“Allora
nonna cosa ti ha detto Carlisle
prima? Come va la gamba?”
“Fortunatamente
va molto meglio. Ha
detto che siccome sta guarendo molto velocemente non
c’è più bisogno di un
intervento come temeva il nonno”
Faccio
un sospiro di sollievo
mentre parcheggio la macchina davanti alla porta di casa.
Sono
agitatissima non vedo l’ora
di lasciare qui i nonni ed andare a conoscere finalmente la famiglia di
Emmett
ma, nello stesso tempo, ho una fifa tremenda della reazione di Rosalie.
Ho
paura che lei riesca a capire
il mio interesse nei confronti di Emmett e che rimanga ferita dal mio
comportamento. Lo so benissimo non sto facendo la cosa giusta andando
dietro ad
un ragazzo fidanzato ma non ci posso fare niente lui mi piace troppo.
Mentre
penso a queste cose aiuto
il nonno a portare di sopra la borsa della nonna e do di nuovo
un’occhiata
generale alla mia camera per rendermi conto sul da farsi.
Credo
che per ora sarebbe meglio
spostare questi mobili e ridipingere le pareti, è
l’unica cosa da fare è
inutile compare dei mobili senza prima sapere le reali dimensioni della
camera.
“Addie”
mio nonno mi chiama dall’altra
stanza.
“Cosa
c’è gli dico andando da lui.
“La
nonna mi ha detto di darti
questa! Ma fai attenzione non la perdere mi raccomando visto la tua
sbadataggine
saresti capace di questo ed altro!”
Faccio
la smorfia più triste che mi
riesce e prendo la carta.
“Nonno
fidati di me!” gli dico
afferrandola e uscendo dalla stanza.
Appena
sono distante dal suo
raggio d’azione mi metto a correre verso la macchina.
Accendo
la musica e ritorno in
ospedale dove Emmett mi sta aspettando.
Mi
ci vogliono pochi minuti per
arrivare e trovo Emmett appoggiato al muro accanto
all’ingresso.
“Oh
mio Dio quanto è bello!” dico
sospirando forte prima di fermarmi.
Lui
inizia a ridere, come se
avesse sentito le mie parole, ma no sarà stata solo la mia
buffa espressione a
farlo scoppiare ormai sono diventata un fenomeno da baraccone.
Mi
fermo accanto a lui e lo faccio
salire in macchina.
“Wow
che bella, Rosalie impazzirà
vedendola, anche se lei ama di più i colori
sgargianti!”
“Bella
e che ama le auto… la donna
ideale!” dico sarcastica.
Non
l’ho ancora incontrata ma già
non la sopporto.
“Gelosa
Ad?”
Presa
in pieno…
Faccio
finta di niente e continuo
a guardare la strada davanti a me non rispondendo alla domanda che
Emmett mi ha
appena fatto.
Lui,
offeso probabilmente, si gira
dall’altra parte per guardare oltre il finestrino.
Non
parliamo per qualche minuto
quando mi accorgo che sto guidando verso una meta che non conosco e il
mio
navigatore non mi ha ancora dato nessunissima indicazione.
“Emh
Emmett mi diresti che strada
devo fare per arrivare a casa tua?”mi decido finalmente a
rompere il silenzio
ma lui non risponde.
“Emmett?...”
Nessuna
risposta anzi lui non si
gira neanche per guardarmi in faccia. Continua a fissare qualcosa fuori
dal
finestrino.
“Emmett
ti decidi o no o parlarmi?
Lo sai sei solo un bambino dispettoso!”
Gli
dico sbuffando ma lui non
reagisce.
“Lo
sai benissimo che sono gelosa
non devo certo ripetertelo ogni volta! Daiiiiiiiiiiiii Emmett parlami
daiiiiiiiii” inizio a fare la lamentosa. Quando faccio
così divento veramente
insopportabile.
“Dai
lagna prendo la strada verso
nord e quando arrivi al fiume Calawah gira verso sinistra e continua
nel
sentiero tra gli alberi!”
“Sissignore
Signor Cullen!” gli
dico mettendomi ipoteticamente sull’attenti.
Emmett
ride di nuovo finalmente.
“Ma
cosa è successo prima perché non
mi rispondevi? Non penso che sia perché non ho risposto alla
tua domanda…” gli
chiedo ora che lo vedo più tranquillo.
“No
infatti non è per quello… è,
beh non mi sento molto sicuro di portarti a casa mia, sarei
più tranquillo che
tu per adesso non entrassi almeno. Già è
abbastanza strano che io presenti una
ragazza alla mia famiglia figuriamoci se la porto dentro casa il
secondo giorno
che la frequento!”
Sono
un po’ delusa da quello che
dice e non riesco a celare questo strano sentimento che mi attanaglia
fin dalle
viscere.
“Addie
non te la prendere… sai la
mia famiglia non è come tutte le altre… noi
Cullen siamo un po’ particolari…
non ti posso dire molto di noi ma sappi che raramente frequentiamo
‘estranei’”
Io
continuo a guidare tendendo gli
occhi ben saldi sulla strada quando vedendo il sentiero tra gli alberi
Emmett
mi dice di girare.
Io
eseguo l’ordine e mi avventuro
nella strada secondaria tra le felci.
“Come
mai abitate così lontano da
Forks?”
“Non
vogliamo essere ventiquattrore
su ventiquattro sotto il microscopio. Gli abitanti di Forks sanno
essere degli
impiccioni di prima categoria.”
Io
rido
“Ne
so qualcosa! Quando ero
piccola non potevo uscire di casa che venivo osservata per strada.
Sentivo le
persone parlare di me e della mia famiglia ogni volta che ci vedevano.
Eravamo quelli
nuovi, di cui non si sapeva nulla e di cui si voleva tanto
spettegolare!”
“Si
già! Neanche noi passiamo di
certo inosservati. Due ragazzi come Carlisle ed Esme che adottano
quattro
ragazzi di poco più piccoli di loro riscuotono un certo
interesse!”
“Emmett
hai mai conosciuto i tuoi
veri genitori?” gli chiedo non vedendo ancora
null’altro che alberi davanti a
me.
“In
effetti si, li ho conosciuti,
ma di loro non ricordo molto. Non ricordo i loro nomi, non ricordo i
loro visi,
non ricordo se li amavo o meno…”
“Ma
loro ti hanno abbandonato?”
Forse
sto superando il limite con
queste domande ma sono curiosa. Emmett non risponde e fissa un punto
imprecisato davanti a se.
“Eccoci
arrivati!” mi dice
indicando la fine del fitto bosco. Da dove siamo si può
intravedere la casa.
Una
grande casa bianca
rettangolare di tre piani tenuta in ombra dai rami di enormi cedri
Più
ci avviciniamo alla casa più
mi sembra che il tempo inizia a scorrere lentamente fin quasi a tornare
indietro.
L’atmosfera
è idilliaca,
rilassante, oltre al rumore del motore della macchina si sente solo il
lento
scorrere del fiume in lontananza.
Parcheggio
la macchina davanti
casa e guardo Emmett che scende e si avvicina all’ampia
veranda.
Lo
vedo scomparire all’interno
della casa quando il mio occhio nota un movimento al secondo o terzo
piano.
Alzo
la sguardo giusto in tempo
per vedere una tendina che si richiude veloce. Qualcuno mi stava
osservando.
Mi
alzo dal sedile e mi appoggio
alla carrozzeria della macchina quando vedo la porta di casa che si
riapre ed
Emmett che esce di casa seguito da altre quattro persone.
La
prima, un ragazzo alto con i
capelli biondi e gli occhi di ambra mi sorride. Dietro di lui una
ragazza di poco
più bassa di me con i capelli neri saltella allegra verso di
me.
“Ciao
io sono Alice!” mi dice
porgendomi la mano sorridente.
Quel
sorriso è contagioso, Alice
mi piace già.
“Piacere
di conoscerti io sono
Addison” le rispondo stringendole la mano
“Io
sono Jasper” mi dice il
ragazzo dai capelli d’oro affiancandosi alla sorella.
“Addison!”
Nel
frattempo gli altri due
ragazzi si avvicinano diffidenti a noi.
Sono
di una bellezza
straordinaria, come tutti gli altri Cullen che ho visto fino ad ora del
resto
ma, c’è qualcosa in quei due che mi attira
particolarmente.
Lui,
alto quasi quanto Emmett con
i capelli rossi sembra non gradire la mia presenza nella sua
proprietà mentre
lei…
Rosalie
è di una bellezza
sfolgorante, non potrei mai competere con lei ne mai lo vorrei. Mi
attira
tantissimo, tutta l’antipatia che ho provato per lei negli
ultimi due giorni è
scomparsa del tutto trasformandosi in ammirazione, voglio assolutamente
diventarle
amica ma, anche lei è irritata dalla mia presenza.
Quei
due mi intimidiscono ma mi
basta guardare per un secondo Jasper e il sorriso di Alice per
tranquillizzarmi.
“Piacere
Addison” dico quando i
due sono abbastanza vicini e posso porgere la mano.
“Rosalie”
mi dice lei prendendomi
la mano, forse non le ho poi fatto questa brutta impressione.
Quando
Rosalie mi lascia la mano
la porgo verso il ragazzo.
“Edward”
mi dice quasi
meccanicamente afferrando la mano. È una frazione di
secondo, ma me ne accorgo comunque
l’espressione di Edward muta, sembra quasi incredulo e poi
torna in se e si allontana.
Sono
perplessa perché lo avrà
fatto?
“Allora
andiamo?” dice Alice per
togliermi dall’imbarazzo.
“Si
c’è una stanza da ridipingere!”
continua Jasper.
“Piccolo
problema in una sola
macchina non entriamo come ci dividiamo?” chiedo io.
“Noi
donne andiamo a compare la
vernice mentre i maschietti vanno a casa tua e cominciano a spostare i
mobili
ti va?” propone Alice.
Sento
una forte ostilità nell’aria
mi giro verso Rosalie ma lei è tranquilla quindi annuisco.
Faccio
salire lei ed Alice sulla
mia macchina e parto alla volta del negozio di ferramenta senza curarmi
di
quello che stavano facendo i ragazzi.
Non
noto neanche che Edward
afferra la spalla di Emmett ed inizia a parlargli in modo molto
concitato…
“Allora
Addison quando sei
arrivata a Forks?” mi chiede Alice dal sedile di dietro.
“Sono
arrivata ieri ma già non
vedo l’ora di tornare in Florida!” le dico ridendo.
“Non
amo particolarmente questa
città o almeno non amo particolarmente la
mentalità dei suoi abitanti… mi sento
sempre sotto esami qui, è per questo che mia madre
è scappata di qui anni fa. Non
so come fate voi… sicuramente attirerete moltissime
attenzioni non vi da
fastidio?”
“Non
particolarmente dai, tentiamo
di stare più tempo possibile lontani dalla città
quando non ce la facciamo più
degli sguardi indagatori della gente ci rifugiamo in casa
nostra!”
È
Rosalie che mi risponde
sorridendo, io ricambio il sorriso. Abbiamo qualcosa in comune almeno.
Arriviamo
molto velocemente al
negozio parlando del più e del meno.
Abbiamo
esaurito le domande di
rito del tipo, anni, interessi, scuola, gusti musicali, ci rimane solo
di
parlare dell’amore che è un argomento che evito
come la peste.
Alice
mi ha già fatto il terzo
grado chiedendo se ho il fidanzato, se ne ho mai avuti ma io ho sempre
glissato
le domande cambiando argomento.
Anche
Rosalie aveva capito e, ogni
qualvolta Alice apriva quest’argomento parlava del tempo e di
quanto fosse
difficile trovare un paio di scarpe da abbinare al suo nuovo vestito
viola di
flanella, fortunatamente non sospettava neanche che non osavo
rispondere perché
al centro delle mie attenzioni c’era il suo ragazzo.
Non
pensavo che Rosalie fosse così
espansiva e simpatica.
A
prima vista mi sarei aspettata
una ragazza seriosa e anche alquanto pallosa, invece è tutto
il contrario, sono
contenta di questo.
Parcheggio
davanti alla ferramenta
ed entriamo.
“Addie
a che colore avevi pensato
per la tua camera?”
“Lilla!”
diciamo insieme io e
Rosalie.
Ci
mettiamo a ridere mentre il
proprietario del negozio guarda rapito Rosalie, chi non rimarrebbe
abbagliato
da quel sorriso?
Prendiamo
il colore e corriamo a
casa mia.
Alice
mi estorce anche la promessa
di andare con loro due a fare shopping. Mi piace andare in giro per
fare
compere con le amiche ma, accanto a loro sarà un
suicidio… buffa, goffa,
inadeguata sarebbero state le parole d’ordine.
Arriviamo
in casa e vediamo Edward
ed Emmett che spostano l’armadio in una stanza degli ospiti
senza fare caso ai
miei vestiti che disseminano per tutta la casa.
Jasper
li segue portando il puff
con un braccio e un tavolino con l’altro.
“Abbiamo
quasi finito!” grida uno
dei tre.
“Addison
i tuoi nonni sono usciti
quindi possiamo lavorare fino a sera!” mi dice Jasper
affacciandosi dalla
stanza.
“Ah
meglio così. Finiremo prima!”
Gli
dico seguendo Rosalie ed Alice
all’interno della mia cameretta.
Sistemiamo rulli, pittura e
pennelli in un
lato della stanza e ricopriamo con i teloni il pavimento per non
sporcarlo di
lilla.
Porto
Rosalie ed Alice nella
stanza dove i ragazzi avevano posato il mio armadio e gli presto due
salopette
di jeans e delle vecchie magliette per non fargli macchiare i bei
vestiti che
indossano.
Ci
cambiamo e torniamo di la dove
aiutiamo i ragazzi che, finito di spostare i mobile stanno iniziando a
passare
la prima mano di vernice.
In
sei ci mettiamo meno di un ora
a passare la pittura su tutti e quattro i muri.
Manca
solo il tetto, quindi mentre
io le ragazzi e Jasper ci buttiamo a terra per osservare il nostro
magnifico
lavoro Emmett ed Edward ridipingono, alla meno peggio, anche quello.
Tra
schizzi di colore a terra e Edward
che ha rischiato più volte di cadere dalla scala per colpa
di Emmett che,
distratto lo spostava, riuscimmo a finire tutto.
“Ragazzi
grazie siete stati
fantastici!” dico rotolandomi a terra tra il colore
“Ora prima di passare la
seconda mano mi aiutate a prendere le misure?” dico alzandomi
e porgendo due
rulli a nastro ad Alice e Rosali loro annuiscono e si mettono ai lati a
prendere le misure aiutate dai ragazzi.
Mi
si avvicina Edward e, prendendo
il capo del metro si posiziona dall’altro lato della parete.
“Cinque
metri” annoto io
mentalmente.
“Okay
puoi mollare Edward!” gli
dico raccogliendo il nastro.
Non
faccio molta attenzione e,
premo il bottone che fa riavvolgere automaticamente il metro di metallo
su se
stesso.
L’ultimo
pezzo del nastro mi
penetra nella carne formando uno di quei fastidiosi taglietti
superficiali che,
però, sanguinano copiosi.
Mi
porto il dito alle labbra per
succhiare il sangue prima che mi sporchi ulteriormente tutto la
salopette.
Un
brivido di terrore mi pervade.
Sento
qualcuno che mi sta
osservando.
Mi
giro di scatto verso dietro e
vedo Edward atterrito che fissa qualcosa.
Seguo
il suo sguardo e anche il
mio si posa su Jasper.
Il
biondo sentendosi osservato si
gira verso di me e mi sorride…
Come
mai allora Edward ha quella
strana espressione sul viso???
Eccomi
tornata con il nuovo
capitolo il 5 scusate per il ritardoXD.
Perdonatemi
probabilmente ho fatto
un po’ Rosalie OOC ma volevo che, almeno per
l’inizio della storia fosse amica
di Addison.
Comunque
piaciuto questo capitolo?
Vi ho messo un po’ di curiosità?
Come
sempre ringrazio chi legge
chi ha messo la storia tra i preferiti(siete già in undici
evviva) e chi
commenta un grazie particolare va a:
GrrenHair:
amo allora questo
capitolo ti è piaciuto? L’idea che avevi auto non
è quella giusta ma non 6
andata troppissimo lontano :P
Musa93:
scusa per il ritardo sono
lenta come un bradipo a scrivere comunque spero ne sia valsa la pena^^.
Spero
che da questo capitolo in poi la storia diventi ancora più
interessante :P
Un
bacio Callie