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Autore: summer memories    06/12/2014    3 recensioni
"e me ne stavo lì, aggrappata alle tue dita.
Io in bilico, tu con la mia vita in mano"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
Wrong



"ricaccio indietro le lacrime e cerco di non piangere, io non posso piangere"


-L'hai combinata grossa questa volta Catherine-
Odio quando mi chiama così,di solito preferisco essere chiamata Cath.
Il labbro inferiore mi fa ancora male e l'occhio destro bendato mi pulsa. Sì,sono ridotta male.
L’occhio sinistro (quello apparentemente sano) è cerchiato da lividi bluastri e violacei. Mi fa male solo a vederlo.
Riesco a scorgere le macchioline di sangue scuro che la garza sulla mano lascia trapassare.
Io e mia madre saliamo sulla Cinquecento bianca parcheggiata appena fuori dall'ospedale.

-Catherine- ripete,con tono fermo.
E qui arrivano le brutte notizie.

-Lo so che in questo periodo sei scossa,la morte di tua sorella-
Mi arrabbio quando lo dice,mi arrabbio quando si parla di mia sorella. Lei era il mio piccolo segreto,morto troppo in fretta.
Ci ha lasciati due mesi fa,tutti senza parole. Qualche tizio fuori dalla discoteca doveva essersi ubriacato troppo quella sera,ed è morta così,con le mani di un estraneo addosso.
Era l'unica cosa buona della nostra famiglia ,i miei genitori l'adoravano e sotto sotto anche io.
Ero semplicemente gelosa di lei,aveva i capelli chiari e occhi azzurri,contro i miei ricci flosci marroni e i miei occhi neri,era brava a scuola,io ero solo brava a prendere insufficienze e a scaldare la sedia.
Ricaccio indietro le lacrime e cerco di non piangere. Come faccio sempre,io non piango,io non posso piangere.
Mia madre riprende il discorso.

-Io e tuo padre abbiamo deciso di iscriverti alla scuola privata- sospira - Ora non arrabbiarti,è meglio per tutti-
Sono furiosa,so di che scuola sta parlando. Si tratta di una noiosa scuola nel Minnesota, con un nome più lungo di tutta la lista di studenti.
Mia madre miniaccia di portarmici da quando,in prima elementare ho rotto un orologio a scuola,e ora a diciotto anni,ha mentenuto la sua promessa.
 é,riassumendo,una scuola per giovani criminali.
Dicono tutti che sia "un miracolo" come scuola,ma la maggior parte degli alunni,quando ne esce continua a fare il criminale come prima.
No,non sono una criminale,non ho mai fatto cose illegali,mi sono solo lasciata troppo andare,come dire.
Vorrei tirare un pugno al finestrino perfetto di questa stupida macchina perfetta.
Sono l’unica imperfezione in un mondo candido e pulito,ecco com’è essere me.
Vorrei che quel vetro si spaccasse e che quelle mille schegge mi attraversassero il petto,tutte insieme.
Ma mia madre è stata cresciuta con un educazione ferrea,e vuole che per me sia lo stesso,che io "mi adatti nella società".
Siamo quasi arrivate a casa,riconosco il viale alberato.

-A quanto la partenza?- trovo il coraggio di domandare.
Deglutisco rumosamente e mi asciugo le mani piene di sudore sulle cosce,è questo che mi succede quando sono nevosa o mi arrabbio.
-Fra due settimane- risponde lei fredda.

Soffoco un "cosa?!",devo cercare di stare calma,mia madre sarebbe persino capace di spedirmi in Alaska in questo momento.
Guardo fuori dalla finestra,cercando di concentrarmi su quegli edifici tutti uguali,sui giardini e su tutto quello che odio di questo quartiere.
Siamo arrivate,non do nemmeno il tempo a mia madre di fermare la macchina. Apro la portiera e corro verso la porta di casa,sperando di trovare la mia stanza ancora intatta.

-Catherine!- urla mia madre.
Dovrebbe saperlo che non sto correndo via,avrebbe dovuto ascoltarmi invece che prestare tutte le attenzioni ai voti eccellenti di mia sorella.
Spalanco la porta con forza,mio padre è sulla poltrona che legge il giornale,non mi nota nemmeno.
Tua figlia è appena tornata dall'ospedale,tra due settimane attraversa mezza America e se ne va,ma tu non la degni nemmeno di uno sguardo.
Salgo le scale di corsa,cercando di non fare rumore. Mi sta vendendo da piangere,non so nemmeno il motivo.

Entro nella mia piccola stanza,il mio rifugio. Le pareti bianche sono immacolate "bello" penso,ma tutti i miei poster dove sono finiti?
Tutti i miei poster dei Green Day,di Ed Sheeran li vedo ammucchiati in un angolo della stanza,tenevo a quelle immagini più della mia stessa vita.
Il mio letto è disfatto,senza le lenzuola,i miei cd in uno scatolone e tutto il resto delle cose sono imballate nel cellofan,non ci sono nemmeno le tende alla piccola finestra.
Apro il mio armadio,con quell'anta più lunga dell'altra che ho sempre odiato ma che ora mi sembra quasi di amare.
Tiro un sospiro di sollievo,i miei vesiti sono scomparsi,ma la chitarra è ancora qua.
Tutto ciò mi fa sentire come un errore,che sta scomparendo.
Una persona sbagliata nel momento sbagliato. E in questo momento trovo la forza. Corro verso la finestra e spacco quello stupido vetro.
In realtà non ho fatto nemmeno una crepa ma dalle nocche escono rivoli di sangue che presto scivolano sul pavimento.
Sento mia madre imprecare dal piano di sotto,il rumore deve averle fatto pensare che sono fuori di testa o robe simili.
Lo so che lo pensa,lo so che lo pensano tutti. Lo vedo da come mi guardano, come per dire “povera scema”.
Mentre sto immersa nei miei pensieri chiudo con cautela la porta di legno leggera, così leggera che sembra quasi non esserci, ma a me piace chiuderla comunque.
 
 
 

*spazio autrice*
Eccomi qua con il primo capitolo!
Ci terrei tanto che mi faceste sapere che ne pensate,
vorrei tantissimo una vostra recensione. Io mi sto impegnando moltissimo e vorrei solo sapere se la storia vi piace o meno.
Baci xx 
p.S ricambio tutte le recensioni che mi date :)

 
  
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