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Autore: Mary Serpeverde    13/12/2014    0 recensioni
"Come vorrei averti accanto, mamma." Disse strofinando delicatamente la catena. Era seduta sull'orlo del letto davanti alla finestra sbarrata. Il motivo per cui era sbarrata? Un ragazzino fra gli undici anni si era ucciso buttandosi dalla finestra, gridando che avrebbe raggiunto i suoi genitori.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perchè non posso scappare? Sono al primo piano, non mi posso far male, e poi basta un po' di forza e le sbarre di legno si tolgono. Basta qualcosa di duro e si spaccano... pensava Allyson quella sera. Si alzò dal letto, cercando di non far troppo rumore. Si avvicinò alla finestra, salì su una sedia, e si lasciò trasportare dalla voglia della libertà.

Afferrò dalla mensola un barattolo di vetro in cui dentro c'era chissà cosa e chissà da quanto tempo. Ma poi penseò che l'avrebbero sentita. Certo, che l'avrebbero sentita.

Saltò giù dalla sedia e aprì lentamente la porta, tenendo stretta la catena; la infilò dentro la maglia di lana verde e scese le lunghe scale a chiocciola, il pavimento gelido e pulito.

Dalla stanza di Victoria si sentiva russare, e si avvicinò ad essa. Controllò che dormisse, e aprì leggermente la porta. Okay, ce la posso fare.

Si avvicinò a un barattolo e cercò le chiavi; le prese e sgattaiolò fuori, ritrovandosi però faccia a faccia con il bambino che a quell'ora avrebbe dovuto dormire come lei nella stanza accanto.

—Perchè sei qui? Dovresti stare nella tua stanza.— Disse spaventata Allyson. Lui l'avrebbe detto alla signora Victoria. —Anche tu.—

Allyson non ricordava il suo nome, ma non voleva farlo vedere. Lesse dal cartello che portava sulla maglia un nome: "Evan".

—Non lo dire alla signora Victoria, Evan— Pregò la tredicenne.

—Non sono Evan. Sono Jonathan, Evan era mio padre.—

—Scusa.— Allyson si sentiva in imbarazzo, anche se per lei nemmeno Jonathan si ricordava il suo nome. Perciò non dette troppo peso a questo fatto.

—Stai praticamente scappando?—

—Senza praticamente. Sto scappando, e tu non lo dirai a Victoria.—

—Dipende. Posso anche dirlo, non credi?—

—Dipende da cosa?— Domandò infastidita Allyson.

—Vengo anche io. Odio questo posto.—

Allyson trovò la prima cosa in comune fra loro due, anche lei odiava quel posto; e questo la spingeva a fissarlo negli occhi blu gelidi. Jonathan era un ragazzino semplice, che non ri preoccupava tanto dei capelli corti, lisci e castani, e che aveva labbra carnose sempre rovinate per via dei denti che affondava lì. Sorrise, gli zigomi ben evidenti e la pelle ambrata.

—Così potrò vedere il mondo.— Aggiunse.

—Va bene— Disse Allyson, esitando però un secondo di troppo. Si sentiva anche gli occhi gonfi, e disse al suo amico che doveva andare in bagno. Il bagno era una stanza piccola e buia, con nessuno finestra e una luce fioca sempre accesa. Si sciacquò il viso guardandosi allo specchio. Anche se lei non lo pensava, Allyson era una ragazza carina:

occhi verdi accesi, i capelli neri lunghi e la bocca nè carnosa nè fina.

Chiuse l'acqua e lasciò come sempre la luce accesa.

—Dove pensi che andremo, una volta scappati?—

—Lo so io.— Rispose decisa Allyson.

—Bè, credo di avere il diritto di saperlo, dato che sto venendo con te.—

Allyson alzò le spalle. —Conosco una persona che abita qualche chilometro da qui. Riuscirà a non farci vedere.— Allyson però sapeva che non sarebbe stata una vita normale, così quanto vivere in un orfanotrofio, a sentirsi diversi da tutti quelli che prima dell'episodio del bambino, Allyson vedeva dalla finestra.

Jonathan annuì, e quando Allyson tirò fuori le chiavi, entrambi sorrisero e scesero ancora le scale rimanenti.

***

Appena fuori dall'orfanotrofio, Allyson finalmente respirò come per la prima volta l'aria fresca e naturale. Le luci dei lampioni erano accese e abbaglianti. Jonathan sorrise.

—Ma è fantastico! E' meglio di quello che vedevo dalla finestra! Molto meglio!— Esclamò Jonathan con un sorriso sbilenco sulle labbra.

—Guarda, c'è un cane!— Allyson corse verso l'anmale.

—Non avvicinarti, può essere pericoloso!—

—Se non ho paura non sono pericolosi. Hanno solo paura che possiamo fargli qualcosa.—

Jonathan pensò subito che aveva ragione. Allyson accarezzò il cane, cercando di capire che razza fosse. Il cane era il suo animale preferito, e all'orfanotrofio aveva letto migliaia di libri sui cani, anche per la sua fantastica passione per i cani.

—E' un Golden Retriever. Può venire con noi?—

—Non amo molto i cani.— Allyson continuò ad accarezzarlo, e quello si rigirò a pancia in su, tanto che a Jonathan per qualche ragione fece tenerezza.

—Ma posso accettarlo.—

ANGOLO AUTRICE: Siate buoni con me :) daaaaai <3
   
 
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