Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Fra_chan22    07/12/2014    3 recensioni
ok ok! questa è la long-fic più sclerotica che mi è venuta in mente in questi giorni!! allora...
tutti sanno che l'isola Weatheria, dove Nami è stata spedita da Kuma è un'isola che si muove nel cielo...e se per caso succedesse che questa passasse sopra l'isola dove è stato catapultato Zoro? e se una certa navigatrice perdesse l'equilibrio e cadesse proprio lì? (per i pessimisti: no, non si spiaccica a terra .-.)
ovviamente ZoNami
p.s= piccolo triangolo peronaxzoroxnami ! (anche se, come ho detto prima è una ZoNami, quindi non è una storia per le fan di peronaxzoro...però se vi va...o se siete masochiste, venite pure a dare un'occhiata ;D)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Drakul Mihawk | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Capitolo 12: Il sipario si chiude.

 

Nami continuava a voltarsi indietro: la sua flebile speranza di vederlo comparire da un momento all'altro nei pressi del castello non accennava a diminuire. Era un pensiero futile, e ormai erano arrivati nei pressi del litorale, luogo in cui avrebbe dovuto premere la sfera e pensare semplicemente all'isola da cui era caduta per poterci ritornare, ma voleva continuare a sperare. Mano a mano che si avvicinavano al posto stabilito, il cuore della ragazza perdeva un battito. Siamo ancora lontani, continuava a ripetersi metro dopo metro. Sapeva di essersi comportata da perfetta sciocca durante quei giorni: aveva avuto molte possibilità per potersi confessare a Zoro, eppure lei, troppo orgogliosa, le aveva lasciate tutte sfuggire. O rifiutate. E ora sarebbe stato troppo tardi. Il passo di Mihawk era controllato, eppure per la navigatrice sembrava troppo veloce, troppo lungo, troppo. Avrebbe voluto ritornare indietro, avrebbe voluto raggiungere Zoro e urlargli addosso tutti i suoi sentimenti, quei sentimenti veri, puri, smascherati, che da troppo tempo erano rimasti sepolti, ripudiati e infine accettati dopo molti combattimenti. Strinse con forza la sfera azzurra, puntando i suoi tristi occhi color nocciola sul globo ma senza vederlo. Il ritmo candenzato dei passi dello spadaccino continuava ad essere un lieve sottofondo ai pensieri che le stavano assediando la mente. Il silenzio, immutabile compagno dell'isola, assisteva alla triste scena mentre il vento, sempre forte, era diventato un po' più freddo. La luce, quella poca che coraggiosa riusciva a raggiungere quella terra, era mutata, oscurendosi leggermente. Tutto in quel luogo sapeva di morte, Nami lo aveva capito minuto dopo minuto vissuto in quei giorni. Sapeva di morte e di rimorso. Iniziò a chiedersi se Zoro lo avesse notato. Forse no: forse solo coloro portatori di tale sentimento possono rendersi conto di tale atmosfera, in Kuraigana. Nel frattempo, tutto era divenuto quiete. Il fruscio delle fronde, gli spostamenti degli animali, il gracchiare dei volatili. Anche il passo di Mihawk. Era ora. Nami alzò lo sguardo sulla figura dello spadaccino, che si era voltato nella sua direzione, la spuma delle onde infrante sugli scogli come panorama circostante. Era giunto il momento dell'addio. Del suo addio. Strinse nuovamente il globo, ponendolo di fronte al volto. Stava per andarsene. Bastavano poche parole e la sfera si sarebbe ingrandita, inglobandola al suo interno. Stava per andarsene. Era pronta. Non era riuscita a confessarsi a Zoro. Stava per andarsene. Si sarebbero rivisti fra qualche tempo. Tutto sarebbe ritornato al suo posto. Stava per andarsene. Avrebbe voluto ringraziare il compagno come si deve. Stava per andarsene. Vabbè.

Alzò lo sguardo su Mihawk:

-Promettimi che diventerà più forte.-

-Dipende da lui.-

-PROMETTIMELO!- Faceva fatica a respirare. Faceva fatica a vedere distintamente il volto dell'uomo. Faceva fatica ad accettare tale situazione. Mihawk rimase in silenzio. Nami non osò distogliere lo sguardo da lui. Voleva urgentemente quella promessa. Era futile come richiesta, lo sapeva. Ma per Nami era un barlume di speranza. Era un tacito accordo tra loro due. E pretendeva che lo spadaccino lo accettasse. Senza proferir parola, infine, l'uomo annuì leggermente, placando, seppur di poco, il tornado dentro la navigatrice. Che sospirando flebilmente, riportò lo sguardo sulla sfera. L'accordo era stato pattuito: Nami doveva rispettare la sua parte. Andarsene ora. Senza che lui sapesse niente. Avvicinò il globo azzurrino alle labbra. Si voltò ancora una volta verso il castello e attese qualche istante. Nessun rumore. Nessuno spostamento. Silenzio. Nami decise. Si riconcentrò sulla sfera. Doveva pensare a Weatheria. Stava per andarsene. Ai cari scienziati del tempo climatico che la stavano ancora cercando. Stava per andarsene. Ai mille libri che avrebbe sfogliato e faticosamente studiato una volta ritornata. Stava per andarsene. Alle nuvole che assomigliavano molto a quelle di Skypiea. Zoro. Al tempo climatico che avrebbe trovato lì. Zoro. Alla luce così diversa da quella di Kuraigana. Zoro. Doveva pensare ad andarsene, perchè era la scelta giusta per entrambi. Per Zoro. Non importava se il suo amore non era stato confessato. Weatheria. Doveva allontanarsi da lì. Weatheria. Doveva allontanarsi da Zoro.

WEATHERIA.

Ed ecco che la sfera sfuggiva dalle sue mani, si alzava per qualche centimetro di fronte a lei e iniziava ad aprirsi, ingrandendosi. Pochi minuti e l'avrebbe avvolta. Nami si era arresa. L'ultima speranza si era spenta dentro di lei. Non iniziò a provare la disperazione. Non provò nulla. Solo, lasciò che la sfera, lentamente, iniziasse a modellarsi. Ma poi, tutto cambiò in un secondo.

Il vento iniziò a soffiare. Nami se ne accorse. Il clima era cambiato. Il silenzio era scomparso. C'era un suono in lontananza. La ragazza lo poteva percepire molto chiaramente. Erano gli animali? No, era un suono troppo umano. Perona, dunque? Troppo forte. Nami si voltò nella direzione dell'eco e prese a tremare di nuovo. Non riusciva proprio a trattenere le lacrime. Quel suono si faceva sempre più forte. Una figura, in lontananza, era sempre più vicina. La sua speranza di rivederlo era sempre più grande. E infine, tra le rocce appuntite e le spade spezzate, un uomo. Con i capelli verdi. Con un'espressione crucciata. Con mille bende ad avvolgerlo. Sostenuto solo dai suoi piedi e da Perona. E stava urlando il suo nome. Nami avrebbe voluto corrergli incontro, abbracciarlo, sgridarlo della sua avvenenza, preoccuparsi della sua salute, ma la sfera le aveva ormai inglobato i piedi. Quindi decise di fare un ultimo tentativo. Allungò la mano nella sua direzione, tremando per il dolore e la felicità:

-Vieni. Ci sei quasi. Zoro...- il fiato le mancava, l'ansia era sempre maggiore e la sfera non accennava a fermarsi: -VIENI DA ME!!!- urlò a pieni polmoni, con la gola brunciante, le lacrime che bagnavano le sue gote rosse, i capelli mossi per lo sforzo. E allungò anche l'altro braccio, a sostenere il gemello. Vide il ragazzo ansimare, osservarla, e poi muoversi più in fretta. Nami sapeva bene che ogni passo era un dolore enorme per lo spadaccino. Gli doveva così tanto. Per tutte quelle volte che la aveva aiutata. Per tutte quelle volte in cui la sua presenza le era stata di sostegno e coraggio. Lo amava così tanto.

Zoro era a pochi metri da loro. La sfera le aveva raggiunto il petto. E lei continuava a spingersi, spingersi fino all'esaurimento, verso la direzione dell'amato. Non voleva arrendersi, non si sarebbe arresa. Lui stava arrivando. Ancora pochi mentri. Ancora pochi passi. Sarebbe arrivato. Ormai era nei pressi. Poteva sentire il suo fiato grosso, le imprecazioni ad ogni caduta e quello sguardo determinato verso i suoi occhi. Fu probabilmente per l'espressione che vide al loro interno che lo spadaccino piegò improvvisamente le gambe e, con uno sforzo che pareva disumano per entrambi, si tenne alle braccia di Perona, che volando, lo portò proprio di fronte alla navigatrice. Alla stessa navigatrice che aveva ormai solo il volto scoperto dalla sfera e che lo osservava con occhi affaticati e felici:

-Ci sei riuscito...- mormorò, prima che l'ultima lacrima fuoriuscì al suo controllo. Lo spadaccino era piegato in due dal dolore, ma ancora la stava osservando. La navigatrice strinse le labbra, corrugandole. Questo fece sorridere l'esausto giovane, che la canzonò:

-Mi sa che ho proprio sbagliato...a venire...guarda come ti rattrista...la mia...presenza...- la ragazza singhiozzò:

-Niente mi rende più felice che averti qui con me, Zoro.- la sfera prese ad alzarsi ancora, portandosi al livello delle labbra. Entrambi se ne accorsero immediatamente:

-Senti...prima che...tu...-

-Zoro, io...-

-No...stammi...stammi bene a sentire...- il ragazzo riuscì a fatica a stare in posizione semi eretta, riuscendo però ad essere alla sua stessa altezza: -in questi giorni...mi sono comportato da vero idiota... faticavo...non riuscivo a concentrarmi...negli...negli allenamenti... ti ho trattata...male...ti ho fatta soffrire...ma io...io non volevo...-

-Zoro, tu non hai fatto niente. La colpa è solo mia!-

-Nami...- le sorrise. Un sorriso completamente diverso dai precedenti. Un sorriso caldo e dolce: - certo che è colpa tua... è colpa tua se sei una tale...seccatura... se sei così...giusta...così irascibile...così premurosa... se sei te stessa... e se per te...è una colpa essere come sei...fare quello che fai... allora è colpa tua se mi sono innamorato di te.-

Nami sussultò. Smise di respirare. Smise di muoversi. L'unica cosa che sentiva era il suo cuore accelerato. E la gioia di sentirsi finalmente, finalmente in pace.

La sfera si avvicinò ai suoi occhi castani. Vide lo spadaccino avvicinarlesi e poggiare una mano sulla superficie azzurra senza spostare lo sguardo un secondo da lei. Nami si asciugò delicatamente le guance. Ci sarebbero state un milione di parole, una marea di cose che avrebbe voluto dirgli. Ma tutto le sembrava ormai superfluo. La chiaccherata sulla costa, il litigio, il combattimento. Quei giorni erano stati preziosi quanto un tesoro. Il tempo stava per scadere. Decise di non dire nulla di banale, ma solo la semplice e pura verità. La stessa che aveva nascosto per troppo troppo tempo. Non c'era nulla più di quella che la rappresentasse in quell'istante. Socchiuse gli occhi e sorrise. Il suo spadaccino, così scontroso e suonato, determinato e attento:

-Ti amo, Zoro.-

-Ti amo anch'io, Nami.-

Infine, come una tenda che chiude il sipario, il globo la coprì allo sguardo dell'amato. Tutto si fece di nuovo silenzioso. Stava per andarsene. Questa volta, felice.

 

**Qualche tempo dopo**

 

Era seduta al bar, sorseggiando un po' di vino. Lo stava aspettando, un po' emozionata un po' ansiosa da un paio di minuti. Era giunta quella mattina stessa a Sabaody e dopo aver incontrato Raleyght, si era fatta spiegare la situazione: a quanto pareva, i primi ad essere tornati erano stati Usopp e Sanji. Lei era stata la terza. Sinceramente, pensò, se lo aspettava: lo spadaccino era al solito il più ritardatario e non si sarebbe meravigliata se si fosse presentato il giorno successivo. Scosse leggermente la testa: no, Zoro si sarebbe fatto vivo quel giorno stesso, solo magari verso pomeriggio. O sera. O alle 23.59 della notte. Sospirò: e lei che aveva osato pensare che fosse un po' cambiato. Effettivamente nel suo inconscio lo sospettava. Ma Nami aveva voluto sperarci lo stesso: che Zoro sarebbe stato il primo a incontrarla di nuovo. Per questo era in un bar: sapeva che Mihawk non gli avrebbe mai permesso di bere in enormi quantità la sua bevanda preferita – il sake. E dove dovrebbe andare uno Zoro in crisi d'astinenza? In un bar. E la navigatrice aveva scelto il bar più ampio e “all'avanguardia” di tutto l'arcipelago. Certo, avrebbe potuto aspettarlo al luogo d'incontro, ma preferiva essere da sola con lui, senza sguardi o esclamazioni da parte degli amici. Per quelli, ce ne sarebbe stato il tempo. Ma i minuti passavano, il liquido nel suo bicchiere andava diminuendo e la sua impazienza stava per sopraffarla. Eppure lei era sempre stata una persona decisamente calma e controllata...a seconda delle situazioni. Mentre giochicchiava con i residui di vino muovendo il bicchiere, analizzò la sala circostante: per essere mattina, gli avventori al suo interno erano gente abbastanza raccomandabile. Mezze cartucce di pirati persino per lei, omoni in tuta da lavoro, donnine con addosso abitini striminziti. Insomma, persone disperate che sedevano sui tavoli sporchi in legno, che ridevano e si ubriacavano insieme. E la porta ancora rimaneva chiusa dopo la sua entrata. Nami si constrinse ad aspettare ancora un po'. Ma a chi voleva darla a bere? Per lui avrebbe atteso anche tutta la vita. Proprio mentre stava formulando questo pensiero, il locale si illuminò improvvisamente, segno che l'entrata era stata aperta, e tutti improvvisamente si fecero silenziosi. La navigatrice, incuriosita si voltò, ma essendo proprio di fronte all'entrata, non riusciva a distinguere nulla di più che la sagoma nel nuovo arrivato. Il quale, però, sembrò riconoscerla, perchè subito Nami si sentì stringere tra due braccia forti. Un odore di sake e sudore la avvolse, facendole realizzare subito chi fosse l'uomo ad abbracciarla. Sentì gli occhi pizzicare e una risata uscire dalle labbra:

-Finalmente!- lo ammonì, rispondendo all'abbraccio: -mi hai fatta aspettare un sacco!-

-Già...- rispose il giovane: - Quasi due anni. Direi che anch'io ho aspettato abbastanza.- lasciò la presa sul suo corpo e le sue mani ruvide si poggiarono sul volto di lei. Zoro non era cambiato molto: aveva lo stesso taglio di capelli, la stessa ferita sull'occhio,lo stesso sorriso. Ma più di tutto, aveva lo stesso sguardo dell'ultima volta. Nami aveva sognato quell'espressione serena e felice tutte le notti, da allora. E finalmente potevano stare di nuovo insieme. Nessuno li avrebbe più separati. Ora erano entrambi forti, fisicamente e spiritualmente. Erano pronti a ricominciare il viaggio:

-Come sapevi che sarei venuto qui?-

-Andiamo, sei Roronoa Zoro: chi più di me capisce la tua sete di sake ed ebbrietà?- Zoro le sorrise e non riuscì a trattenersi. Con movimenti lenti, si avvicinò alle labbra della navigatrice; la baciò semplicemente, senza né troppa esitazione né troppa impazienza. Fu qualcosa di dolce e caldo, il suggello di quel patto d'amore rimasto in sospeso da tanto tempo. Nami si sentì completa, e non le importava di trovarsi in una bettola collocata nell'arcipelago in cui due anni prima erano stati divisi. Ora, dopo attese e sofferenze, si erano di nuovo uniti. Per sempre:

-Nessuno. Davvero, davvero nessuno.-

 

Angolo dell'autrice

 

Finalmente! Dopo secoli di hiatus in questi anni ci sono riuscita! L'ho conclusa! Yay, mi sento realizzata. È stata dura, non lo nego, ma mi sono divertita molto a iniziarla e a portarla alla conclusione in tutto questo tempo. Spero che questo capitolo non sia stato sotto le vostre aspettative. Vi ringrazio tantissimo per avermi supportato continuando a leggere questa long, mettendola tra le preferite, ricordate, seguite, e recensendo. Davvero, questa fanfiction sarebbe ancora tra le “incomplete” del fandom datate gennaio 2013 se non fosse stato per voi. Quindi grazie per avermi spinto fino alla conclusione, grazie per le belle parole, grazie per tutto. Grazie.

Beh, per adesso è tutto! Spero di continuare a produrre qualcosa durante questo mese in questo fandom. Alla prossima!

Fra_chan22

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Fra_chan22