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Autore: blackings    11/12/2014    2 recensioni
Dal capitolo 8:
«Scorpius, sconvolto dal racconto, non sapeva che fare: non aveva mai visto il padre così apparentemente fragile e impotente, e penava per lui come per le ragazze.
“Cosa possiamo fare?” chiese quando l’uomo si fu ripreso e, rindossata la sua maschera di padre autorevole e imperturbabile Malfoy, si andò a versare il terzo cicchetto di whisky.
“Non possiamo fare nulla, Scorpius”
“Ma ci dev’essere qualcosa che risolva tutto! Padre, dovete aiutarle! Dobbiamo aiutarle!” gridò scattando in piedi e afferrando il braccio del padre. Draco, sconvolto, gli tirò uno schiaffò in pieno viso, facendolo retrocedere. Il ragazzo stava quasi per barcollare e cadere a terra, quando il padre lo afferrò e lo strinse a sé. Che cosa stava facendo? Allontanava persino suo figlio, che gli chiedeva aiuto non per sé, ma per le sue sorelle? L’immagine di una Hermione Granger torturata gli attraversò la mente, e non riuscì a reprimere le lacrime. Reprimeva persino suo figlio, pur sapendo che presto gli sarebbe rimasto solo lui.»
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 13: “Due su due!”
 
 
 
“Qual è l’unica soluzione, padre?” chiese Agnes sporgendosi in avanti sulla poltrona.
Draco prese il coraggio a due mani. Doveva davvero farlo? Aveva litigato tanto con Astoria su quella questione, su Hermione Granger, su Harry Potter, e ora… ora doveva per forza chiamarli in aiuto.
“Bisogna avvertire i genitori di Lily e Rose, in particolare Hermione e Harry”
“Sono d’accordo, signor Malfoy” rispose Lily, alzandosi in piedi, sollevata e speranzosa. Suo padre e sua zia avevano sconfitto Lord Voldemort, ce l’avrebbero fatta anche per una sua seguace integralista.
“Lily, manda una strilettera a casa tua, io scriverò a casa Weasley. Bisogna che la leggano subito”
La giovane Potter estrasse dalla sua sacca pergamena, penna e inchiostro e vergò velocemente:
 
Mamma, papà,
è urgente. Raggiungeteci a Malfoy Manor.
Lily
 
Draco prese una elegante carta da lettere color panna recante lo stemma dei Malfoy e scrisse con la sua grafia elegante e tagliente:
 
Mia cara Hermione,
so che sono anni che non ci vediamo, ma devo informarti di una triste notizia: tua figlia Rose, così come Lily Potter e i miei gemelli sono in pericolo. Ti prego di raggiungermi a Malfoy Manor.
Per sempre tuo
Draco Malfoy
 
Draco si risedette sulla sua poltrona, mentre Astoria si ritirava nella sua camera per schiarirsi le idee. Quando aveva sposato Draco, un Draco distrutto dalla perdita di Hermione e dalle torture di essere stato un Mangiamorte, avevano pattuito che la questione “Granger” non sarebbe più entrata nella loro casa e, in qualche modo, avevano imparato ad amarsi. Ma ora, ora la giovane, avvenente Mezzosangue rientrava silenziosamente nelle loro vite, facendo affondare definitivamente il relitto del loro amore.
 
Un’ora dopo bussò alla porta di Malfoy Manor il trio più leggendario della storia di Hogwarts: Harry James Potter, nella sua uniforme da Auror; Ronald Bilius Weasley, in una stropicciata camicia a quadri che usava per stare in casa durante le ferie; Hermione Jean Granger, in un elegantissimo tailleur da attivista del Wizengamot. Aprì loro Astoria in persona che, dopo aver rivolto uno sguardo di astio alla Granger, li introdusse nel soggiorno dove Agnes, Lily e Draco stavano aspettando.
“Papà!” esclamò la giovane Potter gettando le braccia al collo del padre, che la prese in braccio come quando era bambina mentre soffocava le lacrime nei suoi capelli canuti.
“Malfoy” salutò con odio Ron, stringendo a sé la moglie con un’espressione che significava molto un “è mia, non l’avrai mai”.
“Ron, Harry, Hermione, è un piacere vedervi, seppur in circostanze così infauste” li accolse Draco con affettata ospitalità, facendoli accomodare sui divani e appellando il vassoio del tè.
“Cosa succede, Draco?” chiese Hermione guardandolo fisso con i suoi grandi occhi dorati.
“Andrò al sodo” esordì l’uomo “Quando sono nate le nostre figlie, mi è apparsa Bellatrix Lestrange. Mia zia, sorella di mia madre, nonché assassina di Sirius Black, aguzzina di Hermione e morta per mano di Molly Weasley. Ha detto che l’avrebbe fatta pagare a tutti noi, e che ce l’avrebbe fatta pagare per interposta persona, prendendo come capro espiatorio le nostre figlie. Harry, lei vuole fartela pagare per aver distrutto Voldemort. Ron, vuole fartela pagare, a te e alla tua famiglia, per averla uccisa. A me, beh, a me vuole farla pagare per aver tradito, e aver permesso a voi tre di scappare da questa casa, al settimo anno” e detto ciò lanciò uno sguardo colmo di passione e rammarico a Hermione, che arrossì violentemente prima di prendere la parola.
“E allora? Come pensa di farcela pagare? Tagliala, Draco: che ha fatto alle nostre figlie?”
“Beh, Lily potete vederla voi stessi: ha i capelli bianchi. Agnes non riesce a muovere braccia e mani”
“E Rose? Dov’è Rose?” chiese Ron aggressivo.
“Beh, Rose forse ha avuto la peggio: ha perso la vista, i suoi occhi bicolore sono diventati bianchi e sembrano di vetro. Ma c’è dell’altro…”
“Cosa succede?” chiese Hermione apprensiva.
“Bene, sapete, lei e Scorpius… da quando lei e Scorpius…” seguì un silenzio imbarazzato, rotto dall’inveire di Ron, che scattò in piedi: “CHE DIAMINE È SUCCESSO A MIA FIGLIA, MALFOY?”
“Da quando lei e Scorpius l’hanno fatto abbiamo motivo di credere che, dato che non può contrastare un altro suo consanguineo, un altro purosangue, si sia avventata su Rose per farla pagare a entrambi. Rose ha perso la ragione…”
“…È come se fosse posseduta” concluse Agnes per il padre, che non riusciva a parlare per l’imbarazzo causatogli dalla presenza di Hermione.
“CHE COSA?!” urlò Ron scattando in piedi, brandendo la bacchetta e puntandola verso Draco “MIA FIGLIA È POSSEDUTA DA UNA STRONZA CONCUBINA DI VOLDEMORT PERCHÉ È STATA STUPRATA DA TUO FIGLIO?! MA IO GIURO CHE TI AMMAZZO, COME AVREI DOVUTO FARE ANNI FA!” e cominciò a recitare un anatema che Harry lo disarmò e, prendendo la sua bacchetta, se la cacciò in tasca.
“Sei impazzito, Ron? Calmati, non credo che Rose sia stata stuprata da Scorpius. Altrimenti non avrebbe senso il piano di Bellatrix. No, Malfoy?”
“Esatto, Potter. È da un po’ che i nostri figli, beh, come dire, si fanno il filo, e probabilmente è stato questo a mettere Bellatrix su questa strada, prima ancora del sesso” rispose Draco impallidito per mitigare il carattere del Weasley.
“Visto, Ron? Non trarre sempre conclusioni affrettate” lo rimbrottò la Granger continuando a fissare Draco.
“Ebbene, che dobbiamo fare?” domandò Harry raddrizzandosi sulla sedia.
“Innanzitutto recuperare i ragazzi. Con Rose useremo il legilimens, e poi, beh, di Scorpius mi occuperò io”. Un brivido percorse la schiena di Agnes: quando il padre si “occupava” di Scorpius il gemello aveva decisamente la peggio.
 
Il trio leggendario di Hogwarts, seguito da Malfoy, si smaterializzò a Hogsmeade e da lì, attraverso il passaggio segreto nella cantina di Mielandia, giunse dentro il castello. Non avevano voluto avvertire nessuno perché avevano appurato a loro spese che meno persone sono a conoscenza dei problemi, meno vittime ci sono (e comunque intrufolarsi dentro il castello clandestinamente li allettava non poco). Hermione e Ron salirono nella Sala Comune dei Grifondoro, mentre Draco e Harry scesero dritti nei sotterranei.
“Ehi, Malfoy, hai imparato a controllare l’erezione quando vedi Hermione?” lo canzonò l’ex Grifondoro.
“Piantala, Potter” rispose ridendo malizioso Draco, dandogli un pugno di scherno sul braccio.
Draco Malfoy sorrise malinconicamente e quando, giunto davanti all’ingresso della Sala Comune dei Serpeverde, fece un incantesimo di ricognizione per controllare dove fosse suo figlio, lo vide disteso per terra nella cucina.
“Per Salazar!” urlò, trascinando Harry su per le scale e poi svoltando in un corridoio secondario.
 
“Non mi piace come ti guarda quel Malfoy” borbottò Ron cedendo il passo alla moglie su per le scale che conducevano al dormitorio.
Quel Malfoy? Ne conosci altri?” lo rimbeccò Hermione, da sempre attenta a una buona grammatica.
“Non fare spiritosaggine, Hermione, sai a che mi riferisco” la rimproverò Draco. Seguì un silenzio pieno di allusioni.
 
“Scorpius!” urlò Draco non appena entrò nella cucina e vide suo figlio immerso nel liquore sparso sul pavimento.
“Padre!” salutò il ragazzo beffardo con una risata meschina “E Harry Potter! Beh, quale onore, signor Potter, lei e suoi amichetti hanno fatto fuori zia Bells e ora noi subiamo le conseguenze, eh?”
I lineamenti di Draco si indurirono, quindi estrasse la bacchetta e la puntò verso il figlio.  Scorpius brandì la sua e cominciò a pronunciare un debolissimo incendio  che Draco lo schiantò. Il ragazzo perse i sensi.
 
Ron e Hermione fecero irruzione nella camera della figlia, le bacchette alte in mano. Rose, seduta sul letto con la camicetta mezza sbottonata e i lunghi capelli rossi scarmigliati, stava seduta sul letto baciando McLaggen, che faceva scorrere la sua mano sulle cosce tornite sospirando di piacere.
“ROSE!” gridò Ron facendosi avanti e dividendo i due ragazzi.
“Rose, chi cazzo è questo vecchio?” chiese McLaggen scrollandosi di dosso la mano possente di Ron.
“Non lo so, Sean”
Hermione rimase interdetta: aveva perso la vista ed era posseduta, ma possibile che non riconoscesse loro, i suoi genitori?
“Rose, non mi riconosci? Sono io, tua madre, Hermione!”
“Hermione, Hermione Granger?!” si intromise McLaggen “Questa sì che è bella, mio padre parla sempre del ‘fascino intellettuale attizzante della Granger’”
“Frena la lingua, McLaggen” rispose snobbandolo Ron.
“Ahh, sì, ricordo, Hermione Granger” disse Rose “La bastarda Mezzosangue”.
 
Scorpius si alzò sghignazzando sotto lo sguardo preoccupato di Draco e Harry.
“Credevate davvero di avermi fatto fuori? No, non me, non un Malfoy. Dopotutto, me lo avete insegnato voi, no, padre? Mai perdere il controllo! Ecco, avete vinto: sono diventato come voi”. Attese un minuto, come pesando il silenzio che li attorniava, e il duello ebbe inizio.
Stupeficium!” urlò Scorpius scagliando l’anatema contro il padre.
Protego!” rispose Draco parando e sillabando un veloce “Expelliarmus”. Scorpius cadde a terra e, colpito da un conato di vomito, abbassò la guardia. Draco e Harry lo presero a braccia e lo riportarono verso il passaggio segreto. Una volta a Hogsmeade, si smaterializzarono.
 
Turbata, Hermione perse un battito. Non poteva crederci. Sapeva che era stata Bellatrix a parlare, non Rose, non la sua Rose, ma faceva male, faceva male lo stesso. Ron, per una volta conscio della tempesta che si stava scatenando nel cuore della moglie, prese Rose di forza e, insieme, raggiunsero Mielandia. Arrivarono al Manor senza dire una parola.
 
“RAZZA DI IMBECILLE!” urlò Draco scaraventando il figlio per terra e frugando in un angolo alla ricerca della frusta magica “HAI-LA PIÙ PALLIDA-IDEA-DI COSA-SAREBBE-POTUTO-SUCCEDERTI?!?!?!?!?!?!” gridò colpendolo ripetutamente fino a farlo sanguinare. Scorpius, inebriato dai fumi dell’alcol, dette prova di tutta la forza che aveva, alzandosi in piedi e tentando di contrastare l’ira paterna.
“Che cosa avrei dovuto fare, eh? Scrivere un trattato su quanto sia di merda essere lasciato dalla ragazza con cui hai scopato per la prima volta? Eh? O piuttosto ritirarmi nella mia casa secolare a fare i conti con un passato che non ha futuro?!”
“Non puoi ridurti ubriaco al punto di non saperti difendere, Scorpius! Sei crollato sotto un expellarmius, a sedici anni! Al sesto anno!” continuò a frustarlo, sul viso, sulle mani, sul petto, ovunque i suoi occhi accecati dalla rabbia potevano condurre la frusta.
“E voi? Eh? A quarant’anni vivete come un eremita, scappate dai vostri demoni e avete paura persino di farvi vedere al Ministero! Per non parlare della Granger, che siete riuscito a farvi fottere da quel troglodita di Weasley”.
La maledizione cruciatus giunse su Scorpius come una saetta su un bosco. Lo scosse in tutto il suo corpo, costringendolo a terra a chiedere pietà. Ma era proprio qui che sbagliava: i Malfoy non chiedono pietà.
Venne cruciato per un paio di minuti, poi Draco venne riscosso dalla voce di Hermione che lo chiamava allarmata e piangente. Si voltò un momento, interrompendo il contatto visivo,  a guardare la donna che amava, a ritrovare se stesso nelle sue pupille lucenti come oro liquido, ma ritrovò solo dolore, solo delusione. Che stava facendo? Stava uccidendo suo figlio, ecco cosa. Stava utilizzando la maledizione cruciatus, che aveva giurato non avrebbe più scagliato su nessuno, da quando era stato costretto a usarlo su Mezzosangue e Babbani innocenti durante la Guerra Magica… e ora ricadeva nella sua stessa paura, infliggendola. Per un attimo immaginò sé stesso sedicenne rannicchiato accanto al camino, ormai completamente appiattito contro il muro, e rivide il suo tirannico padre che lo frustava e lo cruciava ininterrottamente. Lui no, lui sarebbe stato diverso da Lucius Malfoy. Lui avrebbe guidato i suoi figli fuori dai pregiudizi e dalle cose indicibili che aleggiavano nell’aria di Malfoy Manor. Ma ormai era troppo tardi. Era già scappato nella sua stanza.
 
Rose, che mentre si smaterializzava aveva perso i sensi, venne messa distesa sul divano del soggiorno, attorniata da Harry, Hermione, Ron, Ginny (che nel frattempo era giunta), Lily, Agnes, Scorpius Astoria, che non aveva più sopportato di sentire le urla del figlio ed era scesa. Scorpius aveva rifiutato di farsi medicare fin quando Rose non fosse stata liberata e, ora che, reso sobrio dal dolore, aveva capito la realtà dei fatti, si sentiva più sciocco che mai e ringraziava suo padre per la drastica svegliata e punizione. 
“Che dobbiamo fare?” chiese il ragazzo dopo aver bevuto dell’acqua gelida per svegliarsi.
“Tuo padre voleva usare il legilimens su Rose, Scorpius” rispose Harry con il pragmatismo imparato in vent’anni di servizio da Auror “Ma adesso non credo che lui ne sarà in grado”
“Lo faccio io” esclamò Scorpius scattando in piedi.
“ASSOLUTAMENTE NO, SCORP, NON IN QUESTE CONDIZIONI!” inveì Agnes scattando in piedi con scarso equilibrio.
“E CHI ME LO IMPEDISCE, EH? SONO STANCO DI FARMI SEMPRE METTERE I PIEDI IN TESTA! SIAMO CRESCIUTI AGNES, E NON PERMETTERÒ A NESSUNO DI ‘DARMI CONSIGLI’ CONTRO LA MIA VOLONTÀ! FATTI DA PARTE UNA BUONA VOLTA!”
Agnes venne zittita in malo modo e tornò a sedere, accigliata. Era la prima volta che Scorpius la aggrediva in quel modo, e qualcosa le diceva che non sarebbe stata l’ultima: anche suo fratello stava crescendo.
Scorpius si posizionò davanti all’amata e, fissando con le lacrime agli occhi le palpebre innaturalmente chiuse della ragazza represse un singhiozzo. Pronunciò l’incantesimo a bassa voce, e non si era sbagliato: il dono di lettori dei Malfoy non saltava la sua generazione. La mente di Rose si schiuse a lui come il bocciolo di una rosa in estate.
 
Un tunnel, ecco com’era la mente della persona: un corridoio sul quale si aprivano innumerevoli stanze. Vide la sua nascita, il suo primo dentino. La prima comunione babbana, che la nonna Jean aveva voluto prendesse a tutti i costi. Il primo bacio, a un anonimo Grifondoro nella Sala Comune. Vide la prima volta che i loro sguardi si erano incrociati, in una stanza di rilievo rispetto alle altre, in un angolo della mente visitato, non polveroso come gli altri. Vide il loro primo bacio, il Lago, le notti passate a parlottare con Lily e Agnes prima della maledizione. Vide il momento in cui era entrato in lei. Ad un certo punto, il buio più totale. E una voce, di sottofondo, che diventava sempre più forte, fino a sovrastare i suoi pensieri.
Ti ho preso, Scorpius Malfoy!” gridava Bellatrix Lestrange “Ho preso anche te!
Scorpius, negli ultimi momenti di coscienza, tentò, dal limbo in cui si trovava, di pronunciare il primo contro incantesimo che gli venisse in mente. Sapeva di maghi che erano rimasti intrappolati nella mente di un altro, ma si trattava di casi rarissimi, di uno su un milione. E quell’uno sembrava proprio essere lui: come in preda ad uno scatto di epilessia, Scorpius rimase intrappolato nella mente di Rose, tormentato dalla voce penetrante di Bellatrix che ripeteva martellante “Due su due! Due su due!
   
 
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