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Autore: Baffa17092013    08/12/2014    0 recensioni
Ricordo ancora com’era vestita, forse perché è una di quelle cose che ti basta vedere una volta sola per ricordarle a vita.
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"Tu non immagini neanche quanto io desideri ancora viverti. Quanto io desideri ancora averti."
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"C'è Louis che sta... Louis no! Fermati ti prego!!"
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Alexandra
 
 
"It's a little bit of me"
 
 

 CAPITOLO 3

 
 
Dov'era mio zio Martin? Insomma, nessuno che parlasse di politica, niente ciabatte in giro, troppe bottiglie piene sulle mensole, la casa non era più la stessa, e la zia evitava ogni tipo di discorso che lo riguardasse e non si lamentava.
Ogni angolo della stanza era tappezzato di quadri con foto di famiglia, e ne notai una con i miei genitori. Ero piccola, mia madre mi teneva in braccio e mio padre accarezzava il cagnolino che mi avevano comprato, ricordo a malapena il suo nome. Non ho mai avuto buoni rapporti con mia madre, tantomeno con mio padre, che se ne stava seduto a bere birra per interi pomeriggi, senza degnarmi di uno sguardo, senza baciarmi mai. 
"Comprendo la tua debolezza Alex, vedendo queste foto. Da quando se ne sono andati, tu hai perso tuo padre, io mio nipote. Sei una ragazza forte tesoro, vedrai che presto troverai un bel fante, ti sistemerai e non avrai più bisogno di quei due esseri senza cuore" disse mia zia, sorseggiando del tè pre-rosario. 
Se pensate che i miei genitori siano morti, vi sbagliate. Se ne sono andati, nel vero senso della parola.
"Lo so zia, lo so." risposi quasi con tristezza.
 La curiosità mi spingeva a chiedere dove fosse lo zio, ma mi trattenni, almeno per il momento. Ci sedemmo sul divano ed ella iniziò a pregare ad occhi chiusi, con voce abbastanza alta. Stregatto la adorava, continuava infatti a strusciare il suo pelo bianco contro le gambe gracili di quella donna anziana.
Dopo una decina di minuti avvertii più vibrazioni nella tasca dei pantaloni, mi stavano chiamando. Senza fare accorgere di nulla zia Kristina, sgattaiolai in bagno al piano di sopra e risposi:
"Pronto?"
"Aleeeeeex!"
"Heey Karla, come stai?"
"Bene, tu?"
"Male se stasera non ti presenti! Di a tua zia che devi studiare, ma ti prego, vieni."
"Dovresti essere contenta, te lo lascio!" dissi ridendo.
"See ti piacerebbe! Come minimo nemmeno lo salutersti"
"Va bene, come vuoi. Era questo che dovevi dirmi?"
"Veramente no, sono passata davanti a casa tua prima, hai una lettera sotto la porta, volevo aprirla, ma ho resistito", rise.
"Va bene dai, torno presto, aspettatemi".
Aprii la porta del bagno con l'intenzione di tornare al piano di sotto, ma notai che la camera di mia zia era aperta. Il letto era sfatto solo dalla sua parte, gli armadi sulla destra erano vuoti e quelli sulla sinistra pieni zeppi di suoi vestiti. Sul comodino una lettera accartocciata attirò la mia attenzione, la aprii, era scritta con una delle penne stilografiche di zio Martin e la calligrafia era perfettamente curata:
"Cara Kristina,
non so con quale coraggio possa permettermi di scriverti questa lettera, sono stati cinquant'anni fantastici, pieni di amore e affetto. Ma mi sono innamorato, Kris. So che penserai che sia stupido, ma ho trovato una donna che sa darmi tutto ciò che tu non mi hai dato, una donna che mi assisterà nel corso della mia malattia. Dovrò svelarti il nome, anche se a malincuore, perchè ella verrà con me, e vivrò felici gli ultimi anni della mia vita. Si chiama Amanda, e non pulirà più la tua casa. Porto via tutte le mie cose e una parte di ricordi che resteranno sempre nel mio cuore.
Ti lascio i numeri di telefono di altre domestiche, cosicchè potrai avere una casa pulita e in ordine.
Mi dispiace Kris.
Martin"
Rimasi stupita.
Non mi sarei mai aspettata ciò da una persona come lui, e soprattutto da una donna come Amanda. Proprio quando stavo per accartocciare la letterasentii una voce provenire dalla porta:
"Che ci fai qui?" chiese mia zia con tono irritato.
"Quando avevi intenzione di dirmelo?" risposi, determinata.
"Non era un obbligo farti sapere. Ora cosa c'è?  Ti faccio pena?"
"Zia, assolutamente no!", e mi alzai, camminando verso di lei lentamente, finchè non arrivai a cinque centimetri dal suo viso; aveva gli occhi lucidi, tratteneva le lacrime.
"Fuori da questa stanza, immediatamente." disse con tono basso, ma deciso.
Scesi le scale, e, guardando sulle mensole del salotto, trovai una scatola con scritto "MEMORIES", la presi e mi sedetti sul divano, aspettando mia zia.
Aprendola vidi un sacco di fotografie con i miei bisnonni, genitori, ma poi.. poi c'era una bambina che non conoscevo, era molto più bassa di me alla sua età, e assomigliava a mio padre. Sul retro della foto, mia zia scrisse il suo nome, con una calligrafia quasi indecifrabile: Helen Juliet White, 13 maggio 2008.
"Che fai?" chiese mia zia, davanti a me probabilmente da un bel po'.
"Guardavo queste fotografie." dissi alzando gli occhi, per poi continuare il mio discorso: "Chi è questa bambina?"
Prese la foto per guardare meglio, sembrava incerta.
"Uh, una tua cugina lontana."
"Ah, di chi è figlia?"
"Penso del nipote del figlio del fratello di z.."
"Okay, basta così, non m'interessa" dissi sorridendo.
"Una tazza di thè?" chiese ricambiando il sorriso.
"No grazie, tra un'ora devo scappare e non lo digerisco molto bene."
"Ah, giusto, mi dimenticavo a momenti..." disse portando la mano destra sul suo mento e salendo le scale.
"Seguimi" ridisse, con tono quasi severo; quella donna aveva un sacco di sbalzi di umore.
Eseguii l'ordine, ed  mi accompagnò nella stanza di Amanda, quasi con ribrezzo.
"Amanda è una donna molto bella, e avete la stessa corporatura, ha lasciato qui questi vestiti, in realtà sarebbe un regalo di tuo zio, prendili tu e stasera esci con le tue amiche." disse mia zia, con un sorriso largo fino alle orecchie.
"Grazie mille zia." risposi, guardando quei vestiti favolosi.
Passammo un'ora a ridere e scherzare per poi guardare l'orologio  accorgermi che erano le cinque.
Dopo una marea di saluti uscii da quell'enorme villa, chiamando un altro taxi, possibilmente uno buono. Aspettai cinque minuti e subito arrivò una vettura.
"Dove la porto?" 
"Atlanta, grazie" dissi aprendo la portiera.
"Sta scherzando vero? Non arriviamo più in là di 50km."
"Davvero?"
"Mi spiace ma devo andare"
"Oh, certo, non si preoccupi"

 
SPAZIO AUTRICE
 
Ciao a tute <3 spero che il capitolo vi sia piaciuto, grazie per le due recensioni lasciate nell'introduzione, mi avete resa felicissima. Ce la farà Alex a tornare?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo!!
Baci.

 
 
   
 
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