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Autore: Frava    14/12/2014    2 recensioni
[...]Era stato facile convincerla a farsi accompagnare nel viaggio alla ricerca di Wendell e Monica Wilkins. Non che lei non si fosse lamentata, anzi, lo aveva prima minacciato, poi aveva pianto, e infine lo aveva pregato di lasciarla andare da sola perché “ Non sopporterei di tenerti lontano dalla tua famiglia, Ron!’’. Ma lui le aveva afferrato il viso e l’aveva baciata quasi con rabbia, lei era arrossita, poi aveva farfugliato qualcosa che lui non aveva assolutamente capito poiché troppo preso dal battito accellerato del suo cuore (Ron era stato assolutamente sicuro che gli sarebbe uscito fuori dal petto), e poi le era bastato guardarlo negli occhi per capire che non ci sarebbe stato nulla che gli avrebbe fatto cambiare idea. E infatti adesso si trovavano proprio di fronte all’Ufficio Passaporte e- Per Merlino!- era deserto. Che avessero perso la Passaporta? [...]
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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2.
Tra moglie e marito
 
 
So tell 'em all I'm on my way
New friends and new places to see
And to sleep under the stars
Who could ask for more
With the moon keeping watch over me
 
Not the snow, not the rain
Can change my mind
The sun will come out, wait and see
And the feeling of the wind in your face
Can lift your heart
Oh there's nowhere I would rather be


On my way- Phil Collins
 
 
 
 
 
 
 
 
Trovare un alloggio fu meno facile del previsto; impiegarono circa un’ora per trovare Kings Cross ( che, a quanto pare, distava solamente una decina di minuti dalla Circular Quay se solo non avessero perso il pullman e non avessero sbagliato strada un’infinità di volte), unico luogo i cui alberghi erano a portata del loro portafogli. Ron si era dimostrato particolarmente entusiasta di andare in un posto che aveva un nome così simile alla loro King’s Cross ma, a quanto pare, l’unica cosa che avevano in comune i due luoghi era la gran confusione.
-Sembra Nocturn Alley!- esclamò Ron raggiante, seguendo con lo sguardo una comitiva di ragazzi particolarmente chiassosi. Hermione dovette acconsentire, anche se non con lo stesso entusiasmo. La zona in sé non era tanto male, era una lunga strada perfettamente in armonia con l’architettura del resto della città: grandi grattacieli, moltissime luci, vetrine colorate. Ma la gente che circolava loro intorno era decisamente più esuberante di quella che Hermione aveva visto fino ad allora. Era strano trovarsi, dopo un intero anno di isolamento, all’improvviso in mezzo a tante persone. E quelle erano decisamente troppe.
- Ron, stammi vicino, non vorrei che ci perdessimo!- urlò sopra al chiasso infernale che proveniva da una discoteca lì vicino. Per poco non venne travolta da una ragazza che camminava in equilibrio precario su dei tacchi vertiginosi e Ron ridacchiò nel vederla così in difficoltà.
-Sta tranquilla Hermione.- le disse con aria pacata, gli occhi che tradivano la sua eccitazione. – Abbiamo pur sempre queste.- indicò la bacchetta nascosta nella tasca interna del suo giaccone.
Ron giurò di poter percepire la rabbia di Hermione pur senza guardarla; forse aveva acquisito una nuova capacità da qualche settimana a questa parte.
-Ti ho detto che non possiamo usare la magia.- gli sibilò contro, guardando con aria cattiva la mano che teneva poggiata sul suo stomaco. Lo afferrò per un braccio tirandoselo dietro e continuando a sbraitare qualcosa che veniva puntualmente sovrastato da un rumoroso tunz tunz, proveniente dalla lunga fila di locali e bar caratteristici della zona.
-…e quindi è ovvio che non possiamo proprio permetterci di avere richiami da parte dell’Ufficio Applicazione della Legge Magica.- terminò Hermione , finalmente udibile, dopo quello che doveva essere stata una filippica interminabile. Lo aveva trascinato in un vicolo un po’ più appartato , cosa tra l’altro piuttosto difficile considerando la fiumana di gente che continuava a riempire la strada, e sembrava in attesa di qualcosa.
-Ehm…certo?- buttò lì Ron, sperando che fosse la risposta corretta. Per un momento ebbe la sensazione di aver detto la cosa giusta, tanto che Hermione quasi gli si lanciò contro.
-C-che stai facendo?- farfugliò guardandola con gli occhi sgranati mentre tentava di aprirgli i bottoni del giaccone.
Hermione lo zittì frugando tra le sue tasche.
-Controlla che non ci guardi nessuno.-
Ron sentì il viso andargli in fiamme mentre continuava a scrutarla dall’altro. Se Hermione era impazzita e stava cercando un po’ di intimità, lui non sarebbe stato certo così stupido da lamentarsene; avrebbe mentito se avesse detto di non averci mai pensato ma non riusciva proprio a spiegarsi un comportamento del genere da Hermione che era sempre stata un tipo così pudico. Che quella ragazza di prima le avesse dato per sbaglio una botta in testa causandole un cambiamento di personalità? Si irrigidì immediatamente mentre sentì le mani di Hermione scendere verso i suoi fianchi e le afferrò i polsi, paonazzo.
- Ron mi serve la mia borsetta di perline, non fare lo stupido!- gli disse liberandosi e continuando la sua ricerca. Ron parve essere stato appena colpito da un bolide in testa.
- Stai controllando che nessuno ci veda? Ti ho detto che non possiamo usare la magia davanti a questa gente, ma certo non possiamo presentarci in albergo senza bagagli. Non possiamo far insospettire nessuno e, data la situazione, non ho la minima intenzione di avere reclami da parte del Ministero della Magia Australiano. Allora, è tutto ok?- gli chiese sfilando finalmente la borsa, che a quanto pare Ron aveva ficcato nella tasca dei jeans, frugandoci dentro. Ron annuì debolmente, grato che Hermione non praticasse la Legilimanzia, osservandola mentre tirò fuori delle valigie di una dimensione spropositata rispetto alla minuscola borsetta. Ogni volta rimaneva stregato dalla qualità impeccabile dei suoi incantesimi e di come qualsiasi cosa lei facesse fosse praticamente perfetta.
- Sei davvero straordinaria…- si lasciò sfuggire ricordando subito dopo di aver detto le stesse parole, in un vicolo molto simile e di aver ricevuto la stessa reazione: Hermione sorrise imbarazzata e lusingata allo stesso tempo. – Quando le hai preparate?- chiese sinceramente stupito. Non ricordava proprio di averla vista confezionarle.
-Ti ricordi quando sono andata a casa dei mie genitori a cercare dei risparmi nella cassetta di sicurezza? Beh, lì ho trovato anche queste due- disse afferrando il suo trolley. –E poi le ho riempite con i nostri vestiti alla Tana, ma tu eri troppo occupato con George e…- lasciò cadere il discorso, turbata. Perché faceva sempre lo stesso errore? Era chiaro che Ron non aveva voglia di parlarne, e lei iniziava davvero a diventare inopportuna. Si sentì incredibilmente a disagio. Ma Ron fece finta di niente, la superò di qualche passo afferrando il suo borsone e aspettò che lo raggiungesse.
- Mi devi guidare tu, io non ho idea di dove andare.- rispose con un sorriso che, notò Hermione con rammarico, era piuttosto tirato.
-Seguimi allora.- sospirò debolmente riconsegnandogli la borsetta di perline perché la nascondesse nelle sue tasche più ampie. Tirò verso di sé il suo bagaglio, sconsolata. Se avesse potuto, si sarebbe lanciata contro un incantesimo Sigilla-bocca. Ed era solamente per quel Babbano che stava vomitando in un angolo buio che si mantenne dal farlo.
 
 
 
 
La camera d’albergo era indiscutibilmente migliore di quanto Hermione si aspettasse dall’esterno: la piccola pensione, situata al numero 70 di Darlinghurst road, appariva come un palazzo scarno dal vago colore grigiastro e i suo vicini, un ristorante cinese con proprietari decisamente non cinesi e un centro abbronzature chiamato “Lampados Islands”, rendevano il tutto molto poco elegante. Ma l’interno della stanza era arredato con insospettata sobrietà, le lenzuola pulite, il bagno non altrettanto immacolato ma dotato di shampoo, saponetta e un paio di asciugamani che profumavano di limone. Sul cassettone, di fronte al letto, c’era addirittura un televisore, di quelli con l’antenna, che le ricordavano la tv che aveva avuto per anni prima di acquistarne una meno antiquata. Suo padre aveva tanto insistito per poter trasferire la vecchia televisione in camera da letto, dopo aver fatto installare la nuova in salotto, ma sua madre era stata piuttosto chiara sul fatto che era assolutamente contraria a dormire in una stanza con un aggeggio che emetteva così tante radiazioni e alla fine suo padre l’aveva trasportato in soffitta. Si chiese se adesso, nella loro nuova casa australiana, suo padre era riuscito ad averla vinta ma, molto probabilmente, ci sarebbe voluto molto più che un incantesimo di memoria per far cambiare idea a sua madre.
-Non è male- borbottò Ron lanciandosi sul letto con aria sfinita, distogliendola così dai suoi pensieri. Appoggiò per terra la propria valigia, ignorando volutamente il fastidioso rumore delle scarpe di Ron sulle lenzuola, e sfilò il cappotto e gli stivali cercando di guardarlo il meno possibile. Ron si era tuffato ancora tutto vestito e Hermione sospettò che lo stesse facendo di proposito per farla innervosire. Stavano giocando a questo gioco da quando aveva pagato il conto al proprietario e ricevuto in cambio la chiave della camera. Ron l’aveva tormentata per tutte le scale su come non era giusto che spendesse tanti soldi per lui e che potevano fare almeno a metà, ma lei aveva insistito su fatto che non ce n’era bisogno e che era anche ora che smettesse di avere una mentalità così vecchio stampo.
Un po’era vero, anche se in parte era contenta che Ron si sforzasse di essere cavalleresco, ma il vero motivo era che Ron non poteva certo pagare in galeoni e, soprattutto, che non possedeva tutti quei soldi. Ricordava quanto Ron fosse suscettibile sull’argomento ma sperava che, dopo tutto quello che avevano passato, desse meno importanza alla cosa. Ma dalla faccia offesa che stava esibendo, in maniera molto poco discreta per i suoi gusti, evidentemente non era così. Forse era qualcosa legato all’ “orgoglio maschile” che lei non riusciva a comprendere e che , a quanto pare, avrebbe dovuto imparare con il tempo.
-Finisco di cambiarmi in bagno- asserì in tono piatto, afferrando pigiama e spazzolino. Ne uscì dopo mezz’ora ( era essenziale fare una pulizia dei denti scrupolosa) durante la quale Ron evidentemente era riuscito ad accendere la tv, le cui immagini colorate si riflettevano nei suoi occhi azzurri. Trovò Ron già sotto le coperte, con le lunghe gambe che penzolavano dal materasso e il capo appoggiato sul cuscino, il broncio ancora impresso sulla sua faccia. Evidentemente lo stare da solo gli aveva dato più tempo per rimuginare sul torto subito e doveva essere davvero arrabbiato perché, conoscendolo, era sorpresa che non stesse guardando lo schermo con gli occhi sgranati tra un misto di perplessità e meraviglia.
Si chinò per raccogliere il telecomando buttato a terra, ( Molto probabilmente in un moto di ira. Sapendo della sua dimestichezza con gli oggetti Babbani, era sorpresa che non lo avesse fatto esplodere. ), appoggiandolo con cautela sul comodino.
- Hai intenzione di fare così ancora per molto?- proruppe all’improvviso, il tono più acido del voluto. Ron la guardo di sottecchi.
-Fare cosa?-
-Lo sai.-
- Non sto facendo proprio nulla.- borbottò stizzito, incrociando le braccia al petto.
Hermione lo osservò con gli occhi stretti in due fessure, indecisa se infrangere la sua promessa di evitare di usare la magia, lanciandogli una bella fattura. Notò con piacere che almeno si era cambiato, anche se i vestiti erano gettati disordinatamente su una sedia accanto al letto. Si mosse per ripiegarli ma decise di lasciarli lì perché se Ron aveva deciso improvvisamente di voler litigare, lei non era da meno: avrebbe dovuto fare la superiore ma in quel momento non aveva né la forza né la voglia di farlo. Si distese accanto a lui, fissando ostinatamente la sua nuca.
-Buonanotte- disse in modo volutamente acido guadagnandosi un grugnito che non poteva essere davvero considerato una risposta. Fu con la testa pesante e piena di dubbi che si addormentò, la luce ancora accesa.
 
 
 
 
 
Non fu la striscia di cielo color indaco che la svegliò, né gli ultimi schiamazzi dei ragazzi che facevano ritorno alle loro stanze, ma fu un incubo che la fece riemergere dal mondo dei sogni. Un mondo piuttosto tormentato. Allungò automaticamente la mano verso il lato di Ron, troppo assonnata e agitata per ricordarsi di essere ancora arrabbiata con lui, che trovò vuoto. Un ammasso di lenzuola lisce e fredde.
-Ron?- chiamò, il cuore che sprofondò fino allo stomaco. La stanza sembrava silenziosa, nessun rumore proveniente dall’esterno, nessun rumore proveniente dall’interno.
-Ron!- gridò, e questa volta si stupì del suono della sua voce. La sentì quasi estranea , in quel luogo così distante da casa propria, un senso di smarrimento che le fece girare la testa.
Si alzò di scatto ciabattando fino al bagno, esitando sulla maniglia della porta.
Se non fosse stato lì…
Sospirò profondamente dandosi coraggio, ma lo trovò vuoto e uguale a come lo aveva lasciato; tranne per la tavoletta del wc alzata.
Se n’era andato? Non poteva credere che avesse fatto una cosa del genere, che l’avesse fatto di nuovo…e per una cosa così stupida questa volta! Ricacciò indietro le lacrime cercando di darsi una calmata, ma simulare una compostezza che in quel momento era del tutto impensabile la fece sentire ancora peggio.
Doveva cercare di pensare lucidamente, le sue cose erano ancora lì, ammonticchiate vicino alle sue. Forse era uscito a prendere una boccata d’aria, se risultava così difficile dormire a lei, non osava immaginare come potesse stare Ron. E lei lo aveva anche trattato male…
Quelle non erano circostanze normali, Fred era morto e lei si era comportata come un’immatura. Come aveva fatto a non capire che il nervosismo di Ron era solo un pretesto e che in realtà stava male per tutt’altro? Lei inconsapevolmente non faceva altro che ricordargli della sua morte, mentre Ron evitava a tutti i costi di parlarne. Forse era così che lui reagiva al lutto? Lei sentiva un profondo bisogno di discuterne, esorcizzare il dolore attraverso le parole. Ma forse far finta di nulla, lo rendeva meno reale, meno vero…
Era suo dovere, se non scusarsi, passare sopra alle sue stranezze. Almeno fino a quando non sarebbe stato pronto a sfogarsi con lei.
-Hermione che ci fai sveglia?- sussurrò Ron, appena entrato nella camera. Si ficcò le chiavi nella tasca del pigiama, che produssero un rumore esageratamente forte per quelle dimensioni.
-Mi hai fatto prendere un bello spavento.- gli disse Hermione avvicinandosi. Era riuscita a mantere un tono abbastanza calmo, ma la sua faccia gonfia e lucida dal pianto non doveva essere un bello spettacolo. Ron parve accorgersene dall’espressione sconvolta che esibì.
-Hai pianto?- E , questa volta, riuscì quasi a percepire il dolore nella sua voce. – Credevi…credevi me ne fossi andato?-
-No, no!- rispose un po’ troppo precipitosamente, riducendo di un bel po’ la credibilità delle sue parole. – Ho fatto…ho fatto solamente un brutto sogno, non devi preoccuparti.-
-Mi dispiace.-. Ron l’abbracciò all’improvviso, mozzandole il fiato. Hermione si alzò sulle punte aggrappandosi al suo maglione, ispirando l’odore di Ron. Sembrava di essere immersi in un calderone di Amortentia.
-Mi dispiace.- ripetè Ron. Al buio, le parole risultarono appassionate e intense. Era una delle prime volte che si scusava con lei così apertamente e di sua iniziativa e forse era per proprio per questo che rimase immobile, ancora intontita, gli occhi socchiusi. Il cuore fece una strana piroetta nel suo petto.
-Non volevo fare lo stupido…- sospirò pesantemente, allentando un po’ la presa. – E’ che sono così arrabbiato ultimamente e la sera diventa anche peggio. Non so neanche io cosa mi succede.-
-E’ tutto ok…apposto.- mormorò contro il suo petto. Alzò un po’ il viso, gli occhi lucidi.
-Non litighiamo più, va bene?-
-Possiamo provarci.- le disse Ron sorridente, ma con un’espressione che la diceva lunga. – E a questo proposito, prima che tu ti dimentichi dei tuoi buoni propositi, guarda…- Si ficcò una mano in tasca tirandone fuori una manciata di gettoni, che spiegarono il rumoroso tintinnio di prima. – Ero sceso a prendere una boccata d’aria e ho incontrato  il tipo giù, il custode,  il Signor Bent…-
-Kent.- lo corresse Hermione, come una vecchia abitudine.
-Si bhè, quello lì. Allora mi sono ricordato il fatto del feletono e, dopo un po’, sono riuscito a farci cambiare i soldi con questi . Dice che servono per la cabina giù in fondo alla strada e a dirla tutta non mi è sembrato molto contento di essere disturbato a quest’ ora, ma lui mi detto che domani non ci sarebbe stato e…-
- Quali…quali monete hai usato?- chiese Hermione impanicata. Sorvolò addirittura sul feletono. – Non avrai usato i galeoni?-
-Certo che no.- aggiunse Ron, con aria consapevole –Per chi mi hai preso? Ho usato i tuoi soldi.-
-Aspetta, che cosa?- chiese Hermione stupita. – Hai frugato tra le mie cose?-
-Mi hai fatto tante storie prima, così mi sono adattato.- Aggiunse con un ghignetto.
-Non era proprio questo quello che intendevo…- mormorò tra il divertito e l’infastidito. – E poi a cosa ci servirebbero? Lo sai che non ha voluto prestarci le Pagine Bianche di Sidney, ha detto che non poteva e quindi avevamo deciso di andare alla State Library domani e…-
-Si bhè, forse qualcuno ci è riuscito.- esclamò trionfante. – Ha detto che ce le avrebbe lasciate sul bancone dell’ingresso, prima di partire, a patto che mi levassi dalle scatole. Non ho ben capito ma domani aveva da fare e quindi non ci sarebbe stato nessuno giù e non avremmo avuto altre occasioni per averle e…che c’è?- si interruppe allo sguardo perplesso di Hermione.
- Ron lui non voleva darcele! Come le hai ottenute…anzi guarda non voglio saperlo…- borbottò un po’ nervosa. – Comunque sei stato bravissimo, davvero.- gli disse facendolo arrossire. – Ma lo so che hai usato la magia.- aggiunse altezzosa, sedendosi sul letto.
-Hermione avevi detto di non voler litigare!- le disse, accomodandosi accanto a lei. Hermione lo guardò in tralice, poi sospirò sconfitta.
-E’ l’ultima volta, sia chiaro. Non puoi usare la magia contro i Babbani! E’ illegale…-
- Cosa ti fa credere che non sia stato il mio magnetismo animale a convincerlo? E’ risaputo che io abbia un certo fascino.-
Hermione si trattenne dal ridergli in faccia.
-E questo chi lo dice?-
-Bhè, tu.- rispose, tirandosela sulle ginocchia e baciandola con trasporto.
 
 
 
 
 
 
 
-Io…io credo che i tuoi genitori potrebbero non essere qui a Sydney…- mormorò Ron cautamente, evitando di guardare Hermione. Oltretutto, se anche lo avesse voluto, avrebbe incontrato qualche difficoltà:  Hermione era circondata da una catasta di libri tanto alta da coprirle il viso, e che ricordava le interminabili sessioni di studio precedenti ai G.U.F.O.
-Continua a cercare.- disse secca, non ammettendo repliche. Ron sospirò sconsolato, lanciandole un’occhiataccia. Guardò con stizza l’indice di quell’elenco che aveva controllato almeno una decina di volte, la lettera W che gli faceva venire voglia di lanciarsi fuori dalla finestra della biblioteca.
 Era passata quasi una settimana dalla partenza del Signor Kent, e da allora non avevano avuto molti progressi: avevano passato giornate intere tra cabine telefoniche, studi dentistici e altri posti in cui i Wilkins che erano riusciti a contattare dicevano di trovarsi. Ma, da quanto avevano potuto osservare, non erano mai quelli giusti. Il dubbio che Sydney fosse la città sbagliata diventava sempre più forte nella sua mente, ma Hermione era decisa a voler continuare a cercare e che forse le pagine bianche di Sydney non erano aggiornate, oppure che avevano bisogno di ricerche più approfondite, oppure che avevano deciso di intraprendere una carriera differente, un oppure all’infinito.
-No!- esclamò all’improvviso facendola sussultare. Chiuse di botto l’elenco ottenendo un’occhiata di fuoco da due tipi seduti al loro tavolo.
-Sei impazzito?- sussurrò Hermione, la testa cespugliosa che si faceva spazio tra i libri.
-Sì, anzi no ! Non continuerò a cercare, o almeno non in questo modo. Io credo che i tuoi non siano qui e che tu non voglia accettare l’evidenza!-
Respirò affannosamente stupito della sua sfuriata; ma lo sguardo ferito di Hermione lo fece pentire di aver perso la calma. Sentendosi una specie di cacca di drago, abbassò i toni.
-Forse stiamo sbagliando qualcosa.-
- Secondo te non me ne sono accorta?- sibilò contrariata. – Ma cos’altro potremmo fare? Più di chiedere in giro ai passanti notizie dei miei genitori, tra l’altro come se fossero degli animali smarriti, telefonare, prendere appuntamento con tutti i Wilkins che riusciamo a contattare cosa dovremmo fare? E’ ovvio che anche io ho i miei dubbi, ma finché non potrò assicurare con certezza che non si trovano in questa città, allora non possiamo andarcene.-
-Si, ma forse dovremmo fare qualcosa di più pratico che stare qui ad ammuffire sui libri, non so…-
-Sydney ha 4 milioni di abitanti, non possiamo bussare ad ogni singola porta sperando che ci aprano i miei. Se poi consideriamo la periferia, i paesi vicini e…-
-E va bene!- borbottò Ron un po’ offeso, fermandola prima che continuasse per ore. – Non lo so, ok? Era solo per dire.-
-Ecco allora non dire niente.- mormorò Hermione arrabbiata. Continuò a sfogliare l’elenco degli abitanti di Sidney ma era chiaro, dal modo rapido e brusco con cui voltava le pagine, che non stesse leggendo sul serio. Ron trasalì quando la vide bloccarsi di colpo, alzando il viso verso di lui, l’espressione corrucciata.
-Come ho potuto fare un errore del genere?- mormorò afflitta, allontanando sa sé il librone.
-Quale?- chiese Ron, determinato a mantenere un tono ostile.
-Sono stata sciatta ed imprecisa, è questo è il risultato.- Si passò sconsolata una mano sul viso, l’espressione così triste che tutto l’impegno di Ron, nel mantenersi arrabbiato con lei, svanì all’istante. Abbandonò la sua posa rigida, sporgendosi un po’ per accarezzarle il braccio.
-Che dici, Hermione? Tu non puoi mai essere sciatta e imprecisa. Sei praticamente perfetta.-
-Oh Ron, sono la persona più lontana dalla perfezione, stanne certo.-
Ron la guardò un po’ perplesso, un po’ intenerito.
-Sei tanto dolce, però.- gli sorrise imbarazzata, evidentemente accortasi solo adesso del suo complimento. –E’ che non capisco come abbia fatto a non pensarci: Australia! Ma cosa mi era venuto in mente? Avrei potuto dire Perth, Brisbane, Canberra ma no…ho detto solamente Australia. Un paese con così tanti abitanti da far impallidire il Regno Unito. Come ho potuto?-
-Su andiamo Hermione…-
Scosse la testa all’assurdità delle sue parole. - Come fai a dire una cosa del genere? Eravamo così impegnati nel preparaci per la ricerca degli Horcrux che mi stupisco di come tu abbia avuto un’idea così geniale. Penso che, dopo tutto quello a cui hai dovuto pensare l’anno precedente, sia il minimo dimenticarsi di una cosa così piccola. E poi, insomma, sarebbe stato troppo facile no? Una meta già conosciuta… a noi piace l’avventura.-
Hermione gli sorrise con così tanta tenerezza che gli venne quasi da arrossire.
-Su dai, andiamo a fare una pausa. Qui vicino ho visto un ristorante italiano,  credo sia buono perché ho visto un sacco di turisti scendere a questa fermata dal nostro autobus. Credo fossero italiani…forse era spagnolo quello che parlavano, non so.- borbottò un po’ confuso. – Certo se ci fosse un buon pub inglese sarebbe magnifico, ma non ho visto un posto con tanti inglesi dentro e…che c’è?-
Hermione aveva uno strano sguardo febbrile negli occhi, molto simile a quando parlava del C.R.E.P.A. Si alzò all’improvviso raccogliendo tutti i libri con foga. I due tipi di prima sembravano piuttosto felici quando anche Ron, alquanto stupito, raccattò velocemente le sue cose cercando tenere il passo di Hermione mentre volava tra uno scaffale e l’altro.
-Ron si che lo abbiamo visto! Ci siamo passati davanti così tante volte in questi giorni e…sei un genio!- fiatò entusiasta schioccandogli un bacio sulla guancia. Ron si toccò perplesso il punto in cui lo aveva baciato, chiedendosi cosa avesse detto di così geniale.
 
 
 
Macquarie Place era un piccolo parco triangolare, situato tra Bridge Street e Loftus street. Il freddo non aveva attutito la bellezza del posto, gli alberi secolari ancora rigogliosi e colorati come se l’inverso non fosse mai passato di lì. Le foglie, ocra e aranciate, poco ingombravano l’ asfalto sottostante, e il prato tagliato all’inglese rimaneva verde e cangiante per qualche strana ragione. L’armonia quasi fiabesca veniva interrotta solamente da un obelisco situato al centro di un’aiuola recintata, e la macchia marrone di un grosso palazzo stagliato  nel cielo grigio di quella giornata nuvolosa. Se le nubi  promettevano pioggia, gli occhi di Hermione sembravano ben decisi a trattenere le lacrime di gioia imprigionate tra le sue ciglia, le guance rosse  tradivano però la sua eccitazione.
-Lo abbiamo avuto sotto il naso per tutti questi giorni…- disse dopo un po’ mentre trascinava Ron titubante che sembrava non aver ancora capito il ragionamento di Hermione. Sicuramente non sarebbero andati all’italiano, di questo era certo, dato che lo avevano superato miseramente già da qualche centinaio di metri.-Oh, davvero, come ho fatto a non pensarci!-
Si fermarono davanti all’enorme edificio, due colonne di marmo bianco incorniciavano l’ingresso sulla cui porta vetrata era inciso, in grafia dorata, “Consolato Inglese ”. E capì come mai Hermione era così felice.
-Dici che qui sapranno qualcosa dei tuoi? Pensi sia possibile?- chiese allungando un po’ il collo scrutando la gente affaccendata che si muoveva all’interno. Si strinse a disagio nel suo cappotto logoro notando quei Babbani tutti ben vestiti.
-Beh lo spero-
-Allora entriamo o no?- chiese Ron spazientito, dato che Hermione non decideva a muoversi. Continuava a fissare la porta come si aspettasse che da un momento all’altro le crollasse addosso.
Hermione lo guardò, poi sospirò profondamente.
-Certo. Andiamo.-

L’interno era molto più moderno di quanto si aspettassero, moltissime piante a rendere l’ambiente più vivace. Anche la donna seduta all’ “Ufficio Informazioni”, un cubicolo circondato da vetrate, esibiva un tremendo tailleur a motivi fioreali.
Dopo aver aspettato che una decina di persone liberasse la fila, la donna li accolse con un accenno di sorriso.

-Come posso esservi utile?-
Alzò appena la testa mentre continuava a ticchettare su una specie di enorme scatola con tasti grossi come zollette di zucchero.
Hermione parve, nel giro di pochi minuti, aver preparato un piano di azione e chiese subito se avessero notizie su Wendell e Monica Wilkins.
-Sono loro nipote.- aggiunse subito quando l’altra la guardò stranita.
-Come mai una parente non sa dove alloggiano i propri zii?-
-E’…è una sorpresa!- disse Ron di botto andando in soccorso di Hermione.– Sono tanti anni che non si sentono ma dovevamo…si dovevamo annunciare il nostro matrimonio!- Arrossì miseramente sulle orecchie. –  E’…è una cosa importante, hanno il diritto di saperla.-
Hermione lo guardò sconvolta, la faccia in fiamme.
-Congratulazioni.- Ma dal tono con cui lo disse, avrebbe potuto avergli appena augurato una condanna a morte. – Ma non mi è comunque permesso diffondere notizie. Sono informazioni private. Se lei potesse dimostrare di avere un grado di parentela, potrebbe anche essere possibile, forse, aprire il fascicolo dei suoi zii. Ma in quel caso poi dovrei chiedere al mio principale e…-
-Scusami, scusami Hermione.-
Ron si guardò velocemente intorno e, accertandosi che nessuno li stesse guardando, sfilò la bacchetta dalla manica del suo maglione, puntandogliela contro.
-Confundus.-
Lo stupore per quel bizzarro ragazzo che la stava minacciando con uno strano bastoncino di legno sparì presto dalla faccia della donna: gli occhi acquosi le si appannarono, un sorriso un po’ stupido comparse sulle sue labbra colorate di pervinca.
Hermione represse a stento un gemito sdegnato.
-Allora adesso possiamo avere quei fascicoli?- le chiese Ron ignorando volutamente le occhiate di fuoco di Hermione.
-Oh si, certo.- balbettò confusa, mollando improvvisamente quello che stava facendo giusto un attimo prima.
-Che.cosa.hai.fatto.- sibilò Hermione quando la segretaria sparì nel retro dell’ufficio. – Hai usato la tu sai cosa su una Babbana, in un luogo Babbano, davanti ad altri Babbani. Avrebbero potuto vederti e cosa avremmo fatto poi? Avremmo dovuto Confonderli tutti?-
-Si, un paio per uno.- borbottò Ron risentito. –Senti Hermione che cosa vuoi? Sono un mago non posso non usare la magia e...e poi lo sai anche tu!- ribattè punto sul vivo.- Questa stupida regola non serve a niente, nessuno mi stava guardando e non le ho fatto niente di male.-
-E’ illegale!-
-Però quando lo hai fatto tu ,sui tuoi genitori andava tutto bene, o sbaglio? Mi pare che fosse illegale comunque…ma lo so che lo hai fatto per il loro bene!- aggiunse in fretta alla sua espressione ferita.- E...e poi anche adesso è per una buona causa, dobbiamo trovarli, no? E questo era l’unico modo per carpire da questa vecchia befana le informazioni sui tuoi. Per cui non maltrattarmi.-
Le proteste di Hermione sbiadirono in un balbettio offeso, sembrava così indignata che non trovava le parole adatte per rimproverarlo. O forse perchè, in fondo in fondo, sapeva che lui aveva ragione.
Soddisfatto per averla ammutolita una volta tanto, fu con espressione gongolante che osservò la signora fare ritorno, con i capelli un po’ scarmigliati e un plico stretto al petto, la testa ricoperta da un sinistro strato di polvere.
-Ecco a voi.-
-Grazie.- rispose incerta Hermione, preoccupata dalla sua espressione svagata. Ma Ron non le diede il tempo di turbarsi oltre, appoggiando una  mano sulla sua schiena, inducendola ad uscire di lì.
Si fermarono nel corridoio illuminato, la gente che passava loro a fianco freneticamente.
- Che fai non la apri?- chise titubante, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Hermione si ostinava a non rivolgergli la parola, evidentemente combattuta dal ringraziarlo e dargli un ceffone. Decise di fare uno strano misto di entrambi.
-Sappi che c’è l’ho ancora con te…- borbottò nervosa, anche se un sorrisetto minacciava si spuntare sulle sue labbra. – Ma guarda…-
Gli mostrò un sottile foglio su cui erano spillate due piccole foto ( stranamente immobili) dei signori Granger, varie informazioni personali, e un indirizzo sul fondo.
-Wollongong? E dov’è?- chiese perplesso.
-E’ vicino… ad un paio d’ore da qui.-
Accarezzò con l’indice la scritta in rilievo, non credendo ai propri occhi. Li aveva davvero trovati? E per merito di Ron?
-Grazie…- gli disse con un gran sorriso sul volto. – E sono ancora convinta che non sia giusto usare la magia sui Babbani, ma del resto non posso essere ipocrita e…-
Ron la bloccò schioccandole un bacio sulla testa: non voleva sentirle le sue scuse, la sua espressione felice valeva tutte le giustificazioni del mondo.
-Scusami tu.- le accarezzò i capelli un po’impacciato. – Avevo promesso di non farti più arrabbiare. Adesso sarò bravissimo, però.-
Hermione gli lanciò un occhiatina dubbiosa. –Lo vedremo.- Ma sorrise nel dirlo.
Uscirono dall’edificio con il cuore leggero, discutendo sulle implicazioni della loro scoperta, la pioggia che aveva finalmente deciso di precipitare, come un lungo pianto liberatorio.
 
 
 
 
 
 
 
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Nda: Quasi tre mesi…quasi tre mesi!!!!! Ma come è possibile?  Chiedo umilmente perdono per dei tempi di attesa così lunghi e no…l’introduzione alla  mia pagina non giustifica tutto questo tempoxD Ma in mia difesa devo dire, però, che il mio computer era schiattato per cui…si non è stata del tutto colpa mia. La tecnologia mi è avversa u.u Comunque spero che almeno l’attesa ne sia valsa la pena, che i personaggi li troviate IC ( è sempre la mia ansia maggiore) e che questo capitolo non abbia deluso le vostre aspettative. Ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno inserito la storia tra le seguite, non mi è mai capitato di vedere così tante persone per un solo capitolo ( Ma qualcuna farà un saltino tra i preferiti, vero? * Faccina sognante*) e tutte quelle che hanno commentato. Un grazie particolare anche a coloro che mi hanno inserito tra gli autori preferiti, e che continuano a supportarmi. Grazie davvero! Un bacione enorme, e ( prima che me ne dimentichi) Buon Natale! Considerate questa storiella come un regalo – o molto più probabilmente come una punizione, come il carbone della befana. Ahahah- E adesso vado davvero. :-***
PS. Il titolo può sembrare un po’ senza senso ma, non so se lo avete notato, (xD) Ron e Hermione hanno litigato per tutto il capitolo ahahaxD Ma a noi piacciono così, il loro amore litigioso. (Non potevano certo essere sempre troppo tranquilli, sarebbe stato strano..ehehh) E adesso vado davvero!! Un ultimo bacione
Francesca.
  
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