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Autore: AthenaSkorpion    08/12/2014    1 recensioni
Orfeo ed Euridice, una delle coppie più belle della mitologia greca e della letteratura mondiale. Tenterò di interpretare a modo mio la loro storia, dall'incontro alla tragica separazione alle porte dell'Ade.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Orfeo decise di accompagnarla dai genitori per approfittare ancora per un po' della sua compagnia. La luce già volgeva ad ovest e la malinconia lo stava afferrando. Tenendola per mano, non riusciva a smettere di pensare che forse quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe visto la graziosa Euridice.
- Dove hai imparato a suonare in quel modo?- chiese la driade, ancora sorpresa e scombussolata. 
- Il dio Apollo mi ha donato questa lira e mi sono esercitato a lungo per poterlo onorare al meglio con la mia musica. E tu? Quel canto era meraviglioso.
Euridice rise squillante e disse, stringendo la sua mano più forte a sé:- Mi è venuto naturale giocare con quella musica! Sei un dio quando accarezzi quelle nove fortunate corde.
Arrossirono entrambi e per un momento si guardarono negli occhi. Orfeo si fermò e lei lo imitò. Con delicatezza e infinita dolcezza sfiorò con il dorso della mano il viso della fanciulla, che rabbrividì senza nascondere un sorriso compiaciuto.
- Così?-chiese Orfeo mormorando. Lei annuì e si avvicinò al suo petto per rifugiarvisi.
- È da ingenua e immatura farsi colpire da Eros in pochi e brevi istanti? È da irresponsabile ragazzina fidarsi di uno sconosciuto, un così bello e sorprendente sconosciuto?
Orfeo la accolse tra le sue imponenti braccia e sussurrò:- È sciocco desiderare improvvisamente di vedere la propria arte, la propria gioia, la propria stessa vita fuggire via purché questo dia anche solo una scintilla di gioia ad una ragazza dalla bellezza e grazia irraggiungibile e dolorosa, or ora ritrovata tra i boschi come un pericoloso dono degli Dei?
Euridice si allontanò improvvisamente e disse:- Parla con mio padre. Non voglio nessun altro nella mia vita.
Orfeo fu preso in contropiede, ma accolse la proposta con entusiasmo. La prese per mano e a grandi passi si diressero verso la silvana casa della driade.
La giovane, a piedi nudi, quasi trascinava con sé il divertito Orfeo, che la seguiva docilmente.
Euridice lo fermò sobbalzando per lo spavento e lo costrinse a nascondersi non appena vide che un uomo stava uscendo dalla sua piccola abitazione.
- Quello è Aristeo! Sono giorni che tenta di convincere mio padre... Dei immortali, fate che non abbia accettato- sussurrò terrorizzata e ansimante Euridice.
Orfeo fu inquietato dal timore della sua amata (pensare a lei come alla sua amata agitò il suo stomaco), così spaventata e indifesa. Osservò Aristeo: aveva l'aspetto di un pastore, piuttosto rozzo nei modi e sporco nel mostrarsi. Con voce roca e arrogante salutò il padre di Euridice e se ne andò indignato. Probabilmente l'affare era di nuovo saltato.
Euridice si voltò verso Orfeo e disse:- Ora ho paura... Se mio padre ci vedesse tornare insieme a casa si arrabbierebbe molto.
Orfeo annuì e andò da solo ad affrontare il padre della driade.
Euridice tremò. La sua felicità dipendeva integralmente da ciò che il musicista avrebbe detto. restò fuori dalla casa, attendendo il ritorno del suo uomo dal duello.
Non aveva mai immaginato che il suo primo amore sarebbe stato così intenso, sacro, struggente e caldo come il Sole, ma ancor di più stentava a credere di  essere caduta così facilmente tra le braccia di uno sconosciuto, per quanto accoglienti, delicate e amorevoli fossero quelle braccia. Orfeo era affascinante. La sua musica l'aveva stregata, il suo portamento quasi regale e il riguardo che aveva avuto nei confronti di lei l'avevano conquistata.
E se avesse scoperto che era solo un'illusione destinata a fallire? Se Orfeo avesse perduto l'amore per lei? Se l'avesse trattata male? Mille sentimenti si agitavano nella sua tempestosa anima.
Non poté attendere oltre. Con il cuore che batteva all'impazzata, uscì dal proprio nascondiglio e bussò alla porta, per poi entrare in casa.
Il padre e Orfeo si alzarono davanti a lei.
- Mia bella figliola, vieni qui- ordinò il padre facendole segno con la mano di sedersi accanto a lui. 
Orfeo e la driade si scambiarono un'occhiata di complicità che il genitore non colse. L'anziano sospirò e disse:- Amatissima Euridice, molti uomini sono venuti a chiedermi la tua mano prima di oggi e penso sia giunto il momento che tu scelga tra i pretendenti che ritengo migliori. Dimmi, luce dei miei occhi, sceglierai Aristeo figlio di Apollo, o il qui presente Orfeo figlio di Eagro?
Euridice, senza pensarci due volte, ricolma di una gioia insostenibile, quasi gridò:- Orfeo!
Nello stesso istante un suono violento di oggetti rotti si udì da fuori. Tutti i presenti trasalirono ed uscirono a vedere cosa stava succedendo. Sotto le ombre della sera imminente, Aristeo aveva origliato e ora ringhiava come un animale.
- Bella Euridice, cara Euridice, esco dalla tua casa dopo aver offerto quanto di più prezioso potesse esistere nel mondo al tuo santo padre, mi volto e vedo un altro uomo entrare nella tua casa e rapirti di fronte a me con le sue belle parole! Vergogna! 
Euridice indietreggiò spaventata. Orfeo ebbe un terribile presentimento.
- Ma se quest'uomo può darti nome di sposa portando solo una vecchia lira nella tua piccola dimora, io che ho offerto armenti, la mia casa e tutto me stesso, posso avere da te qualcosa di più.
Il pastore si avvicinò rapido alla ninfa e Orfeo, pronto a difenderla, gridò:- Fuggi, Euridice!
Il padre della driade e il suo promesso sposo inseguirono Aristeo finché non riuscirono a prenderlo, ma la giovane ragazza, terrorizzata, non smise di correre nella foresta neanche quando calpestò un ramo pieno di spine. Si guardò indietro e scoprì di essere sola nel bosco, le stelle già alte nel cielo. Esausta, presa dal panico e sconsolata si sedette e iniziò a piangere sulla riva del fiume dove quella stessa mattina aveva incontrato Orfeo. 
Il piede iniziò a farle davvero male e quando lo osservò vide che si era gonfiato. Due piccoli fori ravvicinati. Era stata morsa da un serpente. Sopraggiunse allora la disperazione più grande che avesse mai provato. Doveva tornare a casa o lasciare che venissero loro a cercarla? Non poteva attendere. Si alzò in piedi ma ricadde a terra; aveva perso sensibilità alla gamba. 
Sbrigati, amore mio, o non  ti vedrò mai più. 
Non l'avrebbe mai ritrovata lì, nella penombra. Iniziò a cantare con voce malferma, in lacrime, e continuò a farlo finché il freddo non iniziò a bloccarle le vene. Faticava a respirare, ma con voce flebile ancora intonava un canto dolce e malinconico.
- Euridice!
La ninfa udì quella parola risonare sotto la Luna testimone, ma non ebbe neppure la forza di sorridere. L'ultima immagine che vide fu il volto di Orfeo, che le sorrideva rassicurante con gli occhi annegati nelle lacrime trattenute.


La foresta risuonò delle grida strazianti del musicista, che tra le sue calde braccia stringeva il gelido corpo della driade adorata, maledicendo il nome di Aristeo.
   
 
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