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Autore: stelladineve    05/12/2014    2 recensioni
"Non c'è niente di piú triste che svegliarsi la mattina di Natale e non essere piú un bambino".
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Black, Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Mentre dava disposizioni per la cena che si sarebbe tenuta quella sera nel grande salone del Manor, la signora Black sentiva provenire dal giardino le voci allegre delle figlie, che giocavano con la neve; sporgendosi appena dalla finestra, le osservò mentre stavano costruendo uno sbilenco pupazzo di neve, e si soffermò un instante a guardarle. Erano così belle, così diverse l’una dall’altra, e ogni volta che le aveva davanti sentiva verso di loro un affetto smisurato, che però, con il tempo, aveva imparato a nascondere; le era stata impartita un’educazione che la voleva fredda e contegnosa, esattamente com’era sempre stata sua madre con lei, e nello stesso modo si rapportava con le sue figlie.
Ma era pur sempre una madre, e quando vide Narcissa scivolare su un tratto di neve ghiacciata, non poté fare a meno di uscire in giardino per vedere se era il caso di medicarla o no; ma la sua bambina aveva approfittato della caduta per sdraiarsi completamente a terra e fare un angelo nella neve, muovendo braccia e gambe. Solo quando vide che la madre si stava avvicinando, saltò in piedi e con voce tremante le disse:- Madre, chiedo il vostro perdono, stavo solo giocando!-, e nel giro di poco venne raggiunta dalle altre due, pronte a difenderla se la madre si fosse arrabbiata.
  • Sì, madre, voleva solo giocare, ve lo giuro!- annuì Andromeda.
  • E adesso vi prometto che andiamo subito ad asciugarci, così nostro padre ci troverà perfette per la cena!- intervenne Bellatrix.
  • Bambine, state tranquille.- rispose la signora, usando un tono di voce inaspettatamente dolce.- Potete giocare ancora un po’. Anzi, vi propongo una cosa, perché non insegnate anche a me a fare un angelo nella neve?-
Le bambine si guardarono l’una con l’altra, esterrefatte. La prima a riprendersi fu Bellatrix, che disse, cercando di dissimulare lo stupore:- Madre, ma vi sporcherete i vestiti..-
  • Non ti preoccupare di questo, Bella. Dai, insegnatemi, su!-
E così, prima timidamente, poi coinvolgendo sempre di più la madre nei loro giochi, si stesero tutte e quattro, una vicina all’altra, e fecero quattro perfetti angeli sulla neve; dopo, finirono di costruire il pupazzo, e alla fine, fu proprio la madre a dar loro l’idea di giocare a palle di neve. Passarono così uno splendido pomeriggio, e avrebbero continuato a giocare se solo non fosse comparso un elfo a dire alla signora che la cena era quasi pronta; così tutte insieme salirono nelle loro stanze, e quando il signor Black tornò, le trovò perfettamente vestite e pettinate accanto al camino del salotto riservato alla famiglia, assorte nell’ascolto di un libro che la madre stava leggendo ad alta voce.
  • Mia cara? Bambine? Dato che i nostri ospiti arriveranno tra poco, ho intenzione di darvi i miei regali adesso.- e così dicendo, distribuì ad ognuna un pacchetto.- Con il vostro permesso, vado a cambiarmi.-, e si materializzò nella sua stanza.
Curiose, la madre e le bambine aprirono i regali, e, all’interno dei pacchetti, trovarono ognuna una catenina che aveva come ciondolo un piccolo angioletto di cristallo; senza pensare a che coincidenze ci potessero essere tra il regalo e il pomeriggio appena trascorso, le bambine si infilarono subito la catenina, ammirandone la bellezza. Ma la madre, che aveva osservato il regalo un po’ più a lungo di loro, si era accorta che tutti gli angioletti erano diversi l’uno dall’altro, e avevano esattamente le stesse forme di quelli creati da loro sulla neve; adesso che ci pensava, quel pomeriggio aveva notato un movimento delle tende dello studio di suo marito, ma non ci aveva fatto troppo caso, pensando che fossero soltanto gli elfi che sistemavano magari delle cose in disordine. Invece, con tutta probabilità, suo marito era tornato prima dal lavoro, le aveva viste e aveva deciso di non dire niente; non l’avrebbe ringraziato esplicitamente, appunto perché lui detestava i comportamenti affettuosi, ma avrebbe trovato un modo per fargli capire la sua gratitudine.
Al piano di sopra, mentre si infilava lo smoking, il Signor Black sorrise; sì, era tornato prima da lavoro e le aveva viste giocare tutte insieme. Sapeva di essere un padre troppo severo, ma quella scena l’aveva intenerito e aveva deciso di regalare a sua moglie e alle bambine qualcosa che avrebbe immortalato quel momento di pura felicità per sempre.
 
Mentre si preparava per smaterializzarsi a casa di Ted e fuggire una volta per tutte da quella famiglia in cui non avrebbe mai voluto crescere, Andromeda si voltò verso l’enorme Manor che si stagliava scuro e austero contro la neve soffice che cadeva dal cielo. Con un gesto affrettato, si sciolse la catenina che portava al collo e la appese ad  un ramo del suo albero preferito. Guardandola oscillare e brillare, si chiese se aveva fatto una scelta giusta a togliersela; poi ripensò alle parole cattive che i genitori avevano detto nei confronti di Ted, ripensò alle torture subite, ripensò alle minacce rivolte in continuazione a lei e a Ted.
Allora si girò di scatto e si smaterializzò, lasciando l’angelo di cristallo ondeggiare nel vuoto.
   
 
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