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Autore: Ella_x    08/12/2014    2 recensioni
Ellie annuì –E allora…che cosa vuoi?- la voce le si incrinò e neppure lei sapeva il perché.
Zayn alzò le spalle possenti –Niente- rispose girandosi verso di lei.
I loro sguardi si incollarono l’uno all’altro come un magnete all’acciaio.
-Il problema è che non voglio proprio niente. Ed è questo niente che mi spinge da te capisci? Questo niente che mi dice ‘tu vuoi stare con lei, quindi vai’. Non lo posso spiegare cosa voglio ma questo qualcosa non riesco ad ignorarlo- concluse.
La ragazza rimase in silenzio, veramente non sapeva cosa dire.
Le opzioni erano due: scappare da quel tipo strano e maleducato, o fidarsi.
E per lei che non aveva nemmeno mai creduto per un secondo al topolino dei denti da piccola la cosa fu alquanto sorprendente.
Perché rimanendo seduta lì in silenzio aveva appena capito di aver deciso di fidarsi.
Zayn la osservò di nuovo, sta volta ancora più intensamente se possibile –Allora, vuoi andare via?- domandò timoroso.
Ellie sospirò, stringendo le ginocchia al petto –No, credo di volerti dare il niente che ti spetta- rispose ricambiando lo sguardo.
*SOSPESA PER MOTIVI PERSONALI FINO A DATA DA DESTINARSI*
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Good girl.
 
Capitolo 14
 
Era l’anti vigilia quella mattina ed Ellie si svegliò riposata e tranquilla, si accorse che era piuttosto tardi e quando scese al piano inferiore, ancora in pigiama, trovò Marì già alla presa con i fornelli per preparare il pranzo.
-Buongiorno, signorina- la accolse con un sorriso premuroso.
-Giorno Marì- rispose con uno sbadiglio sedendosi sull’isola di marmo.
Inevitabilmente le sue guance si arrossarono ripensando agli eventi accaduti in quello stesso luogo qualche giorno prima.
-Cosa le preparo?- la donna le mise una mano paffuta sulla spalla, accarezzandogliela lentamente.
Ellie le sorrise –Una spremuta d’arancia, ti ringrazio-.
In un batter  d’occhio la cameriera le preparò la sua bevanda, invitandola a mangiare anche qualche biscotto al limone che aveva preparato quella mattina stessa.
La cucina per Marì era come la musica per Beethoven, nemmeno i ristoranti più rinomati di Cambridge riuscivano a battere le sue paste asciutte o i suoi deliziosi arrosti.
Quando il suo stomaco fu pieno, le porse il piatto –La zia è a lavoro?- domandò aiutandola a tagliuzzare qualche carota.
La donna annuì –Tornerà per il pranzo, mi ha detto di ricordarle che il suo aereo per Berlino parte alle quindici e dieci di questo pomeriggio e che per le quattordici e venti dovrà trovarsi all’aeroporto, la prega quindi di non uscire a fare shopping come ogni weekend perché vuole pranzare insieme a lei- la avvisò.
Ellie annuì, si era completamente dimenticata che quel pomeriggio sua zia partiva per la Germania per portare gli auguri ai suoi nuovi dipendenti e discutere delle tecniche di marketing da utilizzare per il nuovo anno alla sede distaccata della sua azienda tedesca appena aperta.
Le aveva chiesto se avesse voluto seguirla ma aveva rifiutato.
Sapeva come sarebbe andata a finire, sua zia tutto il giorno al lavoro e lei rinchiusa in hotel.
E poi nonostante Berlino fosse una città magnifica era un pò troppo caotica per lei, soprattutto nel periodo natalizio.
Era impossibile non perdersi per  le affollatissime vie tra i palazzi dipinti con colori sgargianti e gli enormi grattacieli luminosi.
E tra l’altro col tedesco non se la cavava neppure tanto bene.
Annuì prima di uscire dalla cucina ed andare in salotto.
Gordon le augurò buongiorno, aiutando uno degli operai di una ditta di decorazione a piazzare l’enorme albero al centro della finestra.
Gli addobbi che sua zia aveva scelto quell’anno erano di colore bianco, proprio perché aveva deciso che il bianco sarebbe stato il colore principale della sua festa in maschera.
Aveva ordinato un albero alto tre metri, fiocchi e lucine bianche, addobbi per l’albero a forma di renne e altri oggetti dello stesso colore.
-Signorina, vuole mettere il puntale vero?- le sorrise il cameriere indicando la scatola con gli addobbi.
Ellie annuì –Mi vesto e scendo ad aiutarvi- lo avvisò.
Fin da piccola era tradizione che fosse lei a posizionare il puntale.
Gordon da bambina era solito metterla sulle spalle per aiutarla ad arrivarci, ma con un albero così grande dubitava ci sarebbe riuscita senza una scala.
Alzò le spalle, correndo su per le scale entusiasta e felice come una bambina.
 
Quando zia Caroline tornò dal lavoro l’albero era pronto –E’ perfetto- sorrise entusiasta.
Ellie ricambiò il sorriso scendendo dalla scaletta, mentre Gordon accendeva le luci.
Pranzarono in silenzio, o meglio lei rimase in silenzio fingendo di ascoltare sua zia che ripeteva il discorso che doveva avere d’avanti ai suoi dipendenti.
Quando avvisò di dover andare Ellie si alzò dal suo posto per accompagnarla alla porta.
-Oh, Eloise cara, mi dispiace davvero tantissimo che dovremo passare la vigilia e il giorno di Natale lontane- blaterò dispiaciuta mentre il cameriere caricava le sue due valigie in macchina.
-Non preoccuparti zia Caroline, starò bene- la tranquillizzò sorridendole rassicurante.
La donna si ravvivò i capelli nello specchio del salotto –Appena sarò tornata ti prometto che passeremo un pò di tempo insieme. Se vuoi per le feste potresti invitare Liam qui a casa, sono sicura che saprebbe come rallegrarti, cara- le sorrise complice indossando il cappotto.
-Non voglio che passi le feste lontano da casa, la sua famiglia sembra tenerci a queste cose- balbettò imbarazzata.
Zia Caroline sembrò considerare una qualche ipotesi molte volte prima di parlare titubante  –Allora farò una piccola eccezione, ma solo per il giorno di Natale, non voglio che tu debba passarlo da sola. Invita qualche tuo amico a pranzare da noi, magari qualche tua compagna di classe, ma solo una, non voglio ci sia uno zoo a casa mia- concluse, fermandosi vicino alla porta.
Ellie annuì.
-Vieni, fatti salutare- la invitò ad avvicinarsi allungando la mano.
La strinse appena, sorridendole composta un attimo dopo –Passa un buon Natale, Eloise, e fai la brava mi raccomando- la salutò.
-Buon natale anche a te zia- sussurrò prima che chiudesse la porta.
 
 
Zayn fu svegliato da qualcuno che lo scuoteva troppo violentemente e con un ghigno fastidioso.
-Luke Robert Hemmings, se non mi lasci immediatamente ti ficco con la testa nel gabinetto- imprecò stropicciandosi gli occhi.
L’amico rise più forte, lasciando la presa sulle sue spalle nude.
-Che amico che sei, io vado via e nemmeno mi saluti..senza contare che sono quasi le tre del pomeriggio e tu dormi ancora-  lo riprese cercando di essere serio.
Zayn aprì di scatto gli occhi notando il biondo stretto in un giubbotto blu e due valigie dall’aria strapiena appoggiate vicino alla porta.
-Che significa? Non me lo avevi detto- mormorò confuso alzandosi a sedere.
Luke alzò le spalle –Non lo sapevo neppure io, mi hanno avvisato stamattina di aver trovato un posto in cui posso stare per un pò- si giustificò.
Zayn rimase in silenzio, osservandolo immobile in mezzo alla stanza –Dove…Dove andrai?- chiese schiarendosi la voce.
Luke si leccò le labbra, gesto che faceva sempre quando era nervoso –Beh…sai, mia zia Joanna…La sorella di mia madre, si è trasferita a Biggleswade con i figli dopo il divorzio con il marito e si, beh, ha deciso di ospitarmi-.
Zayn gli rivolse uno sguardo preoccupato, alzandosi completamente dal letto –Luke…- iniziò ma il ragazzo lo interruppe subito.
-No, ehi, io non la conosco molto…L’ho vista qualche volta da piccolo quando a Natale ancora festeggiavamo dai miei nonni, e le figlie minori neppure erano ancora nate. Mi ricordo soltanto del più grande, Louis. Senti Zayn, lei non è mia madre, lei ha un lavoro vero, gestisce una tavola calda mi dicono quelli dell’agenzia, lei una prostituta nemmeno l’ha mai vista…Cioè, a parte mia mamma- balbettò speranzoso torturandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
Zayn annuì, sperando con tutto se stesso che sua zia fosse davvero quello che diceva, non meritava di vivere ancora un incubo come quello che aveva già vissuto a causa di sua madre.
-Batti il pugno- gli sorrise, lasciandogli poi una pacca sulla spalla.
Luke si avvicinò alla porta, prendendo le valigie –E hei..tranquillo, Biggleswade è a soli 30 kilometri, credi davvero che non tornerò a rubarti la moto?- scherzò aprendo la porta.
Il moro ridacchiò –Coglione- disse lanciandogli un cuscino.
Luke rise, mandandogli un bacio volante –A presto, tesoro- lo salutò prima di uscire dalla stanza.
Quando il suono dei suoi passi scomparve alla fine del corridoio Zayn indossò un paio di pantaloni della tuta, guardandosi in torno.
La stanza era un completo disastro: vestiti sporchi sparsi ovunque, cartacce sul pavimento, cuscini gettati alla rinfusa ovunque e cenere di sigaretta sparsa sul divano.
Ed era tutto terribilmente silenzioso senza Luke.
Si lasciò cadere sul divano sporco, prendendo dal mini freezer le due fette di pizza avanzate dalla sera scorsa ed una birra a metà, cominciando a mangiare in silenzio.
Zayn da bambino aveva avuto qualche amico ma al liceo era cambiato completamente, e aveva mandato al diavolo tutto e tutti.
L’unico che aveva accettato tutta la sua merda era stato Luke, lo stronzo, egoista, approfittatore, irritante Luke.
Ma gli voleva bene forse più di quanto dava a vedere.
Perché anche se in modi bizzarri lui lo aiutava in ogni circostanza, lo assecondava in ogni cazzata e lo copriva sempre quando ne aveva bisogno.
Luke era quello che lo riportava a letto quando si ubriacava sul tetto, quello che gli fregava i vestiti e il giorno dopo glieli restituiva luridi o strappati, era quello che gli portava cibo take away ogni volta che usciva la sera, ed era quello che si era fatto da parte con Ellie senza chiedergli niente o prenderlo in giro, perché fingendo di nulla aveva capito che forse il suo amico coglione si stava innamorando davvero.
Lanciò sul tavolino l’avanzo di fetta di pizza che aveva quasi terminato, bevendo un sorso di birra.
Gli era passata la fame.
Quando bussarono alla porta sobbalzò –Avanti- disse ritornando in se.
Ellie apparve sulla soglia, indossava un cappotto color fango che si intonava magnificamente ai suoi occhi e un cappello di lana nera sui capelli mossi dal vento che contribuiva a rendere la sua figura infreddolita terribilmente tenera.
E magicamente la solitudine che lo aveva avvolto venne completamente sostituita dai fuochi d’artificio.
Notò le sue gote infiammarsi e si rese conto di essere ancora a petto nudo.
Sorrise intenerito, probabilmente non aveva mai visto un ragazzo senza maglietta.
-Buon pomeriggio- la salutò con la voce ancora un pò impastata andando verso di lei.
Lei deglutì alzando la mano in segno di saluto, prima di schiarirsi la voce -Niall mi ha detto della partenza di Luke, come stai?- domandò preoccupata chiudendosi la porta alle spalle.
Zayn alzò le spalle –Sono stato peggio- disse avvicinandosi a lei.
Cautamente le tolse il cappello, facendo scivolare le mani tra le sue ciocche scure.
I suoi capelli profumavano sempre di mele caramellate.
-Se..sei..s..sicuro che vada tutto bene?- balbettò in difficoltà.
Il moro sorrise notando la sua difficoltà nel rimanere lucida, allora non era il solo a sentire il bisogno di un contatto.
-Sicurissimo- affermò annuendo.
Le sbottonò il cappotto bottone dopo bottone, aiutandola a toglierselo e lo posò cautamente sul letto.
-Come mai sei passata?- le domandò invitandola a sedersi sul materasso disfatto.
Ellie lo guardò titubante prima di accomodarsi –Avevo voglia di vederti- ammise in un sussurro quasi impercettibile.
Zayn addolcì lo sguardo –Anche io- sorrise sedendosi di fianco a lei.
Si avvicinò lentamente, appoggiando le labbra sulle sue e le accarezzò una guancia.
-Niall mi ha chiesto di pulire le camere dell’istituto assieme a lui e di decorarle un pò per le feste, e non credo di essere pronta a tutto questo- disse guardandosi in torno preoccupata.
Zayn annuì –E’ un disastro, lo so- ammise.
La ragazza sorrise quando si sentì trascinare sulle sue ginocchia –Posso darti una mano così passeremo un pò di tempo insieme- sussurrò col naso appoggiato sul suo collo, mentre inspirava il suo profumo dolciastro.
Ellie avvolse le braccia attorno al suo collo nudo –Così sembra un pò meno scoraggiante- disse arrossendo.
Zayn sorrise soddisfatto baciandole la fronte, poi la punta del naso ed infine dandole un lungo e lento bacio sulle labbra, facendo scorrere le sue mani lentamente dalle spalle alla curva dei fianchi.
Ellie si abbandonò completamente al suo tocco leggero e terribilmente piacevole, ignorando con tutta se stessa la timidezza.
Quando si fermò sul suo fondoschiena sentì qualcosa dentro di lei travolgerla inaspettatamente e si alzò di scatto dalle sue ginocchia come se punta da uno spillo.
Il ragazzo aprì gli occhi che si erano chiusi senza che se ne accorgesse, guardandosi attorno con aria confusa –Ho esagerato, scusa, scusami, scusa- ripetè mortificato –Non so cosa mi sia preso, è che..insomma,io..non..non riesco a controllarmi…- balbettò in difficoltà.
Ellie annuì, col respiro pesante ed irregolare.
Cercò di calmarsi e di riassumere un colorito normale mentre Zayn ancora la guardava preoccupato –Scusami- la pregò ancora.
Lei scosse la testa, ritornando a sedersi di fianco a lui –E’ tutto ok, solo che mi hai colta inaspettata- cercò di tranquillizzarlo.
Zayn le prese una mano stringendogliela sulla sua gamba –Allora la prossima volta basterà avvisarti?- chiese speranzoso, cercando di sembrare serio.
Ellie rise imbarazzata alzando le spalle –E’ meglio se mi metto al lavoro o non finirò mai- si alzò rimboccandosi le maniche –Dovresti davvero indossare qualcosa- sussurrò osservando i suoi addominali appena pronunciati.
Zayn sorrise –Di solito le ragazze mi chiedono il contrario- scherzò cercando dei vestiti puliti dal mucchio ai piedi del letto.
Ellie ridacchiò, seppur imbarazzata –Vado a fare una doccia, tu comincia- la avvisò il ragazzo prima di sorriderle e chiudersi in bagno.
 
 
-E’ fantastico, riesco di nuovo a vedere il pavimento- disse Ellie, aggiustando i cuscini del divano.
Zayn annuì, trascinando il cestino strapieno dei panni sporchi verso la porta.
La ragazza si avvicinò agli addobbi, cominciando a scartocciarli dal loro polveroso involucro.
-No ehi, ehi, non c’è bisogno che li apri perché non ho intenzione di usarli- la avvisò dirigendosi convinto nella sua direzione.
Ellie lo osservò confuso –Userai i tuoi addobbi personali?- chiese rimettendo a posto la scatola di palline rosse.
Il moro scosse la testa, lanciandosi sul divano finalmente pulito –Non uso addobbi-.
Cercò di ignorare lo sguardo meravigliato della ragazza concentrandosi sulla tv accesa che purtroppo trasmetteva solo stupidi film natalizi per bambini.
-E’ Natale, devi per  forza addobbare la tua camera!- esclamò allibita Ellie, riprendendo a scartocciare.
Zayn alzò le spalle –Non per forza- la corresse cambiando canale.
-Il grinch- Ellie corse verso di lui, rubandogli il telecomando dalle mani e alzando la voce per sentire meglio la stupida canzoncina che cantavano i protagonisti del film.
-Oh ti prego, non esiste film più sciocco di questo- disse tentando di recuperare il telecomando.
Ellie scappò via –Il grinch non è stupido, è il mio film natalizio preferito- lo riprese arrabbiata –E poi sarò io a costringerti ad addobbare la tua stanza- concluse risoluta.
Ignorò le sue parolacce e cacciò da uno scatolino di appena mezzo metro un piccolo alberello spelacchiato.
Zayn sospirò –Ti ho già detto che non ho intenzione di toccare quei cosi- imprecò spazientito indicando fili colorati, sfere rosse, e animaletti invernali.
Ellie alzò le spalle –Pazienza, vorrà dire che lo farò da sola- concluse cominciando a girare attorno all’alberello per posizionare le lucine.
Zayn alzò le mani al cielo esasperato –E va bene!- scandì  benele parole per farle recepire il messaggio che lo faceva contro la sua volontà, prendendo dalla scatola la stella rossa che doveva essere un puntale, ma la ragazza lo bloccò immediatamente.
-Che fai?!- lo riprese indignata bloccandolo
Zayn la guardò confuso –Ti aiuto...Non era questo che volevi?-.
Ellie aprì la bocca, richiudendola parecchi minuti dopo –L’albero si comincia sempre dalle lucine e dai nastrini. Il puntale va per ultimo!- spiegò come se fosse ovvio, scuotendo la testa.
Zayn sospirò ancora una volta –Fai sul serio?- domandò esasperato –Cioè tu…oh lascia stare, fai come ti pare- si rassegnò posando la stella di nuovo al suo posto.
Ellie sorrise soddisfatta, riprendendo a girare attorno all’albero –E poi sono io che metto il puntale, sin da bambina-.
Il ragazzo chiuse gli occhi, cercando di calmarsi –E a quanto pare non sei mai cresciuta- blaterò aiutandola con le luci.
Ellie alzò le spalle, sorridendogli adorabilmente e lui si sporse in avanti per rubarle un bacio, ma la porta si aprì di scatto dopo un colpo fugace.
E Zayn maledicendo il Natale, gli addobbi e tutto il resto, desiderò diventare invisibile.
 
Ellie fece vagare lo sguardo confuso dai nuovi arrivati sorridenti a Zayn scosso e infastidito.
Fermi sulla soglia c’era un uomo alto e robusto, con i capelli neri ben pettinati, il viso ricoperto da barba scura e gli stessi occhi e tratti spigolosi terribilmente identici a quelli di Zayn ed una donna magra e minuta dal viso lungo, sottili e liscissimi capelli castani e il sorriso dolce ed emozionato.
Fu la prima a parlare, portandosi una mano d’avanti alla bocca –Zayn..- sussurrò mentre gli occhi le diventavano acquosi.
Fece un passo avanti ma l’uomo le prese la mano, trattenendola –Calma tesoro, aspetta- le sussurrò dolcemente accarezzandole il viso.
Ad Ellie sembrò di rivivere una delle scene da romanzo che viveva con il ragazzo al suo fianco: la stessa dolcezza nella voce trascinata, lo stesso tocco delicato ma deciso e gli stessi occhi…innamorati?
L’uomo si voltò ad osservarli, sorridendo cauto –Yaser, Yaser Malik- si presentò porgendo la mano ad Ellie.
La ragazza guardò la mano tesa per poi rivolgere lo sguardo titubante a Zayn immobile e silenzioso.
Quando incontrò il suo sguardo sembrò risvegliarsi da uno stato di trance momentanea, non parlò ma alzando la mano riabbassò quella del padre.
L’uomo tentò di nascondere un velo di delusione con un sorriso incoraggiante –Come stai, Zayn?-.
La donna alle sue spalle osservò il pavimento, cercando di trattenere le lacrime e suo marito allungò il braccio per stringerla al suo fianco.
-Cosa ci fate qui?- la voce di Zayn era dura come una lastra di pietra, terribilmente simile alle prime volte che lo aveva conosciuto.
Alla donna scappò un verso di timore ma Yaser sorrise di nuovo a suo figlio –E’ da tanto che non ci vediamo, e…oh Trisha…è fantastico,è cambiato tanto negli ultimi anni- disse rivolto alla donna.
Zayn strinse i pugni –Andatevene via, non vi voglio qui, non adesso- sibilò con la voce fredda, dopo aver guardato Ellie.
Il padre le rivolse di nuovo lo sguardo, sorridendole –Tu devi essere Ellie, Bobby ci ha detto tutto di te- disse allargando il suo sorriso.
Dalle labbra di Zayn scappò un verso di frustrazione –Quei maledetti Horan non si fanno mai gli affari loro- imprecò andando verso l’armadio e cercando il suo giubbotto.
La donna si schiarì la voce –Ti prego, Zayn, ti prego…solo un attimo- lo pregò con la voce rotta.
Zayn si bloccò, voltandosi nella loro direzione e osservandola desolato.
-Non posso, lo so cosa volete mamma, ma io non posso. Non ci riesco- la voce gli si incrinò prima che ritornasse ad indossare la sua maschera dura.
Yaser riprese la parola –E’ difficile anche per noi, Zayn. Ma per favore, non scappare ancora- aveva perso il sorriso e l’espressione degli occhi era passata da dolce e comprensiva a distrutta e stanca.
-Per favore, è solo una cena. Vieni, che ti costa. E’ la vigilia di Natale- Trisha si strinse al braccio di suo marito, con lo sguardo ancora incollato sul figlio.
Zayn si voltò ad osservare Ellie, che anche se confusa gli sorrise incoraggiante.
Lui le rivolse uno sguardo di scuse come per dire ‘Non avrei voluto che assistessi a tutto questo’.
-Perché non vieni anche tu Ellie? Se per domani sera non hai impegni saremmo felicissimi di averti in casa nostra per la cena della vigilia- la invitò l’uomo mentre sua moglie annuiva.
-NO!- Zayn ritornò al suo fianco, scuotendo risoluto la testa –Non verrà nessuno, né io, né lei-.
La donna non riuscì a trattenere oltre le lacrime e scoppiò in un pianto silenzioso e suo marito la osservò desolato –Ti prego- non parlava più con suo figlio, ma con lei –Vieni, ti prego. Se verrai tu lui ti seguirà, non ti lascerebbe sola. Per favore-.
Ellie osservò dispiaciuta l’uomo esausto davanti a lei che stringeva sua moglie in lacrime al petto e voltò lo sguardo verso Zayn.
Il ragazzo sembrava devastato proprio come suo padre, le prese la mano ed annuì –Va bene, papà se per Ellie va bene verremo. Ma solo per la vigilia, non chiedermi altro. Sto meglio così, sai che non ce la faccio-.
Le rivolse lo sguardo in una supplica muta che sembrava urlare ‘non lasciarmi da solo ad affrontarlo ’ e lei sospirò, stringendo di più la sua mano –Per me va bene-.
Le lacrime della donna sgorgarono ancora di più sulle sue guancie lisce –Grazie, grazie, ti sarò grata per sempre, grazie- le prese l’altra mano tra le sue umide per le lacrime e le sorrise speranzosa.
Yaser le mise una mano sulla spalla, rindossando il suo sorriso affettuoso –Tesoro, è meglio se li lasciamo soli per chiarirsi adesso- disse a sua moglie che la lasciò annuendo.
-A domani, non ci credo che posso dirlo davvero- sussurrò felice, stringendosi tra le braccia del marito che li salutò con una mano, prima di uscire dalla stanza.
Quando la porta si fu chiusa Zayn si voltò verso di lei, abbracciandola –Scusa- sussurrò nel suo collo accarezzandole la schiena.
Ellie scosse la testa –Non devi scusarti, in realtà mia zia è partita e avrei passato la vigilia da sola. Mi fa piacere venire anche se sono un pò in imbarazzo- lo rassicurò.
Zayn la strinse più forte –E’ un casino-.
-Non mi è chiara la situazione, ma loro ci tenevano davvero che tu andassi- disse seguendolo sul divano.
Il ragazzo si stese di lato, invitandola con la mano a mettersi al suo fianco.
Ellie arrossendo lo affiancò di spalle, sciogliendosi al tocco delle sue mani che le accarezzavano i fianchi –Non mi va di parlarne, per favore. Credo che domani ti sarà chiaro perché lo vedrai con i tuoi occhi- spiegò annusando i suoi capelli.
Ellie annuì.
Non aveva idea di cosa stesse parlando, né di perché i suoi genitori erano tanto tristi e né di perché lui non voleva tornare a casa, ma annuì comprensiva, rimanendo in silenzio.
-Rimaniamo un pò qui così, ti accompagno più tardi- le chiese appoggiando la fronte alla sua schiena.
La ragazza annuì di nuovo, chiudendo gli occhi e dimenticandosi di tutto il resto.
 
 
Ciaaaao  a tutte, fanciulle!
Il Natale è quasi vicino ed io non potevo non contagiare i personaggi con il mio  eccessivo spirito natalizio!
Ellie mi somiglia sempre di più ormai, e Zayn è sempre più dolce ma si sa..a Natale sono tutti più buoni no?
Quindi ‘Buuuum’ ecco i genitori di Zayn spuntati dal nulla con i loro misteri, non vedo l’ora di scrivere il prossimo capitolo perché aspettavo questo momento da un eternità.
Pubblicherò prestissimo, promesso, ma voi fatemi sapere cosa pensate del capitolo o della storia in generale, se immaginate quale possa essere il motivo che spinge Zayn lontano da casa e boh, ditemi tutto quello che vi pare tanto mi fa piacere comunque!
Vi lascio e mi raccomando, addobbate eccessivamente le vostre case e non fate come Zayn il musone mi raccomando!
See u soon xx
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