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Autore: Occhi di ghiaccio    08/12/2014    1 recensioni
[DAL CAPITOLO 3]
Appena Max vide che lei iniziò a muoversi per uscire, lui la prese per un braccio, tirandola indietro.
«No, carissima..» e fece un cenno interrogativo per domandare il suo nome.
«Maya» sbuffò lei.
«No, carissima Maya, tu non dirai niente a tuo padre»
Lei restò sbalordita.
«Come sai.. come..?»
«Posso leggere nel pensiero e so che mi trovi tremendamente affascinante» rispose lui, scompigliandosi un po’ i capelli corvini.
«Questo te lo sei inventato. Io ti trovo tremendamente.. antipatico. Lasciami andare, io faccio quello che voglio» lei cercò di scrollarsi di dosso la sua presa, ma non ci riuscì.
Lo guardò, notando nei suoi occhi neri un’improvvisa tristezza.
«Ti prego. Dammi il tempo di spiegarti tutto»
«Cosa mi dovresti spiegare, Maximilian?» chiese lei, marcando sul nome.
«Una lunga storia, nella quale tu, senza saperlo, ne sei coinvolta»
«Io non voglio essere coinvolta in nessuna storia. Mi sembra già strambo tutto questo»
«Lo so, è l’inizio. Ti ci abituerai. Torna domani, ti prego. Poi sceglierai tu cosa fare»
Max si era fatto supplichevole.
Maya sospirò, maledicendo il suo lato generoso.
«D’accordo, non dirò nulla e tornerò domani. Ora mollami»
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note
Buonasera, vi starete chiedendo perché aggiorno così in fretta.
Sicuramente non è per mettervi fretta, questo capitolo è lungo quindi sentitevi liberi di leggerlo e commentarlo anche con due settimane di ritardo. Il fatto è che fino a metà gennaio non potrò aggiornare causa studio e la piccola vacanza in montagna nelle vacanze di Natale. 
Comunque, di questo capitolo posso solo dirvi che.. ci ho messo impegno e molto tempo per scriverlo, ho cercato di fare meno errori possibili, speriamo in bene!
Come vi dicevo, ci sono molti più dialoghi e qui inizia il bello.
Fatemi sapere :)
Per chi segue l'altra mia storia: spero di riuscire a mettere il seguito nella prossima settimana, altrimenti avrete un bel po' da aspettare, mi dispiace.
A presto.
-Occhi di ghiaccio


3. Zio Edward aveva ragione
La mattina Maya fu svegliata dal padre che andava avanti e indietro nelle stanze per svegliare tutti.
Appena aprì gli occhi il suo pensiero andò immediatamente alla sua nuova casa. Aveva passato la sua prima notte nel castello e si sentiva come diversa, avendo passato la notte su un materasso diverso.
Si recò in bagno senza far caso alla sorella che si rigirava nel letto lamentandosi che non voleva svegliarsi, e del cane che cercava qualcosa sotto la sua nuova cuccia.
Una volta giunta in bagno, che le fu difficile trovare a primo impatto, si guardò al grande specchio posto sopra il lavello.
Aveva due occhiaie enormi, e subito si chiese come diamine era potuto succedere.
E fu lì che ricordò.
Ricordò di essere andata in giro per il castello, nel freddo delle stanze, arrivando poi in quella camera, con quell’arazzo e lo strano specchio. Le vennero i brividi nel pensare alla figura, che poi non vide più.
Si rese conto di essere immersa in mille pensieri quando suo fratello John aprì la porta del bagno.
«Tutti abbiamo bisogno di venirci, quindi o ti dai una mossa o vai a fantasticare sotto le coperte» disse lui, con un sorriso assonnato.
«Sai, mi piacerebbe davvero tanto, ma purtroppo non posso. Cerco di muovermi» e detto questo gli chiuse la porta in faccia.
Si lavò il viso, senza preoccuparsi delle occhiaie.
Tanto non aveva problemi a scuola: comunque non veniva considerata da praticamente nessuno, e nessuno quindi le avrebbe notate. Tranne la sua migliore amica, a cui voleva raccontare tutto ciò che aveva visto, che sia vero o no poi quello non era importante.
Uscì dal bagno ancora in pigiama, e si cambiò in camera per poi scendere in cucina.
«Ciao nonna, ciao papà, ciao Anita» salutò le uniche tre persone presenti in sala da pranzo e iniziò a fare colazione. Sorrise spontaneamente. Il tavolo era molto più grande, e non c’erano le solite fette biscottate e la mezza tazza di tè, quasi sempre freddo.
Si aveva una libera scelta tra cioccolata calda, tè e caffè. Biscotti con gocce di cioccolato, brioches alla marmellata e quant’altro.
«Papà, vedo che il lavoro sta migliorando ora che porti a casa tutte queste cose buone. Non ti converrebbe risparmiare un po’?» chiese Maya, distogliendo lo sguardo dal caffè che aveva deciso di bere.
«Beh, intanto avere una casa più spaziosa aiuta. Non sono più stressato come prima. Ho meno impegni e più lavoro, dato che il mio capo mi fa fare gli straordinari per le mie abilità» rispose lui, un po’ vantandosene. «So bene che conviene risparmiare, ma è stata una mia scelta. Per una volta voglio dare alla mia famiglia ciò che si meritano»
«Gentile da parte tua» intervenne Anita. «E questa casa gigantesca è veramente comoda»
Chiacchierarono per un'altra decina di minuti, mentre tutti gli altri scendevano e mangiavano.
Quando tutti ebbero finito, il padre si recò al lavoro, la nonna accompagnò i più piccoli alla scuola dell’infanzia o elementare e i più grandi si incamminarono da soli verso scuola.
 
Appena arrivati Maya corse dalla sua migliore amica, raccontando tutto. Da quando suo padre fece la richiesta del trasferimento alla notte dell’esplorazione.
Mentre raccontava Margaret cercava di seguirla, analizzando per bene le frasi frettolose, cercando di capire cosa era successo per filo e per segno.
Quando ebbe finito, la ragazza fece un sospiro di sollievo, guardando Maya con una faccia di sincera stanchezza.
«Perché non mi hai chiamato?» fu tutto quello che riuscì a dire Margaret, con una grande confusione in testa, e un leggero accenno di divertimento.
«Scusa, avrei voluto, ma non ho fatto in tempo. Come vedi sono qui a raccontartelo ora, ed è meglio farlo faccia a faccia»
«Sì, ok.. Beh, mi dovrai dire la tua nuova via, perché un giorno vengo a farti visita, e facciamo i compiti insieme. Poi andiamo in quella strana stanza ad esplorare»
Mentre lei diceva tutto questo, Maya si fermò a guardarla negli occhi.
In effetti anche la sua migliore amica era un po’ strana, stravagante, ma simpatica come lei. Sorrise al pensiero che non era l’unica al mondo ad avere bizzarri grilli per la testa, e forse era proprio per quello che avevano legato così tanto.
«Pensa se tuo zio Edward avesse ragione!» esclamò dopo un po’ Margaret.
«Frena, frena.. era nel pieno della notte, avevo solo una candela, e sai le ombre che crea.. Avrò di sicuro visto male» a un certo punto cercava di autoconvincersi da sola.
All’improvviso suonò la campanella, ed entrarono in classe per affrontare due noiose ore di matematica.
 
Quella sera finse di andare a dormire. Fece tutto regolarmente. Fece una doccia, lavò i denti, mise il pigiama e si infilò sotto le coperte dopo aver preparato lo zaino per il mattino dopo. Ebbe il tempo di prendere il suo cellulare e controllare quei pochi messaggi, rispondere e infine spegnerlo.
Mentre aspettava che tutti si addormentassero, Ellie la chiamò sottovoce.
Maya si puntellò su un gomito per guardarla meglio.
«Qualche problema?» chiese.
«So che è da bambini pensarlo.. però zio Edward sembrava convinto di quello che diceva sui fantasmi.. Non è che ha ragione? E poi ha dato la casa noi come se ci odiasse. O era così disperato da voler venderla a chiunque?»
Anche solo per un instante Maya provò compassione per la sorella minore, con la quale aveva molti battibecchi e andavano d’accordo solo se si trattava di libri, film e artisti musicali. Poi si rese conto di non sapere cosa risponderle, ma di sicuro non raccontarle i suoi sospetti, altrimenti le avrebbe messo ancora più paura.
«Ascolta Ellie, non credi che se lo zio avesse davvero ragione  papà non ci avrebbe lasciato venire?»
«Forse è il papà che non ci ha creduto»
Ci fu un attimo di silenzio, nel quale Maya si mise di nuovo stesa sul letto a fissare il soffitto.
Non parlò più nessuna, e per un’ora buona Maya aspettò il silenzio assoluto senza percepire una traccia di sonno.
Quando si rese conto che tutti erano persi nel loro sonno, lei prese la torcia che aveva preparato da sotto il letto, che avrebbe usato sia per fare luce che per difendersi. Se davvero lassù c’era qualcosa di pericoloso, lei lo avrebbe ammazzato con una botta di torcia in testa.
Sempre con il suo gilè e le ballerine salì sul piano successivo e si avviò verso l’ultima stanza. La porta era chiusa, come la scorsa notte, e già in quel momento provò un po’ di soggezione.
Spinse la porta e tutto era come la sera prima. Il grande arazzo, cianfrusaglie sparse e lo specchio.
«Ecco chi sono i miei nuovi coinquilini»
Maya si fermò.
Si era bloccata vicino all’arazzo, per osservarlo più attentamente, quando una voce, quasi sussurrata, era venuta da dietro di lei.
Maya pensò di poter svenire da un momento all’altro, la torcia le penzolava dalla mano destra fiacca.
Si girò così lentamente verso la voce che sembrarono passare due secoli, la sua mente non pensava più, aveva una paura tremenda e iniziò a pregare che fosse stato solo frutto della sua immaginazione.
Invece no.
Un ragazzo era appoggiato allo stipite della porta, comodo.
«Chi.. chi sei tu?» balbettò Maya, che si stupì nell’essersi controllata per non urlare. «Io sono Maximilian Hudson, per gli amici Max» disse con voce era sicura, ma sempre mantenendo un tono basso, porgendogli la mano.
Maya fece un passo indietro, diffidente. Non sapeva cosa pensare, ne tantomeno cosa dire.
«Sei un fantasma?» fu tutto quello riuscì a dire.
Max rise, e lei si sentì una bambina.
«In un certo senso lo sono. Anzi, mio padre lo era, io ho preso una forma leggermente diversa. Posso fare ciò che voglio. O mostrarmi invisibile o visibile, come in questo caso. Non posso fare brutti scherzi a una ragazza bella come te»
«Zio Edward non mentiva..» disse Maya, come parlando con sé stessa.
«Ah, si chiamava Edward il tizio che abitava qui prima con la moglie? Sai, mi ha rotto un bel po’. Mi spiace sia tuo zio»
Maya corrugò la fronte, scuotendo la testa un attimo dopo.
Era troppo. Era successo tutto in quanto? Un giorno?
Un fantasma che poteva avere sembianze umane. Un fantasma che aveva anche il coraggio di corteggiarla!
Doveva subito avvertire suo padre e andarsene da quel castello, dimenticando ogni singola cosa.
Appena Max vide che lei iniziò a muoversi per uscire, lui la prese per un braccio, tirandola indietro.
«No, carissima..» e fece un cenno interrogativo per domandare il suo nome.
«Maya» sbuffò lei.
«No, carissima Maya, tu non dirai niente a tuo padre»
Lei restò sbalordita.
«Come sai.. come..?»
«Posso leggere nel pensiero e so che mi trovi tremendamente affascinante» rispose lui, scompigliandosi un po’ i capelli corvini.
«Questo te lo sei inventato. Io ti trovo tremendamente.. antipatico. Lasciami andare, io faccio quello che voglio» lei cercò di scrollarsi di dosso la sua presa, ma non ci riuscì.
Lo guardò, notando nei suoi occhi neri un’improvvisa tristezza.
«Ti prego. Dammi il tempo di spiegarti tutto»
«Cosa mi dovresti spiegare, Maximilian?» chiese lei, marcando sul nome.
«Una lunga storia, nella quale tu, senza saperlo, ne sei coinvolta»
«Io non voglio essere coinvolta in nessuna storia. Mi sembra già strambo tutto questo»
«Lo so, è l’inizio. Ti ci abituerai. Torna domani, ti prego. Poi sceglierai tu cosa fare»
Max si era fatto supplichevole.
Maya sospirò, maledicendo il suo lato generoso.
«D’accordo, non dirò nulla e tornerò domani. Ora mollami»
Lui fece come appena ordinato e la ragazza, con il cuore a mille, fece la strada per il ritorno.
Ma prima di svoltare l’angolo si guardò alle spalle, e Max non c’era più.
   
 
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