Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Harmony394    09/12/2014    10 recensioni
Sansa, subito dopo aver avuto il primo menarca, è costretta a sposare Joffrey appena tre giorni dopo la sua fine. Nessuna via d’uscita, nessun amico di cui fidarsi, nessuno pronto ad ascoltare i suoi cinguettii pregni di paura. Ma proprio quando la situazione sembra arrivata al capolinea, ecco qualcuno disposto a spezzare le inferriate di una gabbia che di dorato ha solo il colore. Qualcuno che non è né un principe né un cavaliere, ma un mastino. E il suo nome è Sandor Clegane.
«Perché siete sempre così crudele?!» domanda lei, le lacrime appese alla punta delle ciglia. Non mi piace vederla piangere, cazzo, soprattutto se la causa del pianto sono io. Ma non mi importa. Deve capire come funzionano le cose, che questa non è una delle sue fottute ballate ma la vita vera e che nella vita vera non esistono cavalieri ma solo chi muore e chi tenta di non morire. Il resto sono solo cazzate.
«Sarai grata per le cose crudeli che faccio quando sarai Regina e sarò l’unico a frapporsi tra te e il tuo adorato Re».
Genere: Angst, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
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The wolf's lair
 

 
 *Dato che Sansa è riuscita a fuggire dalla Fortezza Rossa, ho deciso di mettere l’immagine di un uccellino fuori dalla gabbia per simboleggiare il fatto che è finalmente “volata” via.
 
I will never let you fall 
I'll stand up with you forever 
I'll be there for you through it all 
Even if saving you sends me to heaven 
 

 
 
C’è Joffrey davanti a me. Il suo volto è cinereo, la sua bocca distorta in una smorfia grottesca e dal suo petto sgorga sangue viscido e grumoso. Sussurra parole cattive, mi dice che è colpa mia se è morto ed io fuggo via. L’aria è pesante, il mio cuore batte frenetico contro la cassa toracica e ad ogni passo respirare diventa sempre più difficile.

Tum. Tum. Tum.   

«Sei stata tu!» Questa volta non è Joffrey a parlare, ma sir Meryn: la sua barba rossa è piena di vermi e i suoi occhi incavati sono iniettati di odio. Dalla sua testa, nel punto in cui l’ho colpito, sgocciola un lunghissimo rivolo di sangue. Mi volto dall’altra parte e il mio sguardo si scontra con quello di mio padre: il suo collo ha una lunga cicatrice rossa. Tutti e tre mi fissano con occhi accusatori e cattivi e ripetono la stessa frase: Sei stata tu! Sei stata tu!

Hanno ragione: è colpa mia se sono morti. Gli dèi mi puniranno per questo, mi getteranno negli Inferi e la mia anima non avrà ma più pace. «No!», il panico si impossessa di me, «No, vi prego, no! Sono buona, io. Non ho mai fatto del male a nessuno!».

Ma loro non perdonano. Non mi perdoneranno mai, così come io non perderò mai Joffrey per quello che ha fatto a mio padre. Continueranno ad odiarmi e maledirmi. Le loro mani scheletriche si avvicinano a me, le loro bocche si tingono di nero ed io urlo forte e invoco aiuto.  

«No! Vi prego, aiuto. Qualcuno… per favore… vi prego!».

Apro gli occhi e mi tiro a sedere di scatto. Le mie guance sono bollenti, le mani mi tremano per la paura. Era solo un incubo, realizzo, il fiato corto e gli occhi sgranati. Solo uno stupido, sciocco incubo. Nessuno mi farà del male.

Il venticello fresco del mattino mi accarezza il viso. Mi passo una mano fra i capelli, spossata come se avessi combattuto più di mille guerre, e gli occhi grigi di mio padre mi si parano davanti, minacciosi quasi quanto la barba piena di vermi di sir Meryn ed il petto grondante di sangue di Joffrey. D’improvviso le lacrime mi salgono agli occhi tutte assieme e nascondo il viso nelle ginocchia, pregando gli dèi di farmi dimenticare quelle visioni. Ho ucciso sir Meryn e sono complice dell’assassino di Joffrey. Sono un mostro. Sono diventata proprio come coloro da cui sono fuggita!

Mi guardo attorno, la vista sfocata a causa delle lacrime: il Mastino è steso pochi metri più in là, sdraiato su un fianco sopra un giaciglio d’erba con un braccio usato a ‘mo di cuscino. Con lo stomaco stretto in una morsa, mi asciugo le lacrime e mi avvicino a lui: alla luce del mattino, la sua cicatrice sembra perfino più spaventosa.

Tiro su col naso, ancora scombussolata dall’incubo: se mi vedesse in questo stato mi prenderebbe in giro. Fisso il suo viso ustionato dal fuoco, le sue labbra semi aperte e ricoperte di graffi ed i capelli scuri ricolmi di polvere e terra. Nonostante stia dormendo, la sua espressione continua a rimanere piena di rabbia e malinconia. Non l’ho mai visto sorridere, Sandor Clegane. Mi ha mi sempre rivolto ghigni cattivi e derisori, ma mai sorrisi veri. Mi domando se sia mai stato felice, e mi sorprendo a pensare che mi piacerebbe tanto che lo fosse. 

Devo fare qualcosa per lui, decido ad un tratto. Dopotutto, mi ha aiutata ad evadere dalla Fortezza Rossa ed ha ucciso Joffrey. Ha preferito uccidere il Re a cui aveva giurato fedeltà piuttosto che violentarmi. Nessuno dei cavalieri ad Approdo del Re lo avrebbe mai fatto, mentre lui, che non è neanche un vero cavaliere, ha rischiato la sua vita pur di non farmi del male. Non è cattivo come crede di essere, c’è del buono in lui. Io lo so bene. Eppure a volte è così semplice dimenticarlo…

Cercando di fare meno rumore possibile, mi inoltro nei pressi del bosco. Devo trovare da mangiare, così potrò preparare qualcosa per colazione. Magari lui mi ringrazierà e l’odio che affligge il suo cuore si affievolirà un pochino… magari potrò persino vederlo sorridere!

Girovago senza una meta per un po’, riuscendo a trovare nient’altro che qualche bacca dal colorito bluastro e alcune radici secche e piene di terra. Il mio vestito è tutto sporco, dei rampicanti lo hanno strappato in più parti e l’euforia con cui avevo iniziato quest’avventura si tramuta ben presto in profonda irritazione. Cosa darei per un bel bagno profumato ed un vestito pulito!

Un fruscio improvviso alle mie spalle mi fa trasalire. Mi volto di scatto: non c’è nessuno. Avanzo d’un passo, ma il fruscio ricomincia e questa volta è più vicino di prima. Il cuore mi sale in gola ed un terribile pensiero mi raggela dalla testa ai piedi. Oh, no! Sono loro, i soldati dei Lannister. Mi uccideranno, mi porteranno dalla Regina e lei darà l’ordine di uccidermi! Sarei dovuta restare col Mastino, adesso non posso più scappare... Oh no, no, no!

Un coniglietto sbuca fuori da un cespuglio: il suo musetto è sporco di terra, il suo pelo è bruno e folto ed ha delle orecchie lunghissime. Un sospiro di sollievo lascia le mie labbra, così sentito da scuotermi le spalle. Che stupida a spaventarmi per una cosa tanto sciocca! È solo un coniglio, il Mastino riuscirebbe a prenderlo a mani nude.

Un’idea mi balena in mente: se lo catturo, potrò preparare qualcosa per colazione!

Eccitata all’idea della faccia che farà il Mastino non appena mi vedrà con in mano un coniglio, mi getto in avanti nel tentativo di acciuffarlo ma lui scappa via ed io rovino a terra, macchiandomi la faccia di fango. Nel bosco riecheggia il mio grido colmo di frustrazione. Detesto questo posto!  
Stringo i pugni. Non mi darò per vinta tanto facilmente!

«Torna qui!», gli urlo dietro, correndo nella sua direzione. «Torna subito qui!».

Lo inseguo a perdifiato. Non ricordo l’ultima volta in cui ho corso tanto e all’improvviso mi sento invincibile e… felice. L’aria fredda del mattino mi sferza il viso come una frusta. Mi torna in mente Grande Inverno, Arya che mi tirava palle di neve addosso ed io che la rincorrevo per rimproverarla, il calore della coperta di lana con cui la lady mia madre ci copriva quando ritornavamo alla fortezza tutte fradice e coi capelli pieni di fiocchi di neve, Lady – la mia dolce, cara Lady – che dormiva davanti al caminetto ai miei piedi, alzando di tanto in tanto la testa per assicurarsi che stessi bene… Oh, Lady.

Il coniglio è a pochi centimetri da me, non posso mollare proprio adesso! Accelero il passo, gli occhi lucidi a causa dei ricordi e del vento, quando tutto ad un tratto si ferma. Non mi lascio sfuggire l’occasione e subito mi fiondo su di lui, riuscendo finalmente ad acciuffarlo; lui si dimena come impazzito ma la mia presa non cede. Un sorriso mi incurva le labbra. Ce l’ho fatta!

Distesa sull’erba, il viso sporco di fuliggine e terra e le mani piene di graffi, penso al Mastino.

Quando lo vedrà, sarà così sorpreso! Non vedo l’ora di vedere la sua faccia! Sarà davvero—

Un ringhio. Un ringhio forte, terrificante, mi soffia sul collo. La mia mente torna ad un vecchio ricordo d’infanzia, quando mi ero persa dentro La Foresta del Lupo e mio padre e Jory Cassel erano venuti a salvarmi. Un brivido mi sale lungo la schiena, il mio intero corpo si immobilizza. Anche quella volta il gelo si era impadronito di me, bloccando ogni mio movimento e tutto era diventato improvvisamente ovattato e lontano. Lascio andare il coniglio, alzo lo sguardo: i suoi occhi sono dorati come l’oro dei Lannister, il suo muso è ricoperto di sangue, i canini sono aguzzi come rasoi. Il respiro mi si spezza in gola.

«Un lup—».

Non faccio in tempo ad urlare che mi è addosso: i suoi occhi feroci sono ad un palmo dal mio volto e le sue zampe mi bloccano sotto il suo peso, graffiandomi con i lunghi artigli, il suo fiato sa di carne rancida e morte. Ringhia rabbioso ed io lotto con tutte le mie forze per spingere il suo muso lontano dal mio viso, urlando fino allo sfinimento. Tasto il terreno con furia, alla ricerca di qualsiasi cosa che possa essermi utile per allontanarlo e qualcosa di duro preme sotto le mie dita: un sasso. Lo afferro con dita tremanti e colpisco la bestia un attimo prima che possa azzannarmi al collo. L’animale guaisce di dolore e si allontana da me il tempo necessario per permettermi di rimettermi in piedi e fuggire. Corro, le lacrime lasciano un residuo appiccicaticcio sulle mie guance ed il cuore batte forsennato contro il petto, mentre un altro ululato si aggiunge a quello del primo lupo. Un singhiozzo mi si spezza in gola.

Ce ne sono degli altri.

Scavalco un tronco che mi blocca il passaggio ma un lembo del vestito resta impigliato ad un rampicante, facendomi cadere a terra con un tonfo sordo. Stordita per il colpo incassato cerco di alzarmi, ma la mia gonna è troppo lunga ed i lacci della vestaglia troppo stretti per permettermi di agire in fretta. Tutto gira, la mia testa è una caleidoscopio di suoni ovattati, ronzii e ululati, e la paura di morire prende il sopravvento. Soffoco un urlo, troppo spaventata persino per respirare, e la mia mente corre a quel ricordo lontano in cui mio padre veniva in mio soccorso insieme a Jory Cassel e mi traeva in salvo. Paralizzata dall’idea di cosa mi sta per accadere chiudo gli occhi e sussurro il suo nome, pregando che venga a salvarmi come quando eravamo a Grande Inverno.

Padre, aiutatemi…!

Qualcuno arriva davvero… ma non è mio padre. Lo capisco dalla sua camminata pesante e frenetica, dal ringhio basso che lascia sue le labbra mentre infilza l’ennesimo lupo con colpi decisi e brutali di spada. Mi volto: la sua cicatrice è sporca di sangue, così come la sua armatura e la sua spada, e sul suo volto è dipinta l’espressione d’un cane rabbioso che lotta per difendere un pezzo di carne. Quando anche l’ultimo dei lupi espira, i suoi occhi grigi incrociano i miei.

Il Mastino.

 

 
 
Apro gli occhi. Il primo pensiero che mi attraversa la mente è che sono vivo. Un po’ scombussolato, con la testa ancora intontita e le gambe doloranti per la cavalcata della scorsa notte, ma pur sempre vivo. Il secondo, invece, è che l’uccelletto non è più qui.

«Uccelletto…», scatto in piedi, gli occhi ancora impastati dal sonno ed il cuore in gola. «… dov’è finita la dannata ragazzina? Dov’è andata, per i Sette Inferi?!».

Mi guardo attorno e scorgo delle tracce lasciate sulla terra umida dai suoi stivaletti. Portano al bosco. Merda.

Ma che le è saltato in mente?! Inoltrarsi nei boschi da sola! Persino un ritardato saprebbe che è pericoloso. Mi avvio alla sua ricerca facendomi strada a colpi di spada fra le fronde della foresta. La testa mi vortica ferocemente, tutto il mio corpo è percorso da un tremito continuo. E se le fosse accaduto qualcosa? E se fosse caduta in qualche crepaccio e adesso si trovasse agonizzante da qualche parte, il suo bel vestitino tutto sporco di melma e sangue? E se fosse… no. No, non voglio nemmeno pensarci. Mi passo una mano sul viso, il cuore in gola e lo stomaco aggrovigliato. Lo sapevo che avrei dovuto lasciarla lì, ad Approdo del Re. Avrei dovuto fregarmene di lei e dei suoi dannati piagnistei, obbedire a quel moccioso biondo, fottermela come mi era stato ordinato e…

«Aaaah!!».

… Uccelletto!

 Mi faccio largo fra rampicanti, ramoscelli e altre merdate varie il più velocemente possibile, il fiato corto e un groviglio di emozioni incastrate nel petto, finché non la scorgo: i suoi occhioni azzurri sono colmi di terrore, le lacrime le scorrono lente lungo le guance e un gruppo di lupi ringhia contro di lei. Mi avvento su di loro con furia cieca e li passo tutti a fil di spada. Non l’avrete, ringhia una voce dentro di me, simile al latrato di un cane. Lei è mia. Mia!

Non passano che pochi istanti prima che le bestie esalino il loro ultimo guaito. I lupi rimanenti fuggono via ma nella calca uno di loro riesce a mordermi il braccio ed è solo grazie all’armatura pesante che riesco a scrollarmelo di dosso ed ucciderlo. Quando tutto finisce, ciò che rimane è un silenzio opprimente ed il mio respiro affannato.

Mi volto verso Sansa e la trovo stesa a terra, tremante e con il viso sporco di terra e polvere. A vederla così non direi mai che si tratta nientemeno che della figlia di Lord Eddard Stark: il suo abito di seta è stracciato in più punti, i suoi capelli sono in disordine e sulla clavicola e sul polpaccio destro riporta un grosso livido violaceo. Mi avvicino a grandi falcate, la prendo per le spalle e la rimetto in piedi.

«Si può sapere cosa cazzo avevi intenzione di fare?!» La mia voce è più un latrato che un grido. Lei si ritrae spaventata dalla mia presa e si stringe le mani al petto, a disagio.
«Io… io… non volevo fare niente di mal—» Qualcosa scivola giù dalla sua veste: sono bacche. Le raccolgo e le getto via non appena le riconosco.
« Per tutti i sette inferi del cazzo! Queste sono bacche di Belladonna, dannata te! Cosa avevi intenzione di fare, avvelenarti? E quei lupi…», la voce mi si spezza in gola. Sospiro. È viva, dannazione. Sporca, terrorizzata e tremante come una foglia ma viva. «… fottuti dèi! Chiudo gli occhi un attimo e tu ne approfitti per farti sbranare o avvelenarti?! Ma cos’hai nel cervello?!».
 
Lei schiude le labbra per rispondere ma riesce solo a balbettare parole senza senso. «M-Mi dispiace… io… io volevo solo—».
 
La mia presa sul suo braccio si fa più prepotente. Poteva morire. Poteva morire, dannazione! E se io non fossi stato lì? Se non l’avessi sentita? Il solo pensiero di ciò che sarebbe potuto accaderle mi avvelena il sangue. Lei geme di dolore ed io mollo il suo braccio, spingendola lontano.

«Cosa? Suicidarti, forse? È questo che volevi?!».
«Io volevo solo ringraziarvi!».

Scende il silenzio. Voleva ringraziarmi? E per cosa? Per aver condannato entrambi ad una fuga in mezzo al nulla? Per averla portata in un bosco infestato da fottuti lupi e pieno di cibi velenosi ad ogni angolo, forse? Che cazzo significa che voleva ringraziarmi? Mi prende in giro?!

Lei si tortura le dita e si morde le labbra per impedirsi di piangere, proprio come faceva quando era alla Fortezza Rossa. Probabilmente in un’altra situazione sarei stato io stesso ad asciugarle le lacrime ma adesso sono troppo infuriato per farlo.

«Per avermi fatta evadere dalla Fortezza Rossa, aver ucciso Joffrey e avermi difesa per tutto questo tempo, anche prima della fuga. Io… io volevo prendere qualcosa da mangiare e rendermi utile… non sapevo che quei lupi--» Le lacrime scorrono giù dal suo viso, impedendole di continuare. All’improvviso mi rendo conto di quanto questa situazione debba essere stressante per lei, abituata a lussi e bagni profumati com’è sempre stata, e che non riesce a capire cosa sta succedendo. ‘Fanculo! Che pianga pure! La prossima volta imparerà a non farmi spaventare in quel modo!

«Smettila di piangere come una mocciosa. Se non ti fossi allontanata tutto questo non sarebbe accaduto! Questa volta c’ero io a salvarti il culo, ma la prossima? Cosa farai la prossima volta, quando io non ci sarò? Canterai una bella canzoncina a chi ti punterà una daga alla gola?».
«Siete crudele!», singhiozza lei. «Come potete dirmi certe cose? Sir Loras non mi avrebbe mai trattata così! Lui… lui mi avrebbe—».

Una risata crudele lascia le mie labbra. «Lui ti avrebbe fatto un bell’inchino e magari ti avrebbe pure preparato una torta per consolarti, vero? E poi, chi lo sa? Si sarebbe persino scusato per non essere stato più attento a una cosina graziosa come te. Bene, lascia che sia lui a correre in tuo aiuto quando una mandria di fottuti lupi vuole averti per colazione, allora. Vai da lui! Vattene! A me non fotte più un cazzo!».

Mi allontano a passo veloce e torno indietro per prendere Straniero e lasciare questo posto. Sono stufo della ragazzina Stark. Non sono la sua fottuta balia. Ha deciso di farsi ammazzare? Bene, che lo faccia! Vuole il merdoso Cavaliere di Fiori? E che se lo prenda! Che corra da lui, che si faccia pure fottere da lui, per quanto me ne importa! Magari se sarà fortunata riceverà persino un bacio d’addio prima che le venga tagliata la testa!

«Mi lascerete qui, dunque?», la sua voce mi raggiunge un attimo dopo essere salito in groppa al cavallo. Le briglie di Straniero sono strette tra mie mani e, con sorpresa, mi accorgo di star ancora tremando. «Se volevate farmi morire tanto valeva lasciarmi in balia dei lupi!».

«Forse avrei dovuto farlo, uccelletto. Perlomeno adesso non starei più sentendo i tuoi stupidi cinguettii!» Ribatto, la voce tagliente come lo stridio del ferro. Lei stringe i pugni lungo i fianchi, il vestito rosato è pieno di chiazze scure e di strappi ed i suoi occhi sono rossi di pianto.

«Voi… voi non potete farlo!» Grida in preda al panico. Le rido in faccia.

 «E perché no, ragazzina? Dammi un solo motivo per cui non dovrei lasciarti qui e fottermene dei tuoi piagnistei!».

«Perché avete fatto una promessa».

Rimango in silenzio, la mascella serrata in una smorfia grave e austera. Il ricordo della scorsa notte mi torna alla mente e lo stomaco mi si chiude in una morsa.

Mi riporterete davvero a casa? Lo promettete?”, “Aye. Ti riporterò a casa, uccelletto”.

‘Fanculo, non me ne frega nulla! Io non sono uno dei suoi dannati sir e ci piscio sopra alle fottute promesse! Non le devo niente, faccio quello che mi pare. Non ho mai mantenuto una promessa in vita mia, quindi perché dovrei farlo adesso? Che si fotta la mocciosa Stark e le sue dannate promesse. Io sono un cane. Un cane sciolto, adesso. E faccio quello che voglio.

… e allora perché il pensiero di saperlo morta mi fa stare tanto male?

Forse sto perdendo il senno. Forse questa dannata ragazzina è una strega e mi ha lanciato qualche maledizione o che cazzo ne so io. Forse dovrei davvero fottermene e lasciarmela alle spalle, almeno la smetterei di rovinarmi l’esistenza. Forse dovrei farlo. Forse lo farò davvero. 

«Ci sputo sopra alle tue promesse, uccelletto», rispondo, sputando a terra. ‘Fanculo a lei e ‘fanculo la promessa; ne ho infrante tante nella mia vita, una in più non farà la differenza. Non lascerò che una dannata mocciosa mi faccia diventare un rammollito. «E ora levati di mezzo, se non vuoi che ti passi sopra».

Lei mi guarda in tralice, le labbra rosee – quelle dannatissime labbra – serrate e tremolanti. È quasi doloroso capire quello che urlano i suoi occhi: ti odio. Non me la sento di darle torto, dopotutto mi odio anch’io. Sprono il cavallo: la rabbia è andata via, assorbita dal male devastante che mi stringe il petto. È come se qualcuno mi stesse schiacciando il cuore… è insopportabile! Non mi sono mai sentito così e la cosa mi fa sentire debole. Straniero ha compiuto solo pochi metri quando la voce dell’uccellino riecheggia nella foresta.

«Vi pagherò!», grida, e d’istinto tiro le redini. Lei ne approfitta per corrermi dietro; quando arriva, il suo viso è paonazzo ed i suoi occhi lucidi. Vengo sopraffatto dall’istinto animalesco di appropriarmi delle sue labbra, di morderle fino a consumarle e affondare le dita fra i suoi capelli ramati ma, come sempre, riesco a mantenere il controllo. Non le farò del male, ripeto a me stesso, Non a lei. «Vi darò qualsiasi cosa. Terre, castelli, cavalli, soldi… tutto ciò che desiderate, purché mi riportiate a casa. Vi prego, non lasciatemi qui. La notte è buia e… e i Lannister sono alla mia ricerca ed io non riuscirei mai a sopravvivere da sola! Vi darò tutto quello che volete, se mi porterete sana e salva a casa. È una promessa!».

Vorrei urlarle che non basterebbero mille sacchi d’oro per compensare un solo bacio sulle sue labbra, o mille terreni per sapere che sapore ha la sua pelle, se i suoi seni sono morbidi come sembrano e se il suo profumo sa di fiori e spezie come si addice ad unavera lady come lei. All’inferno l’oro e tutto il resto: mi basterebbe possederla per una sola notte e potrei considerarmi felice per tutta la vita. Perché sempre fredde sono le mani dell’oro ma sempre calde sono quelle di una donna*.

E le sue sembrano così calde…

«Voglio dieci sacchi d’oro», sussurro fra i denti. Il suo viso si illumina di speranza.
«Oh, sì! Sì, sì, vi darò tutto l’oro che vorrete, lo prometto. Non ve ne pentirete. Giuro che sarò buona, che non mi allontanerò mai più da voi, lo giuro sugli Dèi Vecchi e Nuovi, io—».
«E…», il suo sproloquio si placa ed i suoi occhi si velano di confusione. Mi avvicino al suo viso, le sfioro i capelli con le dita e alzo il suo mento per guardarla dritta negli occhi. Mi basterebbe sporgermi un po’ di più e potrei baciarla, e solo gli dèi sanno quanto vorrei farlo. «Una canzone».
«Una canzone?».
«Una canzone, uccellino. Una su quei bei cavalieri che ti piacciono tanto. Puoi farlo? La tua septa non ti ha insegnato a cantare?».

Lei sembra incerta. Un ghigno mi incurva le labbra: l’uccellino è titubante. Forse l’idea di cinguettare una canzoncina ad un mastino brutto come me non le piace? Ma io la voglio, quella canzone. E me la prenderò che lei lo voglia o no.

«Canterò per voi volentieri!», esclama infine, ma posso fiutare la bugia fin da qui. L’uccelletto cinguetta sempre parole dolci e gentili ma non riesce proprio a mentire. Magari è proprio questo che la rende così perfetta ai miei occhi, così delicata. Sbuffo forte la mia disapprovazione e scendo per farla salire in groppa a Straniero. Quando le cingo i fianchi per issarla su, ho quasi la sensazione di alzare una piuma, tanto è leggera. Mi siedo dietro di lei, la sua schiena preme contro il mio torace ed il profumo dei suoi capelli mi inebria la mente. Non profuma di fiori come avevo immaginato, ma di donna e di dolcezza. Un odore così meravigliosi, così assuefante da non poterne più fare a meno.

 Tallono Straniero sui fianchi per farlo muovere. Se tutto va per il verso giusto arriveremo alla Terra dei Fiumi entro due giorni: lì ci saranno quegli idioti dei Tully e di certo non rifiuteranno di ospitare la figlia di lady Catelyn e offrire vitto e alloggio al suo accompagnatore. Poi, se la sua dannata zia non ha intenzione di pagare per lei, allora andremo al Nord. Per il momento, andremo dove è più vicino.

«Mi dispiace per ciò che ho detto prima. Non volevo offendervi: vi sono grata per ciò che state facendo. Non avete nulla da invidiare a sir Loras», la voce di Sansa è minuta come il pigolio d’un passerotto. I suoi occhi si posano sui miei ed io sento lo stomaco stringersi in una morsa di ferro. Distolgo lo sguardo e serro le labbra, bofonchiando a bassa voce parole strascicate.

Fottuti dèi, volete proprio farmi perdere il controllo?

«A proposito, grazie… per avermi salvato la vita».
«Dovere» Grugnisco io, e lei mi rivolge un sorriso sincero, quasi timido. Mentre il sole inizia a farsi più alto e l’aria meno fredda, realizzo che quello è stato il primo sorriso sincero che mi abbia mai rivolto.
 
 
 
 
 - Note dell’Autrice.

1) La canzone è Your guardian angel, dei The Red Jumpsuit Apparatus.
2) Citazione di Tyrion. L’amavo troppo per non inserirla da qualche parte, scusatemela.

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Ed eccomi di nuovo qui! :) (stavolta fortunatamente in orario! :P)

Allora questo è, come avrete notato, un capitolo di “passaggio”. Questo genere di capitoli saranno frequenti quanto essenziali per delineare al meglio il rapporto tra Sansa e Sandor durante tutta la ff… e poi io adoro scriverli! Godetevi il fluff finché dura, perché presto arriverà l’angst a go-go (ed io  a m o  l’angst) e finiranno tutte queste cose fluffose.

Per questo capitolo ho preso spunto da una scena del film della Bella&laBestia, della Disney. Non per niente l’ultimo scambio di dialoghi («A proposito, grazie… per avermi salvato la vita». «Dovere») è una citazione presa direttamente dal cartone. Piccola curiosità: proprio a causa di questi paralleli fra Belle\Sansa e LaBestia\Sandor, che si susseguiranno per quasi tutta la ff, la storia all’inizio doveva chiamarsi “TheBeauty&TheBeast”. Poi una mia amica mi ha fatto ascoltare Safe&Sound della Swift, e tutto è cambiato. XD

Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Mi piace scrivere di due personaggi così differenti e mi piace da morire anche farli maturare capitolo dopo capitolo. Questa esperienza, ad esempio, è nuovissima per Sansa che da sempre è abituata a lussi e vezzi vari, mentre adesso si ritrova in mezzo alla polvere e con l’acqua alla gola. Naturalmente non avrà un cambiamento caratteriale radicale – e dark o_o – come per Arya, ma è ovvio che non rimarrà frignona e viziata a lungo se vuole sopravvivere insieme al Mastino che, dal canto suo, è sempre uno scorbutico tsunderissimo (per chi non sa cosa significa tsundere: http://it.wikipedia.org/wiki/Tsundere ) ed io adoro il suo conflitto interiore. Scrivere di lui è sempre una sfida contro me stessa perché se da un lato vorrei far emergere quel suo lato (che tutti sappiamo ha ) apprensivo e gentile, dall’altro so per certo che piuttosto che mostrarsi tenero con qualcuno – soprattutto se quel qualcuno è Sansa – si sparerebbe dritto in un piede. Che frustrazione!

Spero di essere rimasta IC, comunque. Tengo molto alla caratterizzazione dei pg! Fatemi sapere che ne pensate, le recensioni ed i pareri sono sempre apprezzati!
Grazie di cuore a tutti coloro che hanno messo la ff nelle preferite\seguite\ricordate, e grazie mille ancora di più a chi ha lasciato un parere. Siete preziosi, davvero. Grazie, grazie e grazie.

Un ringraziamento speciale va a
TsunadeShirahime per il betaggio. Grazie, Ali. <3 <3 (a proposito: fate un salto nel suo profilo: scrive storie bellissime!)
Alla settimana prossima. Bacioni!

P.S: ecco qui il mio profilo Facebook, semmai qualcuno avesse voglia di contattarmi.
Link: https://www.facebook.com/harmony.efp.9?fref=ts
   
 
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