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Autore: lagunablu    13/12/2014    6 recensioni
Unima. Sono passati tre anni da quando il team Plasma è stato battuto, ma ora una grave minaccia incombe sulla regione e rischia di sconvolgere da vicino la vita di una nuova Touko. La ragazza questa volta non è sicura di potercela fare, o per lo meno non da sola.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Touko, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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                          Recite Mielate

La porta della sala si aprì di scatto facendo sobbalzare N e Belle dallo spavento.
Il ragazzo si preparò ad accogliere Touko con il sorriso più dolce del repertorio, ma nella stanza entrò solo Aralia, leggermente affannata.
Sia lui che la biondina si scambiarono un’occhiata preoccupata vista l’assenza della Campionessa e fu Belle la prima a parlare.
«Professoressa, dov’è Touko?»
«Non è passata di qui?» rispose Aralia leggermente in ansia.
«No…»
«Beh, sarà fuori» buttò lì la donna avviandosi verso l’uscita, ma N la fermò.
«Perché mai Touko dovrebbe essere uscita con questo acquazzone, stranamente dopo aver finito di parlarti?»
«I casi della vita…» tentò di giustificarsi lei.
«Suvvia Professoressa, non ci prenda in giro»
Aralia sospirò turbata e cercando di mantenere il più possibile la calma si girò verso i due ragazzi.
«Vi prometto che dopo vi sarà spiegato tutto ma ora dobbiamo assolutamente trovare Touko»
Il tono della donna era divenuto immediatamente serio ed N corrugò la fronte cercando di pensare a dove poteva essersi cacciata la ragazza. Trovarla non sarebbe stato semplice vista anche la variante “pioggia”, che di certo non aiutava.
«Bene, Reshiram…» mormorò il principe facendo uscire il possente drago bianco «Dobbiamo trovarla»
Non si sapeva spiegare il motivo, ma c’era qualcosa che lo spronava a partire immediatamente.
«Non darai troppo nell’occhio?» domandò accigliata la biondina rimirando il manto candido del leggendario.
N alzò le spalle con disinteresse e si avviò all’uscita.
Doveva ammettere che era abbastanza preoccupato visto come stava la situazione. Con il Team Plasma sempre più forte, una persona come Touko era indispensabile anche se pure lui iniziava a nutrire seri dubbi riguardo alla fragilità mentale della ragazza e continuava a chiedersi pressantemente se fosse davvero sua la colpa.
Ripensò alla chiacchierata con Belle e la risposta fu lampante.
«N, stai attento» lo ammonì Aralia come intuendo i suoi timori. Lui si voltò esibendo un sorriso forzato e aprì il portone che dava all’esterno.
L’assoluta priorità ora era trovare la Campionessa.

 

 

 I capelli erano completamente zuppi e dai ciuffi castani insistenti e solitarie goccioline cadevano sul pavimento già bagnato.
Con i gomiti appoggiati sulle gambe e la testa china Touko stava seduta in una panchina di Quattroventi con la sola pioggia come compagna.
Nonostante il fragore che essa provocava e gli sporadici lampi che illuminavano il cielo, la ragazza non sentiva nulla. Era come caduta in uno stato di trance e le sembrava di essere sola al mondo.
Sentiva nella testa solo i velenosi pettegolezzi della gente che per qualche tempo aveva tentato di ignorare e rifletteva sulle parole appena scambiate con Aralia. Unito a ciò che gli aveva detto Red si poteva tranquillamente presupporre che il Team Plasma stesse tornando alla carica come tre anni prima.
Certo Ghecis aveva un’arma in più, ma contro si trovava i due eroi di Unima.
Sulla carta sarebbe stato molto svantaggiato però Touko sapeva bene che quella ragazzina incosciente e testarda, devota agli ideali di libertà e volenterosa di vivere al massimo era scomparsa da tempo, lasciando spazio ad una Campionessa solo di nome, ad una ragazza che era l’ombra di se stessa.
Le insicurezze che fin da bambina l’avevano accompagnata e che per un po’ erano quasi scomparse ora ritornavano alla carica più forti di prima e stavolta la brunetta era certa che non sarebbe bastato un nuovo Pokémon e la prospettiva di un emozionante viaggio a farle andar via.
Cercò di ragionare con più lucidità possibile sul da farsi. Per prima cosa avrebbe dovuto assolutamente parlare con Zania, poi avrebbe messo al corrente Bellocchio su tutta l’intera faccenda e Nardo l’avrebbe aiutata… No, Nardo non c’era più per lei.
Nel loro ultimo scontro le aveva rivolto parole cariche di delusione e amarezza, riferendosi a ciò che stava diventando.
Lei lo aveva deluso e la faccenda terminava lì.
Non a caso lui l’aveva abbandonata per sempre e ciò a Touko aveva fatto male, molto male.
Mise distrattamente la mano nella tasca dell’impermeabile blu, che prima di uscire aveva avuto premura di prendere e dentro vi trovò un pezzo di carta.
Una volta tirato fuori esso si rivelò essere una fotografia risalente all’anno prima. Ritraeva lei, Camilla e Belle sedute nella villa della Campionessa di Sinnoh a Spiraria.
Touko ricordò quella piccola vacanza, quando aveva scoperto che la sua vecchia amica Camilla era ad Unima e aveva deciso, facendo rimanere tutti di stucco, di andare a trovarla. Durante la settimana anche la biondina l’aveva raggiunta per passare un po’ di tempo insieme e nel complesso erano stati dei giorni rilassanti.
Le piaceva la compagnia di Camilla, con lei era in buoni rapporti nonostante non si sentissero spesso. Quelle volte che si trovavano però la ragazza riusciva a strapparle dei sorrisi e la brunetta ormai la considerava come un’amica.
Di colpo si ricordò che anche Camilla si trovava a Unima e sarebbe potuta essere travolta dal mare di eventi che stavano per verificarsi.
Al pensiero di tutta quella gente innocente messa in pericolo Touko fu colpita da un capogiro e dovette tenersi saldamente alla panchina per non cadere.
No, non ce l’avrebbe mai fatta e così avrebbe confermato le voci che la ritenevano un’incapace. 
Soffocata da tutti i problemi che uno dopo l’altro le riaffioravano alla mente, quasi a volerla fare impazzire, la ragazza congiunse le mani in una tacita preghiera e rivolse lo sguardo verso il cielo.
Chiuse gli occhi per ripararli dalle gocce che cadevano e si beò per qualche istante della sensazione che l’acqua le dava sul volto. Desiderò che la pioggia lavasse via tutte le sue ansie e la ripulisse dei suoi timori, che riavvolgesse il tempo e la riportasse agli inizi del suo viaggio.
Chissà allora se, sapendo a ciò che stava andando incontro, Touko avrebbe fatto le stesse scelte.
Un rumore di passi la distrasse dai suoi pensieri e la fece voltare curiosa. La città era deserta, visto l’acquazzone che si stava verificando, perciò la brunetta si sorprese nel trovare un’altra presenza in mezzo al diluvio.
Sentì una mano poggiarsi nella sua spalla e subito balzò in piedi, prendendo una delle sue Pokéball pronta ad attaccare.
«Ehi calma! Sono io» esclamò sorridente N.
Touko si stupì della velocità con il quale il ragazzo l’aveva trovata e soprattutto fu colpita dal fatto che lui l’avesse cercata nonostante il temporale.
«Già, sei solo tu» rispose con una nota di sollievo nella voce.
«Solo io? Aspettavi per caso qualcun altro?»
La brunetta fu infastidita e al tempo stesso lusingata per quella domanda, ma resse il gioco.
«L’antica arte di farsi gli affari propri?»
«Mi preoccupo solo…»
«Beh, puoi farne a meno… non sono una bambina» sbottò improvvisamente lei.
«Eppure ti comporti come tale»
Ecco, ora anche N glielo diceva.
“Fatti delle domande e datti delle risposte” pensò tristemente mentre tornava a sedersi in quella solitaria panchina.
«Scusa Touko, solo che eravamo preoccupati per te»
«Al momento sono ancora viva, grazie per l’interessamento»
“Ma proprio non ti riesce di essere gentile?” la sua vocina tornò alla carica, tant’è che per qualche secondo credette davvero  di possedere due personalità distinte.
«Non ti chiederò com’è andata la chiacchierata con Aralia visto lo stato in cui versi però…» N parve prendere fiato «Vorrei parlarti anche io»
Le belle notizie in quella lunga giornata non volevano proprio finire a quanto pareva.
La brunetta si strofinò gli occhi e solo in quel momento si accorse di essere ancora sotto la pioggia.
«Ti spiace se ne parliamo al coperto?» domandò retoricamente vedendo che anche il ragazzo era fradicio.
Fu proprio in quel momento che gli occhi del Principe incontrarono quelli della Campionessa e per la prima volta lui si rese conto del dolore che riflettevano.
C’era un mare di preoccupazioni in quello sguardo che a momenti si rischiava di annegarcisi dentro. N vide la fragilità che rifletteva quella ragazza e capì che era arrivata al limite.
Scosse la testa sospirando e mormorò qualcosa tra sé di impercettibile.
«Che hai detto?» chiese lei confusa.
«Sono un egoista, tu non stai passando un bel momento e io voglio caricarti di ulteriori preoccupazioni, scusa»
Touko non rispose e rimase lì a pensare con che dolcezza il ragazzo le volesse risparmiare ulteriori pensieri. Mai nessuno si era preoccupato per come stava, o si era premurato di non stressarla in eccesso.
«Avanti, non farti pregare. Di che favore parlavi prima?»
Nonostante il tono svogliato della brunetta, N si accorse che il suo era forse il miglior gesto che al momento potesse fargli e gliene fu veramente grato.
«Potrei rimanere almeno per un po’ alla Lega, avrei bisogno di un posto sicuro» mormorò con timidezza.
«Posso chiederti perché?»
Quello di Touko non era ne un assenso né un rifiuto e questo incoraggiò il ragazzo a proseguire la spiegazione.
«Ghecis mi sta cercando»
La ragazza tremò, ma non per il freddo.
Ghecis.
Quel nome doveva ricomparire sempre.
Aveva sperato di esserselo tolto di mezzo, ma si era sbagliata. Non aveva assolutamente intenzione di scoprire il perché l’uomo stesse cercando N, sapeva che questi erano altri problemi e al momento non le servivano.
Perciò si limitò ad annuire e ritornò con lo sguardo sul pavimento.
«A-allora?» balbettò lui intimidito.
Touko lo guardò nuovamente.
In piedi di fronte a lei non c’era il Principe che tempo prima aveva attentato ad Unima, lì era solo un ragazzo, sotto un terribile acquazzone, che stava elemosinando il suo aiuto rinnegando il loro passato burrascoso. Alla brunetta scappò un sorriso al pensiero dei cambiamenti avvenuti in loro durante gli anni trascorsi.
Negli occhi di lui c’era una muta supplica, ma anche la grossa paura di un rifiuto.
Era sotto scacco eppure...
Ci sono momenti nella vita in cui bisogna lottare per ciò che si crede, in cui non si può mollare per nessun motivo, in cui si deve andare avanti nonostante le insidie.
Poi però ci sono quegli istanti che possono cambiarti la vita, in cui basterebbe fare un passo indietro e rinunciare all’orgoglio per poter riappacificarsi, in cui si può fare un bel gesto e diventare anche solo per un secondo una persona migliore.
Quello era uno di quei momenti.
Probabilmente non l’avrebbe mai perdonato, forse avrebbe fatto fatica a non vederlo come un mostro però lo avrebbe aiutato, perché lui sarebbe stato capace di fare lo stesso.
Touko si alzò e gli prese la mano bagnata e ormai fredda, mentre lui alzava lo sguardo incerto.
«Puoi restare fin quando vuoi, io ti aiuterò»
E grazie a quelle poche parole il cuore di N si calmò e preso da un’improvvisa euforia strinse la ragazza con tutta la forza che aveva in corpo.
Lei non rispose all’abbraccio ma tuttavia sorrise fiera del gesto che aveva compiuto e felice di essere stata utile a qualcuno.
Ma le figure sotto quell’acquazzone estivo a Quattroventi non erano due ma bensì tre, perché nascosti tra i cespugli due tempestosi occhi blu osservavano disgustati la scena, aspettando solo vendetta.

 

 

 
Touko si gettò l’acqua fredda sul viso nel tentativo di svegliarsi del tutto. Buttò uno sguardo allo specchio e vide una ragazza dalle occhiaie peste e i capelli completamente spettinati. Erano ormai tre giorni che non dormiva bene, svegliata da incubi la cui maggior parte finivano con Unima rasa al suolo o sprofondata negli abissi più profondi.
Aprì le tende della sua camera costatando che un bel sole brillava limpido nel cielo quel giorno, un tempo perfetto per andare a trovare Zania.
Si vestì di fretta e scese rapidamente le scale pronta ad uscire quando batté contro qualcosa. O meglio qualcuno.
«Buongiorno Campionessa, dormito bene?»
Lei non se ne era ancora abituata, ma N si era rifugiato alla Lega da tre giorni ormai e ciò a volte la snervava essendo abituata alla solitudine più totale.
«No, grazie» rispose frettolosa senza premurarsi di essere gentile.
«La tua empatia, Touko, a volte fa paura»
Lei in tutta risposta alzò il pollice in segno di assenso e senza voltarsi minimamente per guardarlo uscì di corsa.
L’aria umida del mattino le accarezzò la faccia, mentre senza troppi complimenti fece uscire Zekrom dalla Ball e ci saltò su, pronta al decollo.
Non appena sentì il vento sferzarle i capelli appoggiò la faccia sul dorso del leggendario mentre gli ordinava la destinazione: Levantopoli.
Come città era abbastanza distante perciò decise di approfittarne per chiudere un po’ gli occhi e magari recuperare un po’ il sonno perso. In cielo non c’era il minimo rumore così Touko tentò di rilassarsi e riprendere fiato.
Stava così bene quando ad un tratto urla disumane le arrivarono all’orecchio. Alzò di scattò la testa, ma ciò che vide era solamente il paesaggio tranquillo della regione sotto di lei. “Bene ora ho anche gli incubi da sveglia” pensò frustrata, mentre tentava di posizionarsi più comodamente sul dorso del Pokémon.
A nulla valsero i tentativi di rilassarsi e a Levantopoli ci arrivò più stressata che in partenza. Per di più la chiacchierata con Zania non si prospettava affatto semplice e Touko non poteva in alcun modo prevedere la reazione che avrebbe avuto la scienziata una volta incontrata.
Camminò nervosa per le strade della cittadina fino ad arrivare al grande edificio al cui interno si trovava il laboratorio. Prese l’ascensore per far prima, ma la salita le parve eterna.
Finalmente arrivò al piano richiesto ed entrò nello studio che le sembrò ancor più ordinato del solito. Tutte le apparecchiature di Zania erano al loro posto, segno che non aveva ricevuto lo stesso trattamento di Aralia, e la donna stava in piedi vicino ad un macchinario intenta a controllarne i dati.
Touko si schiarì la voce per catturare l’attenzione della Scienziata la quale si voltò disorientata e per un breve istante la brunetta vide nei suoi occhi un’ombra di paura.
«Salve Zania» salutò educatamente valutando che l’approccio gentile sarebbe risultato migliore.
«Buongiorno Touko, come mai così mattiniera?» esclamò lei sorridente facendola accomodare nello studio.
«Volevo fare un salto qui» sorrise Touko accettando di buon grado il vassoio di biscotti che la donna le stava offrendo. Per la fretta si era dimenticata di far colazione.
«Ne sono felice»
Quella più che una conversazione pareva una recita tra due attrici consumate dall’età, condita da sorrisi mielati e occhiate sprezzanti.
«A cosa lavori di bello?» si finse interessata la ragazza notando un tremito nella mano della donna.
«Oh, nulla di che. Sono solo dati di stupide ricerche che sto conducendo»
«Una scienziata non dovrebbe mai giudicare le sue ricerche “stupide”» insinuò Touko sempre con il sorriso sulle labbra.
Zania poteva essere chiamata in molti modi ma di certo non era una stupida e aveva capito sin da subito il motivo della vista della Campionessa.
«Qual è il vero motivo per cui sei qui?» chiese dunque freddamente.
«Ho parlato con Aralia di recente…»
La donna si bloccò di colpo portandosi la mano alla bocca e iniziando a mangiucchiarsi le unghie. Non era possibile che quella stolta le avesse raccontato tutto, eppure dall’espressione della ragazza pareva proprio il contrario.
«E cosa ti avrebbe detto?» domandò titubante mentre a piccoli passi si dirigeva verso l’ascensore.
«Dovresti saperlo» rispose Touko lasciandosi distrarre da un plico di fogli poggiati sul tavolo.
Eccolo, era quello il momento. Senza pensarci due volte Zania schizzò verso l’ascensore premendo ripetutamente i tasti per far chiudere le porte.
La brunetta si accorse troppo tardi del tentativo di fuga della donna, ormai le porte si erano irrimediabilmente chiuse. Prese  di corsa le scale e scese a rotta di collo fino alla hall, ma lì notò con dispiacere che l’ascensore era già arrivato.
Uscì affannata in strada e intravide una camice bianco farsi largo tra la folla. Partì all’inseguimento urtando chiunque si trovasse per sbaglio nel suo cammino, preoccupandosi solo di non perdere di vista Zania. La vide dirigersi verso il Cantiere dei sogni e dunque la seguì all’interno ma subito si trovò la strada sbarrata da alberi.
«Samurott, usa Taglio» disse prontamente facendo uscire il suo compagno dalla Pokéball, mentre si chiedeva come avesse fatto Zania a passare.
Il Cantiere era una specie di labirinto pieno di luoghi ideali per nascondersi e la ragazza entrò nel panico mentre spaesata cercava la presenza della fuggitiva.
Si concentrò su ogni minimo rumore e ad un tratto sentì il gracchiare di un Braviary sopra di lei.
Salì in fretta le scale semi cadenti in tempo per vedere la donna prendere il volo con il suo Pokémon mentre ordinava a Musharna di attaccare.
Touko non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che Samurott le si mise davanti per parare il colpo. Il piano su cui stavano tremò non poco e la brunetta alzando lo sguardo vide che la Scienziata era già lontana. 
Avrebbe potuto seguirla con Zekrom, ma così facendo avrebbe scatenato una guerra nei cieli e l’ultima cosa che voleva era essere additata come una persona “violenta”. Zania infatti era stimata da molti al contrario di lei e non aveva intenzione di tirarsi dietro ulteriori antipatie da parte della gente che con tutta probabilità avrebbe assistito alla battaglia.
Scese a terra, finalmente al riparo da un eventuale caduta, vista la mancanza di ringhiere nel Cantiere e non appena giù batté con stizza il piede sul terreno. Se l’era fatta sfuggire.
Sbuffando prese il Pokégear e contattò Belle, la quale rispose immediatamente.
«Belle, dirigiti alla Lega, subito»
«Certo Touko, ma perché?» chiese la bionda evidentemente destabilizzata da una simile richiesta.
«Devo parlarti, ci vediamo lì» spiegò frettolosamente Touko chiudendo con velocità la chiamata.
Fece nuovamente uscire Zekrom, richiamando a sé Samurott, e rimontò sul suo dorso, pronta a tornare alla Lega.
Il viaggio durò meno del previsto, probabilmente persino il leggendario aveva intuito lo stato d’animo della Campionessa e si era velocizzato per lei.
Non appena la brunetta entrò nella sala principale vi trovò Belle, N e Aralia che l’aspettavano.
La ragazza si toccò le tempie per raccogliere i pensieri, preparandosi a spiegare tutto ciò che era successo in quei pochi giorni ma qualcosa la interruppe.
Era un suono leggero e ripetitivo che man mano si faceva sempre più forte. Dapprima preoccupata Touko si accorse che il rumore proveniva dal portone e perciò gli si avvicinò titubante. Lo aprì leggermente e accostò il volto alla fessura per vedere chi mai avesse bussato e la figura di un ragazzo dai capelli neri e occhiali gli si parò davanti. Komor.
Quella era una benedizione perché lui sapeva sempre la cosa giusta da fare e sicuramente l’avrebbe aiutata anche quella volta.
Spalancò la porta felice del suo inaspettato arrivo, ma per poco non cadde dallo spavento vedendo dietro al ragazzo la figura di Nardo che la guardava dall’alto. La strana coppia entrò senza proferire parola, mentre Touko indietreggiava leggermente spaventata alla vista dell’ex Campione.
Finalmente dopo qualche istante di silenzio Komor si decise a parlare.
«Touko, io sono qui per sfidarti»
Più in confusione che mai la ragazza si preparò a chiedere spiegazioni quando il suo Pokégear suonò. Nardo sbuffò commentando la “poca professionalità” della Campionessa così lei distrattamente rifiutò la chiamata cercando di concentrarsi sui suoi nuovi ospiti, ma esso riprese a suonare.
Infastidita lo tirò fuori dalla tasca e lesse il numero di Camilla. Senza pensarci due volte rispose domandandosi il perché di quella telefonata, ma la voce dall’altro lato della cornetta la stordì.
«Touko, aiuto! Spiraia è sotto attacco».

 

 

 
La Cioccolateria di Guna
Salve gente ecco a voi l’undicesimo capitolo (è l’undicesimo vero?).
Ammetto che è un po’ di passaggio, ma nel prossimo ci sarà più azione, ve l’assicuro.
Suppongo di pubblicare il prossimo come sempre tra due settimane, ma nel caso in montagna non prendesse internet non preoccupatevi, arriverà comunque. Poi boh, forse una one shot di Natale la scriverò (strane idee che girano nella mia mente), ma è tutto relativo.
Spero come sempre che il capitolo non vi abbia deluso e ringrazio Zoichi Kuronin, Andy Black per le recensioni e Rovo (ormai per me questo è il suo nick) che si sta leggendo capitolo per capitolo la storia. Apprezzo il coraggio!

Beh un saluto (anche a voi che leggete in silenzio) e al prossimo capitolo!


  
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