Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Graceling62    13/12/2014    0 recensioni
Rose/Lysander - Albus/Lorcan
Si dice che ciò che succede dopo lo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre sia un'anticipazione per il resto dell'anno.
Di anticipazioni eclatanti i cugini Weasley-Potter, quella notte, ne hanno avute fin troppe, però nessuno riesce a ricordarsene. Fra congetture, ipotesi e bugie a fin di bene, il nuovo anno comincia con la costante ricerca della verità, inaspettata e disarmante.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lorcan Scamandro, Lucy Weasley, Lysander Scamandro, Rose Weasley | Coppie: James Sirius/Dominique, Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
4° Capitolo 

Roxanne si rigirò nel letto, infastidita da un raggio di sole che le illuminava le palpebre chiuse. Ma nessuna nuova posizione sembrava abbastanza comoda per tornare a dormire. Con un mugugno irritato aprì gli occhi, ritrovandosi a fissare il comodino di fianco al letto. Subito la sua attenzione fu attirata dalla sveglia della sua compagna di stanza, che si ricordava di aver sentito suonare cinque minuti prima. 
Ma di certo, si rese conto improvvisamente sveglia, non erano passati solo cinque minuti. Si alzò velocemente, però le sue gambe erano ancora intrappolate nel groviglio di coperte formato in quella notte di inquietudine, così ottenne solo di inciampare e cadere a terra. Facendo sfoggio del suo peggior linguaggio, si liberò delle coperte, per poi precipitarsi in bagno.
Venti minuti e molte imprecazioni dopo, si trovò davanti alla porta dell'aula di Pozioni, mentre cercava di riprendere fiato. Aprì la porta, ricevendo l'attenzione di tutti i suoi compagni di classe, già seduti ai loro posti e anche quella del professore, in attesa di una spiegazione. 
« Mi scusi per il ritardo. » Si limitò a borbottare, raggiungendo poi l'unico posto rimasto libero, a fianco di una ragazza di Corvonero della quale non conosceva il nome. Tirò un sospiro di sollievo quando il professore si limitò a scuotere la testa, senza togliere punti a Grifondoro per il suo ritardo.
Roxanne lanciò un'occhiataccia alle sue compagne di stanza, colpevoli dell'averla lasciata dormire per così tanto tempo. E, effettivamente, non le sarebbe affatto dispiaciuto rimanere ancora nel letto per un po'. Quella notte era stata orribile, per la maggior parte del tempo non era riuscita a dormire e, quando finalmente ce l'aveva fatta, si era risvegliata poco dopo irrequieta. Ovviamente, il sonno tranquillo era arrivato solamente la mattina, quando oramai doveva svegliarsi.
« Scusami... » Una voce timida la riscosse dai suoi pensieri. In un attimo si accorse che a parlare era stata la sua nuova vicina di banco. La osservò incuriosita, domandandosi cosa volesse. Era del suo stesso anno, e probabilmente frequentavano molte lezioni insieme, ma non riusciva propro a ricordare il suo nome. « Hai per caso un'altra piuma? Devo aver dimenticato la mia in dormitorio...non so proprio dove ho la testa oggi. » 
Le sorrise, e Roxanne ci mise un attimo prima di comprendere ciò che aveva detto. Le diede la sua piuma, tanto non sarebbe di sicuro riuscita a stare attenta e prendere appunti, visto che a malapena riusciva a tenere gli occhi aperti. «  Tieni pure questa. Non credo che ci siamo mai presentate, io sono Roxanne. » Porse la mano alla ragazza, voltandosi verso di lei.
« Sì, lo so...cioè, piacere, Daisy! » Rispose con tono imbarazzato, stringendo la mano di Roxanne. Mantenne comunque un tono di voce basso, per non farsi sentire dal professore. « Insomma, sapevo già chi eri. » Di nuovo le spuntò quel suo timido sorriso sul viso, che la Weasley non potè fare a meno di ricambiare.
Poi, Daisy si concentrò nuovamente sulla lezione. Roxanne la osservò ancora per qualche attimo: gli occhi scuri, che fino a poco prima erano su di lei, ora seguivano il professore nella sua spiegazione, e la treccia di capelli neri le si appoggiava scomposta su una spalla, e creava un particolare contrasto con la pelle pallida del viso. Non sembrava molto espansiva, certo solare, ma forse un po' chiusa in se stessa. Probabilmente era per questo che la ragazza non l'aveva mai notata fino a quel momento.
Cercò di concentrarsi sulla lezione, voltandosi, almeno per capire di cosa l'insegnante stesse parlando. Ma per l'ennesima volta, le palpebre le si abbassarono e una nuova ondata di sonno la colse. Con uno sbuffo, appoggiò la fronte sul banco, certa che non sarebbe arrivata a fine giornata.

Dall'altra parte della classe, seduti ai banchi in un angolo, c'erano Lorcan e Lysander Scamander. Il primo, invece di seguire la lezione, stava scarabocchiando un angolo della propria pergamena, mentre il secondo era sovrappensiero, con lo sguardo a una concentrata ragazza seduta in uno dei primi banchi. Il gemello di quest'ultimo, notandolo, posò la penna e seguì la direzione indicata dai suoi occhi.
« Lysander? » Chiamò il fratello che, riscosso dai suoi pensieri, si voltò verso di lui. « Stai fissando Rose. Sai, è abbastanza inquietante, immagina se si girasse e ti vedesse. »
L'altro spalancò la bocca, cercando una risposta. « Io...non la stavo fissando! Ero solo sovrappensiero. » Annuì, sperando di essere più convincente.
« E io farò finta di crederti. A proposito, alla fine sei riuscito a parlarle di Capodanno? Non deve averla presa molto bene, considerato che praticamente vi ignorate ultimamente. » 
Lysander, preso in contropiede, arrossì, borbottando qualcosa di incomprensibile. Non aveva ancora confessato al gemello com'erano andate le cose, ed era certo che nemmeno in quel momento ci sarebbe riuscito.
« Lysander... » Lorcan aveva capito in un attimo, dal comportamento del fratello, che qualcosa non andava.
« Lei non mi ha fatto neanche parlare, ha detto che Roxanne le ha raccontato tutto, che le dispiace per ciò che è successo quella sera e che da sobria non l'avrebbe mai fatto. » Parlò velocemente, con una spiegazione semplice e concisa, anche se la sua voce aveva assunto un tono strano, non tranquillo come voleva far credere.
« E il problema dov'è? » Ascoltando il fratello, non aveva dubbi sul fatto che qualcosa non andasse, era palese. Non riusciva però a capire cosa. Era quello che Lysander voleva, no?
« Problema? Non c'è nessun problema! » Tentò il ragazzo, ma un'occhiata di Lorcan lo fece desistere. « Non lo so dov'è il problema. Insomma, credevo che il problema fosse che lei se ne sarebbe ricordata e che mi avrebbe odiato, ma ovviamente non è così e...dovrei essere felice ora, ma non riesco a mettermi l'anima in pace. Non capisco. »
Lo stato di confusione continuava da quando aveva parlato con Rose, e non riusciva a comprenderne la ragione. Dopotutto un vero problema non c'era, o almeno logicamente sarebbe dovuto essere così, eppure non poteva smettere di pensarci. 
Non poteva smettere di pensare a Rose, a ciò che era successo, alle labbra della ragazza sulle sue, alla sensazione che aveva provato a sentirla così vicina.
« Forse, dopotutto, non vuoi così tanto che entrambi dimentichiate ciò che è successo quella sera. » Le parole del fratello lo colpirono. Non ci aveva ancora pensato, ma no, non poteva essere per quello.
Si sistemò irrequieto sulla sedia, lanciando un'occhiata al professore che sembrava non accorgersi della loro conversazione.
« Non essere assurdo, io e Rose siamo amici da anni, non provo qualcosa per lei, non in quel senso! » Scosse energicamente la testa, per poi riprendere, impedendo all'altro di rispondere. « Sarà meglio che ora riprendiamo a seguire la lezione. » 
Chiuse così la conversazione, e Lorcan si limitò a sbuffare leggermente, alzando gli occhi al cielo. Ma al contempo sorrideva, mentre quella strana idea iniziava a farsi strada nella sua mente.

Lucy annuiva alle chiacchiere di Dominique senza ascoltarle davvero, rispondendo a monosillabi che avrebbero potuto dire tutto e niente ogni tanto solamente per non far notare quel comportamento alla cugina. 
Le piaceva la compagnia della ragazza, ma quando si lanciava in quei suoi lunghi monologhi commentando i pettegolezzi che giravano per il castello, proprio non riusciva a starle dietro. Era totalmente disinteressata a quel genere di cose, e dei problemi degli altri studenti le interessava meno che delle guerre dei Folletti.
« ...e tu cosa ne pensi? » La domanda di Dominique fece scattare un campanello nella mente della ragazza, che si riscosse dal suo torpore.
« Credo...insomma...sì? » Non aveva ascoltato nemmeno una parola, nemmeno aveva idea di che cosa si stesse parlando. 
« Sì? Stai scherzando, spero, sarebbe assurdo! Aspetta... » L'occhiata che la cugina le lanciò le fece capire che si era appena accorta di tutto. Non riuscì nemmeno ad assumere un'aria colpevole, che le avrebbe risparmiato perlomeno una parte della pena. Ma sorprendentemente, l'altra non si arrabbiò. « Non hai sentito nulla, vero? Scusami, lo so che a te non interessa, ma questa storia proprio non riesco a capirla. » 
L'aria sconsolata con cui pronunciò quelle parole fece cedere Lucy, la quale trovò nell'angolo più profondo di se stessa la capacità di sopportazione per sorridere ed ascoltarla. « Raccontami pure tutto, Domi. »
« Si tratta di Julia, ti ricordi di quanto era stata male dopo che aveva rotto con Davies? » Julia era una compagna di stanza della bionda, e Lucy ricordava vagamente qualcosa su quella storia, anche se non aveva la minima idea di chi fosse quel Davies. « Ecco, ora si è di nuovo fissata con lui! Ultimamente ne parla sempre, non riesce a smettere di pensarci, e io sono preoccupata per lei. »
Eccolo, il lato più nascosto di Dominique Weasley, il suo innato altruismo che la spingeva a pensare sempre agli altri quando questi avevano qualche problema. Era una caratteristica che condivideva con Rose, ma in Lucy non c'era una minima traccia di tutto quello. 
« Magari...questa volta potrebbe essere quella giusta? » Non era quello che davvero pensava, e non sembrava convincente nemmeno alle sue orecchie, ma sapeva di dover dire qualcosa del genere, perché la cugina aveva bisogno di sfogarsi.
« No, no, deve dimenticarsene e basta, lui è così idiota! Julia è una splendida ragazza, Davies non potrebbe mai avere di meglio, eppure già non la considera più se non come "un'amica". Però chi è che deve sorbirsi i suoi drammi? Io, ovviamente io! » 
"Questo è perché il mondo non si adatta ai tuoi desideri." Pensò Lucy, non con cattiveria, ma con realismo, tuttavia non lo disse. « Hai completamente ragione, ma lo sai, i ragazzi sono troppo stupidi per rendersi conto di queste cose. Loro non pensano nel nostro stesso modo, semplicemente. » "E chi può biasimarlo se non prova più nulla per lei?"
« Degli stupidi, già, come quel troglodita di James. » Dominique soffiò quelle parole a bassa voce, ma la cugina se ne accorse comunque.
« E adesso che c'entra James? » Poi le venne in mente la situazione in cui verteva il rapporto fra James e Dominique. La ragazza era diventata irritabile, e il suo umore incostante, specialmente quando era in compagnia del cugino, tuttavia Lucy non ne conosceva il perché. Eppure, avrebbe giurato che la ragione scatenante fosse qualcosa accaduto durante la notte di Capodanno, soprattutto perché pareva che la maggior parte dei loro problemi provenisse da lì.
Dominique sembrava essere stata presa in contropiede, difatti rimase in silenzio per qualche attimo, per poi fare un gesto di noncuranza con la mano. « Era per fare un esempio, lui...è semplicemente un'idiota, non penso ci siano dubbi in merito, no? » Non lasciò a Lucy nemmeno la possibilità di ribattere, posandole le mani sulle spalle per poi avvicinarsi e stamparle un bacio su ogni guancia. « Mi ha fatto piacere parlare con te, Lucy, ma ora devo proprio andare. Ci vediamo a cena, okay? » 
Non appena ricevette un segno d'assenso, si allontanò in fretta, lasciando la cugina, già persa nella sue riflessioni, da sola.

Dopo aver lasciato Lucy, la ragazza non si era diretta in un posto preciso, si era semplicemente messa a vagabondare per i corridoi del castello, senza preoccuparsene a causa dei pensieri che le affollavano la testa. Non era ancora pronta a parlare di James, e forse non lo sarebbe mai stata. Sapeva che Lucy era davvero molto intuitiva, ed aveva paura che ogni sua parola avrebbe potuto farle capire la situazione.
Ad un certo punto, era uscita dal castello, spinta dal desiderio di stare un po' all'aria aperta, nonostante il freddo e l'umidità. Le piaceva il parco di Hogwarts, riusciva a donarle una tranquillità che raramente provava. Si era seduta sull'erba, trattenendosi lì per un tempo che non avrebbe saputo definire, con gli occhi chiusi mentre si godeva quell'ambiente: il fruscio del vento che passava tra le foglie, la tranquillità interrotta solamente dalle voci ovattate provenienti da una squadra che si stava allenando nel campo da Quidditch lì vicino. Era sempre circondata da altre persone, e le sue giornate erano costantemente programmate, tuttavia a volte si sorprendeva a gustarsi quei momenti di pace. E ciò che le piaceva ancora di più, che rendeva quel momento unico fra i mille altri di quei giorni, era l'assenza di pensieri. Niente Capodanno, niente esami, niente programmi per il futuro, ma soprattutto niente James.
James, James, James, non riusciva a smettere di pensarci, la sua immagine compariva nella sua mente nei momenti meno opportuni, e quando lo vedeva sentiva un tumulto di emozioni scalpitare allo stesso ritmo del battito del suo cuore.
Ma in quel momento, neanche quel costante pensiero occupava la sua mente, non percepiva alcuna preoccupazone.
« Domi? »
Ovviamente, quella situazione non poteva durare.
La ragazza si voltò di scatto, riconoscendo quella voce e maledicendo mentalmente la persona a cui essa apparteneva.
« Cosa ci fai qui, James? » Una domanda secca, priva di gioia nel vederlo, nessun "ciao" e nessuna frase di circostanza.
« Abbiamo appena finito l'allenamento. » Mormorò lui, indicando i suoi compagni poco più avanti, e la ragazza colse un accenno di delusione nella sua voce.
« Oh. » Non sapeva davvero cosa dire, nè come comportarsi in quell'incontro non previsto.
« Dominique, credo che dovremmo parlare. » La ragazza si sentì come se l'avessero attaccata alle spalle, mentre tutte le sue difese erano abbassate. Un'ondata di panico l'assalì, e lei cercò di reprimerla, ma le pareva di dover fermare un fiume a mani nude. Richiuse gli occhi ancora un attimo, nel tentativo di infondersi un po' di coraggio e rimettersi la maschera d'indifferenza e acidità indossata in quei giorni.
Si alzò, pur sentendosi terribilmente insicura sulle proprie gambe. Credeva che sarebbe potuta crollare da un momento all'altro. « Io non credo di... » La sua voce era così incerta e tremolante, mentre cercava di mentire anche a se stessa. « Hai ragione, forse dovremmo. » 
Tenne lo sguardo basso nei secondi di silenzio che ne seguirono. Non riusciva a incrociare i suoi occhi castani, accesi di una luce talmente sincera da risultare sconcertante, aveva paura che anche quella poca convinzione che le permetteva di non essere sommersa dai sentimenti sarebbe scomparsa altrimenti.
« Io... » Anche James non sembrava essere totalmente sicuro di ciò che voleva dire, e ciò rassicurò in parte la ragazza. « Non lo so cos'è succcesso a Capodanno, non ne ho proprio idea, però...tu lo sai come sono fatto, Dominique, forse lo sai anche meglio di tutti gli altri. Quindi sai anche che, qualsiasi stupidaggine io abbia fatto, l'ho fatta senza pensare, e mi dispiace. Io vorrei solo che tornassimo quelli di sempre. » Lui sembrava essersi tolto un peso dal petto, tuttavia pareva ancora agitato, e nella ragazza, che era senza parole, questo provocò un moto di tenerezza. « Mi manchi. » Completò, in attesa di una risposta da parte della cugina.
Lei fece un passo in avanti, e si arrischiò ad alzare lo sguardo verso l'altro, intimorita da ciò che avrebbe potuto cogliere nei suoi occhi. Ma non c'era niente al di fuori di ciò che aveva detto, e ne fu rassicurata
Si avvicinò ancora un po', ritrovandosi a un passo da lui, e istintivamente colmò quello spazio abbracciandolo. Allacciò le braccia attorno al suo collo e appoggiò la testa sulla sua spalla. Lui, dopo qualche attimo di sorpresa, rispose all'abbraccio. La ragazza, pur non potendolo vedere, era certa che stesse sorridendo.
« Anche tu mi sei mancato, Jamie. » Mormorò al suo orecchio. Sentiva gli occhi lucidi e un groppo alla gola, eppure non sapeva se quel desiderio di piangere scaturisse dalla felicità di un rapporto ritrovato, oppure dalla tristezza per tutto ciò che comportava.

« Acromantula. » Rose, davanti al quadro della Signora Grassa, pronunciò la parola d'ordine della Sala Comune di Grifondoro. Quel pomeriggio, Roxanne gliel'aveva comunicata senza troppi problemi, sapendo bene che la cugina seguiva troppo le regole per sfruttare quel vantaggio.
« E tu come fai a conoscere la parola d'ordine, signorina? Non sei una Grifondoro, e i colori della tua divisa lo dimostrano. » Se lo aspettava, che non la lasciasse passare senza una spiegazione. 
La ragazza, di solito, sarebbe stata calma, tuttavia aveva davvero bisogno di entrare, e quel quadro non gliel'avrebbe impedito.
« Acromantula. » Ripetè, innervosita, iniziando a battere ritmicamente con un piede sul pavimento in pietra. Aveva le braccia incrociate al petto e un'espressione infastidita sul volto. 
« Va bene, va bene. » Il passaggio per la Sala Comune si aprì, e Rose sentì le ultime parole della Signora Grassa mentre stava entrando. « Non c'è proprio più l'educazione di una volta! » 
Non potè impedirsi di alzare gli occhi al cielo, mentre sul volto le spuntava un sorrisetto sul volto. Perlomeno, era entrata. Si sarebbe scusata dopo. 
Ricevette delle occhiate perplesse da alcuni Grifondoro, nonostante fossero abituati a vederla entrare ogni tanto lì, pur sempre accompagnata da qualche suo cugino o da suo fratello. Ma quel giorno era sola, ed era andata in quel posto per uno scopo ben preciso. Lo vide appena entrata, seduto a un tavolino dove erano appoggiati dei libri e la pergamena sulla quale stava scrivendo. Era così concentrato da non essersi nemmeno accorto che fosse entrata, sembrava essersi isolato dal resto del mondo. I capelli biondi, che aveva lasciato crescere troppo per i gusti della ragazza, gli ricadevano sulla fronte, tanto che Rose non riusciva a vedergli gli occhi sicuramente chini sui compiti.
Sorrise, mentre si avvicinava. A Lysander succedeva spesso, di immergersi nel suo mondo e isolarsi da tutto il resto, così come accadeva anche a lei. Prese posto su una sedia di fianco a lui, ma nemmeno in quel momento il ragazzo si accorse della sua presenza.
« Ciao Lys. » Le sue parole lo fecero sussultare, provocando anche una sbavatura dell'inchiostro sulla pergamena.
« Rose. » Si voltò sorpreso verso di lei, e la ragazza sentì una strana morsa all'altezza dello stomaco quando incrociò il suo sguardo. La luce dietro ai suoi occhi azzurri, però, sembrava spenta, come se non la guardasse davvero.
« Roxanne mi ha dato la parola d'ordine. » Spiegò, indicando l'entrata della stanza. « Ecco...volevo parlarti. » Si sentiva messa in soggezione dal suo sguardo, era strano per lei non essere tranquilla davanti al ragazzo.
« Dimmi pure. » Anche lui sembrava agitato, Rose lo poteva notare dal suo costante muoversi, come se non riuscisse a stare fermo.
La ragazza non iniziò a parlare subito. Le sembrava che la sua mente si fosse svuotata, ed era una cosa non poco strana, almeno per lei. Si sforzò di riportare alla mente quegli ultimi giorni, carichi di insoliti silenzi e imbarazzi. Pensava che dopo aver parlato con lui, dopo avergli annunciato di essere pentita di qualsiasi cosa avesse fatto a Capodanno, sarebbero tornati a comportarsi come al solito, e invece non era stato affatto così. « Io...ecco... » Si fermò. Non stava andando affatto bene. « Rose Weasley che non sa come esprimersi, buffo vero? » Ridacchiò, cercando di sdrammatizzare, ma allo stesso tempo sentì una strana tensione allo stomaco. « Senti, è solo che...non capisco cosa stia succedendo. Non capisco perché tu mi stia ignorando, ultimamente. » Il suo tono di voce suonò un po' meno deciso di quanto avrebbe voluto. Anzi, non suonò deciso affatto.
« Io non ti sto ignorando, al massimo è il contrario, Rose. » La voce di lui, invece, era tranquilla, in completo contrasto con il nervosismo mostrato dai suoi movimenti che erano però diventati quasi impercettibili. La ragazza non capì subito ciò che Lysander stava dicendo. La sua mente, che con tutte le probabilità quel giorno doveva avere qualche problema, si era soffermata sul modo in cui aveva pronunciato il suo nome, con una punta di dolcezza sotto quel tono che sembrava quasi volerla riprendere. 
Stava per formulare una risposta che non avesse niente a che fare con il suono così inaspettatamente piacevole che le quattro lettere del suo nome avevano assunto, quando la loro conversazione venne interrotta.
« Lys! » Lily era comparsa accanto a loro, i capelli rossi un po' in disordine e l'aria leggermente affannata, come se avesse corso per arrivare fino a lì. Aveva in mano un indumento che Rose riconobbe come la maglietta che si era ritrovata addosso a Capodanno. « Sono venuta a ridarti la tua maglia, l'hai lasciata a casa nostra a Capodanno, e mi sono dimenticata di dartela prima, scusa. »
Di nuovo quella stretta allo stomaco, accompagnata da un accenno di ostilità verso la cugina. La maglia non poteva essere di Lysander, Rose non sapeva perché, ma non poteva esserlo e basta. 
Osservò i movimenti dei due arretrando di un passo, confusa riguardo alla tensione che si era manifestata in lei. Strinse una mano attorno allo schienale di uno dei divanetti di quella stanza, apparentemente per appoggiarsi. Ma in realtà sentiva tutti i muscoli contratti, mentre attendeva che passassero gli istanti in cui l'espressione di Lysander divenne sorpresa, perplessa ed infine solamente confusa.
« Sono quasi del tutto certo di aver avuto indosso tutti i vestiti, mentre tornavo a casa. » Sorrise a Lily, sul volto della quale si dipinse una maschera non di confusione come Rose si sarebbe aspettata, ma di inquietudine. La cugina spostò lo sguardo verso di lei, come a notarla solo in quel momento, poi scosse la testa, e rivolgendo loro solamente un cenno veloce di saluto, uscì dalla Sala Comune, così velocemente che poco ci sarebbe mancato che si mettesse a correre.
I due ragazzi, rimasti a guardarla, si voltarono nello stesso istante l'uno verso l'altra, senza riuscire a trattenere dei sorrisi divertiti. 
« Non ho mai desiderato ignorarti, e mi dispiace davvero tanto se così è sembrato, è solo che mi vergogno immensamente di ciò che potrei aver fatto a Capodanno, qualsiasi cosa sia, mi vergogno soprattutto di aver perso il controllo in quel modo, devo essere stata ridicola, forse anche un po' patetica, e... » La Corvonero, che aveva colto l'istante per dire tutto ciò che la sua mente aveva elaborato in quei giorni, dovette fermarsi per riprendere fiato. « E mi dispiace. » I suoi occhi avevano vagato dappertutto nella stanza pur di non guardarlo, ma dopo aver pronunciato quelle ultime tre parole si arrischiò a incrociare lo sguardo con il suo. 
« Qualsiasi cosa sia. Vuol dire che non sai cos'è successo? » Lei inclinò la testa. Si sarebbe aspettata una risposta in grado di rassicurarla, o di quel genere, di certo non che lui si soffermasse su quel particolare.
« N-no, io non ne ho idea... » Era sicuramente perplessa. Insomma, credeva che lui lo sapesse, dopotutto non poteva essere altrimenti. Non che lei fosse una grande esperta di sbronze, anzi non la era per nulla. 
Il ragazzo sembrò voler ribattere: aprì una o due volte la bocca, come a voler dire qualcosa, ma alla fine non lo fece. Invece, si alzò in piedi e la abbracciò.
Era uno di quegli abbracci che a Rose erano immensamente mancati. Forse si sarebbe sentita a disagio con chiunque altro, in quella situazione, però Lysander le donava una tale sensazione di sicurezza da non pensarci nemmeno. Il suo corpo era caldo, al contrario dell'ambiente, nonostante il camino acceso, e quella stretta era accogliente.
Lei si alzò in punta di piedi, allontanando a malincuore la testa dal suo petto, e gli scoccò un bacio sulla guancia, per poi distendere le labbra in un sorriso.



Note dell'autrice:

E rieccomi qui con questa storia. Non cruciatemi, so benissimo che avrei dovuto aggiornare prima -e non poco tempo fa- ma davvero non ci sono riuscita. Insomma, per quanto io ami questa fanfiction, passava sempre in secondo piano rispetto a tantissimi altri impegni, e...dicembre è arrivato in fretta, insomma.
Non è che io ci abbia ripensato solo ultimamente, anzi la prima parte del capitolo è stata scritta addirittura alla fine di ottobre.
Mi scuso infinitamente, sperando che ci sia ancora qualche anima che abbia voglia di leggerla.
Fra l'altro, mi chiedevo se magari qualcuno volesse prestarsi come beta reader, visto che commetto sempre migliaia di errori di distrazione che mi portano ad altrettante riletture. E sono fondamentalmente una persona troppo pigra per andare avanti così, già.

So...al prossimo capitolo, che arriverà decisamente con meno distanza da questo!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Graceling62