This is a war and we are soldiers
[Cersei-Eddard]
Gli
dei erano stati ingiusti con lei, lo sapeva e se
lo ripeteva incessantemente da quando aveva quattro anni, da quando
invece che
una spada le era stata regalata una dannatissima bambola. Avrebbe dato
l’anima
per poter cavalcare al fianco di suo fratello in un’armatura
scintillante, la
spada in pugno e il nemico dritto di fronte a lei.
Invece
aveva dovuto rassegnarsi: il suo avversario
l’avrebbe ucciso con altre armi.
Si
era aspettata uno scontro meritevole, un sottile
gioco di potere sul filo di una lama e invece aveva ottenuto solo
delusioni:
Eddard Stark non sapeva come giocare. Era convinto che la dura legge
del Nord
si potesse applicare anche a King’s Landing, senza rendersi
conto che la
franchezza e la sua lealtà non potevano che portarlo alla
distruzione.
Era
lo stesso errore che aveva commesso Jon Arryn e
il fatto che di lui ormai rimanessero solo le ossa avrebbe dovuto
suggerirgli
qualcosa. Ma era evidente che gli uomini del Nord erano decisamente
ottusi,
Cersei ormai ne era convinta. Era una fortuna, per lei, ma al contempo
toglieva
tutto il divertimento al gioco.
Era
solo grazie a Robert che Ned Stark era
sopravvissuto fino a quel momento: due Primi cavalieri morti a pochi
mesi di
distanza potevano solo destare sospetto e lei non era donna da farsi
scoprire
così facilmente. Avrebbe atteso il momento opportuno, ma
appena quella zavorra
di suo marito si fosse tolto di mezzo niente avrebbe potuto salvare il
lord di Winterfell.
Se
avesse avuto un minimo di buonsenso, avrebbe
sellato il suo cavallo prima che il re esalasse l’ultimo
respiro e sarebbe
tornato a spron battuto nel suo buco su al Nord, con le sue figlie e la
sua
guardia. E invece se l’era trovato davanti, al parco degli
dei, a scoprire
tutte le sue carte. Cersei non riusciva a capire come potesse essere
così
stupido.
Ma
dopotutto un po’ le dispiaceva: era solo la
persona sbagliata nel ruolo sbagliato. Un soldato, non un burattinaio.
Un buon
soldato, da quanto le aveva detto suo fratello; un uomo che si meritava
una
morte onorevole. Se avesse potuto, gliel’avrebbe concesso:
solo loro due, spade
in pugno, fino alla fine. Sarebbe stato uno scontro onorevole, ad armi
pari e
lei lo aveva desiderato con tutto il cuore, ma glielo avevano negato.
Non
c’era onore e cavalleria in uno scontro con una
donna, solo intrighi, veleni, sguardi suadenti e sottili lame affilate.
Lo
fissò alla luce del sole, il suo sguardo serio, la mascella
contratta per
mascherare il dolore che ancora provava alla gamba, i lineamenti
severi. Sapeva
che in quel momento lui poteva vedere solo il suo dolce sorriso, i
capelli
dorati mossi da un leggero venticello, gli occhi verde smeraldo,
falsamente
innocenti.
Voleva
permettergli di vedere il guerriero che c’era
in lei, quello che lo avrebbe affrontato apertamente, a spada tratta,
ma non
era possibile. Non era riuscita a vederlo nemmeno lei, quel guerriero.
Le
rimanevano i vestiti di seta, i gioielli e i suoi sorrisi. E un sacco
di odio
nel cuore.
Quando
si allontanò da quella figura triste e
sofferente, Cersei Lannister si chiese se quell’uomo si
rendesse conto della
sua fortuna. A lei non era concesso essere leale. Avrebbe agito di
conseguenza.