Così la madre nacque alta nel
cielo, navigando tra le tante nuvole variopinte di blu, in quella scura notte
di luna piena.
Due figure profumate di carne e
sudore, rigirate tra le lenzuola, respiravano caldamente appisolate, l ‘una
avvinghiata all’altro, con il sapore di questa ancora impastata tra i capelli e
le ciglia.
Vispi occhi sanguigni si agitarono
per la stanza.
Si alzò lei, stropicciandosi gli
occhi, smuovendo i capelli. Guardò l’immagine riversata sul materasso,
respirare sul cuscino con la schiena rivolta verso il soffitto. Sbuffò.
Si diresse versò il bagno con
l’intenzione di farsi una doccia; di lasciare quindi quei sapori delle notte in balia dell’acqua sulla sua pelle; voleva
cancellare quei piccoli ricordi di carezze e di baci lavando via loro odori.
Si schiudevano intanto sguardi
nocciola.
“Kuren…”
il giovane si alzò a sedere fissando il posto vuoto al suo
fianco.
La forma intagliata nelle lenzuola
ancora calde, appariva così fredda ora, senza di lei.
“Kurenai!” la chiamò a gran voce,
udendo in risposta solo lo scrosciare dell’acqua.
Non doveva
andare così -Si sfregò i capelli, li massaggiò.
No proprio no…è sbagliato
è tutto sbagliato
non doveva succedere
è stato un errore- si sciacquò il viso
un errore colossale
quell’amore che c’era
stato
…sbagliato...
le sensazioni, le emozioni
…tutto sbagliato….
E il sentimento… quel dannato sentimento
Era stato l’errore più grande…
“kurenai!”
“sono sotto la doccia!” urlò di
rimando, chiudendo la manovella dell’acqua.
Chiuse gli occhi un secondo e quelle
immagini…o come galoppavano nella sua mente.
Ne prendevano possesso, occupando
la sua vista.
La sua schiena
imperlata di sudore, il battito del cuore nel petto, quel caldo afoso.
Aveva commesso un peccato: si era
lasciata portar via dalla marea delle sue parole e dalle sue
carezze.
Lui non avrebbe dovuto trovarsi
lì…in quel letto…ora…
Afferrò rapida un asciugamano e si
coprì il corpo.
Andava tutto così bene. appariva tutto lucidato e perfetto, pronto per essere
mostrato con orgoglio.
Quelle voci, quelle
stramaledettissime voci che girovagavano per Konoha…erano vere…
Avevano sempre avuto ragione.
Sarebbe capitato qualcosa, lo sapevano.
Lui lo sapeva.
Lui volevo
fossero vere.
Pura incoscienza la sua, pura adolescenza ricca di stupidaggini e sogni.
Prese gli abiti che aveva poggiato
sul comodino e se li infilò.
Stupida lei ad averlo ascoltato,
ad averlo seguito.
Avrebbe dovuto sicuramente
fermarlo, prima di combinare qualche disastro.
Ma non ne aveva
avuto la forza.
Non capiva il motivo, ma era stato
più forte di lei, la ricerca del sesso.
Forse perchè era da tanto che non
aveva un uomo così vicino.
Eppure era una persona che sapeva porsi dei limiti.
Con i capelli ancora bagnati, uscì
dal bagno per andare in camera da letto.
Era stato il sesso quindi ad
imporgli di errare.
Nulla più, nulla meno.
Una sbandata, una svista.
Niente di eccessivamente illecito,
si poteva risolvere tutto.
Era ancora in tempo, chissà…
Varcata la soglia si trovò davanti
un ragazzo semi vestito, alla ricerca della propria maglietta.
Sentendola entrare si voltò di
scatto.
“esci”
la fissò con incredulità -“come?”
“esci di
qui” voce calma ma insieme tagliente, cacciava via un anima dal suo nido.
“ma…” tentò vagamente una forma di
ribellione il Nara
“ti prego Shikamaru” così tiepide
e flebili parevano quelle parole. Pronunciate piano, ma ricevute forti e
chiare, come una richiesta, una preghiera.
Sempre la stessa dannata preghiera
“Kurenai-chan…c-che
cosa c’è?” domandò timido il giovane incapace di comprendere
“voglio che tu esca da questa casa!
Vestiti!” ancora più aspro il tono, ancora più amare le
parole.
I violenti occhi parevano
sanguinare ancora più porpora del solito.
“ehi asp…”
il cervo protese una mano “..spetta, Amore!!”
A…Amore??
Quella parola, quel
suono improvviso, le sbarrò gli occhi facendola cadere nel buio.
Amore, era vietato
Amore, non gli apparteneva
si arrabbiò ed ululò i suoi voleri, come la padrona ad uno
schiavo, come la madre ad un figlio…
come una donna… ad un uomo
“NON CHIAMARMI COSI!”
Una persona sola…
strillò il suo nome nella mente, mentre sgridava l’artefice di
quel dolore.
“NON CHIAMARMI
solo Lui
l’immagine riflessa negli specchi del suo cuore, giaceva
immensa ed adornata di fiori e petali
“e perché scusa?!”
Kurenai si avvicinò al materasso,
vicino a giovane. Si fissarono nelle iridi brune.
Quel sapore, entrambi lo sentivano ancora tra le loro labbra,salato.
“ho commesso un errore, Shikamaru,
sta notte”
“u-un
errore?m-ma come? Perché!?”
ed egli si domandò il motivo di quello sbaglio.
Stranito e colpito nel segno, da
quella donna fatale e fatata che aveva di fronte.
“Solo Lui…” sussurrarono le
dolci labbra ancora bagnate.
Il Nara l’interruppe, incurante dei mormorii
“Io ci tengo a te Kurenai…perché
vuoi distruggere tutto questo?!”
era suppliche quelle che udiva la sensei.
Suppliche difficili da fare, ed
impossibili da sentire
“Shikamaru…Non c’è Niente tra noi...”
crash…
il cuore pulsante in petto di lui, cadde spaccandosi in tanti
e troppi pezzi…
“la tua è solo un’infatuazione
adolescenziale”
il ragazzo rimase impietrito, dopo essere stato investito in
pieno da cosi crudeli sentenze
Solo Lui…Shikamaru…Può chiamarmi Amore…
“p-per
me n-non è stato solo Sesso. So che è così anche per te…”
Io amo una persona…
“ti sbagli…tra
noi non v’è nulla Shika, mettitelo bene in
testa…”
Una persona sola…
“vai via da questa casa, lascia perdere Yuzumi…”
ancora a petto nudo lui si allontanò dalla donna.
Andò alla porta e ve n’è uscì.
Si trovarono l’uno di fronte
all’altra, a guardarsi in silenzio
E quella persona…
“Mi dispiace…Shika”
Non sei Tu…