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Autore: Catnip_sissi    08/12/2014    1 recensioni
Frank Sheperd è un artista londinese ed ha tutto. Una bella moglie, una casa accogliente e un circolo di amici nei migliori salotti. Frank è sostanzialmente felice. Allora perchè il suo quadro è stato rubato? E da chi? Come ha fatto un gentiluomo dall'animo gentile ad attirare così tanto odio?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’orologio batté 12 rintocchi.
Frank Sheperd sarebbe passato di li a poco per la solita visita e sicuramente avrebbe parlato dell’imminente mostra che si sarebbe tenuta di li a poco. Chissà se avrebbe portato Joy, sua moglie. Solitamente niente più mi stupiva del suo comportamento ma essendo amici da tanto tempo non potevo immaginare mi avrebbe fatto questo.
Senza fretta mi preparai ad accogliere il mio ospite per pranzo, pregustando la gioia che mi avrebbe colto inevitabilmente quando l’avrei visto. Eravamo cresciuti insieme, avevamo condiviso tutte le nostre esperienze fin quando Frank non si diede all’arte ed a me non rimase altra scelta che proseguire gli studi, sistemarmi e formare una famiglia.
Forse era proprio questo il punto. Mi innamorai di Frank quando compii 13 anni e lui scherzando si introdusse in camera mia di notte fonda entrando dalla finestra arrampicandosi sul faggio che collegava i nostri balconi. Mi rese talmente felice quella notte che io non potei fare a meno di sorridergli e passare la notte con lui insieme, senza che nessuno della silenziosa casa se ne accorgesse.
Ricordo ancora benissimo il pomeriggio invernale quando, mentre leggevo davanti al caminetto acceso sentii il campanello suonare e vidi Frank zuppo di pioggia sulla porta ma un sorriso che gli illuminava il volto. Lo feci entrare e accomodare mentre lui mi raccontava frenetico di aver conosciuto una ragazza. Joy era l’amore della sua vita e lui gia lo sapeva. Ricordo mi si spezzò il cuore ma riuscii a mantenere una facciata di convenienza fingendo di essere felice per lui. Eravamo amici e glielo dovevo.
L’orologio batté 13 rintocchi e puntualmente suonò il campanello.
Andai ad aprire e mi vidi davanti una splendida donna a braccetto con il mio migliore amico. Lei era indubbiamente bellissima. Alta, snella, con la pelle di porcellana e i capelli color ciliegio, quello che io non sarei mai potuto essere . l’uomo al suo fianco era sorridente, mentre mi porgeva la mano per salutarmi prima di essere invitato ad entrare come al solito. Frank era un uomo giovane, uno dei più brillanti pittori della società intellettuale della Londra del 20° secolo. Il mio amico aveva in mano una borsa voluminosa che maneggiava con estrema cura e che insistette per portare nella sala da pranzo per non perderla di vista. Con la curiosità che mi divorava ci sedemmo intorno al tavolo e chiacchierammo del più e del meno. Intorno alle 15 mentre la visita volgeva al termine Frank decise di tirar fuori dalla borsa il suo tesoro: ne venne fuori un rettangolo piccolo,sarà stato delle dimensioni di un quaderno, avvolto in un telo beige. Quando lo scoprì venne alla luce un piccolo quadro sul quale erano raffigurate delle lettere incastrate tra loro su uno sfondo giallo.
Non capii tutto quell’entusiasmo.
Frank esplose a ridere della mia espressione a metà tra il disgusto e il disappunto e disse:-inutile che fai quella faccia! Lo esporrò comunque!-
Ma certo! Mi era completamente passato di mente che quella settimana si sarebbe aperta la mostra degli artisti di questa nuova corrente, il Futurismo. Forse Frank si era finalmente deciso a darmi retta ed esporre il suo quadro. –ma è fantastico- risposi –certo potevi fare di meglio però- scherzai con lui. Al che mi riservò un’occhiataccia e mi rispose serio:- la parola raffigurata è Silvia, il nome della madre della mia Joy- guardò sua moglie e i suoi occhi si addolcirono quando il sorriso di lei si aprì e continuò –e sarà anche il nome di nostra figlia-.
A quelle parole mi paralizzai. Figlia. Quella donna lo aveva legato a se per sempre e se gli avesse dato una bambina sarebbe riuscita a portarlo via a me. Visto che non rispondevo mi salutarono ed uscirono dalla porta di casa. Ebbi la bruttissima sensazione che non ci sarebbero più entrati.
 
Da quel giorno non parlai quasi mai con Frank. Quando nacque la bambina mandai un mazzo di fiori alla sua abitazione e poco dopo ricevetti un biglietto di ringraziamento. Niente di più. Mi mancava terribilmente il mio amico. Mi mancava la compagnia e detestavo la solitudine. A niente erano serviti i miei sforzi di trovare un’anima affine alla mia con la quale costruire un futuro. Gli uomini non mi si avvicinavano mai. Gli unici che trovavo erano nei bordelli, quando erano troppo ubriachi per prendermi sul serio.
Adesso sono passati 50 anni da quel giorno.
La vecchiaia si è impadronita di me e non ho forze, se non quelle che mi servono per lasciare un’impronta di me con questa lettera.
Caro lettore, sei quasi alla fine di questo scritto e ti starai chiedendo dove io voglia andare a parare con queste chiacchiere dettate dall’amarezza. Ti sto scrivendo perché vorrei che tu andassi nella soffitta della mia casa, sposti un pannello nascosto dietro il mezzo busto del re . Ci troverai dentro un piccolo fagotto. Voglio che tu lo prenda e lo porti a Silvia Sheperd.
Si esatto. C’è il quadro che dipinse suo padre e che io rubai. Rubai la cosa che simboleggiò la rottura tra me e il  mio migliore amico. Lui non ha mai saputo che l’avessi io, e si disperò molto per il suo furto, mi dispiace veramente tanto che sia morto prima che io avessi potuto confessare la mia colpa e spero che questo gesto mi redima. Sento già la morte che sta arrivando a reclamare la mia via, non mi resta molto tempo.
Fa quello che ti ho chiesto anche se tu non sai chi sono hai letto abbastanza per avere un po’ di pietà di me. Spedirò questa busta ad un indirizzo qualsiasi nella mia città, Londra, in modo che tu possa aiutarmi. Se lo farai mi sentirò come se qualcuno finalmente mi abbia accettato così come sono.
Fai quello che ti chiede questo povero vecchio.
 
Grazie di cuore
Theodore Grace
  
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