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Autore: emrys_    05/12/2014    3 recensioni
La prima canzone dei DriveShaft venne rilasciata esattamente otto anni fa. "Doomsday" invase la scena musicale inglese spodestando band ben più famose di quella composta dai quattro originari di Portsmouth. Forse il successo fu dovuto, in parte, allo scandalo che accompagnò l'uscita del loro primo album: "Pauper Lunatic". Ciò non toglie che ad oggi i DriveShaft rappresentino una pietra miliare nella storia della musica britannica.
Noi di MTV vi proponiamo una compilation dei loro brani più celebri con tanto di introduzioni tratte direttamente dagli appunti, scritti di proprio pugno, della cantante Ophelia Withmore, appunti annotati in un moleskine blu che di recente è stato venduto ad un'asta per la bellezza di 5.300 sterline.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Turner, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Traccia 2


Traccia 2

Alleyway


13 Aprile

Eravamo ubriachi fradici e ci stavamo rincorrendo per tutta la casa. A dire il vero io stavo inseguendo lui. Probabilmente c’era un motivo dietro a tutto questo, ma eravamo giovani e l’alcool guidava le nostre azioni.
Sembravamo due bambini.

 

“And cause we all chew gum, we all have fun with water guns
La da da da da da, da da dum dum dum
And we all grew up, shit got tough
Shit just wasn't simple enough”

 

Ridevo come una matta. Avevo la mente appannata, ma ero così felice. L’unica cosa che mi interessava in quel momento era correre. Cercavo di prenderlo, come se la mia vita dipendesse solo da quello, ma Turner mi sfuggiva sempre all’ultimo momento.
Arrivati nell’enorme salone di casa sua. Lui era corso dietro al divano. Grazie ad un’intuizione inebria di liquore gli avevo tagliato la strada. Ci smarrivamo nei nostri occhi, eravamo entrambi accaldati e col fiato corto.
Ma cazzo, quanto eravamo felici.

 

“And whenever the sun came out, we played
(We didn't want to get older, we didn't want to get older)
We would run on the block all night and day
(We didn't want to get older)”

«Tregua?» lo avevo implorato avvicinandomi al divano con le mani alzate. Mi guardava con quel suo cipiglio puerile. Aveva sollevato un sopracciglio. Non si fidava.
Mi ero seduta sul bordo del divano e l’avevo invitato tra le mie braccia mordendomi il labbro inferiore.
«Così non vale» Si era avvicinato a me, ma aveva occhi solo per la mia bocca. Ridevo.
Ci era cascato.
Gli avevo avvolto le spalle in un abbraccio suicida e mi ero buttata all’indietro tirandolo giù con me. Il divano non aveva fermato la nostra caduta e Turner aveva sbattuto la schiena contro il pavimento nel tentativo di evitarlo a me.
Stesi a terra eravamo ancora abbracciati.
«Stupida» aveva sussurrato prima di baciarmi.

 

“What a mistake, saying the way I felt
I'd say my main influence is myself
And cause I started young, I learned a ton, I didn't run
La da da da da da
I was scared as fuck and out of touch, and I was still testing my luck, oh”

 

 


 

«E mi ha detto “ci vediamo”» conclusi. Ci eravamo incontrati a casa di Liam (come ogni giovedì) per fare le prove del gruppo. Stavo raccontando a Joel e Charlie: basso e batteria dei DriveShaft quello che era successo due giorni prima.
I due si presero un attimo per assimilare il racconto, poi parlarono in coro.
«Che figo!»
«Che stronzo!»
Feci un mezzo sorriso. Ironicamente avevano ragione entrambi.
«Ma chi si crede di essere?» Alzai le spalle come risposta a Joel che pareva molto contrariato dal comportamento di Turner. O forse era solo un po’ geloso.
«Forse una star mondiale? Hai visto quante visualizzazioni youtube ha “Do I wanna know”? bè più di 120 milioni!» Non mi presi nemmeno la briga di rispondere a Liam che oramai si era trasformato in un vero e proprio avvocato difensore.
«Sai cosa me ne faccio delle visualizzazioni youtube! Si è comportato da stronzo» insisté Joel cercando un cenno di assenso nei miei occhi.
«Bè» cominciai «alla fine non si è comportato così male» cosa cavolo stavo dicendo? Mi pentii subito di aver parlato. Perché stavo difendendo Turner?
«Cristo Lyla! Non dirmi che ti sei lasciata imbambolare da quello, eh!» No! No certo che no! Mi apprestai a chiarire con troppo ardore.
«Joel, tu non ti rendi conto di che cosa abbiamo per le mani. Questo è un dono del destino! E’ il nostro momento!»
«Stai dicendo cazzate»

Mi addentai l’interno della guancia per resistere alla tentazione di chiedere a Liam di che cosa stesse parlando. Il mio istinto mi diceva che se erano buone notizie per il gruppo, non lo erano altrettanto per me. Semplicemente non capivo perché credesse che il presunto interessamento di Alex Turner nei miei confronti fosse una manna dal cielo. Joel dal canto suo credeva che quello fosse solo un pallone gonfiato. Il mio chitarrista ed il mio bassista erano di due pareri opposti e inconciliabili.

Che fare?

Mi resi conto che per quanto mi riguardava il problema non esisteva. I miei due compagni davano per scontato che Turner si sarebbe rifatto vivo per riscuotere il suo invito a cena. Io ero sicurissima che, invece, se mai avessi voluto rivederlo avrei dovuto accontentarmi dello schermo del mio computer.
«Ragazzi, tanto non verrà. Che ne dite se cominciamo?» azzardai cercando di attirare la loro attenzione e far cadere l’argomento. Guardai Charlie in cerca di aiuto, ma a quanto sembrava anche lui era diventato Pro-Turner.

«Se lui la sentisse cantare potrebbe aiutarci a trovare una casa discografica disposta a metterci sotto contratto!»

«Cazzo, non ti ci mettere anche tu!»

«Senti, Joel, se tu vuoi continuare a suonare in quelle bettole di seconda categoria per sempre, fa pure. A quanto pare io e Charlie la pensiamo diversamente»
Joel aprì la bocca per ribattere, ma la chiuse poco dopo titubante. Liam lo stava convincendo, ma da bravo testardo qual era non si sarebbe arreso senza un ultimo attacco.

«Se anche fosse» iniziò «Non possiamo obbligare Lyla ad uscire con lui»

«Ma chi la obbliga! Lei è disposta a farlo per il bene della band! Vero Lyl?»

«Bè… ecco…» tentennai.

«Visto?»

Proprio quando pareva con le spalle al muro, negli occhi di Joel intravidi un lampo di luce. Aveva trovato un nuovo argomento a sostegno della sua tesi. «Credi davvero che Turner voglia solo una cena? Quello se la vuole fare. Non le chiederai di andare a letto con lui per il bene della band, spero» Arrossii e deglutii rumorosamente. Non potevo nemmeno considerare l’idea che io potessi interessare a Turner! Figuriamoci poi credere che volesse venire a letto con me. Certo, sapevo attirare l’attenzione degli uomini e sapevo anche approfittarmi di loro, ma un conto era farsi offrire un drink da un belloccio al bar, un altro era farsi offrire un contratto discografico da Alex Turner.
«Potrebbe anche essere ch…..» Liam non poté finire. Qualcuno aveva suonato al campanello «Finalmente!» gongolò correndo su per le scale.
Guardai Charlie e Joel con occhi interrogatori. Nessuno era ammesso alle prove dei DriveShaft, chi cazzo si permetteva di interromperci e meritarsi anche tanto entusiasmo da Liam?
Percepii una voce femminile.
«Ciao Candace!»

Candace?
Chi era Candace?

«Vieni pure. Siamo tutti giù» Quando Liam ritornò da noi era seguito da una ragazza con i capelli rossi. Lei era bellissima e lui le stava tenendo la mano.
Gli occhi di Joel corsero a consolare i miei. Lui sapeva tutto di me e di conseguenza anche i miei sentimenti per Liam. Tentai di tranquillizzarlo senza abbastanza calma nemmeno per me stessa. Assunsi un’espressione indifferente, ma mi sentii come se quella Candace mi avesse appena piantato una mano in mezzo allo stomaco e vi avesse strappato via un pezzo di carne viva.

I battiti del mio cuore mi risuonavano nelle tempie come delle tazze di porcellana che si infrangevano su un pavimento di pietra. La gelosia di ciò che non appartiene è come un veleno.

«Capiti a proposito! Perché non parli a Lyla dell’idea che hai avuto l’altra notte?» Decisi di non notare il tono malizioso di Liam.

«Proprio tutto?» domandò lei provocandomi un conato di vomito.

«Avevamo deciso che nessuno sarebbe potuto venire alle prove» feci un cenno a Joel per invitarlo a lasciar perdere. Sapevo che lo faceva per me e lo apprezzavo, ma così peggiorava la situazione. L’ultima cosa di cui avevo bisogno in quel momento era di sentirmi trattata con la stessa cautela che si usa con un animale ferito.

Mi avvicinai a Candace e le concessi il mio sorriso più raggiante. Era più bassa di me di almeno due spanne. Corporatura minuta e tette grosse: il tipo ideale di Liam.

«Vedi io studio marketing internazionale all’università di Londra» cominciò orgogliosa «E posso dire di intendermi di mercato e pubblicità» annuii «così ho detto a Liam che se tu riuscissi ad ottenere una foto dove sei con Turner potremmo sfruttare la notizia che ne nascerebbe come conseguenza. L’ideale sarebbe che un paparazzo vi beccasse insieme, ma potremmo anche accontentarci di una foto scattata dal tuo cellulare, purchè lui si veda bene e siate in circostanze compromettenti» Ascoltai tutto con attenzione e quando Candace finì di parlare la mia prima reazione fu quella di riderle in faccia.

«Scusa, rossa, quanti anni hai detto di avere?» domandò sardonico Joel.
«Non l’ho detto. Ne ho diciannove»

«E tu saresti una che si intende di marketing? Farai anche l’università, ma sarai sì e no a metà del primo anno!»

«Joel cosa ne vuoi sapere tu!»

Non prestai attenzione a quello che si dissero Liam e Joel, dopo. In quel momento l’unica cosa sulla quale riuscivo a concentrarmi era l’assurdità della situazione. I miei amici e Candace stavano ingigantendo troppo l’accaduto. Sì, Turner mi aveva invitato fuori a cena, ma probabilmente quando l’aveva fatto era ubriaco, oppure così stanco da non rendersi conto di quello che diceva. Non si sarebbe mai ricordato di un’insignificante cameriera con un nome che tra l’altro lui stesso aveva definito “disgraziato”.


«Cosa intendi per “compromettenti”?» domandò Charlie con la sua schiettezza da bambino.

«Bè una foto dove si baciano oppure dove si intende che siano stati a letto insieme»
«Capite? Se giochiamo bene le nostre carte potremmo usare la popolarità di Alex per trovarci un contratto!» Ottimo, pensai, adesso lo chiamava anche per nome. Sentii uno scoppio in testa quando vidi il braccio di Liam cingere le spalle di Candace.
«Andare a letto con qualcuno per ottenere qualcosa non è marketing. È prostituzione.» precisò Charlie perplesso.
«Non deve per forza andarci a letto. Potrebbe… si insomma.. farlo sembrare»

«E noi diventeremmo la band di quella che si è scopata Alex Turner» sottolineò Joel.

Candace intimorita dal tono del bassista si strinse più forte al petto di Liam. Vedere la tenerezza con la quale lui la accoglieva tra le sue braccia mi fermò il cuore e il cervello. Sentii una specie di formicolio nelle mani e la forza di gravità mi diede un colpo talmente forte che percepii il sangue scivolarmi via dal viso e ricadere inerme all'altezza delle caviglie.

«Basta solo un bacio?» chiesi.
Joel mi guardò come se avessi completamente perso la testa.
«Non è detto, ma potrebbe essere» chiarì la rossa.

Abbassai gli occhi, non potevo più sostenere lo sguardo di Joel e nemmeno continuare a fissare Candace mente abbracciava Liam. Sapevo benissimo che stavo solo cercando di impressionare proprio quest’ultimo. Ero convinta che se mi fossi dimostrata disposta a tutto per il bene della band, mi avrebbe visto con occhi diversi. Forse, mi dicevo, cercando di convincermi da sola, si sarebbe finalmente accorto che io avrei fatto qualsiasi cosa per lui.

«Sei sicura che questo ci aiuterebbe?» Candace parve ritrovare l’orgoglio di poco prima.

«Certo! Vedi Alex» Oh no! Anche lei iniziava a chiamarlo per nome? «ha sempre avuto delle fidanzate abbastanza famose. Se lo si vedesse in giro con una sconosciuta la stampa farebbe di tutto pur di ottenere delle informazioni su di te ed in poco tempo si verrebbe a sapere che hai una band»

«Così le case discografiche si interesserebbero per poter sfruttare la risonanza dello scandalo della mia “relazione” con Turner» conclusi per lei.
Feci finta di pensarci su.

«Lo farai?» Non avevo mai visto Liam così entusiasta.
«Può darsi» dissi laconica. Ormai non mi preoccupavo più di quello che dicevo. Ero ferma nella mia convinzione che Turner non si sarebbe più fatto vivo e che nel giro di qualche giorno noi tutti ci saremmo dimenticati di questa discussione e possibilmente anche di Candace.

Joel roteò gli occhi al cielo ribadendo per l’ennesima volta che quella era una cattiva, cattivissima idea. Non me ne importava niente. Erano le sei ed io volevo solo chiudere quello stupido argomento per poter cominciare a suonare, ma soprattutto volevo una scusa per far allontanare quella stronza coi capelli rossi.

 

Erano solo le dieci e mezza di uno scolorito mercoledì sera. Fuori pioveva ed il ristorante era semi deserto. Una giornata esaltante, insomma.
Al centro della sala c’era un tavolo di almeno una dozzina di donne (tutte intorno ai cinquanta). Facevano una confusione pazzesca. Non sapevo perché, ma quando le donne facevano quel tipo di rimpatriate tendevano ad essere molto più rumorose, ma soprattutto volgari, degli uomini.

Mi chiesi se anche io un giorno sarei diventata così, ma poi convenni che se non avessi fatto qualcosa per guadagnarmi l’amore di Liam, probabilmente sarei rimasta sola e circondata da cani.

Sbuffai, possibile che Liam fosse il cardine dei miei pensieri anche quando guardavo delle donne di mezz’età?
La sua apatia nei miei confronti mi stava facendo diventare matta. Per non parlare del fatto che non ero più in grado di scrivere una canzone degna di tale nome!
Dopo “You, all, everybody” la sindrome del foglio mi si era attaccata addosso come una cicca quando ci si appoggia ai sedili della metro.
L’ansia dello scrittore non solo mi aveva investito in piena faccia, ma aveva anche fatto retromarcia, giusto un paio di volte per essere sicura di avermi lasciato senza speranze.

Sbuffai di nuovo.

Dopo sette minuti di attenta osservazione, ero giunta alla conclusione che la donna seduta capotavola, con degli improponibili capelli rosso-viola ed uno scollo a precipizio sul seno prosperoso, doveva essere il capo della banda.
La stavo contemplando mentre si esibiva nella poco signorile interpretazione di una barzelletta sconcia e dal finale prevedibile, quando Megan mi diede un colpo sulla spalla.

«Ti vogliono in cucina» m’informò. Avrei voluto chiederle il perché, ma la mia collega si allontanò così velocemente che credetti di averle fatto un torto anche solo guardandola.

Mi diressi verso la cucina chiedendomi cosa le avevo fatto di recente per meritarmi di essere trattata così.
Quando entrai intravidi Liam di spalle che era intento a parlare con qualcuno. All’inizio non mi resi conto di chi fosse il suo interlocutore, ma bastò una parola di quest’ultimo per farmi venire la tachicardia.
«Finalmente ti ho trovato» ebbi la netta sensazione di sentire il mio cuore cadermi nel petto, come se si fosse stancato della sua ubicazione naturale e avesse deciso di andare a farsi un giro all’altezza dello stomaco. «Sono venuto a prendermi l’invito a cena che mi avevi promesso» Turner teneva una sigaretta spenta in bilico sulle labbra, probabilmente l’aveva messa lì apposta, per attirare la mia attenzione sulla sua bocca.

Se era così, ci era riuscito.
Mi guardai intorno e mi spostai i capelli dietro le orecchie un paio di volte. Improvvisamente mi sentivo accaldata e appiccicosa. Superata la sorpresa iniziale, però, mi sentii invadere da una stizza nervosa.
Lui mi guardava con quel suo viso spacca cuori ed io risposi con un’espressione crucciata.

«Sono passati tre mesi» precisai con la stessa acidità di un limone acerbo. Era vero. Alex Turner mi aveva, si, invitato a cena, ma questo era successo tre mesi fa e nonostante avessi riconosciuto il suo accento strascicato e tentatore, come se ci fossimo salutati solo la mattina stessa, questo non leniva la mia irritazione.
«Avevo detto che ti avrei portato a cena, non avevo specificato il quando» disse con un ghigno.
Sbuffai sonoramente.
«Okay, lo ammetto non mi ricordavo il nome del ristorante» Sembrava sincero. Sollevai un sopracciglio, lui non ci fece caso.
«Perché non l’hai chiesto ai tuoi amici? Erano più sobri di te»
«Non ero ubriaco»
«Sapevi di tequila»
«Che memoria» mi morsi la lingua, involontariamente avevo detto molto più di quello che avrei voluto. Mi ricordavo del dolciastro odore alcolico del suo fiato come se lo potessi sentire in quel preciso istante. Forse, lo sentivo davvero?
«Comunque loro non me l’hanno voluto dire» La sua frase mi fece perdere il filo dei miei pensieri.
«Perché?»
«Loro non erano…. » Si guardò intorno cercando la parola giusta «d’accordo» convenne, infine, come se dopo un lungo vagare fosse tornato alla prima soluzione che gli era venuto in mente.
Dalla sala vidi il mio capo indicare l’orologio che teneva al polso e capii che dovevo darmi una mossa.
«Devo lavorare» dissi, forse troppo dispiaciuta «Se devi ordinare qualcosa dimmi, altrimenti ti saluto»
«Okay, bene… vorrei ordinare te» Sorrisi a denti stretti. Don Giovanni del cazzo. Il suo sogghigno compiaciuto mi fece arrossire. Era come se stessimo giocando a battaglia navale e lui avesse appena affondato la mia nave più importante. Mi spaventò il fatto che sembrava gli avessi detto volutamente le coordinate della mia barca. «Ti passo a prendere giovedì sera?»
«Giovedì ho le prov….» mi interruppi, non volevo dirgli dei DriveShaft «Giovedì sono impegnata»
«No, non lo sei»
«Ah, no?» domandai sarcastica.
«Il chitarrista mi ha detto che per una volta puoi saltare le prove» Improvvisamente sentii freddo. Cercai subito Liam che era intento a mettere a posto qualcosa nel frigorifero.

Da almeno venti minuti.

«Buona a sapersi» dissi consapevole di essermi fatta sentire da Liam. Me l’avrebbe pagata. Me l’avrebbe pagata, eccome.
«Mi ha raccontato tutto sui DriveShaft. È stato molto…. Esaustivo»  
Per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Cominciai a tossire freneticamente e immaginai di essere diventata rossa come un papavero. Probabilmente erano tutti gli accidenti che mi stava lanciando il Signor Hutchins.
«Cos’altro ti ha detto?» domandai senza fiato.
«Molte cose. Mi ha detto che canti»
«Si bè...» 
«Mi piacerebbe sentirti cantare» lo disse con una onestà ingenua, quasi bambinesca. Sentii uno strano calore sulle guance e non seppi dire se fosse stato l’eccesso di tosse o se il sangue si fosse arreso davanti alla sua voce grave e profonda.
Il cuore mi batteva così forte nel petto che ero convinta se ne potesse vedere il movimento attraverso i vestiti. Stava cercando di liberarsi dalla sua prigione di pelle e ossa per andarsi a riposare sulle labbra carnose di Turner.
Non aveva detto niente di speciale, eppure era riuscito a farlo sembrare un complimento.
«Domani alle otto a casa tua, allora» Scossi la testa come se questo mi aiutasse a riordinare i pensieri.
«Non sai dove abito» puntualizzai.
«Si, che lo so» afferrai subito cosa stava per dire e mi feci un promemoria mentale:
Dovevo uccidere…
«Il chitarrista» disse accertando la mia tesi.











Cornerstone

Salve a tutti! :) Non so come ma sono riuscita a buttare giù anche il secondo capitolo nonostante le ansie universitarie :) Spero di riuscire a continuare così, ameno fino all'inizio della sessione invernale :(
Comunque eccoci :) Mi sento in dovere di chiedere scusa se questo capitolo è un po' (a mio parere) scialbo e privo di azione e soprattutto privo di Alex, ma ne avevo bisogno perchè come avrete inteso è fondamentale per la trama!
Spero vi sia piaciuto!

La canzone di oggi si chiama "Alleyways" dei The Neiughbourhood. Concedetegli un'ascolto, perchè anche se non è una delle mie preferite di uel gruppo merita! :)
Un bacio e un abbraccio a tutti!

p.s. Volevo ringraziare Fefelina che è stato così gentile da lasciarmi una recensione e che si è accorta subito che 'DriveShaft' è una citazione di 'Lost' speravo che qualcuno se ne accorgesse, ma non mi aspettavo così presto.  Ed infine volevo ringraziare alexandrescurls che ha messo la mia storiella tra le preferite! :) P.p.s. Chiedo scusa se il font appare non omogeneo, ma nvu semplicemente non mi vuole amare.

 



  
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