Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Ashura_exarch    09/12/2014    2 recensioni
Darwin aveva ragione, solo il più forte sopravvive. E, diciamoci la verità, i pokemon sono molto più forti degli umani, è naturale che alla fine li abbiano soverchiati. Non li hanno assoggettati o cose del genere, ma li hanno proprio portati all'estinzione. O quasi. L'ultimo esponente di questa antica razza sa di avere i giorni contati, ma non ha intenzione di finire dimenticato come milioni di altri individui prima di lui.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
10. Recollection and food

Lloyd provò per diversi minuti a liberarsi dai legacci, ovviamente senza successo. Il problema consisteva nel fatto che non era ancora abbastanza lucido per riuscire a coordinare per bene i movimenti, anche se la sua costituzione non aiutava di certo. In fondo era risaputo che i quadrupedi potevano sollevare solo una zampa per volta e non tutte e due insieme a causa dell'angolatura totalmente opposta che avrebbero preso le ossa per favorire il movimento. E avendo le zampe legate assieme tale movimento era stato impossibile da effettuare. Non che non avesse ugualmente tentato, con l'unico risultato di farsi dolere ancor di più i muscoli delle gambe.
Ma quei vani tentativi non erano stati però completamente inutili. Lloyd aveva infatti scoperto una cosa, anzi, due cose alquanto interessanti. Si ricordava di essersi ferito, la prima volta la zampa con un pezzo di vetro mentre scappava dalla casa e la seconda quando un ramo gli aveva infilzato la coscia quando era caduto all'interno della buca.
Ebbene, le parti lesionate, che Lloyd ricordava sporche di terra e sangue, brucianti e faticose da muovere, adesso erano bendate. E le fasciature erano perfettamente bianche, segno che non erano state le prime ad essere applicate sulle ferite. Il Deino infatti se le ricordava mentre eruttavano sangue come se non ci fosse un domani, mentre invece adesso non facevano più male se non si provava a muovere molto, ed erano pure bendate. Qualcuno di sicuro l'aveva soccorso, ma non riusciva a spiegarsi né chi, né come e né perché. Se davvero chi li aveva soccorsi li aveva anche curati, che bisogno c'era di legarli in quel modo? Erano considerati una minaccia? Era forse l'umano ad averli presi? E se sì, perché mai li avrebbe dovuti curare? E se invece si fosse trattato di qualcun altro?
A Lloyd faceva male la testa a causa di tutte quelle preoccupazioni. Era sveglio da poco più di dieci minuti, eppure gli sembrava di essere là da un'eternità. E già si sentiva stanco. Era tentato di abbandonare di nuovo la testa sul freddo pavimento, ma cercò di resistere, senza nemmeno sapere veramente il perché.
Alla fine cedette, le palpebre si fecero pesanti e si addormentò di nuovo.

 

***

 

Neville venne svegliato dal fastidioso trillo della sveglia. Con un pugno schiacciò il pulsante di spegnimento dell'apparecchio e si girò dall'altra parte del letto, tirando su le coperte. Era stato un movimento quasi naturale, non se n'era neppure reso conto. Eppure un piccolo pezzo di lui sapeva quello che aveva appena fatto, e dopo qualche minuto di sospensione tra il dormiveglia e la realtà, Neville finalmente si decise ad alzarsi.
Avrebbe ardentemente desiderato rimanere a letto, quel giorno. Non si sentiva bene, la testa gli faceva male e non aveva chiuso occhio per quasi tutta la notte. Era riuscito ad appisolarsi solo un'oretta prima, ma quel breve lasso di tempo non era certo adatto a soddisfare il fabbisogno giornaliero di riposo di un uomo adulto.
Del resto si era ripromesso di badare meglio a quei mostri. Prima di tutto doveva pensare a nutrirli regolarmente, poiché l'ultima cosa che voleva era la loro morte. Per il momento. Poi doveva assicurarsi di trovargli un altro posto sicuro dove sistemarli. Ormai la cantina non era più adatta.
Neville aveva riparato alla bell'è meglio il buco causato dai pokemon. Nel capanno degli attrezzi dietro la casa aveva trovato qualche pannello di truciolato e di cartone, il tutto appena sufficiente a coprire, pur lasciando qualche buchetto dal quale penetravano spifferi d'aria, il buco. La caldaia per lo meno non si era danneggiata, e per questo poteva ritenersi molto fortunato. "Comunque" si era detto "devo metterli in un posto diverso".
Dopo aver lasciato vagare la mente per un po', Neville si alzò finalmente dal letto. Si stiracchiò, e andò alla finestra. Il catino appoggiato sul minuscolo balcone era pieno d'acqua fino all'orlo: doveva aver piovuto, quella notte. Lo prese, lo appoggiò sul comodino e prese una piccola brocca, che immerse nel contenitore fino a farla riempire d'acqua. Si affacciò di nuovo al davanzale della finestra e prese a lavarsi la faccia, attento a sprecare meno liquido possibile. Si asciugò la pelle con un lembo della coperta e ributtò l'acqua avanzata nel catino. Non era per niente facile sopravvivere in quel modo, ma oramai era tutta la vita che faceva così, e Neville si era presto abituato.
Con calma si sfilò il pigiama e si vestì. Ripose i leggeri tessuti di lana sopra il letto, ed indossò i pesanti pantaloni che era solito portare, abbinandoci un maglione verde morto e assicurando il tutto ad una cintura ben stretta alla vita. Non si tolse le ciabatte, era pur sempre in casa sua.
Prese con delicatezza il catino, e facendo attenzione a non far uscire nemmeno una goccia d'acqua lo portò di sotto, sforzandosi di non perdere l'equilibrio mentre scendeva le scale. Fortunatamente l'operazione riuscì, e l'uomo depositò il catino in cucina. Prese da sopra una mensola un panno di spugna, e fece per immergerlo nell'acqua, salvo poi ripensarci e abbassare piano la mano.
Da quando li aveva riacchiappati, nessuno dei mostri si era risvegliato. Ma nonostante ciò doveva pur sempre nutrirli. Aveva finora evitato il cibo solido, per paura che essendo incoscienti si potessero magari strozzare con un pezzo di qualcosa che non avevano avuto il riflesso di ingoiare, non essendo svegli. Era invece ripiegato su di un panno imbevuto d'acqua, che per una mezza dozzina di volte al giorno aveva strizzato quasi direttamente nella bocca dei mostri al fine di fargli assimilare il liquido senza che essi si svegliassero prima del dovuto. Ma ormai erano passati tre giorni da quando li aveva riportati lì, e forse era ora che il loro sonnellino finisse e che tornassero a mangiare qualcosa di più denso dell'acqua.
Neville posò il panno dove l'aveva preso, e si diresse al frigorifero. Lo aprì, e guardò cosa aveva. C'era un bel po' di frutta, come mele, pere, un paio di banane e qualche susina, oltre ad un grappolo d'uva. Ma la cosa più abbonante erano le bacche. Ma non le bacche che ad esempio crescono spontaneamente, come i frutti di bosco. Oramai il tipo di frutta più diffuso erano le loro bacche. Quelle schifezze erano giunte assieme a quei mostri, e non erano altro che brutte copie della frutta vera. Baccamela, Baccapesca, Baccaki e tante altre idiozie del genere. Nemmeno la fantasia di scegliersi un nome diverso. Almeno erano nutrienti, questo Neville doveva ammetterlo. Ma cercava di mangiarle il meno possibile, e per questo furono quelle la portata principale del piatto che preparò per i suoi "ospiti".
Le dispose malamente su di un vassoio, e si sedette infine a contemplare il suo lavoro. Guardò la piccola catasta di frutta, e quasi si rattristò di non poter continuare a nutrire i mostri con l'acqua. Purtroppo, nonostante ne disprezzasse, le bacche erano la sua principale forma di sostentamento, e rinunciarvi per nutrire degli stupidi pokemon non era certo facile. Ma stavano deperendo in fretta, e Neville non voleva che passassero all'altro mondo proprio in quel momento così delicato. Altrimenti cosa li avrebbe curati a fare? Non gli aveva certo ripulito le ferite e sprecato delle preziose bende solo per vederli spirare un po' più tardi.
Si alzò, prese in mano il vassoio e fece per dirigersi nella stanza dei prigionieri. E fu solo allora che si ricordò di averli legati. "Cazzo!" imprecò mentalmente, e fece marcia indietro. Appoggiò di nuovo il vassoio sul tavolo, prese un coltello dal cestello delle posate e cominciò a sbucciare la frutta.
Da legati i mostri sicuramente non potevano fare grandi manovre o movimenti eccessivi, e questo includeva lo sbucciare la frutta oppure prenderla in mano per mangiarla. E così a Neville erano rimaste tre soluzioni: slegarli, imboccarli oppure sbucciargliela e lasciare che se la cavassero da soli. La prima era assolutamente fuori discussione, era certo che avrebbero tentato di nuovo la fuga. La seconda era troppo umiliante per Neville. Ridursi ad imboccare anche solo una di quelle spregevoli aberrazioni sarebbe stato toccare il fondo. Per cui, anche se un po' titubante, l'uomo mise in atto la terza opzione.
Finì di togliere la buccia anche prima di quanto desiderasse. Fece attenzione a disporre il cibo sul vassoio, mettendo i frutti più pesanti sul fondo e quelli meno voluminosi in cima, in modo che non si spappolassero. "Ma che sto facendo?" si chiese mentalmente "Gli preparo anche dei piatti raffinati?".
Prese il vassoio, e si incamminò verso il corridoio.

 

***

 

Era di nuovo sospeso nel nero. Pareva che ogni altra forma di sogno fosse stata bandita al punto che nemmeno gli incubi si facessero più vivi, lasciando solo quell'atona oscurità. Non che a Lloyd dispiacesse, in fondo preferiva quello a chissà cos'altro.
Eppure... avvertiva che non finiva tutto lì. C'era qualcos'altro oltre a lui e al nero. Qualcosa di molto più consistente. Capì al volo di cosa si trattava: la muraglia. Ed aguzzando la vista infatti la scorse, non particolarmente lontano. Distinse subito e con più chiarezza della volta precedente il movimento che pareva fare lo strano muro, anche se notò che adesso sembrava essersi fatto più frequente, ed ogni scossone diventava sempre più violento (anche se di poco) del precedente.
Questa cosa inquietò profondamente il Deino. Sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, qualcosa di marcio in tutto ciò. Eppure era presente anche quella strana sensazione di calore, del tutto fuori luogo in una situazione come quella. Oltre ad esserne timorato, Lloyd si sentiva in qualche modo attratto da quel muro. Ma questo non lo realizzò subito.

 

Fu una luce, dapprima fioca e poi sempre più intensa a risvegliarlo. Il pokemon aprì stancamente gli occhi, e fu quasi accecato da tutto quel bagliore. Da quant'è che non vedeva la luce? Da almeno tre giorni, ovvero a quando risaliva il suo ultimo ricordo della cella dove era stato rinchiuso per circa una settimana.
Poi, in mezzo al bianco, distinse anche qualcosa di nero. E quel nero si muoveva. Lloyd provò a mettere a fuoco, ed intravide una forma umanoide avanzare verso di lui. Per un attimo il Deino si spaventò, credendo che quell'essere gli stesse venendo addosso. Vedendolo agitarsi, l'estraneo si fermò un attimo ad osservarlo, salvo poi chinarsi per appoggiare qualcosa a terra. L'essere si rialzò, lo guardò di nuovo per un istante e fece dietrofront, scomparendo di nuovo nella luce. La quale scomparve un paio di secondi dopo di lui.
Sulle prime Lloyd non capì cos'era appena successo. Fu l'odore che gli arrivò al naso a fargli riacquistare, seppur in minima parte, la capacità di agire e di pensare con un po' di lucidità. "Cibo" pensò. Lo stomaco, quasi a confermare i suoi sospetti, emise un sonoro brontolio.
Affamato, cercò di allungarsi verso il punto dove l'essere aveva appoggiato qualcosa. E infatti più avanzava e più l'odore si faceva intenso, facendogli progressivamente riacquistare le sue energie. Finalmente riuscì a distinguere i contorni di un piccolo vassoio, e subito dopo le sagome di una manciata di bacche tutte diverse da loro accatastate su di esso.

 

***

 

Neville si lascio ricadere sulla poltrona del suo studio, chiudendo nel frattempo gli occhi. Lo sforzo, seppur blando, di portare da mangiare ai suoi prigionieri l'aveva completamente privato delle energie. Questo era un segnale. E l'uomo aveva capito anche cosa significava. La fine non era lontana, e più i giorni passavano più sentiva accorciarsi le sue forze e la sua voglia di continuare a tirare avanti. Ma doveva resistere, anche solo un'altra settimana sarebbe bastata.
Neville si portò due dita agli occhi, e se li strizzò, cercando di mandar via il fastidioso impulso a lasciarsi cadere in un sonno profondo. Si prese poi a massaggiarsi le tempie, borbottando parole incomprensibili di frustrazione tra sé e sé. Era tutto il giorno che stava venendo tormentato da un mal di testa martellante, a tal punto che gli sembrava che il cranio gli dovesse scoppiare da un momento all'altro. Aveva provato a preparasi una tisana calda e a stendersi un po', ma niente aveva funzionato.
Finalmente l'uomo aprì gli occhi, e lo sguardo gli cadde sulle due bandiere sopra il caminetto. Erano flosce e ripiegate su sé stesse, e dovevano stare a prender polvere da un bel po' di tempo. Neville ripensò a quando l'aveva raccolte nel mentre del suo peregrinare passato.
Una notte si era fermato in un castello in rovina, mezzo distrutto e invaso dalle erbacce. Doveva esserci stata una battaglia, altrimenti mai si sarebbe spiegato un tale macello. Ciò però doveva essere accaduto almeno una trentina d'anni prima, visto che non v'era traccia di cadaveri né di qualsiasi segno recente che potesse testimoniare lo scontro. Nell'aria però aleggiava un odore strano, un odore dolciastro, come di fiori appassiti. Un odore che sapeva quasi... quasi di morte.
Aveva esplorato un po' le sale del castello, ed effettivamente vi aveva trovato vari resti ossei qua e là, ma non avrebbe mai saputo dire se appartenessero ad umani o a pokemon o a qualcos'altro. Inoltrandosi in profondità nelle rovine del maniero aveva trovato per terra uno straccio verde, che Neville aveva raccolto pensando si trattasse di un antico arazzo magari caduto dal muro. E invece no, era una bandiera di seta finissima, sulla quale era recata una spirale mezza bianca e mezza nera in campo verde. Se l'era portata dietro, pensando che un po' di stoffa forse gli sarebbe potuta tornare utile.
Poi, dopo qualche ora, mentre si accingeva a trovarsi un giaciglio per la notte, l'aveva vista. Su di un torrione Neville aveva scorto un qualche vessillo mosso appena dal vento, ma essendo sera non aveva saputo dire di cosa effettivamente si trattasse per colpa del buio. Ma una folata di vento improvvisa l'aveva sferzato al punto da farlo distendere in tutta la sua lunghezza. Il vessillo si era disteso per lungo nell'aria circostante, e si era messo proprio davanti alla luna di quella sera, che era piena. L'uomo aveva potuto così distinguere così ogni minimo particolare di quella bandiera: una croce bianca in campo blu scuro.
E solo allora aveva realizzato. Neville era corso subito verso il torrione, e ne aveva trovato l'ingresso non con poca fatica. Era in qualche modo riuscito a districarsi tra i corridoi e le varie sale, ed infine era arrivato sul camminamento dove aveva visto svolazzare la bandiera. Individuatala, l'aveva allora issata su, e l'aveva ammirata in tutta la sua bellezza. La distese per terra e tirò fuori dal suo zaino anche l'altra bandiera, e le dispose l'una di fianco all'altra. Quelle per lui erano due preziose reliquie. Erano il simbolo di una razza che sarebbe presto morta con lui, l'ultima testimonianza della battaglia in cui erano periti la maggior parte degli uomini sopravvissuti alle Grandi Guerre.
E finalmente capì: quel castello non era una rovina qualsiasi, bensì il teatro dell'ultimo scontro tra umani e pokemon per la supremazia sul pianeta Terra. Quello era il castello di Stirling, dove le ultime forze umane erano state assediate per giorni dalle armate di quei mostri ripugnanti prima di soccombere definitivamente. L'assedio dal quale suo padre e i suoi familiari erano in qualche modo riusciti a salvarsi, solo per morire miseramente pochi anni dopo.
Aveva preso allora una decisione: non avrebbe lasciato che le ossa dei suoi simili fossero lasciate a marcire all'aria, preda delle intemperie e di chissà cos'altro. Aveva rinunciato a dormire per quella notte, e aveva passato tutte le ore piccole a raccogliere tutte le ossa che era riuscito a trovare e a separare quelle degli umani da quelle dei pokemon, per quanto le sue scarse conoscenze anatomiche gli permettevano. Aveva poi scavato una fossa con una piccola pala che si portava sempre dietro, e vi aveva riposto con cura i resti, per poi ricoprirli e compattare la terra al meglio che poteva onde evitare che qualcuno di quei mostri potesse accorgersi della terra smossa e magari spinto dalla curiosità potesse profanare il luogo dell'eterno riposo degli ultimi coraggiosi combattenti umani.

Neville stava rivivendo quelle scene con sorprendente realismo, quasi fosse tornato indietro nel tempo. O quasi stesse sognando i suoi stessi ricordi. Ed effettivamente le cose stavano proprio così, in quanto l'uomo si risvegliò, grondante di sudore e lievemente eccitato al ricordare quei fatti lontani.
Una lacrima gli scappò da un occhio senza che lui se ne accorgesse, e la notò solo quando gli bagnò il labbro superiore. Neville assaporò per un attimo il sapore salato e poi si asciugò l'occhio con il dorso della mano.
Pensò di alzarsi, ma desistette quasi subito da quel proposito poiché le gambe non ne volevano sapere di farlo alzare. Cercò allora di rimettersi a dormire, ma si sa, il sonno quando lo cerchi non arriva mai mentre al contrario ti coglie quando è indesiderato. Rivelatasi fallimentare anche questa intenzione, Neville si mise a pensare. E fu allora che gli ritornarono alla mente le riflessioni del giorno prima sulla sua vita. A quel punto in testa prese a parlare una voce davvero fastidiosa, che lo torturava urlandogli "Stronzo, non ci hai pensato abbastanza! Adesso paghi pegno!". Era tutto frutto della sua immaginazione, ma Neville non se ne rese conto subito.
E così, quasi come una forma di tortura autoimposta, all'uomo tornarono in mente tutti i ricordi più dolorosi della sua vita: la morte del padre prima e quella della madre e dello zio in seguito. In particolare l'immagine del decesso degli ultimi due gli tornò chiara e limpida, come se l'avesse appena vissuta.
E così come le immagini gli tornarono anche tali e quali le emozioni: dapprima una disperazione che non aveva mai provato. In un colpo solo aveva perso sia la madre che lo zio, gli unici che erano mai stati presenti per lui (oltre che gli unici ad essergli rimasti, si intende). Li aveva perduti per sempre, portati via dagli infami artigli del destino.
Neville era rimasto quasi l'intero pomeriggio a piangere sui cadaveri dei suoi parenti, finché realizzò che non erano stati gli artigli del destino a portarglieli via, bensì gli artigli di qualcos'altro. Qualcosa di molto più diabolico e crudele, oltre che animalesco.
E fu allora che alla disperazione era subentrata la rabbia. Una rabbia come Neville non l'aveva mai provata, e né come l'avrebbe provata di nuovo. Fu l'unica occasione in cui perse il controllo, lasciando che fossero i propri istinti a guidarlo, perché mai e poi mai avrebbe fatto quel che fece se avesse potuto rispondere delle proprie azioni.
Ma al rimorso per essersi lasciato così imprudentemente guidare dai suoi sentimenti presto venne sostituito dal piacere, il piacere provocato dal ricordo della dolce vendetta che si era preso sugli assassini dei parenti. Mai avrebbe dimenticato gli occhi sbarrati dell'ultimo mostro che la sua mano aveva ucciso, e mai si sarebbe pentito delle sue azioni passate. Né mai di quelle presenti.
Del resto, da quello che aveva inteso quando aveva spiato gli assassini, intendevano usare il corpo dello zio come attrazione turistica, una specie di luogo di pellegrinaggio. Forse intendevano lucrare sul fatto che tali resti potessero essere considerati una sorta di reliquia, vestigia dell'ultimo essere umano, ultimo degli odiati nemici della razza dei pokemon. Anche se Neville aveva due motivi per cui opporsi a tale cosa: primo, aveva conosciuto abbastanza a lungo suo zio per capire che non era in grado di arrecare sofferenza ad altri solo per il gusto di farlo, come invece sembravano comportarsi la maggior parte dei mostri. E secondo, suo zio non era l'ultimo umano, c'era ancora lui vivo.
La notte precedente Neville aveva pensato a queste cose assai di sfuggita, poiché è comprensibile il fatto di non essere, diciamo, completamente lucidi a quell'ora tarda. Ma adesso vi aveva rimuginato per bene, ed era ben intenzionato a non farlo mai più, poiché quei dolorosi ricordi gli facevano appunto male, molto più male anche di quanto egli stesso sospettasse.
- Adesso ci ho pensato per bene! Contento?! - urlò Neville a pieni polmoni, rivolto alla vocina che lo aveva istigato a rimuginare su quei fatti ormai dimenticati. Aveva preso una decisione: quella sarebbe stata l'ultima volta che ci pensava, e mai lo avrebbe rifatto fino al fatidico momento. Chissà, forse allora vi avrebbe dedicato l'ultimo istante di lucidità.
Si alzò dalla poltrona, e si diresse alla scrivania. Si sedette allo sgabello, e si rivolse verso l'angolo del tavolo. Adagiato lì c'era un libro non molto grande, rilegato in elegante pelle nera e con scritte vergate in un solenne carattere dorato. Edizione 2074, recava una piccola nota sulla costola. "Allora sì che li sapevano fare i libri" rifletté l'uomo.
Neville prese delicatamente in mano il libro, lo mise davanti a sé, accese la lampada fissata poco sopra la sua testa e prese, con fare quasi maniacale, a lisciare pagina per pagina il vetusto manoscritto. Ci teneva a che gli sopravvivesse, così che magari qualche postero avesse potuto comprendere il motivo delle sue azioni.


Note dell'autore
Piccolo avviso, non so se sarò in grado di pubblicare di nuovo prima della fine dell'anno, poiché indicativamente attorno al 20 mi dovrò sottoporre ad un'operazione per la quale dovrò restare degente per un paio di giorni in ospedale. Riguardo a cosa, fatevi i cazzi vostri.
Chi ha notato un leggero cambiamento di stile? In questo momento sto leggendo Le avventure di Arthur Gordon Pym, e devo dire che lo stile di Poe mi ha preso. E penso che si noti.
Oramai siamo a più della metà della storia, per cui sto già cominciando a pensare a cosa verrà dopo IAL. E a proposito, ho una piccola sorpresa che magari non a tutti piacerà.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Ashura_exarch