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Autore: PeNnImaN_Mercury92    14/12/2014    1 recensioni
Fu solo quando John e io ci trasferimmo a Londra, nel 1970, che lui entrò a far parte della band che gli avrebbe cambiato la sua vita e in qualche modo stravolse anche me, perché mi fece innamorare di una persona che non avrei mai concepito essere il mio tipo di ragazzo ideale.
E' infatti una storia d'amore che non mi sarei mai aspettata, e ora che lo racconto a te posso dimostrartelo...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, John Deacon, Nuovo personaggio, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo, fui ovviamente obbligata ad andare a scuola.
Cercai, in tutto l'arco della mattinata, di non incontrare Roger, né tantomeno guardarlo durante le lezioni.
Veronica, non sapevo come, doveva aver capito che c'era qualcosa che non andava, infatti mi chiese più volte se stessi bene.
—Sì, sì. Ho solo un po' di mal di testa.
Non era mai soddisfatta di questa risposta.
Alla fine della giornata, uscii come un razzo dal College.
Ero tormentata, non riuscivo a darmi una calmata.
Mi stava veramente scoppiando la testa.
Così, mentre stavo per scendere il sottopassaggio della metro, feci inversione e andai verso la biblioteca.
Di tanto in tanto, per fare prima, correvo.
E infatti, ci misi meno tempo ad arrivare.
Una volta lì, mi feci tutte le sezioni.
Anche solo camminare per gli scaffali, fortunatamente mi dava sollievo.
Poi, mentre passeggiavo tra i libri, incontrai Liam.
Lo salutai agitando la mano, poi lui mi venne vicino e disse:—Aspettami alla cassa. Andiamo a mettere qualcosa sotto i denti.
Così feci, e dopo due minuti uscimmo dall'edificio.

—Come va? Leggo negli occhi un po' di tristezza.—disse, una volta trovati alla solita pasticceria.
—In effetti.—dissi a bassa voce.
—Problemi a scuola?
—No, non c'entra niente.
—E allora ci sono solo problemi di cuore.—sospirai.—Ho indovinato?
Giocherellai con un ciuffo dei capelli che mi usciva dalla coda di cavallo che portavo.—Posso parlarne con te?
—Certo. Puoi dirmi tutto quello che vuoi.  Sempre se lo desideri, posso anche provare ad aiutarti.
—A me piace un ragazzo. Solo che ho paura di soffrire per amore, e poi non so se lui prova quel che provo io. Mi spiego, io credo di piacergli, ma non al livello che mi aspetterei.—farfugliai.
—Beh. È vero, per amore è inevitabile che si soffri. Ma sai cosa ti dico? Fregatene di tutto. Insomma, se tu per caso dovessi perdere questa persona, ricordati che la vita va avanti, gli sbagli non si possono cancellare. I libri mi hanno insegnato che sono importanti non le cose brutte che accadono nella vita, ma le cose belle, quelle che ne terrai per sempre nel cuore. Io ti dico di non perder tempo e di cogliere l'attimo.
Mentre parlava, ero estasiata da tutte le cose veritiere che diceva.
Un sorriso spuntò dalle mie labbra.—Grazie, Liam. Mi hai aiutato molto.
—Non c'è di che. Dopo torni in biblioteca con me?
—Non lo so. Sono ancora un po' giù. Credo che me ne tornerò a casa, dopo. Ma se ti dispiace, vengo.
—No no no, non voglio che ti annoi. Almeno finiamo questo fantastico croissant, ti pare?
Gli sorrisi.—Anche lui ha contribuito a confortarmi un po'.—dissi, mentre ne misi un bocca un pezzo.
—Prima ti ho preso "La metamorfosi", puoi anche lasciar stare "le due torri" di Tolkien.—frugò dalla sua solita borsa e cacciò fuori un piccolo libro rosso, mettendolo sul tavolino.
Lo presi.—Non vedo l'ora di leggere "Amore e Psiche".


Dopo, decisi, come avevo detto, di tornarmene a casa.
Verso la strada di ritorno, pensai che in fondo Roger poteva veramente amarmi.
Eravamo amici da ormai un paio di mesi.
Poteva anche darsi che quel bacio poteva essere la goccia che avesse fatto traboccare il vaso, ma l'abbiamo voluto insieme. Lui aveva messo la stessa mia passione.
Ormai quasi arrivata a casa, riflettei a quanto mi era stato di aiuto anche Liam.
Aveva aperto la mia mente.
 Sì. La vita si vive una sola volta, e, come aveva detto lui, bisognava coglierla.
Lui era un vero amico per me, un vero…
I miei pensieri andarono persi nel vuoto, quando qualcuno mi strattonò il polso, e in un attimo mi trovai in un vicolo cieco della via.
Il colpevole mi spinse contro il muro.
—Roger? Che ci fai qui? Non eravate alle prove?—chiesi al biondo, che aveva lo sguardo di un lupo assassino che aveva appena catturato la sua preda.
—Ho detto agli altri che avevo un impegno. Stavo impazzendo, non riuscivo a pensare che a te, e non potevo far passare altro tempo.
—Altro temp…
Non riuscii a finire la domanda, che lui mi baciò con foga, spingendo la sua bocca sulla mia talmente forte, che finii a sbattere contro il muro.
Il desiderio prese anche me, così anche io lo baciavo con altrettanta passione.
Ci stavamo letteralmente sbranando, a tal punto che non sentivo più le labbra. Le mie povere carnose labbra. Le stava tirando con le sue talmente forte che per poco non si staccavano dal resto dei tendini muscolari della faccia.
Di risposta, io gli tiravo i capelli, cosa che, percepii, lo eccitava da morire.
Ero poi sul punto di svenire. Non avevo più fiato in corpo.
Dovetti staccarmi da lui, questa volta, con molta forza.—Rog?—mugolai, visto che lui continuava a baciarmi, mentre mi teneva stretta al suo petto.
Dovetti infatti allontanarlo da me.
Mi guardò confuso, addirittura adirato da quel gesto.
Vide poi che ero affannata, e mi lasciò dalla sua presa.
Mi misi il ciuffo di capelli castani dietro l'orecchio, mentre respiravo faticosamente.
All'improvviso, qualche goccia mi cadde sulla nuca, poi all'improvviso cominciò a piovere molto forte.
Presi la mano di Roger.—Vieni, andiamo a casa.
Fortunatamente non ci bagnammo molto, visto che non eravamo lontani.
Fummo finalmente al riparo una volta dentro.
Davanti la porta d'ingresso ci guardammo, poi io abbassai lo sguardo ed andai verso il salotto.
Mentre lo vidi raggiungermi, sprofondai sul divano, tenendomi la tempia.
Lui si sedette accanto a me.
Rimanemmo muti, mentre lui mi fissava con i suoi occhioni azzurri.
Capii che non potevamo continuare a rimanere in silenzio, così mi decisi a parlare. Lo guardai, prendendogli una mano.—Ho paura.—mormorai.
Lui aggrottò le sopracciglia.—Di cosa?
—Di star sbagliando tutto. Non capisco cosa mi stia succedendo, Roger. Ho il terrore di fare passi sbagliati, con te.—la tranquillità che mi era tornata prima  era svanita.
Rimase per un po' ad accarezzarmi la mano, poi disse:—Ricordi quel maledetto diciotto settembre?—il giorno della data di morte di Jimi, come potevo dimenticarmelo. Annuii.—Ricordi cosa hai fatto?—mi chiese poi.
Avevo fatto molte cose quel giorno, come potevo ricordarlo?
Ci pensò lui a farmi tornare la memoria, quando mi abbracciò e mi cullò dolcemente tra le sue braccia.
—Roger. Ti prego, non dirmi che io sono come tutte le altre.—dissi, mentre ero ancora a contatto con lui.
—No, Rose. Io, a differenza di tutte le altre, ti amo veramente.—mi rispose lui.
Fui io, quella volta, a baciarlo.
Fu quello un bacio semplice, amorevole e il più dolce possibile.
Ti amo. Questa frase che troviamo scritta in una moltitudine di libri.
Ma in fondo cosa significa veramente amare?
Non aver paura di nulla, neanche delle peggiori cose che ti possano capitare.
Perché in fondo l'amore è veramente tutto ciò di cui si ha bisogno.
Mi staccai da lui. Cominciò ad accarezzarmi con il pollice il mento.
—Ti va di…Non so, ascoltare un po' di radio?—gli chiesi.
Mi sorrise.—Okay. L'accendo io, però.
Si alzò dal divano e accese l'apparecchio, poi ritornò da me.
La radio stava trasmettendo un , a mio parere, classico pezzo Rock N Roll.
—Chuck Berry!—esclamò Roger.
—Memphis, Tennessee.—conclusi io.—Un gran pezzo, secondo me.
Mi fece poggiare la testa sulle sue gambe.
Ero tornata ad essere rilassata, a tal punto che chiusi gli occhi per la serenità.
E rimanemmo così, ad ascoltare la radio, per un'altra mezzoretta, prima di sentire la porta chiudersi con un tonfo.
John arrivò in salotto.—Roger! Rose, che state facendo?
Aprii gli occhi.—John!—persi l'equilibrio e caddi per terra.
—Ah, ecco la cosa urgente che dovevi fare, Rog! Inutile dirti che è stato un caos suonare senza la batteria. Ho dovuto sostituirti io per alcune cose!
Roger si alzò.—Lo so. Scusam… Come, tu suoni la batteria?
—No.—rispondemmo all'unisono io e mio fratello.
—Sa fare qualche cosa, ma non a livello tuo. John, sta ancora piovendo?—chiesi poi a quest'ultimo.
—In realtà ero in macchina, quindi non ci ho fatto molto caso, ma il cielo era aperto quando sono arrivato qui, per cui penso abbia spiovuto.
—Bene, sarà meglio che me ne vada, allora.—disse Roger.—Non abbiamo prove domani, vero, John?
—No, domani no.
—Perfetto. Ci vediamo, allora.
—Ti accompagno alla porta.—dissi, beccandomi occhiatacce da John.
Io e Rog attraversammo il corridoio, lui aprì la porta di casa, ma prima di uscire, lo bloccai.
—Rog. Domani mattina lavoro. Che ne dici se dopo...
—Ci organizziamo domani.—fece per andarsene.
—Aspetta!—urlai.
Tornai in salotto, presi "Lady in Satin" di Billie Holiday e ritornai alla porta.
—Mi avevi chiesto di prestartene uno.
Gli diedi il disco, che lui ammirò.
—Grazie. Domani ti procuro uno di Elvis.
Alzai il pollice.—Perfetto, non vedo l'ora.
—Ciao, amore.—mi diede un veloce bacio prima che gli chiudessi la porta.
Rimasi lì, guardando a terra e sorridere come un'ebete.
John mi raggiunse, ma come appena lo vidi venire verso di me, entrai in camera mia.
Sfortunatamente, lui mi seguì.
Mi stesi sul letto, indifferente.
John si avvicinò al mio letto, sedendosi accanto a me.—Guarda che è inutile che lo nascondiate. Ormai lo stanno dicendo tutti.
Lo guardai confusa.—Stanno dicendo tutti cosa?
—Che vi piacete. E secondo me prima vi siete anche baciati.
Mi alzai dal letto.—No, io e Roger siamo solo buoni amici.
—Si può sapere allora perché prima, quando sono arrivato, lui ti stava accarezzando i capelli?
Aprii la bocca per dire qualcosa, sfortunatamente non uscì fuori nulla.
Si mise a ridere.—Mio Dio, vi siete baciati? State insieme? Beh, auguri e figli maschi!
Mi misi le mani nei capelli.—Non preoccuparti. Ne riparliamo quando ti vedrò pomiciare con Veronica.
Tornò improvvisamente serio.
Sgranai gli occhi.—Vi siete baciati anche voi?
Per un momento lo pensai seriamente, ma quando guardò per terra, capii tutto.
—Ti aiuto io.—dissi io.

Spazio Autore: O MIO DIO!
QUESTI FANNO SUL SERIO!
Questi momenti piccanti li adoro, ma non credete che li stia facendo un po' smielosi? Nah, chi se ne frega.
Sono riuscita a riaggiornare in meno di due giorni! Voi però continuate a recensire, proprio ora che i momenti si fanno seri…
 

  
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