Recite Mielate
La
porta della sala si aprì di scatto facendo
sobbalzare N e Belle dallo spavento.
Il ragazzo si preparò ad accogliere Touko con il
sorriso più dolce del repertorio, ma nella stanza
entrò solo Aralia,
leggermente affannata.
Sia lui che la biondina si scambiarono un’occhiata
preoccupata vista l’assenza della Campionessa e fu Belle la
prima a parlare.
«Professoressa, dov’è Touko?»
«Non è passata di qui?» rispose Aralia
leggermente in
ansia.
«No…»
«Beh, sarà fuori» buttò
lì la donna avviandosi verso
l’uscita, ma N la fermò.
«Perché mai Touko dovrebbe essere uscita con
questo
acquazzone, stranamente dopo aver finito di parlarti?»
«I casi della vita…» tentò di
giustificarsi lei.
«Suvvia Professoressa, non ci prenda in giro»
Aralia sospirò turbata e cercando di mantenere il
più
possibile la calma si girò verso i due ragazzi.
«Vi prometto che dopo vi sarà spiegato tutto ma
ora
dobbiamo assolutamente trovare Touko»
Il tono della donna era divenuto immediatamente serio
ed N corrugò la fronte cercando di pensare a dove poteva
essersi cacciata la
ragazza. Trovarla non sarebbe stato semplice vista anche la variante
“pioggia”,
che di certo non aiutava.
«Bene, Reshiram…» mormorò il
principe facendo uscire
il possente drago bianco «Dobbiamo trovarla»
Non si sapeva spiegare il motivo, ma c’era qualcosa
che lo spronava a partire immediatamente.
«Non darai troppo nell’occhio?»
domandò accigliata la
biondina rimirando il manto candido del leggendario.
N alzò le spalle con disinteresse e si avviò
all’uscita.
Doveva ammettere che era abbastanza preoccupato visto
come stava la situazione. Con il Team Plasma sempre più
forte, una persona come
Touko era indispensabile anche se pure lui iniziava a nutrire seri
dubbi riguardo
alla fragilità mentale della ragazza e continuava a
chiedersi pressantemente se
fosse davvero sua la colpa.
Ripensò alla chiacchierata con Belle e la risposta fu
lampante.
«N, stai attento» lo ammonì Aralia come
intuendo i
suoi timori. Lui si voltò esibendo un sorriso forzato e
aprì il portone che
dava all’esterno.
L’assoluta priorità ora era trovare la Campionessa.
Con i gomiti appoggiati sulle gambe e la testa china
Touko stava seduta in una panchina di Quattroventi con la sola pioggia
come
compagna.
Nonostante il fragore che essa provocava e gli
sporadici lampi che illuminavano il cielo, la ragazza non sentiva
nulla. Era come
caduta in uno stato di trance e le sembrava di essere sola al mondo.
Sentiva nella testa solo i velenosi pettegolezzi della
gente che per qualche tempo aveva tentato di ignorare e rifletteva
sulle parole
appena scambiate con Aralia. Unito a ciò che gli aveva detto
Red si poteva
tranquillamente presupporre che il Team Plasma stesse tornando alla
carica come
tre anni prima.
Certo Ghecis aveva un’arma in più, ma contro si
trovava i due eroi di Unima.
Sulla carta sarebbe stato molto svantaggiato però
Touko sapeva bene che quella ragazzina incosciente e testarda, devota
agli
ideali di libertà e volenterosa di vivere al massimo era
scomparsa da tempo,
lasciando spazio ad una Campionessa solo di nome, ad una ragazza che
era
l’ombra di se stessa.
Le insicurezze che fin da bambina l’avevano
accompagnata e che per un po’ erano quasi scomparse ora
ritornavano alla carica
più forti di prima e stavolta la brunetta era certa che non
sarebbe bastato un
nuovo Pokémon e la prospettiva di un emozionante viaggio a
farle andar via.
Cercò di ragionare con più lucidità
possibile sul da
farsi. Per prima cosa avrebbe dovuto assolutamente parlare con Zania,
poi
avrebbe messo al corrente Bellocchio su tutta l’intera
faccenda e Nardo
l’avrebbe aiutata… No, Nardo non c’era
più per lei.
Nel loro ultimo scontro le aveva rivolto parole
cariche di delusione e amarezza, riferendosi a ciò che stava
diventando.
Lei lo aveva deluso e la faccenda terminava lì.
Non a caso lui l’aveva abbandonata per sempre e
ciò a
Touko aveva fatto male, molto male.
Mise distrattamente la mano nella tasca dell’impermeabile
blu, che prima di uscire aveva avuto premura di prendere e dentro vi
trovò un
pezzo di carta.
Una volta tirato fuori esso si rivelò essere una
fotografia risalente all’anno prima. Ritraeva lei, Camilla e
Belle sedute nella
villa della Campionessa di Sinnoh a Spiraria.
Touko ricordò quella piccola vacanza, quando aveva
scoperto che la sua vecchia amica Camilla era ad Unima e aveva deciso,
facendo
rimanere tutti di stucco, di andare a trovarla. Durante la settimana
anche la
biondina l’aveva raggiunta per passare un po’ di
tempo insieme e nel complesso
erano stati dei giorni rilassanti.
Le piaceva la compagnia di Camilla, con lei era in
buoni rapporti nonostante non si sentissero spesso. Quelle volte che si
trovavano però la ragazza riusciva a strapparle dei sorrisi
e la brunetta ormai
la considerava come un’amica.
Di colpo si ricordò che anche Camilla si trovava a
Unima e sarebbe potuta essere travolta dal mare di eventi che stavano
per
verificarsi.
Al pensiero di tutta quella gente innocente messa in
pericolo Touko fu colpita da un capogiro e dovette tenersi saldamente
alla
panchina per non cadere.
No, non ce l’avrebbe mai fatta e così avrebbe
confermato le voci che la ritenevano un’incapace.
Soffocata da tutti i problemi
che uno dopo l’altro le riaffioravano alla mente, quasi a
volerla fare
impazzire, la ragazza congiunse le mani in una tacita preghiera e
rivolse lo
sguardo verso il cielo.
Chiuse gli occhi per ripararli dalle gocce che
cadevano e si beò per qualche istante della sensazione che
l’acqua le dava sul
volto. Desiderò che la pioggia lavasse via tutte le sue
ansie e la ripulisse
dei suoi timori, che riavvolgesse il tempo e la riportasse agli inizi
del suo
viaggio.
Chissà allora se, sapendo a ciò che stava andando
incontro, Touko avrebbe fatto le stesse scelte.
Un rumore di passi la distrasse dai suoi pensieri e la
fece voltare curiosa. La città era deserta, visto
l’acquazzone che si stava
verificando, perciò la brunetta si sorprese nel trovare
un’altra presenza in
mezzo al diluvio.
Sentì una mano poggiarsi nella sua spalla e subito
balzò in piedi, prendendo una delle sue Pokéball
pronta ad attaccare.
«Ehi calma! Sono io» esclamò sorridente
N.
Touko si stupì della velocità con il quale il
ragazzo
l’aveva trovata e soprattutto fu colpita dal fatto che lui
l’avesse cercata
nonostante il temporale.
«Già, sei solo tu» rispose con una nota
di sollievo
nella voce.
«Solo io? Aspettavi per caso qualcun altro?»
La brunetta fu infastidita e al tempo stesso lusingata
per quella domanda, ma resse il gioco.
«L’antica arte di farsi gli affari
propri?»
«Mi preoccupo solo…»
«Beh, puoi farne a meno… non sono una
bambina» sbottò
improvvisamente lei.
«Eppure ti comporti come tale»
Ecco, ora anche N glielo diceva.
“Fatti delle domande e datti delle risposte”
pensò
tristemente mentre tornava a sedersi in quella solitaria panchina.
«Scusa Touko, solo che eravamo preoccupati per te»
«Al momento sono ancora viva, grazie per
l’interessamento»
“Ma proprio non ti riesce di essere gentile?” la
sua
vocina tornò alla carica, tant’è che
per qualche secondo credette davvero
di possedere due personalità distinte.
«Non ti chiederò com’è andata
la chiacchierata con
Aralia visto lo stato in cui versi
però…» N parve prendere fiato
«Vorrei
parlarti anche io»
Le belle notizie in quella lunga giornata non volevano
proprio finire a quanto pareva.
La brunetta si strofinò gli occhi e solo in quel
momento si accorse di essere ancora sotto la pioggia.
«Ti spiace se ne parliamo al coperto?»
domandò
retoricamente vedendo che anche il ragazzo era fradicio.
Fu proprio in quel momento che gli occhi del Principe
incontrarono quelli della Campionessa e per la prima volta lui si rese
conto
del dolore che riflettevano.
C’era un mare di preoccupazioni in quello sguardo che
a momenti si rischiava di annegarcisi dentro. N vide la
fragilità che rifletteva
quella ragazza e capì che era arrivata al limite.
Scosse la testa sospirando e mormorò qualcosa tra
sé
di impercettibile.
«Che hai detto?» chiese lei confusa.
«Sono un egoista, tu non stai passando un bel momento
e io voglio caricarti di ulteriori preoccupazioni, scusa»
Touko non rispose e rimase lì a pensare con che
dolcezza il ragazzo le volesse risparmiare ulteriori pensieri. Mai
nessuno si
era preoccupato per come stava, o si era premurato di non stressarla in
eccesso.
«Avanti, non farti pregare. Di che favore parlavi
prima?»
Nonostante il tono svogliato della brunetta, N si
accorse che il suo era forse il miglior gesto che al momento potesse
fargli e
gliene fu veramente grato.
«Potrei rimanere almeno per un po’ alla Lega, avrei
bisogno di un posto sicuro» mormorò con timidezza.
«Posso chiederti perché?»
Quello di Touko non era ne un assenso né un rifiuto e
questo incoraggiò il ragazzo a proseguire la spiegazione.
«Ghecis mi sta cercando»
La ragazza tremò, ma non per il freddo.
Ghecis.
Quel nome doveva ricomparire sempre.
Aveva sperato di esserselo tolto di mezzo, ma si era
sbagliata. Non aveva assolutamente intenzione di scoprire il
perché l’uomo
stesse cercando N, sapeva che questi erano altri problemi e al momento
non le
servivano.
Perciò si limitò ad annuire e ritornò
con lo sguardo sul
pavimento.
«A-allora?» balbettò lui intimidito.
Touko lo guardò nuovamente.
In piedi di fronte a lei non c’era il Principe che
tempo prima aveva attentato ad Unima, lì era solo un
ragazzo, sotto un
terribile acquazzone, che stava elemosinando il suo aiuto rinnegando il
loro
passato burrascoso. Alla brunetta scappò un sorriso al
pensiero dei cambiamenti
avvenuti in loro durante gli anni trascorsi.
Negli occhi di lui c’era una muta supplica, ma anche
la grossa paura di un rifiuto.
Era sotto scacco eppure...
Ci sono momenti nella vita in cui bisogna lottare per
ciò che si crede, in cui non si può mollare per
nessun motivo, in cui si deve
andare avanti nonostante le insidie.
Poi però ci sono quegli istanti che possono cambiarti
la vita, in cui basterebbe fare un passo indietro e rinunciare
all’orgoglio per
poter riappacificarsi, in cui si può fare un bel gesto e
diventare anche solo
per un secondo una persona migliore.
Quello era uno di quei momenti.
Probabilmente non l’avrebbe mai perdonato, forse
avrebbe fatto fatica a non vederlo come un mostro però lo
avrebbe aiutato,
perché lui sarebbe stato capace di fare lo stesso.
Touko si alzò e gli prese la mano bagnata e ormai
fredda, mentre lui alzava lo sguardo incerto.
«Puoi restare fin quando vuoi, io ti
aiuterò»
E grazie a quelle poche parole il cuore di N si calmò
e preso da un’improvvisa euforia strinse la ragazza con tutta
la forza che
aveva in corpo.
Lei non rispose all’abbraccio ma tuttavia sorrise
fiera del gesto che aveva compiuto e felice di essere stata utile a
qualcuno.
Ma le figure sotto quell’acquazzone estivo a
Quattroventi non erano due ma bensì tre, perché
nascosti tra i cespugli due
tempestosi occhi blu osservavano disgustati la scena, aspettando solo
vendetta.
Touko si gettò l’acqua fredda sul viso nel
tentativo
di svegliarsi del tutto. Buttò uno sguardo allo specchio e
vide una ragazza
dalle occhiaie peste e i capelli completamente spettinati. Erano ormai
tre
giorni che non dormiva bene, svegliata da incubi la cui maggior parte
finivano
con Unima rasa al suolo o sprofondata negli abissi più
profondi.
Aprì le tende della sua camera costatando che un bel
sole brillava limpido nel cielo quel giorno, un tempo perfetto per
andare a
trovare Zania.
Si vestì di fretta e scese rapidamente le scale pronta
ad uscire quando batté contro qualcosa. O meglio qualcuno.
«Buongiorno Campionessa, dormito bene?»
Lei non se ne era ancora abituata, ma N si era
rifugiato alla Lega da tre giorni ormai e ciò a volte la
snervava essendo
abituata alla solitudine più totale.
«No, grazie» rispose frettolosa senza premurarsi di
essere gentile.
«La tua empatia, Touko, a volte fa paura»
Lei in tutta risposta alzò il pollice in segno di
assenso e senza voltarsi minimamente per guardarlo uscì di
corsa.
L’aria umida del mattino le accarezzò la faccia,
mentre senza troppi complimenti fece uscire Zekrom dalla Ball e ci
saltò su,
pronta al decollo.
Non appena sentì il vento sferzarle i capelli
appoggiò
la faccia sul dorso del leggendario mentre gli ordinava la
destinazione:
Levantopoli.
Come città era abbastanza distante perciò decise
di approfittarne
per chiudere un po’ gli occhi e magari recuperare un
po’ il sonno perso. In
cielo non c’era il minimo rumore così Touko
tentò di rilassarsi e riprendere
fiato.
Stava così bene quando ad un tratto urla disumane le
arrivarono all’orecchio. Alzò di scattò
la testa, ma ciò che vide era solamente
il paesaggio tranquillo della regione sotto di lei. “Bene ora
ho anche gli
incubi da sveglia” pensò frustrata, mentre tentava
di posizionarsi più
comodamente sul dorso del Pokémon.
A nulla valsero i tentativi di rilassarsi e a Levantopoli
ci arrivò più stressata che in partenza. Per di
più la chiacchierata con Zania
non si prospettava affatto semplice e Touko non poteva in alcun modo
prevedere
la reazione che avrebbe avuto la scienziata una volta incontrata.
Camminò nervosa per le strade della cittadina fino ad
arrivare al grande edificio al cui interno si trovava il laboratorio.
Prese
l’ascensore per far prima, ma la salita le parve eterna.
Finalmente arrivò al piano richiesto ed entrò
nello
studio che le sembrò ancor più ordinato del
solito. Tutte le apparecchiature di
Zania erano al loro posto, segno che non aveva ricevuto lo stesso
trattamento
di Aralia, e la donna stava in piedi vicino ad un macchinario intenta a
controllarne i dati.
Touko si schiarì la voce per catturare
l’attenzione
della Scienziata la quale si voltò disorientata e per un
breve istante la
brunetta vide nei suoi occhi un’ombra di paura.
«Salve Zania» salutò educatamente
valutando che
l’approccio gentile sarebbe risultato migliore.
«Buongiorno Touko, come mai così
mattiniera?» esclamò
lei sorridente facendola accomodare nello studio.
«Volevo fare un salto qui» sorrise Touko accettando
di
buon grado il vassoio di biscotti che la donna le stava offrendo. Per
la fretta
si era dimenticata di far colazione.
«Ne sono felice»
Quella più che una conversazione pareva una recita tra
due attrici consumate dall’età, condita da sorrisi
mielati e occhiate
sprezzanti.
«A cosa lavori di bello?» si finse interessata la
ragazza notando un tremito nella mano della donna.
«Oh, nulla di che. Sono solo dati di stupide ricerche
che sto conducendo»
«Una scienziata non dovrebbe mai giudicare le sue
ricerche “stupide”» insinuò
Touko sempre con il sorriso sulle labbra.
Zania poteva essere chiamata in molti modi ma di certo
non era una stupida e aveva capito sin da subito il motivo della vista
della
Campionessa.
«Qual è il vero motivo per cui sei qui?»
chiese dunque
freddamente.
«Ho parlato con Aralia di recente…»
La donna si bloccò di colpo portandosi la mano alla
bocca e iniziando a mangiucchiarsi le unghie. Non era possibile che
quella
stolta le avesse raccontato tutto, eppure dall’espressione
della ragazza pareva
proprio il contrario.
«E cosa ti avrebbe detto?» domandò
titubante mentre a
piccoli passi si dirigeva verso l’ascensore.
«Dovresti saperlo» rispose Touko lasciandosi
distrarre
da un plico di fogli poggiati sul tavolo.
Eccolo, era quello il momento. Senza pensarci due
volte Zania schizzò verso l’ascensore premendo
ripetutamente i tasti per far
chiudere le porte.
La brunetta si accorse troppo tardi del tentativo di
fuga della donna, ormai le porte si erano irrimediabilmente chiuse.
Prese di corsa le
scale e scese a rotta di collo
fino alla hall, ma lì notò con dispiacere che
l’ascensore era già arrivato.
Uscì affannata in strada e intravide una camice bianco
farsi largo tra la folla. Partì all’inseguimento
urtando chiunque si trovasse
per sbaglio nel suo cammino, preoccupandosi solo di non perdere di
vista Zania.
La vide dirigersi verso il Cantiere dei sogni e dunque la
seguì all’interno ma
subito si trovò la strada sbarrata da alberi.
«Samurott, usa Taglio» disse prontamente facendo
uscire il suo compagno dalla Pokéball, mentre si chiedeva
come avesse fatto
Zania a passare.
Il Cantiere era una specie di labirinto pieno di
luoghi ideali per nascondersi e la ragazza entrò nel panico
mentre spaesata
cercava la presenza della fuggitiva.
Si concentrò su ogni minimo rumore e ad un tratto
sentì il gracchiare di un Braviary sopra di lei.
Salì in fretta le scale semi cadenti in tempo per
vedere la donna prendere il volo con il suo Pokémon mentre
ordinava a Musharna
di attaccare.
Touko non ebbe nemmeno il tempo di difendersi che
Samurott le si mise davanti per parare il colpo. Il piano su cui
stavano tremò
non poco e la brunetta alzando lo sguardo vide che la Scienziata era
già lontana.
Avrebbe potuto seguirla con Zekrom, ma così facendo avrebbe
scatenato una guerra
nei cieli e l’ultima cosa che voleva era essere additata come
una persona
“violenta”. Zania infatti era stimata da molti al
contrario di lei e non aveva
intenzione di tirarsi dietro ulteriori antipatie da parte della gente
che con
tutta probabilità avrebbe assistito alla battaglia.
Scese a terra, finalmente al riparo da un eventuale
caduta, vista la mancanza di ringhiere nel Cantiere e non appena
giù batté con
stizza il piede sul terreno. Se l’era fatta sfuggire.
Sbuffando prese il Pokégear e contattò Belle, la
quale
rispose immediatamente.
«Belle, dirigiti alla Lega, subito»
«Certo Touko, ma perché?» chiese la
bionda
evidentemente destabilizzata da una simile richiesta.
«Devo parlarti, ci vediamo lì»
spiegò frettolosamente
Touko chiudendo con velocità la chiamata.
Fece nuovamente uscire Zekrom, richiamando a sé
Samurott, e rimontò sul suo dorso, pronta a tornare alla
Lega.
Il viaggio durò meno del previsto, probabilmente
persino il leggendario aveva intuito lo stato d’animo della
Campionessa e si
era velocizzato per lei.
Non appena la brunetta entrò nella sala principale vi
trovò Belle, N e Aralia che l’aspettavano.
La ragazza si toccò le tempie per raccogliere i
pensieri, preparandosi a spiegare tutto ciò che era successo
in quei pochi
giorni ma qualcosa la interruppe.
Era un suono leggero e ripetitivo che man mano si
faceva sempre più forte. Dapprima preoccupata Touko si
accorse che il rumore
proveniva dal portone e perciò gli si avvicinò
titubante. Lo aprì leggermente e
accostò il volto alla fessura per vedere chi mai avesse
bussato e la figura di
un ragazzo dai capelli neri e occhiali gli si parò davanti.
Komor.
Quella era una benedizione perché lui sapeva sempre la
cosa giusta da fare e sicuramente l’avrebbe aiutata anche
quella volta.
Spalancò la porta felice del suo inaspettato arrivo,
ma per poco non cadde dallo spavento vedendo dietro al ragazzo la
figura di
Nardo che la guardava dall’alto. La strana coppia
entrò senza proferire parola,
mentre Touko indietreggiava leggermente spaventata alla vista
dell’ex Campione.
Finalmente dopo qualche istante di silenzio Komor si
decise a parlare.
«Touko, io sono qui per sfidarti»
Più in confusione che mai la ragazza si preparò a
chiedere spiegazioni quando il suo Pokégear
suonò. Nardo sbuffò commentando la
“poca professionalità” della Campionessa
così lei distrattamente rifiutò la
chiamata cercando di concentrarsi sui suoi nuovi ospiti, ma esso
riprese a
suonare.
Infastidita lo tirò fuori dalla tasca e lesse il
numero di Camilla. Senza pensarci due volte rispose domandandosi il
perché di
quella telefonata, ma la voce dall’altro lato della cornetta
la stordì.
«Touko, aiuto! Spiraia è sotto attacco».
La Cioccolateria di
Guna
Salve gente ecco a voi l’undicesimo
capitolo (è
l’undicesimo vero?).
Ammetto che è un po’ di passaggio, ma nel prossimo
ci
sarà più azione, ve l’assicuro.
Suppongo di pubblicare il prossimo come sempre tra due
settimane, ma nel caso in montagna non prendesse internet non
preoccupatevi,
arriverà comunque. Poi boh, forse una one shot di Natale la
scriverò (strane
idee che girano nella mia mente), ma è tutto relativo.
Spero come sempre che il capitolo non vi abbia deluso
e ringrazio Zoichi Kuronin, Andy Black per le recensioni e Rovo (ormai
per me
questo è il suo nick) che si sta leggendo capitolo per
capitolo la storia.
Apprezzo il coraggio!
Beh
un saluto (anche a voi che leggete in silenzio) e al prossimo capitolo!