Con questa scena impressa in mente, Harry, una volta tornato in camera, provò a scambiare i volti degli zii e dei loro ospiti con quelli dei suoi genitori, che aveva visto in una foto che zia Petunia teneva nascosta in un libro. Ecco, se adesso chiudeva gli occhi, riusciva a vedere sua madre, bellissima, con i capelli rossi sciolti sulle spalle, che scherzava e rideva con i suoi ospiti, regalando ad ognuno un cappello da Babbo Natale, ed indossandolo pure lei stessa; riusciva a vedere suo padre, lo vedeva ballare con la mamma al suono di “JingleBells”, lo vedeva farla piroettare tra gli amici che tenevano il tempo battendo le mani. Vedeva sua madre servire ogni genere di pietanza squisita, senza quel sorriso finto che caratterizzava zia Petunia, ma con un’allegria che riusciva a contagiare anche le persone più tristi; vedeva suo papà rompere per sbaglio un bicchiere di vetro, e la mamma rimproverarlo scherzando, dicendogli che era sempre il solito maldestro. Vedeva casa sua, non perfettamente ordinata come quella degli zii, ma molto più calorosa; le persone che venivano a trovarli si sentivano subito benvenuti, perché di sicuro mamma e papà sapevano mettere tutti a loro agio, non come la zia Petunia, che se qualcuno arrivava senza essere atteso lo trattava con una freddezza fin troppo evidente.
E poi, vedeva proprio se stesso scendere timidamente le scale, pervaso dalla sua solita paura di essere di troppo, vedeva suo padre andargli incontro sorridendo e prenderlo sulle spalle, e portarlo nel salotto dove tutti lo stavano aspettando; vedeva sua madre venire a fargli una carezza e dirgli qualcosa di buffo. Vedeva sorrisi, allegria, confusione, mani che stappavano bottiglie di spumante, pacchetti colorati posti sotto l’Albero; sentiva le risate, le voci che a volte intonavano carole di Natale, il campanello che squillava in continuazione, persone che si aggiungevano alla festa, sapendo che in casa Potter erano i benvenuti, perché più si era, migliore sarebbe stato il Natale. E alla fine, intravedeva una macchina fotografica passare di mano in mano, e sentiva il flash di innumerevoli fotografie che avrebbero ricordato quella splendida serata per anni e anni; e poi, si sentiva la voce di qualcuno esclamare:- Famiglia Potter, in posa!-, e nel giro di poco lui, mamma e papà erano immortalati sorridenti in una foto, che li raffigurava abbracciati stretti, tutti e tre, uniti da un legame che non si sarebbe mai sciolto.
Con quest’ultima immagine, il piccolo Harry si addormentò, ma prima di chiudere gli occhi, mormorò a se stesso:- So che un giorno, se sarò buono, riuscirò ad essere felice anche io, e mamma e papà saranno orgogliosi di me.-
La casa esplodeva quasi di luci, voci felici, profumi e risate; fuori nevicava, e tutto, ma proprio ogni cosa, sembrava che fosse una prospettiva perfetta per passare una serata della Vigilia splendida. Ginny accoglieva gli ospiti con un sorriso luminoso, i ragazzi avevano apparecchiato la tavola in modo molto elegante, e Molly, dalla cucina, urlava saluti a tutti, scusandosi di non poter accoglierli di persona, ma se si muoveva dalla cucina la cena si rovinava, e questo non poteva assolutamente accadere. Arthur aveva invitato la piccola Lily a ballare un valzer con lui, e la faceva volteggiare, mentre James, vestito di tutto punto, dava il suo regalo a Dominique, davanti agli occhi maliziosi degli altri cugini.
E poi, fu un attimo.
- Famiglia Potter, in posa!-
Stringendo a sé moglie e figli, chiuse gli occhi per un istante, e in quel momento ebbe la sicurezza che i suoi genitori lo stavano guardando ed erano orgogliosi di lui.