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Autore: _Fedra_    09/12/2014    4 recensioni
"Voldemort si voltò verso la ragazza. Nonostante fosse completamente paralizzata dalla paura, Jane riuscì a sostenere il suo sguardo. Finalmente avrebbe avuto le risposte che cercava. Quelle risposte che non aveva mai trovato il coraggio di ammettere.
–Sì sono stata io! – rispose decisa. – E non mi importa minimamente di chi sia Edmund!
–Oh, ne sei proprio sicura, piccola Mezzosangue? – chiese Voldemort con un ghigno. – Nemmeno se ti dicessi che è mio figlio?"
Finalmente, il terribile mistero che avvolge le origini di Edmund avrà tutte le risposte. La battaglia finale si avvicina e Jane Potter si ritrova a un bivio dal quale non potrà tornare indietro: continuare a combattere al fianco di suo fratello o restare accanto al ragazzo che ama.
L'unica speranza è celata nella misteriosa profezia pronunciata dalla Cooman molti anni prima, che potrebbe cambiare completamente il corso della Storia.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Susan Pevensie
Note: Cross-over, OOC, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia dell'Erede'
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Capitolo 24
 

HARRY DEVE MORIRE

~

 

 

 

 

Edmund e Jane non si sarebbero mai immaginati di trovare un simile spettacolo, una volta ritornati in superficie.
Gran parte del castello era crollata sotto gli incantesimi dei Mangiamorte e i corridoi erano disseminati di cadaveri, molti di essi irriconoscibili.
Urla ed esplosioni echeggiavano ovunque.
Il cortile era illuminato a giorno dai lampi degli incantesimi.
Maghi, giganti e ragni mostruosi combattevano all’ultimo sangue.
−Dobbiamo trovare Harry! – esclamò Jane in preda al panico, prendendo Edmund per mano.
I due si lanciarono in una corsa disperata per i corridoi, schivando incantesimi e affrontando più di un Mangiamorte che era riuscito a entrare fin dentro le mura interne.
L’aria caliginosa era diventata irrespirabile.
Improvvisamente, Edmund scivolò su qualcosa abbandonato sul pavimento, finendo lungo disteso.
Jane si fermò di colpo, le mani premute contro il volto, gli occhi sgranati per l’orrore.
−Cosa diav…?
Edmund abbassò gli occhi e per poco non svenne.
La cosa su cui era scivolato erano delle interiora umane, sparpagliate attorno al corpo privo di vita di Adam.
I suoi occhi blu erano ancora spalancati nel nulla, la bocca impastata di sangue.
Accanto a lui, le dita che ancora si sfioravano in quella morte atroce, c’era Natalie.
−No! NOOOOOO!
Edmund crollò sul corpo dell’amico, le spalle scosse dai singhiozzi.
Gli avevano fatto fare la stessa fine che spettava a lui.
Jane si precipitò al suo fianco, il volto rigato dalle lacrime, stringendolo in un forte abbraccio.
−La pagheranno! – ruggì il ragazzo scattando in piedi. – LA PAGHERANNO!
In quel momento, un nitrito acuto proruppe da sopra le loro teste.
Da uno squarcio nel muro erano appena atterrati Ulisse e Tenebrus, che raggiunsero al trotto i loro cavalieri.
I ragazzi montarono subito in sella, spronandoli a partire.
I due cavalli alati nitrirono e spiccarono il volo nella notte, sovrastando la battaglia.
La perdita del suo migliore amico aveva riempito Edmund di una furia cieca.
I suoi incantesimi spazzavano via qualunque cosa incontrassero.
Tutto il dolore accumulato in quei lunghi anni bui si riversava nella rabbia delle sue maledizioni, abbattendosi come una mannaia su coloro che gli avevano rovinato la vita.
Improvvisamente, tutti smisero di combattere.
La cappa di gelo era di nuovo piombata su di loro.
La voce di Voldemort tornò più sinistra e crudele che mai.
Avete combattuto con coraggio e avete perso. Lord Voldemort apprezza il coraggio e per questo vi concederà una tregua per permettervi di seppellire i vostri morti. Guarda, Harry, guarda i tuoi amici scegliere la morte per te. Non provi vergogna per questo, per aver permesso una cosa simile? Sì, Harry, queste vittime non ci sarebbero state se tu avessi scelto di consegnarti a me. Ora ti concedo un’ultima possibilità. Vieni ad arrenderti nella Foresta Proibita o ucciderò chiunque si trovi nel castello, fino all’ultimo uomo. A te la scelta. Io aspetterò.
Non appena la voce si placò, i Mangiamorte presero a ritirarsi, sciamando verso la Foresta Proibita insieme all’esercito di mostri che li avevano seguiti.
Nel castello piombò un silenzio carico di morte.
Jane virò verso il basso e atterrò di fronte a quello che un tempo era stato l’ingresso, ora ridotto a un cumulo di macerie.
Edmund la seguì, balzando giù da Tenebrus e prendendo a correre al suo fianco.
La Sala Grande era una distesa di cadaveri. Madama Chips passava in rassegna ciascuno di loro, coprendoli con un lenzuolo.
Studenti e membri dell’Ordine della Fenice piangevano in silenzio attorno alle barelle.
Caspian giaceva in un lago di sangue, mentre Susan tentava disperatamente di tergergli la fronte e pulirgli le ferite.
Lucy singhiozzava senza freno.
Stringeva qualcosa tra le dita, qualcosa di piccolo e fragile: era la mano di Nigel, il cui corpo senza vita giaceva sotto un lenzuolo bianco.
Peter la stringeva tra le braccia, la camicia stracciata e macchiata di sangue rappreso.
Jane si sentì gelare nel momento in cui vide la famiglia Weasley stretta attorno a qualcosa di disteso per terra.
Le urla di George riempivano l’intera Sala Grande.
Quando li raggiunse, scoprì che il lenzuolo steso a terra celava il corpo di Fred.
A pochi passi da lui, Lupin e Tonks giacevano senza vita in un angolo.
Nel vedere la cugina morta, Edmund lanciò un grido disperato, scoppiando in singhiozzi.
In quel momento, la porta della Sala Grande si aprì. Ron piombò ai piedi di George, gridando per la disperazione.
Harry e Hermione li raggiunsero.
Erano entrambi ricoperti di sangue.
Nel vederlo entrare, Jane lanciò un grido e si gettò tra le braccia del fratello, prendendo a singhiozzare sommessamente sulla sua spalla.
−L’Horcrux è distrutto – balbettò. – La Camera dei Segreti anche.
−Shhhh, calmati. Non abbiamo molto tempo – disse Harry. – Voldemort ha ucciso Piton.
Jane levò lo sguardo verso di lui.
−Perché?
−Aveva lui la Bacchetta di Sambuco. Ora Voldemort controlla uno dei tre Doni della Morte.
−E adesso che facciamo?
−L’unico modo per impossessarmene è andare nella foresta.
−NO!
−Ma prima c’è una cosa che devo controllare. È un ricordo di Piton. Me lo ha dato pochi istanti prima di morire.
Jane trattenne il fiato.
−Che cosa?
−Non lo so, devo controllare. Tu vieni con me?
−Certo che vengo con te!
−Allora seguimi.
Dopo aver lanciato un’occhiata nervosa a Edmund, Jane seguì il fratello fino nell’ufficio di Silente.
Insieme calarono il Pensatoio dal suo scaffale e lo posero al centro della scrivania, come era avvenuto molte volte nell’ultimo anno.
Harry sciolse il ricordo di Piton nel liquido argenteo.
−Andiamo? – domandò prima di immergervi il volto.
−Andiamo.
L’ufficio oscillò e scomparve mentre i due gemelli si immergevano nella memoria di Piton.
Due bambine giocavano in un parco illuminato dalla luce tersa del pomeriggio, mentre un ragazzino dai lunghi capelli scuri le osservava di nascosto.
Improvvisamente, una delle due bambine scappò via urlando.
−Mostro! Sei un mostro!
La sua compagna, quella con i capelli rossi, si rabbuiò, restando sola.
Harry e Jane ebbero un sussulto.
Quella era la loro vera madre all’età di undici anni.
Per la prima volta, Jane riconobbe i suoi tratti nel volto di lei: avevano lo stesso ovale del viso, gli stessi grandi occhi verdi velati di un’espressione a un tempo dolce ed energica.
Il ricordo cambiò.
Ora si trovavano sulla riva di un ruscello, il ragazzino con i capelli neri disteso accanto a Lily.
−Non devi darle retta. Tu sei speciale. Lei è solo invidiosa perché non lo sa fare – le stava dicendo lui.
−Sei cattivo, Severus – protestò Lily incrociando le braccia.
Il ricordo cambiò ancora.
Questa volta erano a Hogwarts, alla cerimonia dello Smistamento.
Lily e Severus erano uno accanto all’altra, lei più bella e radiosa che mai nonostante avesse appena undici anni.
−Evans, Lily! – chiamò una giovane professoressa McGranitt, i capelli ancora neri stretti nella crocchia di sempre.
Lei saltellò verso lo sgabello e si lasciò calare il Cappello Parlante sulla testa, che le scivolò fin quasi sugli occhi.
−Grifondoro! – annunciò questi dopo pochissimi istanti.
Lily saltò subito giù dallo sgabello e raggiunse di corsa i nuovi compagni di Casa, ma non prima di aver rivolto uno sguardo speranzoso a Severus, che stava ancora aspettando il suo turno.
−Piton, Severus! – disse la McGranitt dopo aver nominato diversi studenti.
Il giovane Piton caracollò verso lo sgabello con le spalle curve e si lasciò mettere il Cappello sulla testa.
−Serpeverde! – fu il verdetto di quest’ultimo.
Stupefatto e confuso, il ragazzo abbandonò lo sgabello a testa bassa, rivolgendo uno sguardo deluso verso il tavolo dei Grifondoro.
Lily stava parlando con un ragazzino dai folti capelli scuri scompigliati: era James Potter, il suo futuro marito.
Profondamente ferito, Piton si aggregò definitivamente ai Serpeverde, che lo accolsero con un applauso…
Una spirale di ricordi nebulosi prese a dipanarsi davanti agli occhi esterrefatti dei gemelli Potter.
Piton e Lily passeggiavano insieme per i corridoi, ridendo, quando improvvisamente James e i suoi amici li superarono di corsa, urtandoli.
I libri di Lily caddero a terra; Piton glieli raccolse educatamente, rivolgendo un’occhiata di fuoco a quella banda di teppisti…
Piton osservava in disparte James che chiacchierava con Lily.
Lei sorrideva e si arrotolava distrattamente una ciocca di capelli rossi attorno alle dita.
Improvvisamente, James si fece avanti e la baciò.
Tutto divenne buio…
James e i suoi amici si divertivano a torturare Piton appendendolo a testa in giù a un albero in riva al lago.
Il ragazzo tentava inutilmente di liberarsi, tra le risate di scherno dei presenti.
Lily urlava a pieni polmoni di smetterla…
−Chi vuole vedermi togliere le mutande a Severus?
Lily stava urlando contro Piton nel corridoio semideserto.
−Non chiedermi di tollerare le tue nuove amicizie, Severus. Sai bene chi non sopporto chi si proclama al disopra degli altri per la purezza del sangue. E poi chi sono veramente, questi Mangiamorte? Dai retta a me, lascia perdere…
Tutto tornò buio, a tal punto che i gemelli credettero che il ricordo fosse terminato.
Poi, improvvisamente, si ritrovarono nell’ufficio di Silente.
−Crede che il bambino della profezia sia il maschio dei Potter, il figlio di Lily! – stava supplicando Piton.
Sembrava disperato.
−La prego, signore, li protegga! Lui li ucciderà sicuramente! Sono pronto a fare qualunque cosa per proteggerli!
Silente lo studiava con freddezza.
−Davvero saresti disposto a fare qualunque cosa, Severus? – chiese dopo quella che parve un’eternità.
−Sì, signore.
Il ricordo tornò buio.
Quando l’immagine si ricompose, erano ancora nell’ufficio di Silente, ma sembravano trascorsi molti anni dalla scena precedente.
Il Preside appariva più vecchio e stanco che mai, la mano annerita dalla maledizione distesa sulla scrivania.
Piton gli si avvicinò reggendo un calice colmo di una pozione fumante.
−Ecco, beva questo. Serve a far circoscrivere la maledizione, ma solo per poco.
Col tempo, finirà per espandersi in tutto il corpo.
−Quanto mi resta?
Piton si lasciò sfuggire un sospiro.
−Un anno – rispose freddamente.
−Allora non abbiamo più tempo, Severus. Ho bisogno del tuo aiuto, ora più che mai. Pare che Voldemort abbia ordinato al giovane Malfoy di uccidermi. Se fallirà, allora si rivolgerà a te. Non ti impedirò di obbedirgli.
A quella richiesta, gli occhi neri di Piton si colmarono di orrore.
−No, non potete! – esclamò scandalizzato.
−Che altra scelta ho? Ormai sono condannato a morte. Ma se tu mi ucciderai, allora otterrai la piena fiducia di Lord Voldemort, che sicuramente ti consegnerà l’intera scuola di Hogwarts. Da lì, nessuno ti impedirà di proteggere Harry nella sua impresa, seppure a distanza.
−Ma perché proprio io? Potter, testardo com’è, non si farà mai aiutare da un assassino quale diventerò!
−Ascoltami, Severus. C’è una cosa di fondamentale importanza che dovrai rivelare a Harry solo ed esclusivamente quando Lord Voldemort si troverà al massimo della sua vulnerabilità. La notte in cui venne colpito dall’Anatema Che Uccide, un pezzo dell’anima di Voldemort si staccò e si conficcò nell’unico essere vivente rimasto nella casa: Harry stesso. Ecco il perché del suo dono di parlare ai serpenti o della sua connessione con la mente di Voldemort. Harry è un Horcrux.
−Che cosa mi sta dicendo? Che il ragazzo deve morire?
Entrambi i gemelli sbiancarono nell’ombra, pietrificati dall’orrore.
−Sì, Severus – rispose Silente con calma. – Deve morire. Ma è importante che sia Voldemort a farlo. È fondamentale per la riuscita del piano.
−Vuol dire che ha cresciuto quel ragazzo come un animale da macello in attesa del momento opportuno?
Piton era livido.
−Non è stata una mia scelta. Non è dipeso da nessuno. Ci sono cose, purtroppo, a cui non possiamo opporci, dal momento che sono di gran lunga più grandi e potenti di noi. Tu stesso ne hai fatto le spese, Severus. È stato il tuo amore per Lily a portarti fino a questo punto.
Con somma sorpresa dei due gemelli, gli occhi di Piton erano colmi di lacrime.
−Forse le cose sarebbero andate diversamente, se Minus non avesse tradito Lily e James – continuò Silente implacabile. – Poco tempo prima di morire, Lily mi confessò che ti avrebbe perdonato, se un giorno fossi tornato dalla sua parte. Aveva da poco avuto i gemelli. Voleva che fossi tu il padrino di Jane.
Piton si lasciò sfuggire un singhiozzo, che represse con un gesto sprezzante della mano.
−Somiglia così tanto a sua madre – disse in tono innaturale. – E quel Pevensie…continua a restare al suo fianco, nonostante sia un Serpeverde.
−Pevensie non è il suo vero cognome. In realtà, il ragazzo che riveste il suo nome non è altri che l’unico figlio di Lord Voldemort.
A quelle parole, Piton sbiancò.
−Come sarebbe a dire il figlio del Signore Oscuro? Ma non ha niente a che fare con lui!
−Sono lieto di sentirmelo dire da te. Jane somiglia molto a sua madre. In qualche modo, la dolcezza e l’attenzione di Lily verso i più deboli vivono ancora in lei. Stalle vicino, se puoi. Aiutala a restare sulla strada giusta quando scoprirà la verità.
−Lo prometto, signore, lo prometto…
Tutto sbiadì in una nuvola di vapore. I gemelli Potter si ritrovarono di nuovo nell’ufficio di Silente, deserto e devastato dalla battaglia, gli sguardi di entrambi orripilati e sconvolti.
−Vecchio…STRONZO! – ululò Jane scagliando una potente manata contro il Pensatoio.
Il bacile di pietra cadde a terra con violenza e si ruppe in mille pezzi.
La ragazza scoppiò in un pianto isterico, prendendo a calciare via e distruggere tutto quello che le capitava a tiro.
Non poteva credere a tutto quello che aveva appena udito.
Suo fratello…un Horcrux!
Ma la cosa peggiore era il modo in cui Silente aveva detto tutto questo a Piton, con quella irritante freddezza, giocando sui suoi sentimenti.
−Dove vai? – gridò, notando che Harry stava uscendo furtivamente dall’ufficio.
Il ragazzo non rispose, continuando a camminare a capo chino.
−NON VORRAI ANDARE NELLA FORESTA, VERO?
−Che alternativa ho? E pensare che facevo tante storie nel vederti fidanzata col figlio di Voldemort, io che ne ospito un pezzo da tutta la vita! Sai come si chiama, questo? Incesto! Ah, ah, ah!
Scoppiò in una risata priva di gioia, folle come il suo sguardo spiritato.
−Harry, per favore, no! È una follia! Voglio venire con te! TI PREGO!
Jane scoppiò in singhiozzi, strattonandolo disperatamente per la manica della felpa.
Ormai era in preda a un vero e proprio attacco di panico.
−Jane…per favore…JANE!
Harry l’afferrò per le spalle, costringendola a sedersi a terra.
Jane tremava in maniera incontrollata, afferrandogli gli abiti a singhiozzando forte contro la sua spalla.
Suo fratello, il suo unico vero fratello, stava per morire.
Sette anni vissuti insieme, in quel modo magico e ostile, che sarebbero scivolati via verso il nulla…
−No! Noooo! NOOOOOO! – gridò Jane non appena Harry fece per alzarsi.
Il profondo legame che la univa alla sua parte gemella le impediva di vedere le cose razionalmente, a costo di impedire la fine di tutto quell’orrore, anche se comportava il sacrificio più terribile.
−Harry, che cosa sta succedendo?
Edmund si fermò sulla soglia dell’ufficio, incredulo.
Evidentemente, era salito per assicurarsi che non fosse accaduta qualche altra catastrofe.
Nel voltare la testa verso di lui, Harry sentì la cicatrice bruciare più forte che mai.
−Sono un Horcrux, Edmund – disse con la voce rotta.
−COSA SEI TU?
Harry scoppiò in una risata stanca.
−Perdonami, Ed. Sono stato un vero pezzo di merda con te, proprio io che porto dentro di me un frammento dell’anima di tuo padre.
Si levò in piedi, lottando per ignorare le urla di Jane.
Quando lei fece per seguirlo, la Schiantò con un solo colpo di bacchetta.
Edmund lanciò un grido.
−Perché l’hai fatto? – esclamò indicando il corpo inerte della ragazza.
−Gli addii non sono mai stati il mio forte. Preferisco andarmene così, senza che lei veda.
−Cosa vuoi dire con questo?
−Non ho altra scelta. Sono un Horcrux. Se vogliamo fermare Voldemort una volta per tutte, allora deve essere lui a distruggermi con le sue mani. Solo allora potrà essere definitivamente sconfitto.
−NO!
Gli occhi scuri di Edmund erano sgranati nella stessa espressione di orrore che aveva assunto Piton nel Pensatoio.
−Ascoltami, Ed – proseguì Harry ponendogli una mano sulla spalla. – Questa battaglia non finisce con la mia morte. Resta solo il serpente da distruggere. Usate la spada o le zanne del Basilisco.
Una volta eliminata Jadis, Voldemort sarà un mortale come tutti gli altri.
Il volto di Edmund era rigato dalle lacrime.
−Sei davvero il mago più coraggioso che abbia mai conosciuto – disse il Prescelto abbozzando un sorriso. − Forse anche più magnanimo di Silente – soggiunse ripensando a quanto aveva visto nel Pensatoio. − Abbi cura di mia sorella, Ed. Non vorrei nessun altro uomo al suo fianco se non te.
−Avrò cura di lei meglio di chiunque altro, Harry. Te lo prometto! Lei…
Edmund non ce la fece a terminare la frase, la voce rotta dai singhiozzi.
−Buona fortuna – lo salutò Harry.
Si chinò un attimo sul corpo privo di sensi di Jane, sfiorandole la fronte con un rapido bacio; poi sparì nella notte.
Edmund si accoccolò al fianco della ragazza, stringendola tra le sue braccia e singhiozzando con il volto immerso nei suoi capelli.
Stava lottando furiosamente contro l’istinto di seguire Harry nella Foresta Proibita, ma sapeva che non aveva altra scelta se non quella di aspettare che il destino si compisse.
Fuori dalla finestra, una perfetta notte stellata risplendeva crudele sopra ciò che restava della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Improvvisamente, un lampo di luce verde illuminò l’oscurità.
Uno stormo di uccelli si levò in volo dalle cime degli alberi.
Poi tornò il silenzio.




Angolo Me

Ehm...buonasera!
Sono perfettamente consapevole che dopo questo capitolo mi odierete con tutta l'anima, ma purtroppo non ho potuto farci nulla: siamo nel bel mezzo di una battaglia e, si sa, in guerra la gente muore.
Già, ma perché proprio Adam, Natalie, Nigel e gli altri?
Sapete benissimo che io volevo molto bene a questi personaggi, alcuni dei quali sono stati presenti nella trilogia sin dall'inizio, tuttavia siamo prossimi a una fine e loro hanno scelto di salutarci così.
Lo so, stasera sono parecchio malinconica, ma vi prometto che questo è l'ultimo capitolo triste!
Nel prossimo, infatti, ci sarà la battaglia finale e decisiva.
Come immaginate lo scontro tra Voldemort contro suo figlio e il Prescelto finalmente alleati?
Con questa domanda, vi lascio all'attesa fino al prossimo martedì.
Purtroppo, questo è anche il penultimo capitolo della storia * di già?? eh, sì! *, ma non temete: ho già altri lavori in cantiere.
Se vi piacciono i thriller storici, potete dare un'occhiata a questa fanfiction, iniziata da poco: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2934251
Per restare aggiornati su tutte le altre anteprime e inziative, invece, vi invito come sempre a tenere d'occhio la mia pagina Facebook: https://www.facebook.com/LeStorieDiFedra
Un abbraccio e a martedì prossimo :)

F.




 
   
 
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