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Autore: Ari Youngstairs    13/12/2014    13 recensioni
Malec | Divergent!AU
“Eppure, io ero convinto di non avere nulla di speciale.
Schietto, timido, voglio bene ai miei fratelli e ho poca voglia di stare in mezzo alla gente: un normalissimo Candido. Beh, forse non proprio normale, dato che ho fin troppi scheletri nel mio armadio.
La città in cui vivo è divisa in cinque Fazioni, ma non le amo particolarmente: ci limitano, e nel mio caso sono la cosa più scomoda che possa capitarti.
Però se tengo la bocca chiusa non potrà accadermi nulla di male. Giusto?”

Alexander Gideon Lightwood si sbaglia: la sua semplice vita viene completamente stravolta dopo il Test Attitudinale, rendendola quasi come un vero e proprio thriller.
Aggiungete dell'azione, intrighi, cospirazioni e qualche battito cardiaco di troppo.
Che ne verrebbe fuori?
Genere: Azione, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Note:Sono...in stra-ritardo.
Oggi è stata davvero una giornata movimentata, e non ho potuto aggiornare prima.
È davvero un brutto periodo, tra la scuola che mi uccide e la cosiddetta "sindrome della pagine bianca" che non mi da tregua, credo che non riuscirò a scrivere per un po'.
Purtroppo, non penso che riuscirò ad aggiornare prima delle vacanze di Natale, ma non avete idea di quanto mi dispiaccia.
Ringrazio nuovamente tutte le persone meravigliose che mi sostengono e che mi mandano avanti, grazie di cuore, senza di voi questa storia non sarebbe nulla.

Ari Youngstairs





• Capitolo Tredici •


Sinceramente parlando, non ho mai preso così tanto in considerazione l'idea di morire. 
Non credo di poter resistere così ancora a lungo, con le labbra di Magnus che per pochi millimetri non toccano le mie.
La mia lucidità è partita per la tangente e il mio battito cardiaco sembra un susseguirsi di veloci esplosioni.
Non so cosa devo fare esattamente. Lo bacio? Lo respingo? Lo mando a quel paese perché mi sta letteralmente mandando fuori di testa? 
Dannazione, ma solo io ho questi dannati problemi? Perché di tutte le persone esistenti dovevo proprio innamorarmi di Magnus? È troppo per me. O meglio, è troppo bello e non so esattamente cosa fare davanti alle sue labbra, così dannatamente vicine. 
Cristo Santo, Alexander, stai pensando troppo velocemente, stai sparando delle cavolate assurde.
Cercando di mantenere la calma, lentamente, butto fuori tutta l'aria che mi si era accumulata nei polmoni e chiudo gli occhi.
È come se ogni singolo rumore proveniente dalla palestra arrivasse da lontano, ovattato e indistinto. 
Dopotutto, è una bella sensazione sentire il profumo di Magnus invadermi i sensi, mentre le sue labbra morbide sfiorano le mie senza toccarle veramente, leggere come farfalle.
Nonostante l'imbarazzo in cui sto pian piano annegando, con lui così vicino, sento l'ormai familiare convinzione di essere sbagliato lasciare spazio ad una pace interiore che non avevo mai provato.
Improvvisamente mi sento più leggero, come se qualcuno avesse sostituito le mie ossa con dei palloncini. 
Forse è ciò che si prova quando ci si sente semplicemente bene, senza alcuna preoccupazione, senza pesi.
Se solo potessi permettermi un simile lusso, mi dico mentalmente, ripensando a quanto la mia vita sia stata stravolta nel giro di pochi giorni. 
Era tutto estremamente tranquillo e monotono, prima. Però mi ero affezionato a quella routine, così semplice e felice: andare a scuola, prendere dei bei voti, controllare che Jace non ne combinasse una delle sue, accertarsi che Izzy non uscisse con gente poco raccomandabile, aiutare Max a fare i compiti e dare una mano alla mamma. 
«Conosco quello sguardo. È nostalgia.» Afferra subito Magnus, allontanandosi di poco dal mio viso. La sua mano si scosta dalla mia guancia, talmente rossa da sembrare viola. «A cosa pensi?»
I miei occhi intercettano i suoi, intenti a scrutarmi attentamente da capo a piedi. Avvampo e un po' a monosillabi, rispondo: «A casa. Pensavo a mia madre e a mio fratello.»
«Ti mancano molto?»
Annuisco, mordicchiandomi le labbra. Come fa a capirmi così in fretta, con un solo sguardo?
«A te...non manca la tua famiglia?» 
Improvvisamente, quasi spaventandomi, scoppia a ridere. In modo secco e isterico, con le lacrime agli occhi.
Che cosa ho detto di così buffo? 
«Oh sì, mi mancano davvero tanto. Mia madre si è suicidata due giorni dopo la mia nascita, e mio padre, dopo aver cercato di uccidermi, mi ha venduto a degli scienziati all'età di tre anni.» Risponde, smettendo tutt'un tratto di ridere.
Che stupido, dovevo aspettarmelo. È nato con degli occhi surreali, è ovvio che i suoi genitori abbiano dato di matto. Inoltre, ricordo di quando mi aveva parlato della macabra storia dietro ai suoi occhi.
«Non...non ricordo neppure i loro nomi.» Sussurra, con la voce spezzata e lo sguardo basso.
Accidenti, mai una volta che ne combini una giusta. Sembra così triste adesso...devo fare qualcosa.
«Scusa, non lo sapevo, mi dispiace. Non volevo rattristarti.» Alexander Lightwood, mi fai pena.
Sbuffo, spalmandomi entrambe le mani sul volto, intenzionato a non spostarle mai più. Ma perché? Cavolo. Potevo stare zitto. E invece no. 
Vedendo che la sua espressione ferita non vuole lasciarlo, mi sento più in colpa che mai.  
«Scusa, davvero. Sono un...Candido imbecille. Come ci chiami tu.» Farfuglio, sentendo il sangue che pian piano affluisce alle guance.
Non ho mai fatto tante figuracce come con Magnus, tutte insieme. Eppure non riesco a capire se mi odia, se gli faccio pena, o se gli piaccio...o se sono l'ennesimo dei suoi giochini.
Proprio quando faccio per andarmene -affogato nella vergogna e nell'imbarazzo più totale- lui mi blocca per una spalla.
«Non sei imbecille.» Mi dice, abbozzando un sorriso che manda in tilt il mio sistema cardiaco. «Sei il Candido più gentile che abbia mai conosciuto. Di solito sono così stronzi, si credono le uniche persone oneste e per bene. Tu...sei davvero onesto, ma sei talmente timido che neppure lo dai a vedere, non ne fai un vanto.»
Da quando sono una così brava persona? Mi credo parecchio riservato, gentile magari, ma non pensavo che qualcuno potesse vederla in questo modo. 
«Sei solo un pochino ingenuo.» Ah, ecco. «Ma non c'è nulla di male. Io la trovo una cosa adorabilmente innocente.»
Credo sia ormai cristallino che si diverta proprio a farmi diventare rosso come un pomodoro maturo.
Comincio a dondolarmi sui talloni, non sapendo bene come rispondere al suo commento.
Più che altro, non riesco a capire se il suo era un complimento o una presa in giro.
«Dobbiamo tornare in palestra.» Dice lui, guardando il suo orologio digitale da polso.
Prima di spalancare i portoni della palestra, Magnus mi sorride: senza malizia, senza sarcasmo, uno dei sorrisi più sinceri che abbia mai visto.
«Finché respiro, nessuno ti torcerà un capello. Ma giurami di stare attento.»
Porto una mano sul cuore, oramai impazzito, e gli sorrido in segno d'assenso. 
Forse con lui sono davvero al sicuro?


§

Appena tornati in palestra, Izzy mi si affianca, con l'aria di chi deve dire qualcosa di estremamente importante.
«Alec, ma che cavolo succede?» Domanda a voce bassissima e tesa, controllando nervosamente che nessuno ci senta.
«Di che parli?» Controbatto io, la voce leggermente tesa.
«Tu e Magnus. Ti porta sempre via, da qualche parte. Vi ho visti alla festa, tu hai bevuto e poi siete spariti.»
Non sapendo cosa rispondere, comincio a balbettare in cerca di parole. Dannazione.
«Lo sai cosa si dice su di lui, vero?» Lentamente, faccio no con la testa. «Si dice che nonostante sia un allenatore eccezionale, ecco...gli piace sedurre i suoi allievi. Ragazzi e ragazze. Se li porta a letto in cambio di qualche credito extra, oppure per puro divertimento.»
Ed ecco la secchiata d'acqua fredda che ci mancava. Mi ritornano in mente le parole di Camille: «Andiamo, Magnus. Da quando sei un cuore tenero? A te dei tuoi allievi non importa nulla, lo so. Trovi qualcuno che ti piace e lo seduci, te lo porti a letto e lo fai illudere del tuo amore. Fai così da quando mi hai lasciata.»
«Alec, sono preoccupata. Dicono tutti che tu sarai il prossimo svago di Magnus.» Con le braccia mi circonda il collo, abbracciandomi. «Ma tu non sei uno svago, sei mio fratello. Non voglio che ti faccia male, Alec.»
Forse ha ragione lei. Se fosse solo un trucco? Se fossi solo l'ennesimo della sua lunga lista? Eppure mi sembrava così sincero. Così dannatamente convincente con quei suoi sorrisi.
Ma la cosa peggiore è che con tutti questi casini sto facendo preoccupare Isabelle, che non c'entra nulla con tutto ciò.
«Iz, tranquilla. Non devi preoccuparti per me, davvero, so cavarmela. Pensa solo ad allenarti e superare l'Iniziazione.» La rassicuro, elargendole il sorriso più convincente e caloroso che riesca ad ottenere.
Lei sembra tranquillizzarsi, e un angolo della sua bocca guizza in alto.
«Poverino, mi dispiace un po' per Magnus. Forse capirà che non sei interessato a lui, presto o tardi. Insomma, sei etero Cristo Santo.»
Quanto vorrei che fosse davvero così. In realtà, Magnus ha palesemente capito che sono dannatamente gay e che sono fottutamente innamorato di lui.
Faccio un sorriso tirato, prima che il nostro allenatore ci chieda di metterci tutti in fila indiana, senza un ordine preciso. 
Lui estrae dalla tasca del giubbotto un cronometro, e ci spiega che, uno alla volta, ci farà correre per tutto il perimetro della palestra calcolando la nostra velocità. 
Io sono l'ultimo, ma non saprei dire se sia un vantaggio o meno.
La prima è Clary, che dopo essersi legata i capelli in una treccia -non mi spiego ancora come facciano le ragazze a pettinarsi così velocemente- sfreccia come un fulmine accanto a Magnus, sbalordendo praticamente tutti. 
«Beh, questo sì che è un risultato!» Esclama l'allenatore quando Clary finisce il giro. «Sono...cinquanta secondi! Cinquanta...soltanto cinquanta!» Ripete, mentre guarda sbalordito la rossa, intenta a saltellare per la gioia.
«Lo sapevo che ce l'avresti fatta!» Esulta Jace abbracciandola e riempiendole il viso di baci.
«Cristo, trovatevi una stanza!» Sbotta Jonathan, e mio fratello la mette giù come se all'improvviso bruciasse e forse lo sta facendo davvero, dato che è diventata rossa come i suoi capelli. 
Il giro continua, e Jonathan, Jace, Izzy e Clary hanno totalizzato i tempi più brevi.
Senza neppure che me ne accorga, immerso nei miei pensieri, arriva il mio turno e un brivido di nervosismo mi scuote leggermente.
Non appena Magnus da il via le mie gambe scattano, e sono quasi spaventato dagli effetti che i continui allenamenti hanno avuto sul mio corpo: sono meno goffo, più agile, anche se in fatto di forza e resistenza rimango comunque negato.
«Un minuto e cinque secondi. Non male Alec.» Sentenzia Magnus non appena completo il giro, e mi rendo conto che è la prima volta che mi chiama per nome davanti a qualcun altro.
Questo piccolo particolare mi strappa un sorriso, e scommetto tutti i miei risparmi che sembro un ebete.
«A breve si concluderà la prima parte dell'iniziazione. Verranno esposti i risultati qui in palestra.» Annuncia Magnus, passandosi una mano tra i capelli. «Avete il pomeriggio libero ragazzi.»
Un coro di urli e strilla riempie la palestra, e tutti corrono via come un branco di animali selvaggi. 
Tutti tranne Izzy, Jace e Clary, che con aria quasi guardinga si avvicinano a me.
«Alec, devi darci una mano.» Mi sussurra Jace, lanciando un'occhiata complice a Clary.
«Voglio vedere Simon, e tutti vogliamo sapere cosa sta succedendo tra Intrepidi ed Eruditi.» Continua lei, gli occhi verdi pieni di coraggio e decisione. «Quindi oggi andiamo tutti al Centro di Controllo degli Eruditi.»
Li guardo come se fossero impazziti, ma conoscendoli, nessuno dei tre cambierà idea. Sospirando sconsolato decido di aiutarli. 
«Ditemi cosa devo fare.»
Vedo un sorrisetto apparire sul volto di Jace, e quando sorride così, non promette mai nulla di buono. Ma dopotutto, dovrei esserci abituato. 
«Magnus non ci lascerà mai andare. Quindi...tutto ciò che devi fare è distrarlo per un po'.» 
Non so perché, ma avvampo da capo a piedi non appena mio fratello pronuncia il nome del nostro allenatore.
«Perché io?» Domando, cercando di reprimere la bizzarra gioia che sto provando nel sapere che tra tutti e quattro toccherà a me stare con Magnus. 
«Perché tu sei l'unico che riesce a parlarci umanamente. Di solito è un tipo strano, si arrabbia non appena apri bocca. Eppure con te non ci fa.» Spiega Izzy, come se fosse la cosa più naturale e palese del mondo.
Se possibile, divento ancora più rosso e maledico ancora di più la mia carnagione chiara. 
«Va bene, mi inventerò qualcosa.» In fondo, devo assolutamente scoprire di più su tutta questa faccenda. «Però vengo con voi, non vi lascio andare da soli.»
Mia sorella mi abbraccia scompigliandomi i capelli, e mi rendo conto che sono passato dal bravo ragazzo timido e prudente ad un'altra persona, sempre stradannatamente timida, ma in gran cerca di guai.






Note2: Okay...e anche questo capitolo è andato.
Che ne pensate? È un capitolo brutto, corto e di passaggio, fuck. E vabbè, spero che non vi abbia fatto troppo schifo.
Un grazie ad Alice (♥️), e un bacio tutti coloro che hanno messo questa storia nelle preferite/ricordate/seguite, che hanno lasciato un parere o che hanno semplicemente letto, mi ci impegno tanto e sapere che c'è qualcuno che apprezza i miei sforzi mi manda avanti.
Ci risentiamo ad anno nuovo, spero non appena saranno finite le vacanze ♥️
Dato che non ci risentiremo prima di Gennaio, vi lascio uno snippet perché vi amo:

«Come sta andando l'Iniziazione?» Mi chiede Tessa dopo un po', ed io capisco a cosa si sta riferendo.
Ma prima che possa rispondere, lo fa Magnus al posto mio: «Bene, non è male, anche se ha ancora da lavorare su alcune cose.» Il suo è un tono complice, di chi sa.
La ragazza mi lancia un'occhiata sbigottita, ed io mi mordo a sangue le labbra.
«Ehi, tranquillo.» La voce di Magnus mi arriva all'orecchio come un sussurro. «Sei al sicuro, te l'ho detto. Ti fidi di me?»
   
 
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