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Autore: Jane Ale    05/12/2014    3 recensioni
L'incomprensibile ironia del globo, ovvero come Evanna perse il senno per colpa di Will
Evanna Dawson vive felice con i genitori e la sorella minore. Ha due migliori amiche che adora, un ragazzo che ammira da lontano perché troppo timida per avvicinarsi, e un cane che non ama particolarmente. Ma poi arriva Will. William Reddington è uno dei tanti teppisti che la madre di Evanna cerca di aiutare. Così la famiglia Dawson si trova ad ospitare il giovane bullo nella loro dimora.
Cosa succederebbe se Evanna e Will fossero così incompatibili da non poter stare nella stessa stanza per più di qualche minuto? E se lei volesse sbattere fuori di casa "un brutto ceffo come lui"? E se lui la rendesse oltremodo acida e scontrsa?
Ma soprattutto, cosa succederebbe se Will non fosse così brutto e Evanna fingesse di essere acida? Strane cose stanno per succedere nella perfetta vita di Evanna Dawson.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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L'incomprensibile ironia del globo,

ovvero come Evanna perse il senno per colpa di Will

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




7. Al peggio non c'è mai fine

 

 

 

 


Eravamo seduti intorno al tavolo, io, Will, Ross e la mamma.

No no, non avete capito male, ho detto mia madre! Mio padre aveva deciso di accontentare mia sorella e portarla a mangiare i pancakes per cena. Ovviamente proprio quella sera!

Stavamo mangiando le lasagne comprate in rosticceria (che mia madre si era preoccupata di riscaldare!), ma nessuno parlava.

-Allora Ross,- cominciò la mamma interrompendo quel silenzio imbarazzante. –Studi?-

Ed eccola lì, la domanda che preannunciava l’inizio di un minuzioso interrogatorio.

-No, signora Dawson. Mi sono diplomato lo scorso anno.- rispose Ross educatamente.

Mia madre sorrise e io tirai un sospiro di sollievo.

-Chiamami Sierra. Dunque cosa fai adesso? Lavori?- continuò lei.

-Sì, aiuto mio padre nella sua officina, aggiusto soprattutto le moto. Poi, quando posso, faccio da aiuto allenatore nella squadra di basket dei bambini del quartiere.- spiegò lui.

Lanciai un’occhiata a mia madre e capii che Ross aveva fatto colpo: ammirazione e approvazione in un solo sguardo, Ross aveva conquistato la completa attenzione di mia madre con poche parole.

Will, che ancora non aveva aperto bocca, sbuffò.

-Tutto bene? Sei così silenzioso, Will.- disse mia madre preoccupata. –Non ti piacciono le lasagne?-

-No, Sierra, la cena è davvero buonissima.- rispose lui con un sorriso leggermente tirato.

-Quindi ti occupi dei bambini?- riprese quella donna fin troppo curiosa rivolgendosi a Ross.

-Esatto.-

Lei annuì e tornò a mangiare le sue lasagne. Per il momento Ross era salvo e il silenzio tornò a regnare nella stanza. Pochi minuti più tardi, però, mia madre tornò alla carica.

-Come mai questo silenzio? Non so che tipo di segno sia, ma ogni tanto mi fa piacere non sentirvi litigare. Sai Ross, questi due non riescono proprio ad andare d’accordo!-

Lui ridacchiò. – Lo so bene, signora.-

-Proprio stanotte li ho trovati a litigare per andare in bagno. Sono due calamite, se uno dei due è nelle vicinanze, l’altro lo percepisce e il litigio si scatena come per magia!- concluse lei scuotendo la testa.

Sentii il sangue affluirmi alla testa e dovetti bere per non rischiare di affogarmi con le lasagne al solo pensiero della notte precedente. Nel momento esatto in cui allungai la mano per afferrare la bottiglia dell’acqua, però, anche Will fece lo stesso e le nostre mani si sfiorarono. Sobbalzai e distolsi lo sguardo, mentre lui sussurrava delle scuse.

Se mia madre sembrò non fare caso a questo gesto, non potei fare a meno di notare lo sguardo indagatore di Ross su di noi. Pensai subito che Will avesse evitato di raccontare all’amico del nostro incontro davanti al bagno. Chissà se aveva mantenuto il silenzio anche sull’incontro pomeridiano con Pearl… Avrei scommesso qualsiasi cosa che quella gatta spelacchiata fosse stata al centro dei suoi discorsi per tutto il giorno!

Presi un respiro e cercai di non arrabbiarmi, in fondo non c’era motivo di prendersela, ero stata io la prima a sminuire il nostro bacio. Se a lui piaceva Pearl a me non importava, io ero felice di uscire con Dean. Dean che era dolce e affettuoso, Dean che mi portava fuori e mi faceva sentire importante, Dean che non mi faceva mai arrabbiare…Dean che non mi baciava. No, quell’ultimo punto non c’entrava niente. Cosa andavo a pensare? Certo che Dean mi baciava, solo che lo faceva in maniera delicata.

Sì, certo, da oggi “delicato” è sinonimo di “non ci metto la lingua, non vorrei soffocare qualcuno”!, disse la vocina nella mia testa. Avrei voluto darmi una botta in testa per farla stare zitta, ma anche solo per un secondo fui d’accordo con lei. Non era tanto il fatto che non mi avesse ancora baciata “per bene”, quanto che Will l’avesse fatto e mi fosse piaciuto, e non era questione di paragoni, perché sicura che se Dean mi avesse baciata mi sarebbe piaciuto molto di più, ma il problema era che non sembrava intenzionato a farlo.

Ed io continuavo a pensare alla labbra di un altro che, con forte ostinazione, continuavo a combattere, fisicamente e psicologicamente.

 

Dopo aver finito di cenare, mia madre spedì i due ragazzi sul divano a guardare la tv, mentre io l’aiutavo a lavare i piatti e a servire il gelato. Avevo appena preso in mano un bicchiere quando mia mamma esordì in maniera intelligente.

-Allora, cosa ne pensi di Ross?- mi chiese.

-Cosa dovrei pensare? È simpatico, intelligente e gentile.- le risposi non capendo dove volesse andare a parare.

-E a livello estetico?- insistette.

-Carino.-

-Oh, insomma Eve, ti piace o no?- sbottò irritata dalla mia poca loquacità.

La guardai incredula. –Ma sei impazzita? Non so da dove ti vengano certe idee!-

-Ti ho visto mentre eravamo a cena, eri tesa, ti irrigidivi, poi arrossivi. Confessa, è la presenza di Ross che ti fa quest’effetto?-

“Ancora una volta la tua mente acuta e penetrante si è applicata e sei arrivata alla conclusione sbagliata, mamma!”. Questo è ciò che avrei voluto gridarle, ma non avrebbe capito l’aulica citazione, per cui mi limitai a guardarla come si guardano quei parenti che, ad ogni Natale, ti strizzano le guance chiamandoti “bella bimba”: con aria omicida.

-Evanna Norma Dawson, rispondi a tua madre!- mi esortò facendo salire ulteriormente la mia rabbia. Non bastava che mi stesse torturando per sapere cosa mi passava per la testa, doveva persino usare il mio nome per esteso, come a volermi ricordare il mio arrivo in un momento della sua esistenza costellato dalla visione dei film di Marylin Monroe. Ebbene sì, non vi erano dubbi sull’origine del mio (orribile) secondo nome.

-No, non mi piace. Sei un’impicciona, mamma, e non sai neppure interpretare i miei comportamenti così bene. Smettila di giocare all’investigatore, te ne prego!- mi lamentai tra l’esasperato e il divertito senza, però, capire l’enorme verità dietro le parole che avevo pronunciato. Verità che, ad una mamma del calibro di Sierra Dawson, non sfuggì.

Non sai neppure interpretare i miei comportamenti così bene.

-Ci sono andata vicina, lo sapevo!- trillò estasiata.

-Ma che…?-

-Taci, figlia ingrata, la mamma deve pensare!- mi zittì scuotendo la mano davanti al mio naso.

Se solo avessi realizzato cosa stessero macchinando i suoi neuroni, siate fiduciosi, avrei impedito che portassero a termine il loro lavoro.

-Ci sono!- esultò facendomi sobbalzare.

-Mamma, che stai dicendo?- le chiesi impaurita dalla sua pazzia.

-Come ho fatto a non capirlo? A te piace Will!- decretò con quell’aria da maestrina di chi la sa lunga.

-Hai fatto asportare il cervello?- domandai incredula.

-No no, adesso mi torna tutto. Il rossore sulle guance, il salto quando vi siete sfiorati, tutti quei litigi. Come ho potuto non pensarci prima?- concluse battendosi il palmo sulla fronte.

-Hai sbagliato di nuovo, a me non piace Will, ma Dean!- le dissi con sicurezza.

-Dean? Quello allergico ai baci?-

-Mamma!-

-Scusa tesoro, non volevo.- mi disse realmente dispiaciuta.

-Come fai a saperlo?- chiesi infuriata.

-Diciamo che potrebbe essermi capitato di alzare la cornetta del telefono mentre eri al telefono con le tue amiche e…-

-No, questo è troppo!- gridai uscendo dalla cucina. –Nessuno sa farsi gli affari propri in questa casa?-

Non prestai attenzione alle facce di Will e Ross quando passai davanti al divano, ma mi fiondai su per le scale e mi chiusi in camera mia.

Una famiglia di impiccioni maleducati, ecco cos’era la mia! Dov’erano finiti il rispetto reciproco e il diritto alla privacy? Sì, ero tragica come al solito, ma ero arrabbiata ed infastidita dal comportamento di mia madre e dalle sue false insinuazioni. E poi, su quali basi mi accusava di essere attratta da Will? Per uno stupido sfioramento di mani? Ma cosa ne sapeva lei di quello che era successo tra noi e la nostra reciproca antipatia? Niente. Ecco, non sapeva niente e avrebbe dovuto farsi gli affari suoi.

Qualcuno bussò alla porta della mia stanza.

-Mamma, vattene!- urlai.

-Evanna, sono Ross.- mi rispose il ragazzo dal corridoio.

-Oh, scusami. Al momento sono impegnata, ma se fai veloce puoi entrare per qualche minuto.- risposi suonando ridicola persino a me stessa.

Ross entrò e mi trovò a sedere sul letto con in mano un pupazzo.

-Scusa, non intendevo disturbarti visto che stai…pettinando i pupazzi.- disse cercando di reprimere una risata.

Sbuffai e non potei fare a meno di sorridere. –Non avevo voglia di parlare, non sono impegnata.-

Lui annuii. –In realtà sono venuto per salutarti, ma tua madre voleva che mi assicurassi che tu stessi bene.- ammise.

-Benissimo.- risposi stizzita. Poi aggiunsi: -Non è colpa tua, sei solo una delle tante vittime di Sierra. Odio i comportamenti di quella donna, non riesce mai ad essere una semplice madre, deve sempre essere l’assistente sociale, la terapeuta, la maestra ma io sono sua figlia e non capisce che non deve utilizzare gli stessi metodi che usa quando lavora. Mi irrita incredibilmente!-

-Non credo che lo faccia con cattiveria, probabilmente è così abituata ad aiutare le persone in un determinato modo che non si rende conto di essere troppo invadente.- mi disse Ross con tranquillità.

-No, non ho mai pensato che la sua fosse cattiveria, ma non voglio essere trattata come un “caso” dei suoi. Sono pur sempre sua figlia, ma invece di parlare con me, scopro che origlia le mie telefonate. Che bel modo di volersi bene!-

-Sierra avrà sbagliato, ma forse il suo era un modo per essere parte della tua vita, per non rimanere indietro su ciò che ti accade, non credi?-

Lo guardai. –Non lo so.-

Lui rise. –Sei così buffa, Enny.-

-Non chiamarmi così.- lo ammonii un po’ troppo duramente.

-Perché?- mi chiese dispiaciuto. –Pensavo fosse il tuo soprannome.-

-No, è semplicemente il modo in cui mi chiama Will. Pensa che Eve sia orribile, quindi ha inventato questo schifo di abbreviazione.- spiegai.

-Perché ce l’hai così tanto con lui?- mi chiese Ross notando la mia avversione nei confronti dell’amico.

-Divergenze interne?-

-Lo stai chiedendo a me?-

Risi. –No, è che non lo so neppure io. Inizialmente non lo volevo in casa mia, ci facevamo i dispetti, poi ho scoperto che non era così male parlare con qualcuno ogni tanto, ma dopo l’ascensore…insomma, dopo un po’ abbiamo cominciato di nuovo a litigare e non lo so, non riesco a sopportare quel suo atteggiamento da “sono troppo sicuro di me e non sbaglio mai”.-

-E il bacio non c’entra niente con la ripresa dei vostri litigi?- mi chiese tranquillo.

Boccheggiai e incanalai la saliva nel condotto sbagliato, motivo per cui cominciai a tossire. Come faceva a saperlo? Quindi Will aveva parlato anche di questo? Volevo sotterrare la testa sotto il cuscino, ma Ross avrebbe capito che l’argomento mi metteva a disagio (se non l’aveva capito già dopo l’attacco di tosse!).

-Te ne ha parlato lui?- domandai.

Annuì. –Mi ha accennato qualcosa, diciamo così.-

-Si sarà pavoneggiato dello scherzo ben riuscito, lo immagino già.-

-Penso che tu abbia una visione distorta dei suoi comportamenti, Eve. So della tua tesi dello scherzo, il fatto che abbia organizzato tutto per prenderti in giro, ma non è così: Will non è il tipo, non farebbe mai qualcosa per ferire gli altri. Non posso negare che agisca di impulso e secondo le voglie del momento, ma non ha mai fatto scherzi del genere.- mi spiegò Ross.

-E chi te lo assicura? Forse ci sono lati di lui che non conosci, hai visto come mi tratta? Con me l’avrebbe fatto uno scherzo così. O meglio, l’ha fatto!- risposi gesticolando.

-Eve, ti posso assicurare che il comportamento che ha con te mi ha fatto pensare a tutto, fuorché un’antipatia nei tuoi confronti, anzi, lui ti vuole bene!- disse scuotendo la testa con un sorriso.

-Se lo dici tu, ma io non sono convinta.- e tornai a guardare il mio pupazzo spelacchiato.

 

Quella sera, dopo che Ross se ne fu andato, decisi di uscire dalla mia stanza e scendere al piano di sotto. La casa sembrava deserta, così mi fiondai sul divano ed accesi la tv. Qualche secondo dopo, però, sentii una voce provenire dalla cucina. Mi avvicinai e, restando dietro il muro, cercai di ascoltare: era Will, molto probabilmente al telefono.

-Sì, ti ho detto che va bene.- pausa. –Sai che non è quello il problema, ma non è casa mia e non posso portare chiunque.- altra pausa. –Non essere petulante, Pearl, ti ho detto che va bene.-

Mi bastò sentire il nome di quell’incubo di ragazza per fare due più due: quella gatta morta voleva che lui la portasse in casa nostra, in casa mia, e pensavo di sapere cosa volesse fare con lui sotto il mio stesso tetto. Questo, però, non sarebbe mai avvenuto, a meno che non mi avessero uccisa!

Ma chi pensava di essere quella ragazzina da quattro soldi per poter dettare legge in casa mia? Lei non sarebbe mai andata a letto con Will, almeno non nel luogo in cui vivevo io. Opportunista, insulsa, maleducata e dai facili costumi, gliel’avrei fatta vedere io la serata perfetta! Non sarei più uscita di casa, avrei fatto in modo che quell’edificio non restasse mai vuoto, che mente geniale!

Tornai sul divano e feci finta di niente. Quando William mi vide, sobbalzò.

-Oh sei qui!-

-Già.-

-Io ero al telefono.- disse mostrandomi l’apparecchio che aveva in mano. Si stava forse giustificando? Si sentiva in colpa per qualcosa? Avrei voluto chiederglielo, ma dovevo fingere di non aver sentito la sua conversazione.

-Bene.- risposi indifferente. Lui si sedette sul divano, ma sul lato opposto al mio. Ottima scelta!

-Allora, ti è passata l’arrabbiatura con il mondo?- chiese accennando un sorriso.

-No.-

-E sentiamo, cosa sarebbe successo di così grave?-

-Non sono fatti tuoi.- risposi continuando a fissare lo schermo di fronte a me.

-Siamo tornati al punto di partenza, quindi?-

-Che vuoi dire?-

-Tu che non mi parli, i tuoi sbalzi di umore, nessun rapporto tra di noi…- elencò a mo’ di spiegazione.

Mi voltai per guardarlo in faccia. –Non c’è mai stato alcun tipo di rapporto tra di noi, solo perché qualche volta abbiamo parlato senza litigare non significa che siamo grandi amici.- E il premio per la più grande testa di cavolo mai esistita va a…

-Ah giusto, anche la pomiciata di ieri sera rientra nei convenevoli tra conoscenti. Scusa, mi era sfuggito!-

…Will. Quel premio l’avrebbe sempre vinto lui, perché per quanto cercassi di fare la stronza, lui mi avrebbe battuta in ogni singola occasione.

-Non venire a rinfacciarmi quel bacio come se ti importasse di essere stato usato per una “pomiciata”, come hai detto tu, altrimenti stamani non ti avrei trovato con Pearl!- mi infuriai.

-Allora lo ammetti, mi hai usato!- mi accusò lui alzandosi in piedi.

Scherzava, giusto? –Io avrei usato te? Sei fuori! Casomai è esattamente l’opposto, sono io che sono stata vittima di uno dei tuoi scherzi perché in un attimo di debolezza sono stata così sciocca da baciarti pensando ad altro!-

-E a cosa pensavi? Sentiamo quale grande pensiero possa averti spinto ad appiccicarti alla mia bocca!- mi provocò.

-Pensavo a Dean! Stavo pensando a quanto mi piace e quindi l’ormone che stravede per lui si è sbagliato ed è successo quello che è successo.- Bugia, enorme bugia! Potevo sentire le metaforiche unghie della mia mente stridere mentre cercavano di arrampicarsi su uno specchio. Che scena patetica, ma mica potevo dirgli che in quel momento il mio ormone festaiolo avrebbe voluto che gli saltassi addosso!

Probabilmente, però, non ci credette, perché scoppiò a ridere. –Enny, ma che storie ti inventi? Non ci credi neppure tu, ammetti di essere attratta da me e chiudiamo questa storia.-

-Ma io non sono attratta da te!- urlai saltellando per sfogare la rabbia.

-E allora perché ti ha dato noia il fatto che stamani abbia baciato Pearl?- chiese con un ghigno stampato in faccia.

-Non mi ha dato noia.- risposi, ma feci l’errore di abbassare lo sguardo e Will captò la mia bugia.

Si avvicinò a me, mi prese il mento con una mano e mi alzò il viso in modo che lo guardassi negli occhi.

-Dimmi che non ti ha dato noia, che non sei attratta da me e che quel bacio è stato un lapsus del momento.- disse in tono serio non lasciando mai i miei occhi.

Volevo davvero riuscire a dirgli quelle cose respirando normalmente, ma tutto ciò che mi uscì fu uno sbuffo seguito da un biascicato: -Non mi piaci.-

-Ritenta.- mi intimò avvicinando il suo volto al mio.

Aprii la bocca, ma non dissi niente e la richiusi subito dopo. Will si avvicinò ancora e tentò di appoggiare le sue labbra sulle mie, ancora, ma prima che potesse farlo, qualcosa dentro di me scattò. Lo allontanai con una spinta e mi mossi velocemente per mettere una certa distanza tra noi.

-Chi è che sta giocando, Will? Rispondimi! Vuoi che ammetta che sono attratta da te? Bene, sono attratta da te, non so spiegarti per quale motivo, ma ieri sera avevo voglia di baciarti e quando oggi ti ho trovato con Pearl ci sono rimasta male, perché ho pensato di aver fatto bene a sentirmi usata. E poco fa non hai fatto altro che darmi l’ennesima conferma!- lo aggredii.

-Enny, ascoltami…- cominciò quasi dispiaciuto, ma non lo feci parlare.

-Non ho finito! Io sono stata sincera, ma sono anche stata corretta, perché se avessi voluto portare avanti questa discussione, avrei potuto farti la stessa domanda con la quale mi ha tormentata: perché tu mi hai baciata, invece? Sei attratto da me?.- feci una pausa e lo guardai. Aveva uno sguardo mortificato che non fece altro che rafforzare la mia tesi. Scossi la testa e mi voltai per tornare nella mia stanza.

-Sei solo uno stronzo, William!-

 

Inutile dire che non ci rivolgemmo la parola per giorni. O meglio, lui tentava di parlarmi ed io lo ignoravo, finché decise di lasciar perdere e si unì a me in un silenzio di tomba.

Qualche giorno dopo essermi tolta il gesso al piede, Lisa mi passò a prendere per andare a fare un aperitivo insieme a Jean. Dopo aver spettegolato sui nostri compagni di scuola ed aver espresso il nostro disappunto sulla quantità di compiti da fare, Lisa non perse l’occasione per virare il discorso sul suo argomento preferito.

-Allora Eve, ancora non hai parlato con Will?- chiese con un sorriso sulle labbra.

-La risposta è la stessa della settimana scorsa e di quella prima: no!- risposi scocciata dalla sua insistenza. Ogni occasione era buona per incitarmi a cercare un contatto con l’individuo che abitava sotto il mio stesso tetto.

-Non essere così scostante, almeno lascialo parlare, senti cosa ha da dirti.- mi disse come faceva ogni volta che entravamo nel discorso.

Sbuffai. –No, ne abbiamo già parlato.-

-Quello che Lisa sta cercando di dirti è che, probabilmente, la sua spiegazione riuscirebbe a darti risposte sul perché ha agito così.- intervenne Jean per evitare che esplodessi.

-Lo so, Jean, ma non credo che una risposta del tipo “Ti ho presa in giro, mi fai schifo” riuscirebbe a calmarmi.- chiarii.

-Ma tu sei idiota! Non vuoi capire che è proprio qui che ti sbagli? Lui è attratto da te e te l’avrebbe anche detto se tu lo avessi lasciato parlare una buona volta!- mi rimproverò Lisa con i suoi soliti toni soavi.

La guardai in cagnesco. –Non so se mi fai più arrabbiare o pena!- le dissi.

-E perché ti farei pena?-

-Perché, nonostante la situazione, continui a voler vedere del buono in lui.-

-O, forse, sei tu che sei così accecata dai tuoi preconcetti da non riuscire a vedere al di là del tuo naso.-

Jean annuì impercettibilmente alle parole di Lisa, ma era troppo gentile per confermare le sue parole ad alta voce, motivo per cui si limitò a sorridermi incoraggiante nella speranza che, prima o poi, avrei dato ascolto alle parole della nostra amica.

 

Qualche pomeriggio dopo, mi trovavo ancora una volta nella macchina di Dean parcheggiata di fronte a casa mia. Erano solo le cinque e, dopo aver fatto merenda in una fantastica cioccolateria, ci eravamo trovati a non saper cosa fare.

-Che ne dici se guardiamo un film da me?- proposi dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio.

-Ci sto!- accettò subito Dean. –Cosa guardiamo?-

-Non so, che genere preferisci?- chiesi.

-Potremmo guardare uno dei film di Iron Man, che dici?-

Annuii. –Certo, mio padre ha comprato tutti i dvd!-

Scendemmo dall’auto e Dean mi prese per mano in quel breve tragitto fino alla porta di casa. Mentre tiravo fuori dalla borsa le chiavi di casa, Dean mi mise una mano sotto il mento e alzò il mio volto affinché si trovasse in corrispondenza del suo. Non mi ci volle molto per collegare quel gesto a quello identico di Will due settimane prima. Il mio cuore cominciò a battere all’impazzata. I nostri nasi si scontrarono, le nostre labbra si sfiorarono e giocarono qualche secondo tra loro, fino a quando non sentii la lingua di Dean farsi strada nella mia bocca. Per un secondo, solo per un maledettissimo secondo, i miei occhi videro William e non Dean di fronte a me, ma si trattò di un attimo, giusto il tempo di realizzare che, sì, finalmente ci stavamo baciando. Mi alzai sulle punte e circondai il suo collo con le braccia per avvicinarlo di più a me. Le nostre lingue si inseguivano con movimenti circolari, mentre le sue mani scorrevano su e giù lungo la mia schiena. Tentai di avvicinarlo ancora di più a me infilando una mano tra i suoi capelli, ma lui interruppe il bacio.

-Credo sia meglio entrare.- mi disse con un velo di imabarazzo. Avevo sbagliato qualcosa? Gli avevo, forse, morso la lingua senza rendermene conto? O, probabilmente, era davvero una così pessima baciatrice?

Annui ed infilai la chiave nella toppa. Mentre aprivo la porta, notai che Dean si stava specchiando in una finestra.

-Mi hai spettinato!- disse sorridendo. Non seppi spiegare il motivo, ma quella sua affermazione scherzosa mi irritò.

Entrammo in casa e chiusi la porta. Attaccammo i cappotti all’attaccapanni e lo feci accomodare in salotto.

-Torno subito, vado un attimo in bagno. Fai come se fossi a casa tua.- gli dissi lasciandolo a curiosare tra i dvd di mio padre.

Mentre salivo le scale, però sentii un rumore provenire dal piano di sopra.

-C’è qualcuno? Mamma sei tu?- provai a domandare.

I miei erano andati a trovare mia nonna, mia sorella era da un’amica, mentre Will, per quel che mi riguardava, poteva anche essere sperduto nel deserto purché fosse fuori di casa. Pensai che fosse il nostro cagnolino, ma poi ricordai che mia madre aveva insistito per portarlo con sé conoscendo il mio odio nei confronti di quella bestia. E allora chi poteva essere? Un ladro?

Feci un respiro e provai di nuovo: -C’è qualcuno? Chi siete?-

Dean si affacciò in fondo alle scale. –Tutto bene, Eve?-

Non ebbi il tempo di rispondere, perché una porta si aprì e ne uscì Will con i capelli completamente spettinati e con la maglietta stropicciata.

-Evanna, cosa ci fai a casa?- mi domando fin troppo sorpreso.

Sentii la rabbia attraversare il mio corpo. –Potrei farti la stessa domanda!- risposi sprezzante.

-Pensavo che tu non ci fossi, così ho pensato di guardare un film con Pearl.- mi spiegò grattandosi la testa. Era in difficoltà, lo percepivo.

-Quindi c’è anche lei?-

Non appena lo domandai, la ragazza uscì dalla camera di Will affiancandolo.

-Cosa ci fa lei qui?- chiese a Will come se io non esistessi.

-Ci abito, cretina!- le risposi prima di riuscire a frenare la lingua.

-Cosa ci fa lei qui?- domandò Dean che aveva appena salito le scale per vedere con chi stessi parlando. Che coincidenza, aveva usato persino le stesse parole dell’oca!

-Bene, adesso siamo al completo!- annunciai sarcastica.

La tensione nell’aria era alle stelle, nessuno parlava, ma tutti ci guardavamo con rabbia. Se la mia vita fosse stata un film, sicuramente sarebbe stata una commedia scadente e di cattivo gusto, non ne avevo dubbi.

-Dunque, come facciamo?- chiesi rivolgendomi a Will. –Uno di noi deve uscire.-

-Noi avevamo intenzione di guardare un film.- rispose lui.

-Anche noi. Quindi, tiriamo una monetina e guardiamo chi se ne deve andare?- domandai sarcastica.

-E se guardassimo un film tutti insieme?-

Non poteva aver detto una cosa del genere. Sul serio? Voleva veramente che ci sedessimo tutti nel mio salotto a guardare un film come due coppie felici? Davvero non notava l’ironia della situazione? No, certo che no. Perché il ragazzo che mi stava davanti, ossia il ragazzo che avevo baciato in preda ad una crisi ormonale, lo stesso che usciva con la ex del ragazzo con cui uscivo io, aveva il cervello di un criceto e pretendeva che partecipassimo ad un episodio in versione horror di “Appuntamento a 4”. Poteva andare peggio di così?

In quel momento avrei risposto sicuramente che no, peggio di così non sarebbe mai potuta andare. Però, come spesso accade, mi sbagliavo. E ancora oggi, quando credo che una situazione non possa peggiorare, cerco di ricordarmi che il mondo ha un senso dell’umorismo criptico, a tratti macabro. Un humor che noi umani non potremmo mai capire, ma del quale siamo vittime.

Quindi, amici miei, se qualche volta nella vita penserete di aver toccato il fondo, non disperate, ma ricordatevi sempre di quella che io chiamo l’incomprensibile ironia del globo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice:

Buonasera a tutti!

Ebbene sì, sono di nuovo in ritardo, ormai non c’è più speranza per me. Vi prego di perdonarmi! Come state? :)

Comincio col dire che non è uno dei migliori capitoli che io abbia scritto, o meglio, non mi convince fino in fondo. Probabilmente la mia vena creativa ha avuto un attimo di crisi, chissà, o forse sto solo invecchiando. Nel complesso, però, ritengo di aver raccontato tutto ciò che volevo che si sapesse in questo capitolo: gli indizi che Sierra comincia a cogliere, il dialogo tra Enny e Ross, quello tra Enny e Will, il finale che porta Eve alla disperazione totale. Sì, devo ammettere di averla fatta diventare matta in questo capitolo!

Voi cosa ne pensate? Che idea vi siete fatti a questo punto della storia?

Come sempre ringrazio coloro che hanno inserito la storia tra le seguite/ricordate/preferite e coloro che dedicano parte del loro tempo alla recensione dei capitoli. Siete una gioia! :)

Come sempre, aspetto i vostri commenti.

A presto!

Un bacione,

Jane

  
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