Anime & Manga > Uta no Prince-sama
Segui la storia  |       
Autore: Starishadow    05/12/2014    7 recensioni
Ancora una volta, Ren si trova davanti ad una porta chiusa a chiedere perdono a Masato.
Ma stavolta quella porta non si apre, stavolta il perdono non arriva.
Ren ha spezzato il cuore all'altro ragazzo, ma è il suo a subirne le conseguenze.
[7a classificata e vincitrice del premio speciale "angst per tutti" al contest "Brace yourselves: angst is coming" indetto sul forum di EFP da Starhunter]
Genere: Angst, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Masato Hijirikawa, Ren Jinguuji
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
I guess everything you said was a lie, I think about it, it brings tears to my eyes.
Now I’m not even a thought in your mind. I can see clearly, my love is not blind

“Respira… continua a respirare…” Masato camminava rapidamente lungo i corridoi del dormitorio, mentre il respiro gli restava bloccato nel petto, e tutto davanti a lui diventava sfocato man mano che i suoi occhi bruciavano… “continua a respirare, continua a camminare… non fermarti…”
Non riusciva a pensare in  maniera corretta, nelle sue orecchie continuavano a rimbombare le parole di Ren.
Forse stare con te mi aveva fatto tornare voglia di essere etero
“Oddio” una fitta più forte delle altre, fra il petto e la gola, lo costrinse a fermarsi e piegarsi in due, mentre il suo corpo iniziava ad essere attraversato da sussulti che gli sembravano conati.
Ma quando non fu dalla sua bocca che uscì del liquido, bensì dai suoi occhi, si accorse che non era nausea quella che sentiva, e non erano conati quelli che lo soffocavano. Stava semplicemente singhiozzando, mentre i suoi occhi non facevano che riversare a terra lacrime su lacrime, che sembravano spillargli fuori come sangue da una ferita.
“Smettila di piangere” si morse le guance e strinse i pugni, ma continuava a singhiozzare come un bambino.
Senza nemmeno sapere come, si ritrovò seduto per terra, ad abbracciarsi le ginocchia e tentare di soffocare i singulti, senza successo. E più piangeva più si irritava, dando via ad un circolo vizioso insopportabile.
Non valeva la pena di stare in quel modo per una persona a cui, di lui, importava poco o niente.
Non valeva la pena sprecare le sue lacrime per quella persona.
Non valeva la pena.
Non valeva la pena e basta.
E allora perché continuava a piangere? Perché più si diceva di odiare quell’infame traditore, più si sentiva avvolgere dalla disperazione?
“Me ne pentirò, Ren?”
“Mai”
La prima bugia.
Andrà tutto bene, Masa. Ci sono io”
La seconda bugia.
Ti amo, davvero… non credo che potrebbe esistere un me senza te
La terza bugia.
Certo che però era bravo con le parole.
Ti prego, Masa, perdonami! Non succederà più! È stato un errore!
L’ennesima bugia.
Era quello il motivo per cui stava piangendo come se il cuore volesse uscirgli dagli occhi in forma di lacrime.
Tutte quelle parole, tutte quelle promesse… erano bugie, piccole frasi usate e riusate che per lui significavano tutto e per Ren niente.
Ren aveva occupato la parte più grande della sua mente, del suo cuore, della sua vita… e lui non era stato altro che “uno dei tanti” per il playboy. Un altro giocattolino con cui divertirsi per un po’ fino a che non ne avesse trovato uno migliore.
Non era sempre stato così fin da piccoli? Ren non gli si era sempre avvicinato solo quando non c’erano altri bambini con cui giocare?
Lentamente, le lacrime erano finite, così come i singhiozzi. Gli occhi e la gola gli bruciavano ancora, ma in tutto il resto del colpo sentiva solo gelo… soprattutto nel petto, sulla sinistra.
Rabbrividì e appoggiò la fronte alle ginocchia, chiudendo gli occhi.
È orribile accorgersi d’un tratto di non contare tanto per una persona quanto lei conta per te. Aveva dato tutto quello che aveva a Ren, e lui ci aveva solo giocato per poi gettarlo via… come era già successo svariati anni prima.
 
«Che cos’è quello, Masa?»
Il bambino dai capelli blu aveva guardato il più grande che gli si sedeva accanto e osservava incuriosito il vecchio burattino che l’altro teneva fra le mani.
«Me l’ha dato mio nonno… ehm…» si era aspettato una presa in giro, invece l’amico era sembrato incuriosito tanto quanto lui.
Avevano condiviso quello strano giocattolo per quasi un mese, prima che Masato si decidesse - a malincuore - a regalarlo a Ren, che non sembrava credere ai suoi occhi.
Quando l’aveva accettato, il minore si era sentito riempire di una gioia simile a quella che leggeva negli occhi dell’amico.
Almeno fino a quando, pochi giorni dopo, non aveva rivisto quel burattino gettato nel cesto della spazzatura fuori dalla camera di Ren.
 
“Che idiota” si disse Masato, scuotendo la testa “andare a piagnucolare per una cosa successa anni ed anni fa!”
«Masa? Tutto bene?»
Si voltò verso Cecil, che accorreva dalla sua stanza da cui era appena uscito. Il blu si tirò su e si sforzò di nascondere la sua disperazione, dimenticando che era inutile con quel ragazzo.
«È per quello che è successo l’altra sera, vero?» chiese tristemente il principe, raggiungendolo e studiandolo da capo a piedi, Masato riuscì solo a chinare la testa e mordersi le labbra «Sai… so che è veramente dispiaciuto per quanto è successo. Ok, non sta a me dirtelo, ma… davvero, so che si sente uno schifo»
«Già» replicò duramente il maggiore, alzando di nuovo la testa e lanciandogli uno sguardo penetrante «è così dispiaciuto che preferisce tornare ad essere etero piuttosto che stare con me!»
Le sopracciglia del moro schizzarono in alto a quelle parole, prima che sbuffasse e scuotesse la testa:
«È così cocciuto che si fa del male da solo. Ne  ̴ Masa… sai, a volte anche io e Camus litighiamo, e ci diciamo contro le peggio cose… ma lo diciamo solo perché siamo feriti, o perché abbiamo paura di restare feriti. Non è detto che le pensiamo per forza. Forse Ren fa lo stesso, non credi?»
Masato non rispose, rimase a guardarlo mentre, dopo avergli fatto un cenno di saluto, tornava da dove era venuto e raggiungeva Camus, che fingeva di ignorarlo come suo solito.
“Ren” fu tutto quello che riusciva a pensare il ragazzo.
Sì, Ren era un bastardo, un bugiardo, e un traditore… Ma era anche il suo migliore amico dai tempi dell’infanzia - nonostante la rivalità che si era formata negli ultimi tempi che era comunque parte del gioco - era anche il suo confidente, l’unica persona che amava dopo sua sorella, l’unico che lo aiutava a fronteggiare suo padre… ed era anche l’unico di cui si fosse mai innamorato.
Forse stare con te mi aveva fatto tornare voglia di essere etero
Chiuse gli occhi e si trascinò fino alla camera che ora divideva con Tokiya e Reiji… era stato quasi farsi violenza decidere di cambiare stanza, rinunciare ad avere Ren come prima persona che vedeva la mattina e ultima che salutava la notte. Ma onestamente non ce l’avrebbe fatta a dividere ancora la camera senza potersi più rifugiare nel letto del più grande ogni sera.
Se doveva uscire dalla vita di Ren, tanto valeva farlo per bene. Tanto l’altro non pensava nemmeno più a lui.
 
Qualche tempo dopo, un ragazzo dai capelli biondi stava seduto per terra, le ginocchia strette al petto e un foglio di carta stropicciato fra le mani, bagnato di pioggia e di lacrime.
Tutto in lui tremava, e stavolta non si preoccupava di mostrarsi forte, o freddo, o perfettamente padrone di sé.
L’ultima volta che l’aveva fatto, aveva spinto il suo migliore amico, la persona che più amava al mondo, a suicidarsi.
Aveva distrutto quel ragazzo, aveva lacerato l’amicizia che si era costruita con gli altri del gruppo, aveva ucciso tutto quello che di buono c’era nella sua vita.
E adesso lui non era altro che un involucro di dolore vuoto, senza più un’anima o un cuore; avrebbe potuto morire in quel momento, e probabilmente non se ne sarebbe nemmeno accorto.
«Masa» sussurrò, alzando gli occhi dalla lettera alla tomba dell’amico, accanto a quella di quel nonno che era stato l’unico ad incoraggiarlo nel seguire i suoi sogni «lo so che l’ho detto altre volte, ma ti prego… Ascoltami. Mi dispiace, non avrei mai dovuto…» si fermò e chiuse gli occhi «non riesco a perdonarmi nemmeno io per quello che ho fatto. Non mi aspetto che tu lo faccia»
Rilesse le ultime righe della lettera, e il respiro gli venne meno, mentre delle grida bloccate in gola lo soffocavano.
 
Mi dispiace per come è finita, Ren.
Non voglio più far parte della tua vita, perché a quanto pare non c’era più posto per me. E so che eri sincero mentre ti scusavi, e mentre mi imploravi di perdonarti, ma è stato solo un attimo.
Poi hai detto che stare con me ti aveva fatto tornare voglia di essere etero.
Posso essere io a chiederti di perdonarmi, stavolta?
Perdonarmi per aver tenuto chiusa quella porta, e per non aver accettato quelle parole, e per non averti lasciato andare prima.
Nonostante tutto… ti amo, l’ho sempre fatto e non smetterò adesso.
Addio, Ren
 
«Cazzo Masa, possibile che tu non abbia ancora imparato a distinguere quando sono serio e quando dico cose che non penso??» chiese Ren, accartocciando la lettera «P-Perché l’hai fatto??»
Naturalmente non ricevette alcuna risposta, era di nuovo come quando era seduto fuori da quella porta, aspettando che il ragazzo gli dicesse qualcosa da dietro.
Ma ovviamente non poteva succedere; stavolta non era una porta a dividerli, e nemmeno le macerie di un ponte immaginario.
Stavolta Masato era davvero andato in un posto da cui non avrebbe più potuto rispondergli.
La realtà travolse Ren in maniera sconvolgente, realizzò di colpo quanti anni lo aspettavano ancora, anni in cui non avrebbe potuto parlare con Masato, o stuzzicarlo, vederlo sorridere suo malgrado, non l’avrebbe più sentito cantare, non si sarebbero più baciati di nascosto sotto le coperte del suo letto.
La testa cominciò a girargli vorticosamente mentre si affondava le unghie dei palmi.
Tentò di respirare, e lentamente il mondo tornò fermo. Anche se vuoto.
Prese un oggetto da terra, dove l’aveva appoggiato prima, e lo posò sulla tomba del ragazzo.
«Sai… mio fratello l’aveva fatto buttare via, anni fa, ma la sera sono tornato a cercarlo nel cassonetto e l’ho ritrovato. Non credo di avertelo mai detto, ma… era il mio giocattolo preferito» sussurrò Ren, baciando la pietra fredda e zuppa di pioggia, facendo cadere una delle sue lacrime su di essa.
Se ne andò, lasciandosi alle spalle un vecchio burattino dalle vesti sbiadite e un sorriso ormai quasi invisibile sul volto.
 
La pioggia aumentò, come fossero lacrime che cadevano dal cielo, e una voce parve essere portata dal vento fino alle orecchie del biondo che camminava tremante fino all’uscita del cimitero.
«Addio. Aishiteru»
 
Gli aveva spezzato il cuore, ma era il suo che stava sanguinando.
 
And I do miss you. I just thought we were meant to be.
I guess now, we’ll never know
 
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Uta no Prince-sama / Vai alla pagina dell'autore: Starishadow