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Autore: Prongs4    07/12/2014    2 recensioni
Dal prologo:
"Man mano che ripercorreva i passi che lo avevano portato lontano, i connotati della sua vita andavano delineandosi nuovamente.
Il ricordo avrebbe perso la sua essenza di passato, e tutto si sarebbe concretizzato, attualizzato.
Il Lucius Malfoy che era stato fino a qualche anno prima sarebbe tornato. Più adulto, più deciso, più affascinante, ma pur sempre lui.
Era già per strada, e stava arrivando.
[...]
Narcissa Black desiderava che il suo cuore si fosse fermato.
Avrebbe dato qualunque cosa, qualunque, pur di morire con la consapevolezza che il suo desiderio più intenso si era avverato.
Lucius era tornato.
Forse per lei c’era ancora speranza.
Forse non era tutto perduto.
Forse il suo cuore avrebbe ripreso a battere, e forse avrebbe continuato a pompare felicità allo stato puro invece del sangue."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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CAPITOLO IX

Narcissa osservava le danze che proseguivano accanto a sé. Il movimento delle coppie era armonioso, quasi coordinato, ipnotizzante.
Studiava il modo in cui le mani dei ballerini si sfioravano, senza toccarsi davvero, e pensava all'incredibile distanza che ognuno in quella sala manteneva con gli altri. Un distacco perpetuamente incolmato, che per la prima volta la turbò.
Non sapeva il perché, ma percepiva uno strano vuoto dentro di sé, come se fosse solo un involucro e nient’altro.
Si sentiva, per la prima volta, incredibilmente fuori posto, a disagio.
Aveva la percezione di essere immersa in un non – essere, come se avesse davvero il vuoto tutto intorno e non un centinaio di persone – come in realtà era.
La musica non riempiva  davvero l’aria,  scivolava con leggiadria in quel vuoto.
Persino l’ossigeno sembrava essere scomparso. Niente, si vedeva attorniata da un insensato niente.
Sbatté un paio di volte gli occhi, e quell’ovattato galleggiare che l’aveva imprigionata si dissolse.
La musica sembrava d’un tratto più forte, le voci delle persone più vicine, e quel debolissimo calore provocato da tanti respiri più reale.

Narcissa si avvicinò lentamente al portone d’ingresso, accogliendo gli ospiti che man mano arrivavano.
Ognuno di loro lasciava un dono su un tavolo ormai colmo, rivolgendo alla festeggiata sorrisi di falsa benevolenza.
La Black rispondeva meccanicamente, osservando la gente avanzare verso di lei quasi secondo un ordine, messi in fila. Si accorse a stento che d’un tratto non aveva davanti una persona qualsiasi.
“Rabastan!”
 Sorrise radiosa, forse per la prima volta quella sera.
“Ciao, Narcissa” disse piano il giovane Lestrange. “Buon compleanno”
La strinse brevemente.
“Ti trovo bene” aggiunse poco dopo.
“Anch’io” sussurrò Cissy.
L’imbarazzo fra loro due era tangibile. Era come se la presenza di Andromeda aleggiasse implicitamente nell’aria, come un fantasma.
“Sono indicibilmente felice di vederti” gli disse la Black con un tono intriso di sincerità. “Non ti farò scomparire così facilmente. Considerati ostaggio della festeggiata stasera”
Rabastan ridacchiò, sorridendo lievemente. “Ogni tuo desiderio è un ordine, Cissy. Come sempre”
La prese a braccetto, e insieme si diressero verso la pista da ballo. Il giovane sistemò una mano sulla vita di Narcissa e con delicatezza prese a condurre il ballo.
Nonostante tutto però, il volto di Rabastan era rabbuiato, pensieroso, immerso in riflessioni apparentemente complesse.
“Non voglio quest’aria di tristezza, Rab, non per una volta che posso stare in santa pace senza quell’idiota di Fawley” lo riprese Narcissa.
“E’ solo che stavo pensando a una cosa, proprio a questo proposito” le disse con esitazione.
“Ovvero?”
Rabastan prese un respiro profondo. “Non è strano poter ballare così, senza ingerenze? Di solito, come hai detto tu, Fawley ti sta costantemente addosso”
“E’ così ” confermò Narcissa, aggrottando lievemente le sopracciglia. “Ma oltre che stupido, Stephen Fawley si è dimostrato anche maleducato. Ieri lo aspettavamo per il thè e non si è degnato di venire; oggi, lo stesso. Non mi ha neanche mandato un biglietto di scuse. Ma se non altro sono libera dalla sua presenza asfissiante”
“Già” annuì con cautela Lestrange. “Quello che non sai, però, è che Fawley non è assente per maleducazione, ma per un impedimento”
“Che intendi dire?”
“Io.. non potrei parlarne” sussurrò Rabastan. “Non potrei affatto. Dimentica quello che ho detto, ho parlato senza pensare”
Narcissa arrestò la danza, guardandolo con un’espressione indecifrabile. “Seguimi, Rabastan”
Il ragazzo fece un’espressione esasperata, imprecando fra i denti, ma ugualmente la seguì mentre si faceva spazio fra la folla.
Entrarono in un salottino.
“Chiudi la porta”
Con riluttanza per quel comportamento impositivo, Rabastan chiuse con un tocco di bacchetta la porta in legno scuro.
Narcissa si voltò a guardarlo, e nel suo sguardo era cambiato qualcosa. Era ansiosa d’un tratto, preoccupata.
“Ti prego, dimmi che Malfoy non ha niente a che fare con questo”
Rabastan si passò le mani sul viso, rivelando una grande stanchezza. “Perché me lo chiedi se a quanto pare sai già la verità? Si, è così, è stato Lucius il “contrattempo” di Fawley”
“Elfa, porta un calice di Firewhiskey a me e al signor Lestrange” ordinò Narcissa alla sua elfa.
Poco dopo entrambi avevano in mano due grandi calici ricolmi di whiskey, ed erano seduti a sorseggiarli su due poltrone poste una davanti all’altra; le stesse poltrone su cui la settimana precedente avevano preso il thè lei e Fawley. Era il terzo drink quella sera, e Narcissa si sentiva leggermente frastornata.
“Sono esasperata, Rabastan. Questa storia si sta dilungando più del previsto. Ed è pesante. Molto. Raccontami cosa è successo e basta, per favore”
“Se si dovesse scoprire che te l’ho raccontato, io sono rovinato, Narcissa”, Rabastan svuotò in pochi sorsi il suo calice, lasciandosi ricadere contro lo schienale. Sospirò, e nonostante tutto, cominciò a parlare.
“Devo partire dal principio. Qualche settimana fa, Stephen Fawley si è presentato al Signore Oscuro. Era tempo che prendesse posizione. Nonostante le apparenze, Fawley è un mago relativamente dotato, e ha una certa posizione all’interno della società. Il Signore Oscuro, come ho capito successivamente, era piuttosto soddisfatto del suo contributo alla causa”
Cadde il silenzio per qualche minuto, e Narcissa si rese conto che Rabastan si era davvero pentito di aver cominciato a parlarle di quella storia.
Dopo poco, tuttavia, ricominciò. Aveva un tono stranamente pacato, affatto tipico dei Lestrange.
“E’ necessaria un’altra premessa: come forse saprai, noi non ci conosciamo tutti fra di noi. In pochi sapevano che Fawley era entrato nel giro. Lucius non era fra questi”
“Qualcosa sfugge al controllo del megalomane Lucius Malfoy” borbottò con marcato sarcasmo Narcissa.
“Eh si” rise Rabastan. “Ma stavolta ci sono stati dei problemi. Gli ha fatto una visitina, Cissy. E’ andato da Fawley”, esitò un istante, controllando ancora una volta di essere completamente soli.
“Come certo capirai, il Signore Oscuro non può lasciare che i suoi Mangiamorte sprechino le loro energie a uccidersi fra loro. Non ha apprezzato il gesto di Lucius.
In questo momento né lui né Fawley si trovano esattamente in delle condizioni ottimali” concluse il giovane sottovoce.
Il volto di Narcissa si era man mano pietrificato. “Lucius sta male?” domandò con voce incrinata.
“Io sono andato a trovarlo, mi ha raccontato lui tutto questo, e.. non sta proprio bene, Cissy. Il Signore Oscuro l’ha punito. Di solito per mosse del genere si deve chiedere il suo permesso”
“Mi sembrava strano che stasera non fosse venuto” sussurrò Narcissa.
“Ti fa gli auguri, l’ho visto oggi pomeriggio. Ovviamente, Narcissa, mi aveva chiesto di non farne assolutamente parola con te o chiunque altro, quindi…”
“Non so nulla. Grazie, Rabastan, davvero”
Lestrange le sorrise lievemente, rigirandosi il calice fra le mani. “Mi sembrava giusto che lo sapessi. Ma credo di essermi meritato qualche risposta, non trovi?”
Narcissa annuì, con l’espressione turbata.
“Lucius era un po’ frastornato dalle pozioni analgesiche, ed è diventato piuttosto chiacchierone. Mi ha detto che ti ostini a rifiutarlo” tacque un istante, e poi continuo con tono confuso: “Che senso ha tutto questo? Ci hai tormentati tutti per anni, parlando costantemente di Lucius Malfoy, e adesso che lui ti sta offrendo ciò che vuoi – perché so che lo vuoi – ti ritiri?”
Narcissa ci pensò qualche attimo. “Io amo Lucius, ed è vero che lo voglio” disse senza preamboli, “ma non voglio volerlo. E poi non posso averlo per tanti motivi, non ultimo il fatto che mi sposo a breve”
Rabastan posò il calice accanto a sé, poi si alzò. Si diresse verso la porta con lentezza, con lo sguardo di chi soppesa qualcosa.
Si voltò verso la giovane con un’espressione enigmatica.
“Tu sai qual è il motto della mia famiglia, vero, Narcissa? «Mihi parta tueri»: Combatterò per ciò che è mio”
La guardò fisso negli occhi, e senza voltarsi indietreggiò verso la porta. L’apri con un tocco di bacchetta, e prima di uscire cambiò espressione.
A Narcissa sembrò di scorgere una punta di rabbia sul suo viso. Ma presto si rese conto che si trattava di invidia: Rabastan era invidioso del fatto di non aver potuto combattere per tenersi ciò che era suo, mentre lei poteva ancora farlo.
Volse lo sguardo verso uno specchio accanto a lei, per l’ennesima volta quella giornata.
Si sistemò una ciocca di capelli, e nel farlo le cadde lo sguardo sull’anello che portava al dito: Fawley gliel’aveva dato quando il loro fidanzamento era stato ufficializzato.
Si alzò dalla poltrona, avvicinandosi allo specchio. Osservò la sua mano riflessa.
Era senza dubbio un bell’anello. Eppure, analizzando la sua immagine nella sua completezza, si rese conto di quanto le stesse male. Era evidentemente fuori posto, sembrava stonare con lei in tutto e per tutto.
Fece una smorfia, e senza pensarci se lo sfilò. Poi lo appoggiò su un tavolino accanto a sé.
Sospirò a lungo, colta da un’improvvisa stanchezza.
“Elfa” disse a bassa voce.
L’ elfa di casa Black, piccola e con lo sguardo perennemente intimorito, comparve subito.
“Smaterializzami. Devo andare a Villa Malfoy”


*ANGOLO AUTRICE*
Ancora una volta in ritardo! Stavolta però credo di avervi fatto aspettare un po' di meno, per fortuna. Chiarisco sin da subito che questo capitolo deve camminare insieme al successivo, che ho già scritto, perché ovviamente non spiega tutto nella sua completezza. 
Ho cercato di approfondire in qualche modo il personaggio di Rabastan Lestrange, che mi affascina molto, e spero di essere riuscita a trasmettere in qualche modo l'idea di malinconia (come ha detto la mia beta) che ho sempre visto accanto a lui.
Qui fa un po' da intermediario, e in realtà svolge un ruolo importante: cerca di far aprire gli occhi a Narcissa. 
Spero che il capitolo vi piaccia, e fra qualche giorno pubblicherò quello seguente :)
Grazie come sempre a tutti i miei lettori e a chi recensisce la storia, vi adoro <3
Prongs4

 
  
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