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Autore: layla84    05/11/2008    11 recensioni
Harry, dopo aver sconfitto Voldemort, partecipato ai processi, fatto sbattere ad Azkaban la maggior parte dei Mangiamorte ancora in libertà e aver fatto destituire i Dissennatori si era dato alla macchia. Nel senso che, da un giorno all’altro nessuno, nemmeno i suoi più cari amici, aveva più avuto sue notizie. Ed ormai erano passati sei anni..
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Anzitutto vi devo delle scuse, so bene che non aggiorno le mie storie da troppo tempo ma nonostante la mia buona volontà le cose in questo periodo sono un po’ incasinate e quindi, tra influenza, lavoro e i soliti problemi che la vita vera ci scarica addosso quando meno ce lo aspettiamo, eccomi di nuovo qui, sperando stavolta di riuscire a mantenere l’impegno di pubblicare un capitolo a settimana.
In più, una buna notizia, ho trovato un’anima volenterosa che ha accettato di farmi da beta, correggendo gli errori che lascio qua e là nelle mie storie, quindi ringrazio tantissimo Annaly per il lavoro che sta facendo e per la pazienza che ha con me.

E adesso..buona lettura. Io vi aspetto alla fine per le risposte ai commenti. Ovviamente se qualcuno vuole  lasciare anche solo un paio di righe per farmi sapere che ne pensa della piega che sta prendendo la storia, non può che farmi piacere ^^

Layla84

 

 

La mattina dopo, alla luce del sole, Harry cercò di analizzare a mente fredda gli avvenimenti della sera prima.
Aveva usato la maledizione Cruciatus.
Aveva fatto del male ad una persona. Di nuovo.
Era già successo in altre, sporadiche, occasioni. Non riusciva a spiegarsi il perché, si era ritrovato a fare volontariamente del male a qualcuno, con una Cruciatus, poi… non era mai arrivato alla Cruciatus, se non la sera prima, però.

E adesso, di nuovo, tutte le sue paure stavano invadendo la sua mente, assieme a i ricordi, vivide come non mai. Con un brivido si ricordò le parole di Silente:

“Tu eri il settimo Horcrux, Harry, l’Horcrux che non ha mai avuto intenzione di creare”

Lui aveva dentro di se parte dell’anima di Voldemort, che Silente gli aveva assicurato fosse stata distrutta.
Ma, se in realtà non fosse stato così? Se dentro di lui, da qualche parte, albergasse ancora un po’ di Voldemort?

Aveva così tanta paura della risposta, che non aveva più provato a parlare in Serventese, solo per vedere se ne era ancora in grado; così tanto terrore, che aveva pensato realmente di tornare e chiedere aiuto ad Hermione: lei era l’unica che poteva dargli un parere obiettivo; l’unica che, oltre lui e Ron, conosceva la verità.
Non avevano raccontato degli Horcrux a nessuno, mai: una sorta di patto silenzioso, che loro tre avevano stretto alla fine della guerra.

In quel momento Harry avrebbe dato qualsiasi cosa per avere la riccia vicina, per i suoi consigli.
Assurdo, come nella sua situazione, gli unici sentimenti che provava erano la paura ed il terrore.

Si prese la testa tra le braccia, sconfortato, mentre se ne stava da solo, al buio, nella sua cucina.

Non poteva essere così.
Aveva ucciso lui stesso Voldemort.
Eppure…
Vedeva nei suoi incubi tutte le azioni compiute da Voldemort: tutti gli omicidi, le torture e non provava niente, esattamente come lui, nel causare male negli altri, e quella era l’unica spiegazione, plausibile, che era riuscito a trovare in quegli anni di isolamento.

Lui era stato un Horcrux e, dalle ricerche di Hermione una volta finita la guerra, avevano scoperto che mai un Horcrux era stato un essere umano; un animale si: Nagini ne era stata l’esempio, ma una persona mai.

Gli Horcrux, come gli aveva spiegato Hermione anni prima, potevano essere distrutti solo da, parole sue: “Qualcosa di così devastante, che l’Horcrux non possa autoripararsi” e solo alcune cose, come le zanne di Basilisco o l’Ardemonio erano infallibili.
Chissà se lo era anche l’Avada Kedrava che Voldemort gli aveva lanciato?
Chissà se, per un Horcrux umano, come lui, valevano le stesse regole?

Soprattutto: possibile che l’Horcrux dentro di lui si fosse rigenerato?

Con questa ed altre mille domande a tormentarlo, Harry si decise ad uscire per il lavoro, continuando la sua vita di sempre e nascondendo in un angolo della sua mente il suo terrore più grande.
Avrebbe voluto parlarne con qualcuno, confidarsi: magari con Draco, spiegandogli il suo comportamento.
Ma, se da una parte temeva la reazione del biondo, dall’altra aveva paura che una volta espresso il suo timore a parole, questo diventasse reale.
Senza contare che per spiegare bene la cosa, avrebbe dovuto raccontare a Malfoy degli Horcrux e non era ancora sicuro di potersi fidare dell’ex Serpeverde.

L’unica cosa certa, in tutta quella marea di dubbi che sembrava sommergerlo ogni istante di più, era che
non voleva perdere il rapporto che stava costruendo con Draco ed il biondo aveva tutte le ragioni per avercela con lui, al momento.
Perciò, si disse, se Draco non si fosse presentato al bar per fare colazione quella mattina, avrebbe provato ad aspettarlo alla caffetteria nel pomeriggio, altrimenti quella sera stessa si sarebbe presentato a casa sua. Non voleva essere considerato un mostro, non da lui; voleva dargli delle spiegazioni, per quanto possibile.
Anche se ormai nemmeno lui stesso si capiva.

Come previsto, Malfoy non si fece vedere la mattina al bar e, tra un cappuccino e l’altro, Harry si chiese se veramente l’altro si fosse arrabbiato al punto da non volerlo più vedere.
Gli sembrava assurdo, eppure nemmeno nel pomeriggio il biondo si presentò alla solita caffetteria: se ne rimase seduto al tavolo a sorseggiare caffè, collezionando tazze su tazze al solito tavolo che sceglieva sempre il biondo, finché alle 19.00 decise di andare direttamente a casa sua.

Dal marciapiede riusciva a vedere le luci accese dalla finestra, segno che Draco era in casa. Si diresse verso la porta e suonò esitante il campanello, poco dopo la faccia conosciuta e spigolosa di Draco apparve davanti a lui.
Da quella distanza poté vedere nel dettaglio il cambiamento dell’espressione di Malfoy: il suo viso si contrasse rapidamente in una smorfia, che definire seccata era poco.
“Che vuoi?” Anche la voce appariva più monocorde del solito; era il tono in stile Malfoy, che Draco usava sempre con gli estranei.
“Posso entrare?”
“No”
“Dr-“ non riuscì a finire la frase, che il biondo scomparve nel corridoio, per riapparire un istante dopo, con la sua giacca in mano.
“Questa è tua” disse soltanto, porgendogliela.
“Draco, posso entrare?” ripeté stavolta più deciso, senza tener conto dell’indifferenza dell’altro.
“Non vedo perché dovresti, non abbiamo più niente da dirci”
“Io invece ci terrei a spiegarti alcune cose: dopo potrai mandarmi anche a quel paese, ma prima ascoltami”
Il biondo sembrò soppesare un attimo le sue parole, prima di spostarsi di lato facendogli segno di entrare.
Non pronunciò una singola parola, nemmeno mentre si sedeva sul divano ed appoggiava il capo sui cuscini.
Harry prese il suo silenzio come un invito e cominciò a raccontare: spiegò della sua voglia, una volta scappato, di non volersi più legare a nessuno; del suo chiudersi in se stesso, sempre più.
Il biondo lo ascoltava senza muovere un singolo muscolo, ma nei suoi occhi Harry riusciva a scorgere un vero coinvolgimento a ciò che sentiva.
Gli raccontò di come aveva provato ad aprirsi con una persona e quanto questa l’avesse ferito, senza entrare comunque nei dettagli. Gli spiegò di aver relegato i suoi sentimenti in un angolo per così tanto tempo, che ad un certo punto quando era tornato a cercarli non li aveva più trovati.
Niente. Vuoto totale.
Glissò sulle paure che aveva, cercando piuttosto di far capire all’altro che l’unica cosa che in sei anni lo aveva smosso in qualche modo, era stato lo strano rapporto che si era creato tra loro.
Osservando il viso concentrato di Draco alle sue parole, ebbe voglia per un istante, un solo, folle istante, di raccontargli tutto.
Invece gli raccontò che la sera prima aveva usato la Cruciatus solo per vedere se poteva provare di nuovo qualcosa. Patetica e debole, come scusa, lo sapeva anche lui, eppure Draco non diede segno, o non ne volle dare, di dubitare della sua parola.
Per un momento si sentì un verme, ad approfittarsi della sua fiducia, ma scacciò infastidito la sensazione.
Non poteva fare altrimenti, almeno per il momento.
E poi riprese a raccontare cose vere, cose che aveva fatto in quegli anni: parlò per così tanto tempo che gli si seccò la gola, eppure continuò a raccontare.
Raccontò di quando, troppo accecato dalla rabbia che provava per essere finito in quella situazione assurda, riempiva di pugni il muro, fino a farsi sanguinare le mani; del perché, ogni volta, volesse mettersi alla prova raggiungendo il limite, per capire cosa ci fosse di rotto dentro lui. Del suo vivere sempre e comunque da solo, escludendo tutti dalla sua vita, cercando di allontanare in qualsiasi modo chi provava ad avvicinarsi a lui e di come, invece, aveva incontrato lui e non riusciva più ad allontanarlo, perché solo lui gli dava la sensazione di aver risvegliato qualcosa che pensava perso per sempre.
E che adesso teneva a quella strana amicizia che si era creata tra loro, perché era come se fosse la sua ancora di salvataggio; se ne era accorto solo la sera prima, quando lo aveva visto sparire nel nulla.
Quando ebbe finito, fuori era già calata la sera e Draco, davanti a lui, continuava ad osservarlo impassibile. Avrebbe voluto chiedergli qualcosa, qualsiasi cosa, ma quell’ espressione pareva di ghiaccio.
Scosse la testa impercettibilmente e si avviò verso la porta.
“Quello che volevo dire, l’ ho detto. Non era per giustificarmi o altro, volevo solo tu capissi la mia situazione”
La voce roca dell’altro risuonò come una stilettata nel silenzio di quella casa.
“Potter”
Voltò appena la testa di lato, per poterne scorgere l’espressione, ma Draco aveva abbracciato le gambe con le braccia e la testa era semi nascosta dalle ginocchia: alcuni ciuffi ribelli gli ricadevano scomposti al lato del viso, e solo in quel momento Harry si accorse che aveva un aspetto più pallido e trasandato del solito; indossava un pigiama verde che sembrava troppo grande per lui, che gli ricopriva del tutto i piedi scalzi e sembrava nervoso.
“Resta, Harry”
E bastò quel piccolo sussurro, per far sciogliere il nodo di preoccupazione che aveva all’altezza del cuore.
Draco lo aveva accettato per quello che era, bastava quello.

Ma non era ancora finita, non del tutto.
C’era ancora qualcosa che stonava, qualcosa che aveva a che fare con il pigiama troppo grande di Draco e con i suoi capelli scompigliati, ed Harry voleva capire.
“Draco?” azzardò, per poi ritrovarsi addosso due occhi argentati, segno che aveva l’attenzione del biondino. Facendosi coraggio espresse a parole la domanda che vorticava nella sua testa, temendone la risposta.

“Mi stavo domandando: ok, ho sbagliato, ho fatto una cosa orrenda in quel vicolo, ma perché ieri, come prima, mi guardavi come se fossi un mostro? C’è qualcos’altro che non so?”
Draco lo fissò un attimo, per poi portare lo sguardo sul televisore spento, come se si sentisse in trappola.
Le mani intorno alle ginocchia presero a torturarsi a vicenda e in quel momento ad Harry non sembrò né il ragazzino viziato di Hogwarts, né il venticinquenne allegro che aveva conosciuto in quei giorni.
Sembrava un ragazzo fragile e indifeso, ed era un’ immagine che cozzava con quella che si era sempre fatto di lui. Chissà quante parti ancora del carattere di Draco doveva scoprire, prima di conoscerlo veramente.
“La Cruciatus era la maledizione che Voldemort si divertiva sempre a provare su di me.”
Fu solo un sussurro, ma arrivò alle orecchie di Harry più forte di una cannonata.
Tutto il peso di quelle parole si riversò in lui, facendogli scorrere una cascata di brividi per la schiena.
Era un perfetto idiota, Draco aveva sempre avuto ragione su quello.
“Mi dis-”
“No! Non rendiamo la cosa ancora più patetica di quanto già non lo sia! Mi odio abbastanza per essere ancora così debole, a distanza di anni, senza dover sentire anche le tue patetiche scuse. E non l’ho fatto per essere compatito, era solo che volevo essere sincero anch’io, come hai fatto tu. Discorso chiuso”

Era tornato il Draco acido di sempre, quello che passava da un’arrabbiatura al mettersi a scherzare nel giro di pochi secondi, ma l’immagine di lui che si torturava le mani sul divano di casa, con indosso un pigiama sgualcito e i capelli scompigliati, era stata riposta in un cassetto della sua memoria, ed Harry dubitava ne sarebbe uscita presto.
Mentre Draco accendeva il televisore e lui si accomodava meglio sul divano, si rese conto che in quel modo si stava legando sempre più a lui, ma l’unica cosa certa nella sua testa era di quanto in quel momento avesse bisogno della sua amicizia, più di qualsiasi altra cosa.

 

Si svegliò stranamente intorpidito, gli ci vollero cinque minuti buoni per riprendersi del tutto e riuscire ad
aprire gli occhi.
La sera prima era stata veramente assurda: aveva passato gran parte del tempo ad osservare Malfoy guardare una partita di calcio in tv, incitando i calciatori a menarsi, manco fossero dei pugili, e ad ascoltare le sue lamentele, quando alla fine del match nessuno aveva anche solo minimamente iniziato una rissa.
Draco era sembrato veramente deluso dall’andamento della gara e poco dopo la fine, aveva tirato fuori da un mobile del salotto una bottiglia di firewhisky, offrendone un po’ anche a lui.
Harry aveva accettato con piacere un bicchiere di liquore, visto che erano ormai anni che non aveva modo di berlo, per ovvi motivi. Da quel piccolo assaggio a svuotare completamente la bottiglia non riusciva però a ricordarsi come ci fossero arrivati.
L’unico ricordo vivido nella sua testa, era Draco che lo sorreggeva e lo smaterializzava a casa sua, nella sua stanza; gli ronzava nelle orecchie anche una frase del tipo: “Non reggi nemmeno un po’ d’alcol Potter, che pena”… troppo Malfoy, perché se la fosse solo sognata.

Un rumore, nel frattempo, si fece strada in tutto quel pensare e si accorse di essersi svegliato per colpa di quella dannata sveglia babbana, che segnava le 6.30 del mattino.
Alla fine quella notte, più o meno, era riuscito a dormire un paio d’ore e al momento un mal di testa allucinante lo perseguitava.

Ributtò la testa sul cuscino che mai, prima di quel giorno, gli era apparso così morbido e un sospiro frustrato gli uscì dalle labbra: doveva vestirsi ed andare a lavoro, la giornata si prospettava infernale.
Di mala voglia si trascinò fino in bagno, buttandosi subito sotto la doccia gelata. Anche se erano a Novembre, quello era il modo più rapido per svegliarsi che conosceva.
Cercò di rimettere insieme i pezzi della sera prima, ma ogni tanto gli riaffioravano solo piccoli flash confusi: avrebbe dovuto chiedere a Draco i particolari, quel pomeriggio.

In realtà non dovette attendere molto perché, poco dopo aver aperto il locale, se lo vide arrivare davanti, perfettamente sveglio e pimpante.
“Uhh Potter! Siamo messi malino stamattina, eh?”
Gli mise davanti il suo solito caffè triplo e una ciambella alla glassa senza degnarlo di una risposta.
Si appoggiò con i palmi delle mani al bancone e lo osservò per un attimo, Malfoy doveva reggere proprio bene l’alcol, per essere così riposato di prima mattina: indossava un completo elegante da lavoro, teneva i capelli leggermente all’indietro con i gel e una sciarpa verde argento al collo.
Alzò un sopracciglio indicando l’indumento, prima di sghignazzare divertito.
“Cos’è, ti mancano i vecchi tempi, per caso?”
Draco, che era intento a masticare la sua ciambella con calma, lo guardò per un attimo, prima di posare gli occhi sulla sciarpa, scuotendo la testa e facendo così cadere una ciocca di capelli davanti al suo viso.
“E’ un regalo Potter, dicono che questi colori mi si intonino particolarmente”
“Un regalo? Di Blaise o Pansy?”
“Non, non è loro. Come mai tanto interesse Potter?”
“Curiosità, nient’altro” disse, spostandosi poi per servire una coppia appena entrata nel locale.

Draco rimase ancora un attimo a sorseggiare il suo caffè, poi lasciò i soldi sul bancone e si avviò verso l’uscita; Harry non fece in tempo nemmeno a chiedergli se nel pomeriggio si sarebbero visti che era già sparito nel nulla.
Prese i soldi, chiedendosi cosa mai dovesse fare di così urgente e vide un biglietto, oltre alle solite banconote: incuriosito lo apri e lesse l’unica riga che ricopriva il foglio.
“Passo a casa tua nel pomeriggio, aspettami”
Certo, come frase risuonava proprio ambigua, non c’era che dire: si chiese cosa mai volesse fare quel pomeriggio e soprattutto se quel foglietto fosse indirizzato realmente a lui o fosse caduto sul bancone per sbaglio. Che fosse la scrittura di Malfoy non vi erano dubbi, l’avrebbe riconosciuta tra mille: elegante e spigolosa, esattamente come lui.

Eppure gli piaceva, esattamente come Draco.

 

 

Chi avrà mai regalato la sciarpa a Draco?? Si accettano scommesse..
So bene che le cose sono ancora più incasinate di prima, ma ricordate, pian piano tutto verrà spiegato, intanto vi lascio alle risposte..

 

Per Hollina: Questo capitolo dovrebbe un po’ chiarire il comportamento di Harry, sono contenta la storia ti piaccia e spero mi farai sapere che ne pensi anche di questo chap ^^

Per hay_chan:  In questo capitolo va un po’ meglio no? E si capisce anche il perché della reazione di Draco^^

Per dany23: Ehmm, se Harry ti faceva paura prima non oso immaginare adesso con i dubbi che ha ^^; Comunque eccoti, anche se in ritardo di un bel po’, le loro reazioni :)

Per Goten: Anzitutto grazie per i complimenti e scusa per il ritardo, spero di farmi perdonare con questo capitolo. Fammi sapere se ti piace ;)

Per ragazza silenziosa: Eh si, Harry è cambiato un bel po’..  ma anche Draco. Non faccio fatica a credere che non te lo aspettavi, del resto non se lo aspettava nemmeno lui.. grazie mille per i complimenti^^

Per Axyna: Grazie per i complimenti, sono contenta ti piacciano questi  Harry e Draco^^

  
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