Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: jarco    10/12/2014    0 recensioni
Si addentrò di nuovo per le vie di Trost, deciso a scovare tutti i cadaveri che ancora attendevano di essere trovati per poter permettere loro di avere un addio degno di essere chiamato tale.
Girò a sinistra, notando che c'era un corpo accasciato contro un muro. Era il corpo, o meglio mezzo corpo, di un ragazzo; i capelli erano corti e biondi rasati sulla nuca, l'occhio sinistro ancora aperto mostrava una pupilla color ambra e indossava la divisa da cadetto. Gli si gelò il sangue nelle vene.
"J-Jean?"
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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6 anni dopo

Il pugno che Marco aveva tirato a Connie gli aveva fatto sanguinare il naso, ma questo a lui non bastava. Sentiva la rabbia ribollirgli nelle viscere e il pugno che aveva dato al suo compagno aveva avuto l'unico risultato di fargli aumentare quella sensazione ancora di più.
Gli afferrò il polso e glielo portò dietro la schiena, per poi tirargli un calcio nelle gambe in modo da farlo cadere a terra. Per sua fortuna -e per sfortuna di Connie- gli altri non c'erano e non sarebbero riusciti a fermarlo, sicuramente non prima che avesse finito di pestarlo a sangue e far scemare tutta la rabbia che provava.
Iniziò a tirare pugni sul viso dell'amico che, gemendo dal dolore, cercava di difendersi come meglio poteva dagli attacchi di Marco.

"A-Amico...ough..riprenditi dannazione!"

La voce gli uscì strozzata; non riusciva ad attirare l'attenzione della parte del cervello di Marco che sapeva che quello che stava facendo era sbagliato. Nessuno ci riusciva mai quando diventava così violento; erano costretti a legarlo in attesa che quell'attacco passasse e ritornasse in sé.
Un calcio sul petto gli fece mancare il fiato e cadde lontano da Connie. Marco sentì una pressione sul petto all'altezza del cuore e alzò lo sguardo, vedendo il caporale Levi in piedi con un piede premuto su di lui.

"Che cazzo stai facendo Bodt?"

Gli arrivò un altro calcio dritto alla tempia e la vista si fece appannata.
Riaprì gli occhi lentamente sentendoli estremamente pesanti; quando mise a fuoco si rese conto di trovarsi nell' ufficio del caporale. Si guardò intorno e lo vide appoggiato alla scrivania che lo guardava fisso negli occhi.

"Oh ma buongiorno... La principessina si è degnata di aprire gli occhi?"

"Sono desolato caporale"

"Non me ne frega niente della tua desolazione Marco. Ti rendi conto di quanto sei peggiorato ultimamente?"

"Si caporale è solo ch-"

"É solo che cosa? Ancora con sta storia? Sono passati sei anni Marco, sei. Muovi il culo e datti una mossa"

Marco era frustrato; la situazione gli era scivolata di mano senza che lui se ne accorgesse neppure. Da quando Jean se n'era andato tutto era cambiato, ma questo a quanto sembrava valeva solo per lui. Gli altri suoi amici ce l'avevano fatta ad andare avanti e a superare la perdita, lui no, lui era ancora troppo legato al passato, troppo legato al ricordo del suo migliore amico.

"Allora? Sto aspettando una risposta. Mettere a repentaglio la sicurezza dei tuoi compagni ti porta qualche soddisfazione?"

Non rispose neanche sta volta, sapeva che il caporale aveva ragione e così alzò solo lo sguardo per poterlo guardare negli occhi.

"Oh ecco la fase del mutismo. Rispondimi Bodt"

Levi cercò di pensare a qualche soluzione per sbloccare il ragazzo e optò per la scelta più semplice che solitamente funzionava sempre. Odiava questo tipo di cose, odiava parlare più del dovuto, odiava perdere tempo in questo modo, ma era necessario.
Si scrocchiò le dita delle mani e poi il collo pronto per quello che sarebbe successo da lì a pochi minuti.

"Sai Marco, Jean non manca a nessuno. La sua morte è stata utile per salvare la vita a qualcun altro con un po' più di razionalità nel cervello. Non sarebbe comunque durato molto più a lungo visto la sua testardaggine, meglio così no? Tolto il dente tolto il dolore. Era solo un moccioso pieno di sé che in sostanza non valeva nulla".

Non ci vide più, la rabbia per le parole appena sentite ricoprirono la parte razionale del suo cervello e come un leone sulla sua preda si scagliò contro il caporale.

"Tch... Per ottenere dei risultati non c'è niente di meglio del dolore fisico"

Levi lo vide arrivare addosso come una furia e sentì cozzare la sua schiena contro il pavimento ma prontamente capovolse la situazione premendo l'avambraccio sul collo di Marco che ormai respirava a fatica. Il ragazzo con la mano libera sferrò un pugno indirizzato al volto del caporale che schivò, ma non fece in tempo a riprendere l'equilibrio che Marco era già di nuovo all'attacco, stavolta con un pungo più veloce che riuscì a colpire malamente il caporale. Approfittando di quel momento di distrazione si liberò dalla presa e, dopo essersi rimesso in piedi, tornò all'attacco. Levi velocemente lo schivò e dopo essersi leggermente abbassato gli tiro una gomitata nello stomaco così da farlo indietreggiare.

"Se Jean ti vedesse adesso, sarebbe soltanto deluso da te."

"Come può dire una cosa del genere quando non lo conosceva neanche!!" Sentiva le lacrime pungergli gli occhi, ma questa volta no, non si sarebbe fatto umiliare di nuovo da caporale.

"Lo conoscevo abbastanza per dire ciò"
E lo attaccò alla sprovvista, cogliendo Marco in un momento di distrazione. Gli tirò un calcio sullo stinco in modo da farlo cadere sulle ginocchia e una volta inginocchiato con due dita gli premette il punto dietro la clavicola facendolo cadere del tutto a terra concludendo l'opera con un calcio nelle costole.
Marco tossì è un rivolo di sangue scese dalle sue labbra. Si alzò determinato, pronto a sfidare di nuovo il caporale quando una lacrima traditrice cominciò a solcargli il viso e la lasciò percorrere tutto il contorno della sua guancia per poi passare sulle labbra e mischiarsi con sangue, era sfinito. Aveva vinto il caporale.

"Stanco Bodt?"

Marco non rispose, quindi il caporale ricominciò a parlare.

"Perfetto, meno tempo sprecato." Levi si sedette sulla sedia dietro la scrivania. "Siediti Marco"

Il soldato fece come gli era stato ordinato.

"Speravo che in sei anni riuscissi a superare questo trauma da solo. Speranze vane. Sei una minaccia per te stesso e per i tuoi compagni si squadra. Qualcuno ti aiuterà a superare la cosa, che ti piaccia o no"

"Non ho bisogno di aiuto caporale. E soprattutto non lo voglio, da nessuno"

"Mi osi per caso contraddire?" Levi fissò Marco negli occhi, con uno sguardo così intenso che il secondo dopo poco distolse gli occhi da lui, trovando improvvisamente interessante il panorama fuori dalla finestra.

"Braus!" Immediatamente la porta si aprì ed entrò Sasha. "Si caporale?"
"Vammi a chiamare Armin"

"Subito" ed uscì dalla stanza.

Marco e Levi rimasero in silenzio per una decina di minuti prima che Sasha riapparisse sulla porta con il biondo al suo fianco.

"Grazie Sasha" La ragazza uscì dalla stanza, richiudendo la porta alle sue spalle.

"Mi cercava caporale?"

"Si, ho bisogno che tu aiuti pugno pazzo, qui" e con un cenno indicò Marco "a tornare normale. Non mi interessa come, il cervello sei tu, ma deve tornare ad avere un comportamento da sano di mente"




Note delle autrici:
Ok molto probabilmente starete pensando di uccidermi ma vi chiedo venia e mi scuso tantissimo per aver cancellato i capitoli e riscritto la storia ma non ci piaceva come stava venendo, perciò abbiamo deciso di fare questo atto sconsiderato. Spero che adesso vi piaccia un po' di più di prima, fatemi sapere e scusatemi ancora -.-
Potete lasciare un commentino anche nella casellina dei messaggi di Krista Kane
  
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