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Autore: niallssweetsmile    05/12/2014    0 recensioni
Ma ad ogni regola c'è sempre un eccezione. Tutti i bambini crescono, tranne uno: lui.
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“E a cosa serve?” chiese Lyndi, con gli occhi che brillavano di curiosità. “Serve alla più grande di tutte le avventure, coloro che lo trovano sono andati e tornati dal paradiso” e alla voce non poté non mancare quel tocco di teatralità. “Che trovano cosa?” “Colui al quale appartiene il bacio.” “Oh, la mia Lyndi sta diventando donna” disse George, interrompendo quel momento magico.
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E, mentre erano impegnati nella loro battagli, non si accorsero neanche che qualcuno li stava guardando dalla finestra, ad esclusione del cane Connie che abbaiò e quando i ragazzi, interrotto il racconto, andarono a controllare videro che non c'era nessuno. Né un uccello, né una foglia, e fu proprio quella notte che iniziarono le loro avventure.
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Lyndi guardò fuori ma non c'era nessuno. Ne un corpo, ne un ragazzo. Bah, il sonno le stava giocando brutti scherzi... forse.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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2



Erano passati giorni da quello strano sogno – ammesso e non concesso che fosse tale – e Lyndi pareva avere la testa da tutt'altra parte. Nell'arco di una giornata si ritrovava sempre più spesso a pensare a quel curioso ragazzo, era diventato una specie di chiodo fisso e persino in classe, durante le lezioni di cucito, si era ritrovata a fantasticare su di lui, usando tutta l'immaginazione che aveva in corpo, immaginazione che poi si era trasformata in disegni che lo ritraevano, anzi scarabbocchi. Già, Lyndi non era mai stata una grande artista.
E mentre era occupata a finire un'altra delle sue 'opere d'arte', una bacchetta di legno colpì la sua pagina di quaderno provcando un schiocco assordante che riecheggiò per la grande aula, squarciando il silenzio e attirando l'attenzione di tutte le ragazza che, da brave qual'erano, stavano ricamando proprio come ordinato.
Ottimo, pensò Lyndi, sono fregata.

 

**

 

Secondo Lyndi, la signora Fulson – oltre ad essere la sua insegnante – era una subdola vecchia megera con la faccia da strega che si divertiva a rovinare le vite altrui perchè – probabilmente – lei non ne aveva una e, dopo averla rimproverata a dovere davanti agli occhietti vispi di tutte le sue compagne, le aveva categoricamente ordinato di fermarsi alla fine delle lezioni, per parlare del suo disegno.
“Se questa nel letto sei tu” iniziò la vecchiaccia con la voce da cornacchia, indicando la bimba – che tra l'altro somigliava più ad un fantoccio – nel letto che lei aveva disegnato “Che cos'è questo?” disse, indicando un secondo fantoccio, vestito con un' abito di foglie e un paio d'ali, esattamente sopra di lei. Insomma, sembrava un po' equivoca come cosa.
“Ehm, un bambino” disse Lyndi, con voce tremolante, e l'espressione che si dipinse sul volto della Fulson la diceva tutta, infatti dopo che ebbe scritto una lettera di indignazione, la spedì al signor Darling – tramite Billy, il baby postino lentigginoso dai capelli rossi – che stabiliva dei parametri di bacchettoneria persino per lei.

 

**

 

Intanto il signor Darling, seduto dietro la sua scrivania, si era esercitato a conversare per tutto il pomeriggio e adesso era giunta la sua ora. Nella sua direzione stava arrivando Ser Edward Curch, nonché presidente della banca, un uomo ben distinto dai capelli bianchi e dei folti baffi a cui piacevano le chiacchiere tanto quanto un bilancio ben riuscito, e il suo piano era davvero semplice: doveva solo scambiare qualche parola con lui, e sarebbe andato tutto alla perfezione se non fosse stato per le sue stupide gambe che, a quanto pareva, non ne volevano sapere di dar ascolto agli impulsi che il suo cervello le stava mandando.

 

**

 

Lyndi, seguita da Clodine – che, oltre ad essere un cane, era anche una tata – e i suoi fratelli, camminava a testa bassa come stesse andando al patibolo, ma poi il destino, sotto la forma di una bicicletta nera lucente, le sfrecciò davanti e in sella ad essa, un ragazzino dai capelli rossi e un berretto da postino.
“La lettera!” gridò Lyndi, guardando Billy sfrecciare dalla parte opposta che, dopo averla guardata e lanciato un occhiata furbetta, aveva iniziato a correre più velocemente e Lyndi, senza indugiare, iniziò a correre nella sua direzione ignorando i fratelli che le supplicavano di fermarsi.
In meno di due minuti, Billy – inseguito da Lyndi – si era ritrovato davanti a quell'imponente edificio, mentre sul suo volto si disegnava un sorriso spavaldo, un sorriso di chi sapeva d'aver già vinto, ma si ricredette dopo essersi accorto che la diciassettenne Lyndi era alle sue calcagna, e così aveva avanzato il passo. Okay, diciamo pure che aveva iniziato a correre. Insomma, non capita tutti i giorni di essere inseguiti da una ragazza, un cane e due ragazzini.
Nel frattempo, George si avviava a passo lento verso Ser Edward, mentre ripeteva cosa dire – neanche fosse stata un'interrogazione di greco antico – scaricando tutta la tensione sul foglio che aveva fra le mani e quando si era ritrovato faccia a faccia con lui, aveva iniziato a balbettare frasi sconnesse e solo la voce di Lyndi lo fece risvegliare da quella specie di coma ad occhi aperti.
“Papà, posso spiegarti tutto!” urlò a squarciagola, entrando come una furia nella banca, cercando di afferrare il ragazzino dispettoso e, perché no, dargli anche una bella lezione, ma Lyndi non fu l'unica a fare un ingresso trionfale.
Un San Bernardo correva a perdi fiato verso la sua padrona, ma ci fu un piccolissimo imprevisto: i gommini sotto le sue zampe, a contatto con il pavimento liscio e lucidato, la fecero sbandare e chi fu investito? Ovviamente George, seguito da Ser Edward e tutti gli altri.

 

**

 

“Sono stato umiliato!” sbottò George, strattonando il cane per il collare e trascinandolo in giardino, sotto le suppliche dei suoi figli che l'imploravano di farla rimanere, ma fu un tentativo del tutto vano, era troppo arrabbiato.
“Devo diventare un uomo temuto dai bambini e rispettato dagli adulti, altrimenti finiremo tutti sull'astrico” gridò, paonazzo in viso, mentre legava il cane con una catena, sotto lo sguardo triste e supplichevole di Gordon e Brandon.
“George, ti sentirà tutto il vicinato!” l'ammonì zia Millicent, contrariata da quel comportamento a dir poco infantile.
“E che sentano, che tutto il mondo sappia, questo non è un'animale da compagnia. Questo è un cane!” dichiarò sprezzante, strappando via quel fiocco che aleggiava sulla testa di Clodine, facendo dipingere espressioni scandalizzate da parte dei suoi familiari.
“E da domani cominci la tua istruzione con la zia Millicent. E' ora che diveneti adulta, ormai.” concluse rivolgendosi a Lyndi, che era troppo scandalizzata per dire qualcosa di concreto.

 

**

 

Quella stessa sera, i ragazzi non esitarono ad andare in camera loro e a lanciarsi nel loro letto, a caldo, protetti da qualunque male e la signora Darling, dopo essersi vestita di tutto punto per il galà di quella sera, salì al piano di sopra, pronta ad accendere i lumini e a dare la buona notte ai suoi adorati figlioli.
“Mamma, ma se i lumini sono accesi qualcosa può farci del male?” chiese innocentemente Gordon, sollevandosi appena dal cuscino, con lo sguardo vispo di chi non aveva per niente sonno.
“No, tesoro. Sono gli occhi che una mamma lascia per vegliare sui suoi bambini” disse lei, con un tono talmente dolce da far invidia al miele stesso, prima di accendere il lumino di Lyndi e spegnere il fiammifero ma, prima che potesse girarsi, la ragazza l'afferrò per il vestito, trattenendola.
“Mamma, devi per forza andare a questa festa?” chiese lei, sollevandosi e mettendosi a sedere, ricevendo dai fratelli un assoluta approvazione mentre correvano verso il suo letto, prima di sedersici sopra.
“Infatti, papà non può andare da solo?” sbuffò contrariato Brandon correndo fuori dal suo letto e mettendosi comodo su quello di Lyndi, mentre di tanto in tanto spingeva le gambe della sorella che lo infastidivano.
“Può andarci da solo? Vostro padre è un uomo coraggioso, ma avrà bisogno di un bacio speciale per affrontare i suoi colleghi” sorrise, sollevando il piccolo Gordon sulle sue ginocchia e stringendolo a lei stessa in un dolcissimo abbraccio.
“Papà, coraggioso?” chiese stupita Lyndi, la quale sgranò gli occhi a quelle parole, mentre una risatina di Brandon si librava nell'aria, come a dire che tutto quello era
impossibile.

“Ci sono molti modi di essere coraggiosi: c'è il coraggio di pensare agli altri prima che a se stessi e, certo, vostro padre non ha mai brandito una spada o impugnato una pistola, grazie al cielo, ma ha compiuto molti sacrifici per la sua famiglia. Messo da parte tanti sogni.”
“E dove li ha messi?” chiese ingenuamente Gordon, alzando il capo verso l'alto per guardare meglio la madre che gli sorrise dolcemente.
“Li ha messi in un cassetto. Certe volte, nel cuore della notte, li tiriamo fuori e li ammiriamo. Ma diventa sempre più difficile richiuderli di nuovo, eppure lui lo chiude. Ecco perché è coraggioso” disse in un sospiro, fissando gli occhi verdi – e umidi – della sua bambina, che le sorrideva tristemente.

 

**

 

Zia Millicent non aveva esitato a buttarli – letteralmente – fuori di casa, in balia di una tempesta di neve, liquidandoli con la sua solita frase “non tutto il male viene per nuocere” e penso sia un'inutile perdita di tempo elencare tutti i sotterfugi che George Darling stava cercando di trovare solo per rimanere a casa. Beh, comunque sia, la zia Millicent ebbe – come sempre – la meglio e, salutandoli con un gesto della mano, richiuse l'enorme portone con un tonfo sordo.
Finalmente, pensò zia Millicent, posso finalmente ritornare al mio libro.

 

**

 

Il pendolo dell'orologio era solito oscillare a destra e sinistra provocando un ticchettio davvero sinistro, ma zia Millicent era troppo occupata a leggere il suo noioso romanzo per accorgersi che – proprio quest'ultimo – aveva smesso di far rumore. Non si accorse neanche della finestra al piano di sopra che, magicamente, si era aperta, lasciando che qualcosa di luccicante e microscopico facesse capolinea nella stanza dei ragazzi e mettendo tutto in soqquadro, rimbalzando da una parte all'altra in cerca di qualcosa. Prima aveva controllato la cuccia del cane, poi sotto i letti, e aveva persino fatto cadere tutti i libri dalla libreria – rischiando anche di far svegliare Lyndi – ma non aveva trovato nulla.
Ma poi, uscendo in corridoio, notò un mobiletto e – senza farselo ripetere due volte – svolazzò fino ad esso, dando un'occhiata al suo interno attraverso la toppa e un sorriso malandrino si dipinse sul suo volto.
Nel frattempo, anche un'altra persona era entrata dalla finestra dei ragazzi e in punta di piedi aveva raggiunto la sua piccola amica che, facendo un verso simile ad uno squittio, gli indicava il cassetto.
“Shh” le intimò il ragazzo, prima che potesse svegliarli, e posando le sue mani su i due pomelli laccati d'oro inizò il conteggio. L'avrebbe colto di sorpresa.
“Uno, due... tre” contò, prima di aprire di scatto il cassetto, lasciando che qualcosa che somigliasse ad una sagoma – solo molto più opaca – uscisse fuori, ma lui l'afferrò a volo, solo che non andò tutto come pensava.
La piccola personcina luminosa – che era anche munita di ali – venne catapultata nel cassetto dove fino a qualche minuto prima di ritrovava la sagoma ed il ragazzo,che con dei riflessi perfetti aveva afferrato il piede dell'ombra, si ritrovò sbattuto a destra e a manca contro le pareti.
“Vieni qui tu!” ordinò, seduto sul mobiletto, le mani che stringevano la sagoma e i piedi che cercavano di far leva “Ti ho preso!”

 

**

 

Zia Millicent, che era piano di sotto, notò che il lampadaio di cristallo che aleggiava esattamente sopra la sua testa aveva preso a tremolare e senza indugiare si alzò dalla poltrna e salì le scale, pronta a fare una ramanzina ai suoi nipoti che erano ancora svegli sapendo che stavano trasgredendo al coprifuoco.
Quando si ritrovò difronte alla parete, rimase leggermente scandalizzata nel vedere un ombra che non sembrava la sua. Aveva i capelli spettinati, era magra e non era della sua altezza!
Ovviamente zia Millicent si preoccupò più dei suoi capelli che di quelle altre stranezze e, dopo essersi tastata la testa, si girò verso lo specchio, sospirando nel notare che la sua pettinatura era apposto ma, quando andò a girarsi, l'ombra era cambiata e questa la spaventò non poco.
Gettò uno sguardo all'interno della camera dei ragazzi e dopo aver notato che era tutto apposto, lanciò uno sguardo al libro.
Forse non dovrei leggere a quest'ora della notte.

 

**

 

Il ragazzo era seduto sul pavimento della stanza dei ragazzi mentre con un cubo giocattolo martellallava sul suo piede quella che – a quanto pareva – doveva essere la sua ombra, ma quella non ne voleva sapere di rimanere attaccata anzi, sembrava l'avesse appiattita ancora di più.
L'ombra gli strappo di mano il proprio piede, sventolandolo e facendogli notare cosa aveva combinato e il ragazzo, stizzito, gli lanciò il cubo in faccia. Ma si poteva colpire un ombra? No, ovviamente no, infatti quella non esitò a prenderlo in giro e a lui gli si inumidirono gli occhi. Che stupido!
“Ragazzo, perché piangi?” una voce femminile, quella di Lyndi ad essere sinceri, arrivò alle sue orecchie facendolo spaventare e senza che se ne rendesse conto si ritrovò sospeso in aria, mentre cercava di appiattirsi contro il soffitto per nascondersi meglio dietro il lampadario.
“Oh cavolo! Tu sai volare!” esclamò lei, portandosi le mani davanti alle labbra, cercando di nascondere un'espressione meravigliata.






Angolo autrice:
Ecco il secondo capitolo che - detto fra di noi -
non mi piace neanche un pò, ma serve per andare 
avanti quindi non prendetemi a badilate, sia per il
ritardo sia per lo schifo.
Inoltre voglio ringraziare ehjniall che ha fatto questo splendido banner e
che si è messa completamente a disposizione. Grazie cutie c:
alla prossima 
bye c:

   
 
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