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Autore: KikiShadow93    08/12/2014    9 recensioni
Durante una tranquilla giornata di navigazione, Barbabianca e la sua famiglia trovano qualcosa di incredibile in mare: una bambina, di cui però ignorano la vera natura.
Decidono di tenerla, di crescerla in mezzo a loro, ovviamente inconsapevoli delle complicazioni che questa scelta porterà, in particolar modo per l'arrogante Fenice.
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Marco, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un'allegra combriccola di mostri.'
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Dopo l'assai abbondante banchetto della sera precedente, la ciurma ha ben poco con cui fare colazione. Però nessuno si lamenta, dal momento che hanno ben altro a cui pensare. Come, per esempio, il fatto che da lì a poco approderanno su un'isola piena di creature sputate dall'Inferno.
Per fare un altro esempio, sennò, il fatto che abbiano sentito degli strani rumori provenire dalla stanza del Quinto Comandante dopo che Jena ha smontato la guardia.
Per farne un altro, sennò, il fatto che due piccoli demonietti dagli occhioni dolci scorrazzino sulla loro nave a briglia sciolta.
Mentre sono tutti immersi in chiacchiere leggere per evitare di crollare addormentati con la faccia immersa nel cibo come spesso capita ad Ace, l'Imperatore immortale fa il suo ingresso nella stanza, mettendo in bella mostra un busto magnificamente allenato ricoperto di vistose cicatrici.
«Buongiorno...» biascica a mezza bocca mentre si stropiccia l'occhio. Ha i capelli arruffati in maniera imbarazzante, sparati da un lato come se una mucca gli avesse leccato la testa nel sonno. Indossa solo un paio di pantaloni blu di una tuta e la benda nera sull'occhio mancante. Niente maglia, scarpe o calzini. In fondo, si è svegliato da quindici minuti scarsi; lavarsi i denti e farsi una doccia veloce era il massimo che il suo corpo provato dall'orrenda nottata potesse fare.
«Hai un'aria da schifo!» urla senza peli sulla lingua Ace, facendo voltare tutti i presenti verso il ciondolante licantropo, la cui espressione tradisce un disperato bisogno di riposare.
«Ho dormito sul comodino.» biascica in risposta il diretto interessato, allungando un braccio verso la tavola scarsamente imbastita e afferrando un tozzo di pane per mettere a tacere lo stomaco. «Silly ha insistito per fare la guardia da sola, così sono andato a dormire con Týr e Astrid. Il problema qual è? Astrid si prende almeno tre quarti del letto, mentre Týr prova a stritolarti e scalcia come un mulo. Inevitabilmente mi sono ritrovato a dormire sul comodino.» spiega dopo aver ricevuto degli sguardi confusi dai pirati, che adesso ridono di gusto di lui.
«E tu saresti un Imperatore?!» lo sfotte prontamente Rakuyo.
«Prima di tutto sono fratello, padre e marito.» la risposta di Fenrir è pacata e calma, diversamente da ciò che uno si potrebbe aspettare da un lupo mannaro del suo calibro.
«Tenetevi pronti, manca circa un'ora allo sbarco.» afferma subito dopo, incamminandosi tranquillo verso il capitano. Vuole rivelargli più dettagli su ciò che li aspetta una volta sbarcati, spiegargli quali sono le loro usanze e ribadire per la trentesima volta che non dovranno fare commenti o vomitare nel caso vedano qualcuno mangiare arti umani.
«Non abbiamo ancora avvistato uno straccio di terra!» gli urla dietro Jaws, non riuscendo a capire se quell'uomo li sta prendendo in giro e li sta conducendo alla morte, o se è serio e c'è nuovamente qualcosa dietro.
«Helheimr è protetta da un incantesimo che la cela totalmente al resto del mondo. Solo il sangue di un Lothbrook permette l'accesso.» spiega calmo l'Imperatore, sedendosi composto al proprio posto. Sente improvvisamente una stretta allo stomaco quando vede arrivare a passo di marcia la consorte e il fratello, già intenti a scannarsi a parole.
E pensare che gli ho detto semplicemente di incidere la runa sulla polena, pensa scocciato, passandosi le mani nei capelli. La situazione per lui diventa ancora più critica nel momento in cui fanno il loro ingresso pure gli agitatissimi gemelli, galvanizzati come sempre.
«Babbo!» urlano in coro, superando la madre e lo zio e lanciandosi con forza tra le sue braccia. Lo stringono e sorridono felici quando vengono stretti a loro volta, sentendosi protetti da qualsiasi pericolo esistente. Pure loro sono a conoscenza della minaccia esercitata da Peter, ma grazie alla presenza del genitore non riescono a comprendere perché tutti ne siano così spaventati.
«Vi siete comportati bene?» domanda il Sovrano con tono dolce, carezzando delicatamente le testoline brune dei piccoli diavoli che gli sorridono con un'aria evidentemente colpevole. Certo non gli diranno mai che hanno passato buona parte della notte svegli a giocare a carte con Ace e Blamenco, e neanche che gli è stato insegnato a barare, ma Fenrir se lo immagina.
«Lo sapevo.»
«Ma tu sai sempre tutto?» domanda sbalordito Bjorn, alzandosi in piedi sulle gambe del genitore e guardandolo con occhi sgranati.
«Certo!» non è del tutto ironico Fenrir. Pur non essendo un grande studioso come può esserlo Wulfric, arriva sempre ad intuito a capire ciò che lo circonda, motivo per cui può dire con una certa sicurezza di sapere sempre tutto. Un altro esempio della sfacciata fortuna della dinastia Lothbrook.
«Signorini, via le maglie. Scopriamo quanto siete aumentati di massa.» ordina Astrid, afferrando saldamente Floki sotto le braccia per capire quanto il suo peso sia aumentato.
Li controlla ogni giorno per scoprire quanto la Luna abbia influenzato la loro crescita, quanto le loro ossa si sono allungate e quanto i loro muscoli si siano sviluppati. All'inizio la cosa la terrorizzava al punto da lasciare il compito a Wulfric e Freki, medici dell'isola, ma alla fine ha accettato la cosa e ha cominciato ad occuparsene di persona.
Anche quella notte il loro aspetto è cambiato: da graziosi bambini con i visetti angelici, a ragazzini dai tratti più decisi e gli occhi maturi, con i capelli che ricadono loro sul collo; i muscoli delle braccia e delle gambe si sono ulteriormente sviluppati, mentre la pelle sugli addominali pare quasi essersi modellata per mettere in risalto i muscoli sottostanti, conferendogli una tartaruga degna di nota.
«Allora?» domanda curioso Fenrir, mentre il fratello si siede tra lui e Barbabianca per riuscire a dividerli.
«Di questo passo diventeranno grossi come tori...» mormora vagamente stizzita, lasciando andare i figli che immediatamente corrono dai Comandanti a cui si sono affezionati di più. Gli uomini, seppur ancora con una lieve incertezza, lasciano che i due piccoli principini si uniscano a loro e facciano colazione con i pochi rimasugli di cibo che sono riusciti a conservare dal più che abbondante banchetto della sera precedente.
I tre Sovrani conversano tranquillamente tra loro sotto gli occhi attenti del capitano, che sorseggia la sua usuale tazza di caffè.
Un grido carico di eccitazione, seguito dall'arrivo turbolento di Mimì, rompe improvvisamente la loro quiete, facendoli scattare in piedi come molle. In fondo sono pur sempre nel mirino di Peter Bàthory, abbassare la guardia sarebbe da imbecilli, e Mimì è solita emozionarsi come una bambina quando sta per combattere, come se si trattasse di un gioco divertente. Quando però la vedono correre verso di loro quasi volteggiando, seguita da un più che imbarazzato Satch che cammina con la testa china e un vistoso rossore sulle guance, rilassano immediatamente i muscoli e tornano alla loro colazione, fregandosene come di consuetudine. Se ci fossero stati degli avversari nel raggio di un chilometro, si sarebbe limitata ad urlare come una pazza e saltellare immediatamente sul ponte per riceverli in grande stile. Invece adesso porge la mano sinistra al suo Signore, mettendo in mostra un anello fatto con il collo limato di una bottiglia.
«Wow, un anello orribile, complimenti.» commenta Týr, tornando a sorseggiare la sua tazza di sangue quotidiana. Questo è uno dei motivi per cui freme dalla voglia di tornare a casa: potrà finalmente interrompere quella maledettissima dieta!
«Sai cosa significa?» domanda eccitata Mimì, saltellando sul posto come una bambina.
Satch, seduto in mezzo ai fratelli, poggia i gomiti sul tavolo e si regge la testa tra le mani, senza avere il coraggio di guardare nessuno. Non che sia pentito di ciò che ha fatto, per carità, solo che sa bene quanto la sua scelta sia piuttosto innaturale per uno come lui.
«Che il tuo cattivo gusto ha toccato vette ancora inesplorate?» azzarda Týr, facendo sbuffare una più che sorridente Mimì. Astrid, al fianco del vampiro, si porta le mani alla bocca, emozionata. Jena, seduta sulle gambe di Vista, scatta in piedi fulminea e squittisce per l'emozione, insospettendo ulteriormente i vari pirati. Silly, diversamente dalle due lupe, si limita a rimanere in silenzio a fissare l'amica, incapace di concepire un qualsiasi pensiero di senso compiuto.
«SONO FIDANZATA!» urla piena di gioia la vampira, scatenando così l'incredulità generale. Un pirata che si sposa non è una cosa da tutti i giorni, in fondo. Per alcuni versi è addirittura innaturale!
I vari Comandanti seduti allo stesso tavolo del promesso sposo si voltano a guardarlo allibiti. Avevano sì capito che quella era una relazione di una certa importanza per Satch, ma non avrebbero mai e poi mai immaginato che avrebbe compiuto un passo tanto importante.
Satch, sentendosi osservato, alza un poco la testa, incontrando così le loro facce sconvolte. Non che si aspettasse reazioni tanto differenti in realtà, ma sperava almeno in un sorriso.
«Era l'unico modo per farle dimenticare la questione del “mostro”...» si giustifica così, sorridendo in modo forzato e tornando poi a fissare il piatto semi-vuoto davanti a sé.
Quando poi decide di alzare finalmente la testa per vedere la reazione dello stimato capitano, tira un mentale sospiro di sollievo nel vedere il suo sguardo sempre duro e fiero ammorbidirsi, tanto da sciogliersi in un'espressione commossa.
Fenrir, fin'ora rimasto seduto e composto, si alza lentamente e fissa con sguardo impenetrabili i due, mettendoli non poco in soggezione. Poi, lasciandoli un poco interdetti, alza in alto il suo calice pieno di tè, esclamando: «Gratulerer!»
Mimì, incapace di trattenersi, si butta tra le sue braccia e lo stringe con forza, ricordandosi solo in un secondo momento che quello che sta stritolando è il suo Imperatore. Nel momento in cui prova ad allontanarsi, però, l'uomo la stringe a sua volta, passandole dolcemente una mano sulla testa.
Silly, fin'ora rimasta al suo posto in silenzio, si alza incerta e si dirige con passo malfermo verso quella che, da quando ha abbracciato l'immortalità, è la sua più grande e cara amica, bloccandosi a meno di due metri da lei. La guarda dritto negli occhi, con un turbinio di emozioni a farle girare la testa. Poi la felicità prevale su qualsiasi altra cosa e si fionda urlando tra le sue braccia, venendo stretta a sua volta dalla futura sposina.
Le due saltellano sul posto, squittendo come due ragazzine, e la tensione venutasi a creare sembra spezzarsi di colpo: tutti esultano, tutti brindano con il caffè e il latte caldo che hanno davanti, augurando al loro compagno tutta la felicità di questo mondo.
Satch è ben consapevole di aver fatto una scemenza colossale, così come sa che sarà un rapporto difficile per entrambi. Perché sì, lei può benissimo rintracciarlo e andare da lui ogni volta che ne avrà voglia, ma in ogni caso dovranno sicuramente stare separati per lunghi periodi di tempo: lui è un pirata molto ricercato, un Comandante di Barbabianca, mentre lei è una vampira millenaria legata alla sua gente, costretta da antiche regole a servire fedelmente il proprio Sire e, di conseguenza, a stargli vicino. Senza contare poi che Mimì ha pure il fratello ad Helheimr.
La situazione sarà resa ancor più difficile per il fatto che Satch ha già messo in chiaro di non voler essere trasformato, di non voler abbracciare l'immortalità, motivo per il quale sono entrambi più che consapevoli che la ragazza, un domani, soffrirà immensamente e per un assai lungo periodo di tempo.
Ma adesso non vogliono pensarci. Non vogliono pensare a niente al di fuori dell'arrivo all'isola.


«Credi che sia stata una buona idea lasciarle da sole?» domanda incerto Ed, camminando con le mani nelle tasche e la testa china. È sicuro che la combinazione Akemi + Freya sia già di per sé esplosiva, e non certo in senso buono, ed è ancor più sicuro che quella combinazione sommata al fatto che siano state lasciate da sole nella zona desertica ad allenarsi sia assai peggiore.
Ginevra, come ormai accade sempre più spesso in sua compagnia, lo prende a braccetto e poggia la testa sulla sua spalla, sospirando pensierosa. Anche lei sa bene che quelle due psicopatiche se ne daranno di santa ragione, e anche che probabilmente ne usciranno con delle ferite di non lieve entità, ma sa altrettanto bene che nessuno ad Helheimr in quel momento può mettere in discussione le decisioni di Freki. Probabilmente neanche se ci fosse Fenrir potrebbero essere cambiate, visto che è stato proprio il Sovrano, con il permesso della moglie, a rendere il licantropo il tutore della ragazza, titolo assai prestigioso anche se noioso.
«Stai tranquillo Eddy» gli sorride dolcemente facendolo arrossire «Freki sa quello che fa.»
Il giovane licantropo non è per niente rincuorato dalle sue parole, ma decide saggiamente di lasciar perdere la questione. Preferisce provare a rilassarsi e godersi la compagnia della donna al suo fianco mentre passeggiano sulla spiaggia.
È proprio su questa spiaggia, che confina con il limite del bosco, che i due si sono trovati quella mattina. Wulfric aveva dato loro il compito di pulirla, e così hanno fatto: hanno raccolto i pochi mozziconi di sigaretta che il vento aveva trasportato fuori dai posacenere e i pochi legnetti sparsi sotto la sabbia. Ora è perfetta, come deve essere, e Ed si sente profondamente fiero di sé stesso.
Le onde basse vanno e vengono col loro monotono mormorio che sembra quasi una ninna-nanna. Si infrangono sulla spiaggia bianca, bagnando loro i piedi scalzi. Alcuni cuccioli escono dall'acqua, ridendo e schizzandosi. C'è pure il suo fratellino più piccolo, Banzai, intento a rincorrere gli amichetti.
C'è un dolce profumo di frullati fatti con la frutta di stagione nell'aria, proveniente dal piccolo chiosco nelle vicinanze. Gli viene voglia di portarci la bella Ginevra, ma l'urlo emozionato del fratellino lo mette subito in allarme. Non che ci siano reali pericoli sull'isola, neanche per sogno, ma quei bambini sono sempre tanto agitati da non lasciarti mai il tempo di rilassarti completamente. Con tutte le loro scemenze quotidiane, che prevedono costantemente un osso rotto, non puoi mai lasciarli davvero da soli.
Si volta di scatto per aiutarlo, vedendolo correre di nuovo fuori dall'acqua senza alcuna preoccupazione. Anzi, può dire senza ombra di dubbio che quel piccolo diavoletto giocherellone è molto felice. Per cosa non lo sa, ma in realtà non gli importa poi molto.
«Ed...»
Gli importa molto di più sentire la voce quasi terrorizzata della donna al suo fianco.
Seguendo il suo sguardo, fermo e completamente catturato da qualcosa di sconvolgente, si accorge, in un primo momento, dei due gemelli che si spogliano e corrono in mare per giocare, spiegandosi così la felicità del fratellino, ma si accorge anche della presenza di due cose assolutamente straordinarie: umani, tantissimi umani, lasciati liberi di muoversi, come se fossero in vacanza, fatto mai accaduto prima; ma soprattutto si accorge della presenza di un vampiro che fino a quel momento non aveva mai avuto l'onore di vedere, ma di cui aveva tanto sentito parlare.
Sente la mandibola staccarsi e le gambe farsi molli tutto in un colpo. Inevitabilmente cade a terra quando i genitori, invasi da un profondo senso di gioia, lo spintonano per lanciarsi tra le braccia di un resuscitato Týr.
Non tutti però hanno avuto la loro stessa reazione: alcuni si sono mostrati confusi e incerti, altri terrorizzati. Perché nessuno è mai tornato dal mondo dei morti. Solo gli spettri ci sono riusciti, ma non hanno di certo un corpo tangibile come invece ha il loro resuscitato Re.
Ed e Ginevra, totalmente imbambolati, continuano a stare seduti sulla calda sabbia a fissare quell'enorme gruppo avanzare senza preoccupazioni. Beh, non proprio senza, perché i vari umani dietro i Sovrani emanano un chiarissimo odore di paura. E come dargli torto, in fondo? Sono circondati da mostri! Dietro di loro si trascinando Windigo, Banshee e altre creature dall'aspetto mostruoso, con corna, peli e zanne.
Coloro che bivaccavano in spiaggia sono completamente ipnotizzati da quella visione. Ipnotizzati e profondamente confusi: come fa Týr ad essere vivo? Molti lo hanno visto morto stecchito. Ma, soprattutto, perché Fenrir e Astrid camminano al fianco di esseri umani? Solo per la Luna di Sangue vengono portati sull'isola, e mai nessuno ne esce vivo. Dai loro sguardi e dal modo in cui si parlano, però, capiscono subito che quelli non sono venuti per fare da spuntino: sono ospiti.
«Ehi, tossicomane!»
Sentire la voce allegra di Týr li stordisce come un pugno devastante nella bocca dello stomaco, e non sono pochi quelli che si commuovono e scoppiano in un pianto quasi disperato. Giusto i bambini se ne sbattono altamente e continuano a giocare, ignari di quanto quell'evento sia memorabile.
In realtà non sono solo i bambini a fregarsene: anche Freki!
Il licantropo, infatti, è rimasto placidamente sdraiato sulla sua sdraio a prendere il Sole e rilassarsi, stordito dai nuovi farmaci che ha deciso di testare.
Il gruppo si avvicina ai fratelli Ulykke, osservandoli con una certa rabbia. I pirati infatti hanno riconosciuto subito i due come quelli che aggredirono Akemi. Marco, in particolar modo, ha riconosciuto immediatamente Freki, e una voglia disumana di distruggerlo a livello molecolare ha invaso ogni singola cellula del suo corpo.
È solo grazie alla ferrea presa che Silly esercita sul suo polso che non scatta per attaccarlo.
La rossa gli fa poi cenno con la mano libera di avvicinarsi e Marco, seppur con una certa incertezza e riluttanza, esegue, portando il viso a pochi centimetri dal suo.
«Gliel'ha data perché ha saputo che te ne sei sbattute due alla volta. Quello che non sapeva è che tu la credevi morta.» afferma a bassa voce la ragazza, facendolo accigliare. «Quindi, per farla breve, siete due coglioni orgogliosi e impulsivi. Sì, cara Fenice, anche tu. Dovresti sapere che i giornali della Marina non sono attendibili al cento per cento!» aggiunge subito dopo, lasciandolo finalmente andare.
«Com'è che a te non fa nessun effetto vedermi?» si concentra completamente sul tono incerto di Týr, Marco, e si sforza con tutto sé stesso di guardare altrove per non perdere completamente le staffe. In fondo, prima di sbarcare, Newgate l'ha convocato nella sua cabina per raccomandarsi di non fare sciocchezze di alcun genere; non sanno dove stanno per sbarcare, non sanno se possono fidarsi di tutti gli abitanti come dice Fenrir, quindi è meglio mantenere un basso profilo e non essere invadenti.
«Ti sbagli, Týr. Mi fa molto effetto, ma sono sotto sedativi.» risponde pacatamente Freki, lasciando vagare lo sguardo sui pirati che lo osservano con gli occhi iniettati di sangue.
Marco volta disgraziatamente la testa proprio nel momento in cui gli occhi del lupo sono sulla sua figura, ed è solo grazie all'intervento tempestivo di Silly e Mimì che non scoppia una violenta rissa tra i due.
I tre Sovrani sospirano innervositi ma, alla fine, non dicono niente, consci del fatto che loro stessi avrebbero fatto di peggio, mentre Freki se la ride sotto i baffi. Dopo la bruciante sconfitta di qualche mese prima, freme dalla voglia di staccargli la testa dal collo e di farlo a pezzettini.
Geri, seduto al suo fianco, prova ad alleggerire la tensione con una battuta decisamente poco divertente, che però riesce comunque a distogliere l'attenzione dei presenti dal problema principale.
«Abbiamo o no il dottore migliore del mondo? Testa i nuovi medicinali sulla sua pellaccia!» esclama infatti con voce allegra, sforzandosi di sorridere cordialmente. Lui, al contrario del fratello maggiore, è sempre stato vagamente più incline ad essere cordiale con gli ospiti, motivo per cui generalmente è lui quello che accompagna i nuovi arrivati ad esplorare l'isola.
«Questo non è indice che è un bravo dottore, Geri, ma solo che è dipendente dai farmaci.» risponde piccato Fenrir, fulminando con lo sguardo i due fedeli sottoposti ed imponendogli così di mantenere la calma. Non vuole risse, non vuole problemi: se devono sbudellare un essere umano, ci sono molte isole nei dintorni in cui divertirsi.
«Dov'è Kakashi?» domanda impaziente Týr, desideroso di abbracciare quello che senza ombra di dubbio è il vampiro che gli è uscito meglio: egocentrico, pazzo, con una sorprendente inclinazione all'omicidio e alle feste. Una sua copia in pratica!
«Ha fatto l'ennesima stronzata.» risponde sconsolato Geri, alzandosi finalmente in piedi per poter vedere più da vicino i pirati a cui ha dovuto dare la caccia. Gli sarebbe piaciuto scontrarsi con loro e tornare a casa con un nuovo trofeo, ma adesso si accontenta di farci amicizia e scoprire se sono simpatici e disponibili come più volte ha affermato la piccola Lothbrook.
«Ha mangiato di nuovo la frutta, eh?» storce le labbra e inarca un sopracciglio, Týr, evidentemente scocciato dalla testardaggine del suo piccolo tesoro.
«Esattamente.» affermano in coro i due fratelli, che per oltre un'ora si sono dovuti prendere cura dell'eccentrico biondino che ha voluto fare come al solito di testa sua. È anche per questa ragione che Freki si imbottisce di psicofarmaci un giorno si e l'altro anche di più: deve sopportare i continui sbalzi di umore di quel lunatico schizzato e deve anche riuscire a calmare i suoi impulsi suicidi/omicidi.
Ace e Satch, che non riescono a capire per quale ragione mangiare la frutta possa essere ritenuta una stronzata, si voltano di scatto verso Mimì e la strattonano leggermente per un braccio per attirarne l'attenzione.
«Spiegazione.»
Sorride appena la vampira, sentendosi lei stessa male all'idea di quello che sta passando il suo folle e caro amico dai capelli ossigenati.
«Noi vampiri non possiamo mangiare cibo solido, il nostro organismo non lo accetta. Possiamo nutrirci solo di sangue e tolleriamo poca altra roba liquida.»
«Se invece mangiate?» azzarda Ace, domandandosi come una persona normale possa resistere senza carne per tutta la vita. Anzi, se ci pensa un attimo, per molto più di una vita!
«Vomitiamo a spruzzo e ci sembra che ci stiano pugnalando nello stomaco. Tutto per diverse ore.» risponde pacatamente Mimì, come se fosse una cosa ovvia.
I presenti che hanno origliato la conversazione tra la vampira e i due Comandanti sono tutti dello stesso parere: vivere una vita da vampiro equivale a vivere una vita di merda!
«Fossi in te, comunque, correrei molto veloce.» borbotta con una certa indifferenza Freki, provando a concentrarsi sui suoni che il suo fine udito riescono a percepire anche a quella grande distanza. Perché ha sì lasciato volontariamente la sua allieva nelle grinfie di Freya per fare in modo che impari a difendersi sul serio da qualcuno che la vuole morta, ma non per questo non interverrebbe di corsa nel caso le cose si mettessero male.
Týr, dal canto suo, non riesce a capire fino in fondo il perché di quell'avvertimento, ma non fa in tempo a chiedere spiegazioni che un urlo feroce ed incredibilmente familiare gli giunge alle sensibili orecchie, facendolo tremare.
«STRONZO!»
Wulfric non perde praticamene mai il controllo. È successo pochissime volte in settemila anni, e sempre per ragioni valide come, per fare un esempio, l'ostinazione del suo Sire, nonché migliore amico e salvatore, nel mangiare cibi solidi che poi lo riducevano ad uno straccio; o, per citarne un altro, quando la veggente aveva spifferato a Peter tutti i loro piani. Nella maggior parte dei casi, però, era sempre colpa di Týr, come in questo caso.
L'antico Re, conscio del fatto che Wulfric è fisicamente più forte di lui, si sfila frettolosamente la giacca per provare a liberarsi dalla sua presa, venendo però afferrato prontamente per i capelli.
«Mollami subito!» urla sul punto di una crisi isterica, venendo allegramente ignorato e sbattuto a terra come un tappeto.
Wulfric gli si piazza sopra a cavalcioni e gli molla un pugno in pieno volto, rompendogli lo zigomo. A quel pugno ne seguono molti altri, e a poco vale la resistenza del Sovrano: se Wulfric decide di picchiarti per farti capire il tuo errore, allora lo farà, e non ci sono Sovrani capaci di fermarlo. In realtà Fenrir potrebbe batterlo senza sforzo, ma vederli azzuffarsi come due bambini lo diverte ogni volta.
«Stygg dust! Du har en vag idé om hva jeg gikk gjennom?! Du er en egoistisk drittsekk!» urla in preda alla rabbia più cieca Wulfric, rotolandosi nella candida spiaggia assieme a Týr. Si tirano i capelli fino a strapparsi delle ciocche, si prendono a pugni e si strattonano come se ne valesse della loro vita. «Nå skal jeg drepe deg seriøst, stinking drittsekk! Og tro meg når jeg forteller deg at ikke kommer tilbake!»*
Wulfric urla. Týr urla. Fenrir ride di gusto e Astrid si vergogna come una ladra. La ciurma non ha idea di cosa pensare di fronte ad un atteggiamento simile, e il fatto che alcune creature dall'aspetto assai poco amichevole li annusino e li guardino come se fossero dei succulenti polletti allo spiedo non li aiuta a stare tranquilli o pensare lucidamente.
«Cosa sta dicendo?» domanda Blenheim alla bionda licantropa, osservando il vampiro dai lunghi capelli grigi sotterrare la testa di Týr sotto almeno un metro di sabbia.
«Lo insulta e lo minaccia.» risponde assottigliando lo sguardo e cercando di ricordare se e quando Wulfric ha sbattuto la testa ed è diventato così imbecille. «Adesso sta imprecando contro il Dio cristiano.» mormora dopo qualche secondo, in cui Týr è riuscito a liberarsi dalla sua presa e si è messo a correre verso il mare per sfuggirgli.
Pure i bambini, convinti che stiano solo giocando, cominciano a correre dietro ai due antichi vampiri per partecipare alla lotta, venendo puntualmente spinti all'indietro o buttati con una certa cattiveria l'uno addosso all'altra.
Solo quando Freki scatta in piedi ed urla a pieni polmoni di bloccarsi la lotta finisce.
I due vampiri lo guardano sconcertati, cercando, senza mai abbassare la guardia, di ricordarsi quando il licantropo ha osato tanto. Perché Freki sarà sì stronzo, violento e piuttosto impulsivo, ma sa rimanere al suo posto e non si è mai azzardato a dare ordini al Re delle Tenebre o al suo braccio destro.
«Sono fuori.» il suo sguardo è fisso sulla vegetazione che confina con la spiaggia, i muscoli tesi e pronti a scattare.
I due vampiri si alzano e si puliscono i vestiti, non senza lanciarsi ancora un paio di insulti e promettersi che più tardi sistemeranno la questione. È solo dopo il ringhio gutturale di Freki come ammonimento che finalmente si zittiscono, sempre più sconvolti.
I presenti lo fissano senza capire cosa gli sia preso, per quale ragione stia continuando a puntare con tanta insistenza la boscaglia, perché sia così nervoso e preoccupato.
«Che succede?» gli domanda immediatamente il fratello, affiancandolo velocemente e seguendo il suo sguardo. Dopo pochi secondi, senza che il maggiore risponda, capisce da solo cosa sta succedendo.
In breve, poi, lo capiscono anche gli altri: il pesante rumore di zampe che sbattono al suolo velocemente, il ringhiare furioso, il flebile odore di sangue e rabbia.
«Che sta succedendo?» mormora Rakuyo all'orecchio di Silly, un poco allarmato dal suo sguardo incredibilmente serio. Perché anche Silly ha capito cosa sta succedendo, pur non avendo ancora sviluppato alla perfezione i sensi come, per esempio, Geri. Ha capito che qualcuno se ne sta dando di santa ragione, che se qualcuno non interverrà e si prenderà sicuramente dei morsi uno degli sfidanti potrebbe rimetterci più di un arto. Ha pure capito, grazie agli sguardi seri e quasi rabbiosi dei compagni, chi è che sta rischiando tanto.
«Dovrei metterti di nuovo alla catena per questo.» sibila irato Fenrir, senza mai distogliere lo sguardo dalla boscaglia.
Freki, davanti a lui, neanche si volta. Si limita a sghignazzare, mormorando con voce roca e bassa: «Il tutore sono io e io decido come allenarla.»
Con quella frase anche i pirati di Barbabianca capiscono cosa sta succedendo: la loro piccola Akemi, colei che sono venuti a riprendersi dopo aver sopportato per interminabili settimane il padre schizofrenico, è in pericolo.
Barbabianca, prima di tutti gli altri, fa subito un passo in avanti per correre in sua difesa, ma per sua sfortuna il padre biologico della ragazza non condivide i suoi piani. Lo blocca prontamente per un braccio, dando così mostra per la prima volta di una parte della sua forza.
Barbabianca è sorpreso, molto: non solo non si è neanche reso conto del suo movimento, ma non riesce neanche a liberarsi dalla presa che con una sola mano sta esercitando sul suo braccio!
Si guarda attorno con sguardo nervoso. Nervoso, sì, ma non per la sua vita: per quella dei suoi figli. Se quei mostri dovessero decidere di attaccarli in massa e avessero per un malaugurato caso la forza di Týr, teme di non riuscire ad affrontarli facilmente.
Quando però abbassa lo sguardo ed incontra quello dolce e sorridente di Astrid, comprende che si sta preoccupando di niente. Quale sano di mente farebbe mai incazzare una donna del genere?! In fondo, i due gemelli gli hanno raccontato per due ore buone le grandi imprese della madre e, anche senza avere un udito tanto sopraffino da sentire il loro cuore, sa che non stavano mentendo.
«I cuccioli devono imparare da subito a reggersi sulle proprie zampe.» mormora stizzita Mimì, incrociando le braccia sotto al seno e dondolandosi da un piede all'altro. Sa bene che è necessario per i purosangue diventare indipendenti in tempi brevi, ma non riesce a tollerare che dei cuccioletti di pochi mesi debbano scontrarsi, nella migliore delle ipotesi, con dei centenari.
Gli immortali aspettano impazienti di scoprire l'esito di quello che, a quanto sentono, è uno scontro praticamene ad armi pari.
I pirati fremono dalla voglia di vedere la loro compagna nella sua vera forma. In realtà sono tutti vittime di un improvviso istinto di protezione da veri fratelli maggiori e vorrebbero andare in suo soccorso, ma per colpa della specie di muraglia che gli immortali hanno creato non possono far altro che restare immobili e aspettare.
La situazione esplode di colpo con l'arrivo fulmineo di una ribollente e ringhiante massa di pelo. Quando, con una velocità sovrumana, le due bestie si separano, i vari pirati rimangono a bocca aperta e a corto di fiato, increduli: due animali privi di coda, enormi, capaci di reggersi perfettamente su due zampe, con musi tozzi e grotteschi e zampe lunghe e muscolose.
La più grossa raggiunge al garrese poco più di due metri, ha un folto ed ispido manto nero come la notte e dei diabolici occhi di un incantevole giallo dorato; ha il corpo massiccio, la cassa toracica di un toro, ed incute persino a loro un vago senso di timore. L'altra bestia è più piccola, raggiunge a stento i due metri al garrese, ed ha il pelo fine di un bianco sporco; ha le zampe più lunghe rispetto al mostro nero, il corpo meno massiccio. Per quanto possa essere piccola, però, con gli occhi neri e privi di vita che si ritrova non può far altro che far cadere chi incrocia il suo sguardo in un vortice di angoscia.
Týr sorride fiero della sua bambina. Non c'è bisogno che gliela indichino. Non avrebbe bisogno neanche dell'olfatto per riconoscerla. È sempre stata diversa, la sua Lilith. Quella creatura dall'aspetto gracile, maledettamente simile ai coyote mannari, non può essere altri che la sua piccola creatura.
Le fauci scattano, le zampe danzano, i corpi si tuffano e poi rotolano via.
Freya, più grossa rispetto alla giovane principessa, fa una finta verso di lei, poi vira e affonda le zanne nella spalla dell'altra. Akemi, veloce come nessuno si aspetta, porta a terra l'avversaria stringendola con entrambe le deformi e lunghe zampe. Rotolano in una massa ringhiante di pelo e bava, ma Akemi mantiene la presa, riuscendo a conficcare i denti oltre la spessa pelliccia.
«Si uccideranno!» ringhia Astrid, furiosa. Ammazzerò io stessa quella cagna se fa del male a mia figlia, pensa fissandola con rabbia. Non lo dice per il semplice fatto che poi sarebbe ancora più difficile farlo passare per un incidente.
La piccola Lothbrook, che si è ritrovata a dover assaggiare il sangue dell'avversaria, la lascia andare e corre via a quattro zampe, levando il muso al cielo per un breve ululato di trionfo. Sa bene però che non è saggio festeggiare troppo a lungo la vittoria, soprattutto se il tuo avversario è di nuovo in piedi e ti guarda come se non desiderasse altro che strapparti il cuore a morsi.
Riprendono a muoversi in cerchio su zampe rigide. Le labbra sono arricciate in una maschera d'odio; i tendini tremano per lo sforzo di controllarsi. Akemi mena un colpo che però va a vuoto, rotola via e torna a quattro zampe prima che i denti di Freya schiocchino nell'aria.
Si confrontano, le fauci spalancate e le zanne in mostra.
Tutti i lupi che assistono a questa lotta fremono dalla voglia di lanciarsi nella mischia, di dar sfoggio della propria forza fisica e di assaggiare il sangue, ma l'immobilità del Sovrano suggerisce loro che è bene per tutti non muovere un solo muscolo; una disputa come la loro, iniziata dal primo momento in cui si sono viste, la devono risolvere alla loro maniera senza interventi esterni.
Freya balza alla gola di Akemi con quanta più velocità può, facendo tremare impercettibilmente Astrid, ancora bloccata dal compagno. Akemi, che non potrebbe sopportare di essere malmenata nuovamente dalla parente, l'afferra e la getta via come fosse uno straccio, lasciandoli tutti di sasso. Tutti, eccetto Freki: lui ormai sa bene quanto in là si sono spinti i suoi limiti, quanto sia diventata forte e veloce. Certo, non sarebbe ancora capace di seguire i movimenti di una come Silly, per esempio, ma fino al livello di Freya può farcela eccome. È per questo e null'altro che ha impedito a tutti di avvicinarla.
Le due lupe si separano, poi si voltano e prendono velocità; balzano e si scontrano a mezz'aria. Akemi è scossa da una violenta bufera interiore e non riesce a smettere di domandarsi se è davvero lei quella che ringhia così forte, se è davvero lei che sta attaccando con così tanta ferocia.
Il muso di Freya è striato di sangue. Eppure Akemi non molla. Le ci vogliono sette tentativi per trovare la giusta angolazione: sei morsi andati a vuoto contro la struttura ossea del suo muso, poi un canino affonda in una superficie cedevole, che resiste per un secondo e poi scoppia come un acino giallo.
Freya strilla con quanto fiato ha nei polmoni, tanto forte da risvegliare i morti, provando a scrollarsi l'avversaria di dosso. Riesce, per pura fortuna, a rotolare via, cercando ancora di tenere lo sguardo sull'avversaria, che non ha mai smesso di mostrarle le zanne. Poi di nuovo Akemi la carica e l'antica Lothbrook non può far altro che provare a reagire con zanne e artigli. Ma tutta la sua furia non vale nulla: non è abbastanza forte. Né abbastanza veloce.
Akemi non si è mai sentita così potente in vita sua. È come un canto dentro di lei, che le sussurra melodicamente che potrebbe anche scuoiarla lì dove si trova, mangiarla boccone dopo boccone, e il terrore crescente nell'occhio superstite di Freya la incita ancor di più a farlo. Apre una ferita nel suo fianco, la spintona a destra e a sinistra, la costringe a danzare un ballo frenetico e stordente.
Quando però sente gli ululati dei presenti diventare sempre più forti, la ragione si impossessa di nuovo di lei. L'afferra per l'ultima volta con le lunghe e forti zanne per la collottola e la getta di nuovo giù, mostrandole subito i lunghi canini macchiati di rosso, fin quando la maggiore non rotola sulla schiena offrendole il ventre, gli occhi serrati per la rabbia. Solo a quel punto Akemi molla l'osso e indietreggia di un paio di passi, senza mai staccarle gli occhi di dosso mentre questa si raddrizza con un guizzo e striscia verso il margine della foresta, a diversi metri di distanza dall'avversaria. E lì si lascia cadere e giace con il naso sulle zampe, ma il pelo sul dorso è ancora alzato.
Freki, fiero della macchina da guerra vivente che è riuscito a perfezionare, le si avvicina velocemente e le mette un braccio attorno alle forti spalle, che ancora tremano per lo sforzo.
«Sei stata bravissima...» sussurra vicino al suo lungo orecchio, stringendola a sé con un fare così complice ed intimo che fa ribollire inevitabilmente il sangue a Marco. E questa volta non c'è immortale che tenga: delle fiamme azzurre gli avvolgono velocemente le braccia, diventando delle grandi e forti ali di fuoco, che subito sbattono con forza per farlo avvicinare velocemente a quel maledetto licantropo.
Astrid prova ad afferrarlo per una caviglia, ma stavolta è Barbabianca ad impedirle di muoversi. Vuole che suo figlio gestisca quella spinosa faccenda come meglio crede, pensiero tra l'altro condiviso da tutti i presenti. Quello che però Barbabianca non aveva preso in considerazione è la velocità del lupo, divenuto consapevole della forza della Fenice dopo il loro primo incontro.
Freki infatti spinge via Akemi e riesce subito ad afferrare la caviglia del Comandante prima che questi riesca a tirargli un calcio, sbalzandolo senza difficoltà contro un albero.
«Quel folle pensava davvero di stendere di nuovo Freki?» ghigna Wulfric, seppur a malincuore. Per quanto lo detesti, sa bene che come combattente è uno dei più valorosi mai venuti al mondo.
«Sedato o meno, Freki non abbassa mai la guardia. Figurati se lo faceva in presenza di uno che vuole ucciderlo!» aggiunge ridendo Geri, osservando il Comandante che si rialza da terra. Reclina la testa di lato e ghigna, non riuscendo a comprendere cosa ci possa trovare la ragazza in lui. A cose normali non gliene potrebbe fregare di meno in realtà, ma dopo le insistenti chiacchiere del compagno non può far altro che chiederselo pure lui.
Akemi, nel frattempo, non si è ancora rialzata da terra.
Fissa sgomenta la figura della furiosa Fenice, con un turbinio di emozioni contrastanti che le fanno girare la testa. Una parte di lei, quella che ha segregato in un angolo del suo cuore e che neanche per un secondo ha smesso di amare e soffrire per lui, vorrebbe stringerlo in un abbraccio soffocante e piangere a dirotto per la felicità. Ma l'altra parte, quella che ha nutrito e rafforzato per tutti quei mesi, le impone di alzarsi da terra, scuotersi la sabbia di dosso e fingere una più totale indifferenza. Cosa che fa realmente. Finge di non vederlo neanche, voltando il muso da un lato e rimanendo immobile, con le orecchie appiattite contro la testa e gli occhi chiusi. Quando però qualcuno le fischia per richiamarla, un pensiero le attraversa la mente come un fulmine.
Se lui è qui..., pensa riaprendo di scatto gli occhi e voltando la grossa testa verso la folla che fino a quel momento non aveva notato a causa del combattimento con Freya.
Il cuore comincia a batterle così forte da farle male, le forti zampe sembrano fatte di gelatina e tremano come foglie. Sbatte più volte le palpebre e scuote la testa per la paura che sia solo un'allucinazione, un brutto scherzo della sua mente, ma quando li riapre loro sono ancora lì. Sono lì e le sorridono felici, guardandola non come il mostro che è ma come la ragazzina fuori di testa che hanno cresciuto.
Quando Edward Newgate, il suo amato padre adottivo, colui che ha ripetutamente sognato di abbracciare da quando se ne è dovuta separare, poggia un ginocchio a terra e apre le braccia in un chiaro invito, il suo cuore esplode per la gioia e le sue lunghe zampe si muovono da sole, galoppando a tutta velocità verso l'imponente figura del più che felice capitano. Gli salta letteralmente addosso, poggiandogli le zampe sulle spalle e dimenandosi come un'anguilla per la gioia che la pervade da capo a piedi. Non riesce a stare ferma, neanche a farsi abbracciare come desidera; si muove come impazzita, buttandosi continuamente addosso all'uomo che ride forte e prova a tenerla ferma, carezzandole di tanto in tanto il manto sottile e meno ispido rispetto a quello dei suoi simili.
«Sono qui...» mormora commosso vicino al suo lungo orecchio ricoperto di pelliccia, ricominciando subito dopo a ridere quando l'ibrido mannaro comincia a leccargli il viso, ricoprendolo di bava. Vorrebbe riempirlo di baci, Akemi, ma sa bene che non è il caso di riprendere le sembianze umane e ricominciare ad abbracciarlo nuda come un verme. Per adesso si accontenta dei suoi discutibili modi canini, ma più tardi si rifarà di certo.
I vari pirati, che fino a quel momento si sono trattenuti per dare ai due un minimo di spazio, non resistono più e si lanciando letteralmente sulla strana sorellina, carezzandole la pelliccia e richiamandola a gran voce, mandandola in orbita.
Si rigira da tutte le parti, provando ad afferrarli senza però sapere chi abbracciare prima e chi dopo. Alla fine salta semplicemente addosso a chiunque le capiti sotto tiro, riempiendolo dei suoi baci bavosi.
Halta era partita con l'intenzione di tirarle un pugno tanto forte da rincoglionirla, ma adesso la gioia di rivederla, seppur sotto la sua forma animalesca, è così forte da farla semplicemente correre con quanta più velocità può e buttarsi con forza addosso al suo enorme corpo. Riesce pure ad atterrarla e a fatica le stringe le braccia attorno all'enorme collo, immergendo il viso rigato di lacrime nella pelliccia biancastra.
«Me la pagherai cara...» mormora senza riuscire a smettere di piangere.
Akemi le stringe delicatamente le zampe attorno al corpo, timorosa di poterla spezzare come un ramoscello. Le lecca la testa, scoppiando subito dopo in una specie di latrato divertito quando si accorge di averle portato tutti i capelli all'indietro.
«Sembra proprio una cuccioletta da salotto.» mormora ridacchiando Geri, in piedi con le braccia incrociate al petto vicino al fratello.
Dietro di loro, Marco continua a sperare con tutto il cuore che si volti verso di lui e gli salti addosso come sta facendo con tutti gli altri, mentre il cuore continua a lacerarsi e sanguinare dopo la sua iniziale reazione, in cui ha voltato il muso dall'altra parte e ha finto che lui neanche esistesse.
«Non monopolizzarla!» urla Ace, afferrando la Comandante per la maglia e tirandola senza tante cerimonie da una parte, così da potersi sdraiare lui sul corpo animale della sua migliore amica. Immerge il viso nella pelliccia, allungando anche una mano per poterle toccare un orecchio.
«Sì, adesso smetterò di farti la corte!» scherza, felice come poche volte in vita sua. Si gode il breve abbraccio che gli concede e, velocissimo, le afferra il muso con una mano per evitare di farsi fare la doccia come gli altri.
«Non avrai mica le pulci, eh?!» scherza a gran voce Rakuyo, inginocchiandosi vicino alla lupa e passandole una mano sulla testona.
Akemi si alza di scatto, mettendosi seduta sulla calda e smossa sabbia, afferrandogli la testa con la zampa artigliata e scompigliandogli i capelli, godendosi sia la sua risata giocosa che le carezze che tutti gli altri le regalano.
«Il tuo Comandante non lo degni neanche di uno sguardo?!» volta di scatto il muso, Akemi, e il suo tozzo muso si deforma in quello che a cose normali sarebbe un sorriso, cosa che però non spaventa minimamente Satch. Lui allarga ancora di più le braccia e le corre incontro, sbilanciandosi e cadendo a terra quando Akemi si alza sulle zampe posteriori e gli butta quelle anteriori sulle spalle. Gli lecca tutto il viso, ignorando le risate generali e le proteste dell'uomo. Solo l'intervento di Mimì, che le mette sotto agli occhi il prezioso anello di vetro verde, riesce a fermare quella doccia indesiderata.
«Ci sposiamo!» urla piena di gioia la vampira, saltellando sul posto e attirando su di sé le attenzioni di tutti gli immortali. Le creature di sesso femminile squittiscono emozionate, mentre i maschi, senza farsi notare dalle rispettive compagne, mormorano all'uomo delle flebili “condoglianze” molto sentite.
Akemi, che fino a quel momento ululava a pieni polmoni per la gioia, scatta di nuovo in piedi quando l'inconfondibile odore dei sigari di Fossa le arriva alle narici. Si muove subito in sua direzione, intenzionata a rivolgere quelle smancerie anche a lui. In fondo, chi più chi meno, se le sono prese tutte, anche Jaws, quindi lui non può evitarselo. Quando però arriva a pochi centimetri di distanza, il Comandante le mette una nerboruta mano davanti al muso, bloccandola.
«Provaci ed entro stasera avrò una pelliccia sulle spalle.» la minaccia prontamente, serio in volto.
Ad Akemi però non frega assolutamente niente e, come se non avesse neanche aperto bocca, si carica sulle zampe posteriori e salta, atterrandolo sotto al suo considerevole peso. Comincia subito a leccargli le guance, gli occhi e il mento, scatenando le risate generali e, sorprendentemente, anche quelle del diretto interessato, che per una volta decide di potersi lasciar andare e abbracciare quella piccola peste che per mesi gli era girata attorno e di cui sentiva profondamente la mancanza.
«Ti va bene solo che la tua pelliccia non è morbida, mocciosa!» scherza allegro, ridendo ancora più forte quando la lupa alza di scatto la testa e abbaia per protesta.
«Sapevo che un giorno saresti diventata la più brillante tra tutte le stelle.»
Il suo corpo si pietrifica di colpo. Il cuore sembra quasi smettere di battere.
Quella voce...
Volta piano la testa, tremando.
Non è possibile.
Vede la sua figura poggiata con la spalla contro la corteccia di un albero, completamente nascosta nell'ombra. Vede i suoi occhi di ghiaccio brillare in quell'oscurità, quegli stessi occhi che all'inizio la spaventavano tanto ma che poi ha imparato ad amare e venerare. Vede il suo sorriso strafottente, lo stesso per cui ha versato infinite lacrime quando ha compreso che non l'avrebbe mai più rivisto. Sente il suo odore, di neve, di freddo e di aghi di pino, così pungente ma allo stesso tempo dolce, tanto da scaldarle il cuore.
«Coraggio.» le mormora Astrid, dandole una lieve pacca sulla spalla. Ma Akemi non riesce a muoversi. È completamente immobilizzata, terrorizzata dall'idea che si tratti tutto di un sogno. La sua vittoria contro quella stronza, la sua amata ciurma che l'abbraccia e la coccola, Marco che prova ad attaccare Freki per allontanarlo da lei... e suo padre.
«Questi sacchi di pulci ti hanno picchiata tanto forte da renderti irrimediabilmente scema?» la sfotte prontamente Týr, il quale rifiuta totalmente l'idea di mostrarsi umano per l'ennesima volta. Sicuramente, quando saranno lontani da occhi indiscreti, si lascerà andare a qualche sentimentalismo come sa che è giusto che sia, ma si tratterrà anche in quel momento. Scoppierà a piangere in un secondo momento, tra le braccia di Fenrir o Wulfric, come ha sempre fatto.
Akemi rimane immobile, le zampe le tremano e sembrano tornare ad essere fatte di gelatina. Molle e fragile gelatina.
Týr, che ormai ha capito che la figlia non muoverà un solo passo verso di lui, compie l'enorme sforzo di andarle incontro, e quello ancora più enorme di non scoppiare a ridere di fronte alla sua espressione stralunata. Porta lentamente una mano fin sulla sua fronte e lì la poggia, carezzandola piano.
È proprio a questo contatto, così delicato e dolce, che Akemi crolla completamente, piegandosi in due, esprimendo tutto il vortice di emozioni che la sta distruggendo interiormente con dei forti guaiti e spingendosi contro il corpo del padre.
Týr ride forte e l'abbraccia, lanciando un'occhiata veloce ad Astrid. Lei è commossa e si stringe le braccia attorno al corpo, mentre il marito trattiene i figli che vorrebbero andare a giocare con la sorella.
Barbabianca, pur essendo pienamente consapevole che quello è il suo vero padre, colui che l'ha concepita in un momento di follia e che l'ha protetta a costo della sua vita, non riesce completamente ad accettare che la sua adorata bambina sia così felice di vederlo, che stia, seppur a modo suo, piangendo di gioia.
«Vieni con te, mostriciattola. Devo dirti alcune cose.» le sussurra vicino all'orecchio, allontanandola con mano decisa da sé.
Akemi, seppur con passo malfermo, lo segue come un fedele cagnolino sulla spiaggia, beandosi delle carezze che il padre le concede. Dire che gli era mancato è dire davvero poco: ogni notte, prima di addormentarsi, si concentrava con tutta sé stessa per ricordarlo in ogni dettaglio, sperando con tutto il cuore di vederlo di nuovo nei suoi sogni, di essere trascinata in quel limbo nero, e ogni volta che si svegliava il cuore le faceva male e nuove lacrime scarlatte le rigavano le guance.
«Se volete seguirmi, vi mostrerò le vostre stanze.» dichiara con voce ferma Fenrir, sorridendo debolmente ai prestigiosi ospiti. Si carica i figli in spalla senza il minimo sforzo e s'incammina con passo calmo verso la boscaglia, seguito dai vari pirati. Tutti, eccetto uno: Marco è rimasto immobile a fissarla mentre si allontana, mentre gioca, salta e corre con Týr, così emotivamente distante da lui.
Ti sbagliavi Týr, pensa dolorosamente mentre i due diventano sempre più lontani e piccoli. Ti sbagliavi, ho perso.
Volta la testa per guardare Freki, quel cane bastardo che gliel'ha portata via. Per quanto sia difficile da ammettere, si rende conto che lui, un licantropo millenario, forte e sanguinario, è decisamente più adatto a lei, un ibrido mostruoso uscito da un incubo. Ma per quanto se ne renda conto, per quanto sappia che lui, per quanto forte sia, è un essere umano, destinato a morire un giorno o l'altro, non è minimamente intenzionato a lasciargliela senza lottare.
Sono un pirata, dannazione!
Stringe con forza i pugni e volta lo sguardo verso i due Lothbrook. Un sorriso gli piega le labbra e una nuova speranza gli si accende nel cuore: si è voltata a guardarlo e si è rigirata di scatto, spaventata dall'idea di essere stata beccata sul fatto.
Io non smetterò mai di farti la corte...


*«Brutto coglione! Hai una vaga idea di quello che mi hai fatto passare?! Sei un egoista bastardo!»
«Adesso ti ammazzo sul serio, fetente bastardo! E credimi se ti dico che non tornerai più indietro!»



Angolo dell'autrice:
Oh God! Io che riesco a scrivere scene dolci? CHIAMATE UN ESORCISTA!
Ok, basta. Dovrei limitarmi a scusarmi all'infinito per il mio ritardo anziché scrivere stronzate, ma è più forte di me! XD
Non ho molto da dire in realtà. Anzi, non ho proprio niente da dire!
Ci tengo solamente a ringraziare di cuore Chie_Haruka, Nakurami, Yellow Canadair, Okami D Anima, KURAMA DI SAGITTER, Keyea Hanako D Hono, Monkey_D_Alyce e ankoku, e tutti coloro che mi seguono :3 Siete dei tesori!

A presto, un bacione
Kiki~

  
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