Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: summers001    11/12/2014    3 recensioni
"Chiedo il permesso di salire a bordo!" disse Emma a testa bassa nascondendo un ghigno sotto al mantello blu, camminando sul pontile di quella nave che conosceva assai bene. Non lo sapeva che il permesso si chiedeva prima di essere lì, perché per lei era una formalità. Lei chiedeva solo per cortesia, perché poteva prendersi tutto quello che voleva e nessuno le aveva mai detto no.
"Permesso negato!" rispose cattivo il capitano, col sorriso da spaccone di uno che puntava la sua preda fresca e giovane da umiliare. Scese allora le scale abbandonando il timone. Emma vide gli stivali di pelle scura e il cappotto lungo e nero avvicinarsi e nascose ancor di più il viso, solo per un attimo ansiosa. "Chi diavolo sei tu comunque?". Killian Jones le si avvicinò ed in un gesto veloce le tolse il cappuccio, scoprendole le testa. Vide i capelli lunghi e biondi che avrebbe riconosciuto anche da lontano, anche dopo mille anni, e poi la faccia seria di lei. "Swan!" riuscì a bisbigliare sbigottito.

Princess!AU, Captain Swan, Three-Shot
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'The royal court'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Due dame scelte a caso tra la folla, le stavano stringendo il corpetto di un vestito azzurro cielo, lungo e ricamato di fiori bianchi, semplice, ordinato, leggero e sobrio. Come la regina che Emma voleva diventare.

Quando era tornata nella Foresta Incantata, le porte del castello si erano aperte e basta. Le guardie s'erano fatte da parte lasciandola passare. Graham, la sua guardia del corpo da sempre, l'aveva vista e prima ancora di aprire la bocca dallo stupore, si era chinato in un inchino. Emma camminava tra la gente, che si inchinava, con le mani lasciate libere lungo i fianchi, sul vestito nero che faceva riecheggiare a tutti la memoria della morte del tanto amato re.
Neal aveva sentito un vociare dal piano di sopra. La servitù era diventata frenetica. Se n'era andato allora dalla soffitta dove trascorreva la maggior parte del tempo, ed era corso di sotto a controllare. Aveva visto sua sorella e le era corso incontro e l'aveva abbracciata. Emma sorrise e nascose la testa tra le spalle ed il collo di lui, ormai grande. Gli prese il viso tra le mani e sorridendo gli diede un tenero schiaffetto sulla guancia. Profumava già come un uomo, ma aveva ancora la barba di un ragazzino. Neal sorrise e l'abbracciò di nuovo, riempendosi le narici dell'odore di sale e vento che avevano i suoi capelli.
Biancaneve invece erano diversi mesi che s'era fatta coraggio, aveva cambiato le lenzuola del suo letto, aveva spolverato di sua mano la sala del trono, come se quasi s'aspettasse il ritorno della futura regina. Era riuscita persino a dare uno o due udienze negli ultimi giorni prima di dover scappare via presa dal panico. Congedò l'ultimo suddito, regalandogli quel che poteva e scappò via a riunire la sua famiglia.
Emma era al centro del salone principale quando la vide. Una serie di dame e duchi erano inchinati a formare quasi quattro mura attorno a lei. Biancaneve si fece spazio, prima che le persone si rendessero conto di chi fosse e la lasciassero passare, e corse incontro a sua figlia.
Dopodichè Emma fu lavata, rivestita a dovere. Stavano per pettinarle i capelli quando lei si scostò, lasciando che le ciocche bionde le cadessero libere e ribelli sulle spalle. Si avvicinò alla finestra, mentre qualcuno da dietro ancora le annodava lacci di un corpetto sulla schiena, e guardò il mare. Le vele nere erano ancora lì.
Killian invece non aveva seguito Emma, non subito almeno. Sapeva di potersi presentare a palazzo. Quando vide però la strada che portava fino alla piazza centrale di quel paese che nasceva attorno alle mura del castello gli venne in mente un ricordo: era un ragazzo e stava tornando da uno dei tanti viaggi. Aveva tredici anni ed Emma gli stava correndo incontro, come avrebbe poi sempre fatto negli anni a venire. Lo trascinò via e lo portò sulla cima di una collina verde, dove troneggiava un albero dalle foglie lunghe e creava la loro isola di ombra personale. Seguì la strada e ripercorse i passi. Ritrovò quel posto, la ruggiada, il terriccio marrone scuro ben curato, l'albero pieno e ricco. Riusciva persino a sentire ancora l'odore del pane caldo che rubavano sempre dal forno per la colazione. C'era ancora un punto dove l'erba non cresceva più, dove un'Emma bambina aveva provato una volta a seppellire una bambola con cui sua madre aveva deciso dovesse giocare. Emma finse che fosse un drago e che dopo un lunga battaglia fosse tempo di seppellirlo. Era sempre stata diversa la sua Emma.
Raggiunse la quercia e toccò un punto dove la corteccia non c'era più ed aveva inciso lui stesso di suo pugno due lettere per suggellare una promessa: K ed E, perché fossero rimasti insieme per sempre. Sorrise toccando quel ruvido. Guardò verso il palazzo e venne sommerso dai ricordi e dalla malinconia.
La folla intanto si stava radunando sotto i balconi delle stanze reali ai suoni di due trombe che squillavano in sincronia. Killian si nascose nella folla e s'apprestò. Quando comparì Emma su quella balconata, circondata dalla sua famiglia, pensò che era più bella di sempre.
"Lunga vita alla regina!" urlò uno da sotto.
"Lunga vita alla regina!" le fecero un coro allora, prima disordinato, poi ad ogni "Lunga vita" sempre più coordinato, fino a realizzare un'unica grande voce.
Emma sul balcone salutava. Non indossava gioielli, teneva in mano una coppa di vino, che alzò alla folla e parlò e brindò al popolo, che era la sua più grande risorsa, del suo più grande regno, che aveva visto ed aveva conosciuto in lungo e largo. Promise di essere la regina di cui avevano bisogno. Si scusò per essere andata via.
Le parole le morirono in bocca quando riconobbe un uomo vestito di nero. La folla urlava ancora, commosa questa volta. Emma alzò il calice in aria e poi verso di lui. Killian con la mano a piatto sulla fronte le fece il saluto militare. L'ultimo saluto, un'ultima volta, a nascondere la nostalgia di tempi che furono.
Killian, ormai incompleto, si voltò e se ne andò.
Emma, ormai incompleta, lo guardò andare via.
Quando entrambi furono fuori dalla vista dell'altro furono presi da un sentimento di accettazione. Andava bene così. Era così che sarebbe dovuta sempre andare. Emma bevve il vino, mentre Killian saliva sulla nave di nuovo e cambiava rotta. La nave si allontanò.
Mentre il popolo e la famiglia reale brindava, Graham, il suo fedele, le arrivò vicino, vestito in armata lucida e dorata. "Mia regina." fece chinandosi ai suoi piedi. Emma gli fece gesto di alzarsi e lui si alzò. Le si avvicinò e parlò sotto voce. "Il forziere con i gioielli reali e scomparso." Emma teneva la testa piegata in avanti ed ascoltava. Nascose un sorriso tra i capelli. "Vuole che andiamo a riprenderli?" chiese lui.
Emma sorrise maliziosa. Alzò lo sguardo e ricomponendosi guardò Jolly Roger ormai diventare una nuvola nera che si nascondeva all'orizzonte. "Riportalo da me." comandò prima dura. "Ma diamogli qualche giorno di vantaggio."

 

The end

 



Angolo dell'autore
Ed un'altra è andata :) vi è piaciuta? Sì, no? Perché? 
Mi ha fatto piacere per tutta la durata della storia avervi intrattenuti per un po'. Spero che il tempo ne sia valsa la pena. 
Il finale è volutamente aperto, potrebbe concludere come volte voi. 
A presto, con il capitolo dell'altra storia ;)

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: summers001