accaldati e col fiato corto.
Ma cazzo, quanto eravamo felici.
“And whenever the sun came out, we played
(We didn't want to get older, we didn't want to get older)
We would run on the block all night and day
(We didn't want to get older)”
«Tregua?» lo avevo implorato avvicinandomi al divano con le mani alzate. Mi guardava
con quel suo cipiglio puerile. Aveva sollevato un sopracciglio. Non si fidava.
Mi ero seduta sul bordo del divano e l’avevo invitato tra
le mie braccia mordendomi il labbro inferiore.
«Così non vale» Si era avvicinato a me, ma aveva occhi solo per la mia bocca. Ridevo.
Ci era cascato.
Gli avevo avvolto le spalle in un abbraccio suicida e mi ero buttata all’indietro
tirandolo giù con me. Il divano non aveva fermato la nostra caduta e Turner
aveva sbattuto la schiena contro il pavimento nel tentativo di evitarlo a me.
Stesi a terra eravamo ancora abbracciati.
«Stupida» aveva sussurrato prima di baciarmi.
“What a mistake, saying the way I felt
I'd say my main influence is myself
And cause I started young, I learned a ton, I didn't run
La da da da da da
I was scared as fuck and out of touch, and I was still testing my luck, oh”
«E mi ha
detto “ci vediamo”» conclusi. Ci eravamo incontrati a casa di Liam (come ogni
giovedì) per fare le prove del gruppo. Stavo raccontando a Joel e Charlie:
basso e batteria dei DriveShaft quello che era successo due giorni prima.
I due si presero un attimo per assimilare il racconto, poi parlarono in coro.
«Che figo!»
«Che
stronzo!»
Feci un mezzo sorriso. Ironicamente avevano ragione entrambi.
«Ma chi si crede di essere?» Alzai le spalle come risposta a Joel che pareva
molto contrariato dal comportamento di Turner. O forse era solo un po’ geloso.
«Forse una
star mondiale? Hai visto quante visualizzazioni youtube ha “Do I wanna know”?
bè più di 120 milioni!» Non mi presi
nemmeno la briga di rispondere a Liam che oramai si era trasformato in un vero
e proprio avvocato difensore.
«Sai cosa me ne faccio delle visualizzazioni youtube! Si è comportato da
stronzo» insisté Joel cercando un cenno di assenso nei miei occhi.
«Bè»
cominciai «alla fine non si è comportato così
male» cosa cavolo stavo dicendo? Mi pentii subito di aver parlato. Perché stavo
difendendo Turner?
«Cristo
Lyla! Non dirmi che ti sei lasciata imbambolare da quello, eh!» No! No certo che no! Mi apprestai a chiarire con
troppo ardore.
«Joel, tu
non ti rendi conto di che cosa abbiamo per le mani. Questo è un dono del
destino! E’ il nostro momento!»
«Stai
dicendo cazzate»
Mi addentai
l’interno della guancia per resistere alla tentazione di chiedere a Liam di che
cosa stesse parlando. Il mio istinto mi diceva che se erano buone notizie per
il gruppo, non lo erano altrettanto per me. Semplicemente non capivo perché credesse
che il presunto interessamento di Alex Turner nei miei confronti fosse una
manna dal cielo. Joel dal canto suo credeva che quello fosse solo un pallone gonfiato. Il mio chitarrista ed il mio
bassista erano di due pareri opposti e inconciliabili.
Che fare?
Mi resi
conto che per quanto mi riguardava il problema non esisteva. I miei due compagni
davano per scontato che Turner si sarebbe rifatto vivo per riscuotere il suo
invito a cena. Io ero sicurissima che, invece, se mai avessi voluto rivederlo avrei
dovuto accontentarmi dello schermo del mio computer.
«Ragazzi,
tanto non verrà. Che ne dite se cominciamo?» azzardai cercando di attirare la
loro attenzione e far cadere l’argomento. Guardai Charlie in cerca di aiuto, ma
a quanto sembrava anche lui era diventato Pro-Turner.
«Se lui la
sentisse cantare potrebbe aiutarci a trovare una casa discografica disposta a
metterci sotto contratto!»
«Cazzo, non
ti ci mettere anche tu!»
«Senti,
Joel, se tu vuoi continuare a suonare in quelle bettole di seconda categoria
per sempre, fa pure. A quanto pare io e Charlie la pensiamo diversamente»
Joel aprì la
bocca per ribattere, ma la chiuse poco dopo titubante. Liam lo stava
convincendo, ma da bravo testardo qual era non si sarebbe arreso senza un
ultimo attacco.
«Se anche
fosse» iniziò «Non possiamo obbligare Lyla ad uscire con lui»
«Ma chi la
obbliga! Lei è disposta a farlo per il
bene della band! Vero Lyl?»
«Bè… ecco…»
tentennai.
«Visto?»
Percepii una voce femminile.
Candace?
Chi era Candace?
«Vieni pure.
Siamo tutti giù» Quando Liam ritornò da noi era seguito da una ragazza con i
capelli rossi. Lei era bellissima e lui le stava tenendo la mano.
Gli occhi di
Joel corsero a consolare i miei. Lui sapeva tutto di me e di conseguenza anche
i miei sentimenti per Liam. Tentai di tranquillizzarlo senza abbastanza calma
nemmeno per me stessa. Assunsi un’espressione indifferente, ma mi sentii come
se quella Candace mi avesse appena piantato una mano in mezzo allo stomaco e vi
avesse strappato via un pezzo di carne viva.
I battiti
del mio cuore mi risuonavano nelle tempie come delle tazze di porcellana che si
infrangevano su un pavimento di pietra. La gelosia di ciò che non appartiene è
come un veleno.
«Capiti a
proposito! Perché non parli a Lyla dell’idea che hai avuto l’altra notte?»
Decisi di non notare il tono malizioso di Liam.
«Proprio
tutto?» domandò lei provocandomi un conato di vomito.
«Avevamo
deciso che nessuno sarebbe potuto venire alle prove» feci un cenno a Joel per
invitarlo a lasciar perdere. Sapevo che lo faceva per me e lo apprezzavo, ma
così peggiorava la situazione. L’ultima cosa di cui avevo bisogno in quel
momento era di sentirmi trattata con la stessa cautela che si usa con un
animale ferito.
Mi avvicinai
a Candace e le concessi il mio sorriso più raggiante. Era più bassa di me di
almeno due spanne. Corporatura minuta e tette grosse: il tipo ideale di Liam.
«Vedi io
studio marketing internazionale all’università di Londra» cominciò orgogliosa
«E posso dire di intendermi di mercato e pubblicità» annuii «così ho detto a
Liam che se tu riuscissi ad ottenere una foto dove sei con Turner potremmo
sfruttare la notizia che ne nascerebbe come conseguenza. L’ideale sarebbe che
un paparazzo vi beccasse insieme, ma potremmo anche accontentarci di una foto
scattata dal tuo cellulare, purchè lui si veda bene e siate in circostanze
compromettenti» Ascoltai tutto con attenzione e quando Candace finì di parlare
la mia prima reazione fu quella di riderle in faccia.
«Scusa,
rossa, quanti anni hai detto di avere?» domandò sardonico Joel.
«Non l’ho
detto. Ne ho diciannove»
«E tu
saresti una che si intende di marketing? Farai anche l’università, ma sarai sì
e no a metà del primo anno!»
«Joel cosa
ne vuoi sapere tu!»
Non prestai
attenzione a quello che si dissero Liam e Joel, dopo. In quel momento l’unica
cosa sulla quale riuscivo a concentrarmi era l’assurdità della situazione. I
miei amici e Candace stavano ingigantendo troppo l’accaduto. Sì, Turner mi
aveva invitato fuori a cena, ma probabilmente quando l’aveva fatto era ubriaco,
oppure così stanco da non rendersi conto di quello che diceva. Non si sarebbe
mai ricordato di un’insignificante cameriera con un nome che tra l’altro lui
stesso aveva definito “disgraziato”.
«Cosa
intendi per “compromettenti”?» domandò Charlie con la sua schiettezza da
bambino.
«Bè una foto
dove si baciano oppure dove si intende che siano stati a letto insieme»
«Capite? Se giochiamo bene le nostre carte potremmo usare la popolarità di Alex
per trovarci un contratto!» Ottimo, pensai, adesso lo chiamava anche per nome.
Sentii uno scoppio in testa quando vidi il braccio di Liam cingere le spalle di
Candace.
«Andare a letto con qualcuno per ottenere qualcosa non è marketing. È
prostituzione.» precisò Charlie perplesso.
«Non deve per forza andarci a letto. Potrebbe… si insomma.. farlo sembrare»
«E noi
diventeremmo la band di quella che si è scopata Alex Turner» sottolineò Joel.
Candace
intimorita dal tono del bassista si strinse più forte al petto di Liam. Vedere
la tenerezza con la quale lui la accoglieva tra le sue braccia mi fermò il
cuore e il cervello. Sentii una specie di formicolio nelle mani e la forza di
gravità mi diede un colpo talmente forte che percepii il sangue scivolarmi via
dal viso e ricadere inerme all'altezza delle caviglie.
«Basta solo
un bacio?» chiesi.
Joel mi guardò come se avessi completamente perso la testa.
«Non è
detto, ma potrebbe essere» chiarì la rossa.
Abbassai gli
occhi, non potevo più sostenere lo sguardo di Joel e nemmeno continuare a
fissare Candace mente abbracciava Liam. Sapevo benissimo che stavo solo
cercando di impressionare proprio quest’ultimo. Ero convinta che se mi fossi
dimostrata disposta a tutto per il bene
della band, mi avrebbe visto con occhi diversi. Forse, mi dicevo, cercando
di convincermi da sola, si sarebbe finalmente accorto che io avrei fatto qualsiasi
cosa per lui.
«Sei sicura
che questo ci aiuterebbe?» Candace parve ritrovare l’orgoglio di poco prima.
«Certo! Vedi
Alex» Oh no! Anche lei iniziava a chiamarlo per nome? «ha sempre avuto delle
fidanzate abbastanza famose. Se lo si vedesse in giro con una sconosciuta la
stampa farebbe di tutto pur di ottenere delle informazioni su di te ed in poco
tempo si verrebbe a sapere che hai una band»
«Così le
case discografiche si interesserebbero per poter sfruttare la risonanza dello
scandalo della mia “relazione” con Turner» conclusi per lei.
Feci finta di pensarci su.
«Lo farai?» Non avevo mai visto Liam così entusiasta.
«Può darsi»
dissi laconica. Ormai non mi preoccupavo più di quello che dicevo. Ero ferma
nella mia convinzione che Turner non si sarebbe più fatto vivo e che nel giro
di qualche giorno noi tutti ci saremmo dimenticati di questa discussione e
possibilmente anche di Candace.
Joel roteò
gli occhi al cielo ribadendo per l’ennesima volta che quella era una cattiva,
cattivissima idea. Non me ne importava niente. Erano le sei ed io volevo solo
chiudere quello stupido argomento per poter cominciare a suonare, ma
soprattutto volevo una scusa per far allontanare quella stronza coi capelli
rossi.
Erano solo
le dieci e mezza di uno scolorito mercoledì sera. Fuori pioveva ed il ristorante
era semi deserto. Una giornata esaltante, insomma.
Al centro della sala c’era un tavolo di almeno una dozzina di donne (tutte
intorno ai cinquanta). Facevano una confusione pazzesca. Non sapevo perché, ma
quando le donne facevano quel tipo di rimpatriate tendevano ad essere molto più
rumorose, ma soprattutto volgari, degli uomini.
Mi chiesi se
anche io un giorno sarei diventata così, ma poi convenni che se non avessi
fatto qualcosa per guadagnarmi l’amore di Liam, probabilmente sarei rimasta
sola e circondata da cani.
Sbuffai,
possibile che Liam fosse il cardine dei miei pensieri anche quando guardavo
delle donne di mezz’età?
La sua apatia nei miei confronti mi stava facendo diventare matta. Per non
parlare del fatto che non ero più in grado di scrivere una canzone degna di
tale nome!
Dopo “You, all, everybody” la
sindrome del foglio mi si era attaccata addosso come una cicca quando ci si
appoggia ai sedili della metro.
L’ansia dello scrittore non solo mi aveva investito in piena faccia, ma aveva
anche fatto retromarcia, giusto un paio di volte per essere sicura di avermi
lasciato senza speranze.
Sbuffai di
nuovo.
Dopo sette
minuti di attenta osservazione, ero giunta alla conclusione che la donna seduta
capotavola, con degli improponibili capelli rosso-viola ed uno scollo a
precipizio sul seno prosperoso, doveva essere il capo della banda.
La stavo contemplando mentre si esibiva nella poco signorile interpretazione di
una barzelletta sconcia e dal finale prevedibile, quando Megan mi diede un
colpo sulla spalla.
«Ti vogliono
in cucina» m’informò. Avrei voluto chiederle il perché, ma la mia collega si
allontanò così velocemente che credetti di averle fatto un torto anche solo
guardandola.
Mi diressi
verso la cucina chiedendomi cosa le avevo fatto di recente per meritarmi di
essere trattata così.
Quando entrai intravidi Liam di spalle che era intento a parlare con qualcuno.
All’inizio non mi resi conto di chi fosse il suo interlocutore, ma bastò una
parola di quest’ultimo per farmi venire la tachicardia.
«Finalmente
ti ho trovato» ebbi la netta sensazione di sentire il mio cuore cadermi nel
petto, come se si fosse stancato della sua ubicazione naturale e avesse deciso
di andare a farsi un giro all’altezza dello stomaco. «Sono venuto a prendermi l’invito
a cena che mi avevi promesso» Turner teneva una sigaretta spenta in bilico
sulle labbra, probabilmente l’aveva messa lì apposta, per attirare la mia
attenzione sulla sua bocca.
Se era così,
ci era riuscito.
Mi guardai intorno e mi spostai i capelli dietro le orecchie un paio di volte.
Improvvisamente mi sentivo accaldata e appiccicosa. Superata la sorpresa
iniziale, però, mi sentii invadere da una stizza nervosa.
Lui mi
guardava con quel suo viso spacca cuori ed io risposi con un’espressione crucciata.
Da almeno venti minuti.
«Buona a sapersi» dissi consapevole di essermi fatta sentire da Liam. Me l’avrebbe pagata. Me l’avrebbe pagata, eccome.
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Cominciai a tossire freneticamente e immaginai di essere diventata rossa come un papavero. Probabilmente erano tutti gli accidenti che mi stava lanciando il Signor Hutchins.
Il cuore mi batteva così forte nel petto che ero convinta se ne potesse vedere il movimento attraverso i vestiti. Stava cercando di liberarsi dalla sua prigione di pelle e ossa per andarsi a riposare sulle labbra carnose di Turner.
Non aveva detto niente di speciale, eppure era riuscito a farlo sembrare un complimento.
Dovevo uccidere…
«Il chitarrista» disse accertando la mia tesi.
Cornerstone
Salve a tutti! :) Non so come ma sono riuscita a buttare giù anche il secondo capitolo nonostante le ansie universitarie :) Spero di riuscire a continuare così, ameno fino all'inizio della sessione invernale :(
Comunque eccoci :) Mi sento in dovere di chiedere scusa se questo capitolo è un po' (a mio parere) scialbo e privo di azione e soprattutto privo di Alex, ma ne avevo bisogno perchè come avrete inteso è fondamentale per la trama!
Spero vi sia piaciuto!
La canzone di oggi si chiama "Alleyways" dei The Neiughbourhood. Concedetegli un'ascolto, perchè anche se non è una delle mie preferite di uel gruppo merita! :)
Un bacio e un abbraccio a tutti!
p.s. Volevo ringraziare Fefelina che è stato così gentile da lasciarmi una recensione e che si è accorta subito che 'DriveShaft' è una citazione di 'Lost' speravo che qualcuno se ne accorgesse, ma non mi aspettavo così presto. Ed infine volevo ringraziare alexandrescurls che ha messo la mia storiella tra le preferite! :) P.p.s. Chiedo scusa se il font appare non omogeneo, ma nvu semplicemente non mi vuole amare.